Un fantasma si aggira per il loft. E’ il fantasma del Pd


Veltroni Fassino


I palazzi del potere. Un luogo strano. La foto è della sottoscritta, e oltre che prenderne il copyright, ne prendo il merito. Era lì. Il quadro perfetto di un’Italia che non c’è, non c’è mai stata, non è stata capace di esserci e per ora, decisamente, non ci sarà. Era impossibile lasciarsela sfuggire. Un dovere morale. Una necessità estetica, oltre che simbolica.


Guardandomi in versione Giapponese alla Camera in gita, impertinente moschino inutile, il Secco Fassino cosa avrà pensato? Avrà pensato? Cosa starà dicendo Walter Veltroni in questo preciso istante di storia? Erano in un angolo. Mentre la Camera era in festa, il Transatlatico era attraversato da Gianni Alemanno trionfante, deputati vecchi e nuovi si scambiavano mail e numeri di telefono e si raccontavano la propria storia. Studiandosi. Social networking, socializing, ho sentito dire da alcuni di loro. Al via, ufficiale, la XVI Legislatura – abbiamo persino il nuovo presidente del Senato, Schifani. Per l’incoronazione di Fini alla Camera e di un ex missimo alla terza carica più alta dello Stato, appuntamento a domani.

C’è un po’ di tutto oggi alla Camera. Uno spaccato di vita. Vero è proprio sbandamento delle istituzioni, della politica, della storia. Abbiate pazienza: questo è quello che si respira, e fa, in verità, un po’ paura. Vera la lettura di alcuni, la metafora crossmediale su agenzie di stampa, giornali, media tutti. Il primo giorno di scuola. Fa quasi prendere con simpatia la faccenda. E’ vero che si studiano, è vero che si guardano, è vero che sembra la prima elementare, la prima media, il primo anno delle superiori, forse anche il primo giorno di un’università privata – alla Bocconi sarà così. C’è qualcuno che rimane da solo perchè ancora non si è ambientato, si guarda intorno e fa il vago, fingendo di essere rimasto solo per propria scelta e con estrema nonchalance. Fanno i vaghi. Il che, quasi fa tenerezza, ma quella tenerezza – basta guardarsi intorno – è pura follia.


Perchè si capisce subito perchè, una volta entrati qui dentro, faticano ad uscirne e all’idea di staccarsi dalla poltrona. E poi li osservi. Si salutano, si baciano. Tutti pat pat e simpatia all’estremo.


Marianna Madia indossa delle fantastiche ballerine. Milly Carlucci (è Milly Carlucci, quella?) è alta, molto alta. Tacco 12, scarpe fantastiche, labbra a canotto – di persona fanno un po’ impressione – saluta a baci e abbracci. Luca Barbareschi siede oppure passeggia. E’ evidente il suo sorriso dall’altrove, è evidente che non c’entri nulla. Difficile vederlo parlare. Ma sorride, ha appiccicato quel sorriso perenne sul faccino televisivo.


Poi passa Ignazio La Russa, il futuro Ministro della Difesa. E, prepotente, sopraggiunge alla mente l’imitazione del buon Fiorello. Altra nota di colore? Antonio Di Pietro seduto su un divanetto, di quelli in pelle umana, ha una faccia scura. Ma scura. Si perdoni il francesismo: si direbbe incazzato, a occhio e croce. Chissà. Giungono voci di corridoio per cui avrebbe dato indicazione ai suoi di votare a Roma per Alemanno. Gli sorrido, come viene da sorridere a un conoscente per riconoscimento, cortesia e confidenza, in qualche modo. Quasi lo saluto, per me fa parte delle mie conoscenze. Io per lui naturalmente e giustamente no – che ne sa del mio mettere in atto una reazione da pivella novella e di passaggio nell’ambiente che come i bimbi sta salutando – e tarda a restituire il sorriso.


La chicca della prima giornata? Il fuoco verbale di Bossi. Di nuovo. Su e per Berlusconi, che nel mentre è alle prese in questi giorni con il difficile compito di creare il nuovo governo. Placando l’irrefrenabile Lega.

Non farò il vicepremier, perché non faccio il vice di nessuno

Dice il Senatur.

Alla fine Berlusconi troverà la soluzione: sono fiducioso, sennò avrei preteso i ministri prima del voto dei presidenti delle Camere, quando avevo il coltello dalla parte del manico. Stavolta manterrà la parola, si è sposato con la Lega e ora deve eseguire gli ordini

Questi sono toni assai precisi. Questi sono toni che fanno riflettere.

I fucili sono sempre caldi

Dice. La faccenda non è passata. La faccenda non passerà.


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