Berlusconi: “Compravendita degli onoervoli? Macchè, tutti eletti con noi”

Mentre Fabrizio Cicchitto, capogruppo PdL alla Camera dei Deputati ufficializza l’ultimatum ai finiani fuoriusciti dal gruppo parlamentare e finiti in Futuro e libertà (delle due l’una, il senso delle parole di Cicchitto: o vi riaccasate nel Pdl in un unico gruppo parlamentare o la scissione sfoci in una nuova forza partitica), l’ala del centro destra che risponde in prima persona a Gianfranco Fini replica in maniera piccata e non lascia adito a dubbi.

Carmelo Briguglio:L’osservazione di Cicchitto è acutissima: dopo l’intervento di Fini a Mirabello non ci sono ambiguità. La strada? E’ la seconda che ha detto“. Italo Bocchino:E’ lo stesso Cicchitto a porre la questione in termmini ultimativi: o rientrate o formate un nuovo partito. Non ci lascia scelta. Ma Cicchitto dimentica che esiste un editto che dichiara Fini incompatibile con il Pdl: in base a questo editto siamo tutti incompatibili e le conseguenze verranno tratte a tempo debito“.

Mirabello, Fini: “Il PdL non c’è più. Berlusconi come il peggior stalinista: fedeli a elettori, ripartire da etica e onestà”

LE DICHIARAZIONI
Roberto Maroni, Ministro dell’Interno: “Governo, oggi si decide”
Angelino Alfano, Ministro della Giustizia: “Processo breve sottratto dai punti programmatici”
Italo Bocchino, portavoce Futuro e Libertà: “Qui invocano un nuovo partito”. “Fini inaggirabile”. “E’ il popolo di un leader, Fini”
Gianfranco Fini (a pranzo con i deputati Fli): “Siate granitici e utilizzate una lingua sola”. “Rispetteremo il patto con gli elettori”
Carmelo Briguglio (Fli): “Nuovo partito quando lo dirà Fini”
Francesco Storace, La Destra: “Montecarlo, Fini chiarisca”

LE PREMESSE
Alle 18 di domenica 5 settembre Gianfranco Fini prende la parola da Mirabello (Fe) nel corso della Festa del Tricolore. L’attesa per le parole del leader di Futuro e Libertà (gruppo parlamentare creato dai dissidenti del PdL) cresce con il passare dei minuti anche perchè – da ciò che dirà il Presidente della Camera – sarà poi possibile ricomporre i tasselli e capire. In primo luogo, se l’Esecutivo attuale ha margini per proseguire il lavoro iniziato lo scorso aprile 2008.

Delle divergenze tra Fini e Silvio Berlusconi (ma anche tra i finiani e i berlusconiani) si è detto abbondantemente: un rapporto che si è incrinato con il passare dei mesi e che ha avuto l’apice negativo nella decisione assunta dall’Ufficio di presidenza del Popolo delle Libertà lo scorso 29 luglio, quando Italo Bocchino, Fabio Granata e Carmelo Briguglio vennero deferiti al collegio dei probiviri e le posizioni di Gianfranco Fini dichiarate di fatto incompatibili con i principi ispiratori del Pdl.

Nella conferenza stampa del giorno dopo, Fini sfidò a muso duro gli artefici di quella decisione sostenendo: “In 2 ore sono stato espulso dal partito che ho contribuito a fondare…Nessuno mi ha permesso di difendermi“. Sono succeduti giorni di scontri e polemiche vissute in primo luogo sulle pagine dei giornali, dove non è mancato il tentativo di screditare la terza carica istituzionale attraverso una campagna mediatica volta a colpirne l’inataccabilità morale ed etica (vedi caso Tulliani-Montecarlo) e nei quali le parti hanno delineato in maniera sempre più evidente le proprie differenze.

Però: nè il PdL nè Fli hanno intenzione di rompere l’allenaza sottoscritta in sede elettorale senza motivo concreto, comprensibile e spendibile (tradotto: senza che sia l’altra delle due parti a causarne oggettivamente la rottura). Si sta discutendo da tempo sulla opportunità di consentire al Governo di completare il mandato attraverso la sottoscrizione di punti programmatici (cinque) da condividere: riforma tributaria e federalismo fiscale, sicurezza, immigrazione, rilancio del Sud e giustizia.

A tenere distanti le parti, il tentativo del PdL di inserire nel novero delle cose da fare anche la cosiddetta legge sul “processo breve”: i finiani non l’avrebbero avvallata, pareva motivo di rottura annunciata e invece. Solito colpo a effetto di Berlusconi a scombussolare i piani: a poco più di 24 ore dall’intervento di Fini, il Premier cancella dall’elenco proprio il processo breve. Non rientrerà nei punti di programma: “Adesso la rottura sarà solo colpa sua: questa Fini non se l’aspettava proprio eh?“, avrebbe confidato Berlusconi ai più fidati. Non c’è che attendere, a questo punto, la replica di Fini.

POLITICALIVE.COM segue l’evento in tempo reale

Futuro e Libertà al PdL: “La vittoria di Fini”

Al termine del vertice tra i principali referenti del Popolo della Libertà, a cantare vittoria è stato il gruppo parlamentare Futuro e Libertà. I deputati vicini al Presidente della Camera, Gianfranco Fini, hanno infatti dichiarato che dietro il documento programmatico emesso dal PdL al fine di individuare una convergenza politica che allontani una spaccatura e le conseguenti elezioni anticipate, c’è in realtà una lineare presa d’atto delle istanze espresse in più di una circostanza dai finiani.

Come dire: Silvio Berlusconi chiede a Fini quel che la terza carica istituzionale ha sempre preteso, il rispetto del programma elettorale. Anche se, in verità, qualcosa di più rispetto a quanto indicato in quello, c’è. A evidenziare la situazione simil paradossale ci pensano i tre referenti più intransigenti di Fli.

Ufficio di Presidenza PdL: finiani fuori dal partito. Fini: conferenza stampa domani alle 15

ARTICOLI CORRELATI:
Fini espulso dal PdL? “Vale dieci deputati e l’1.4%”
PdL, ecco chi sta con Fini: forbice da 20 a 31 deputati

Rottura, come previsto. LUfficio di presidenza del PdL ha ufficializzato le divergenze irricucibili tra l’area finiana e la maggioranza del partito optando per la linea intransigente. Italo Bocchino, Fabio Granata e Carmelo Briguglio deferiti al collegio dei probiviri; le posizioni di Gianfranco Fini incompatibili con i principi ispiratori del Pdl. Viene meno “anche la fiducia del Pdl nei confronti del ruolo di garanzia di Presidente della Camera indicato dalla maggioranza che ha vinto le elezioni”.

Stavolta neppure lo spot vivente di quanto possa fare magie il cerone ha potuto nascondere tanto facilmente i segni fisici di una due giorni che rischia di lasciare il segno. Nel Governo, in Parlamento, in Italia. Silvio Berlusconi, nell’attimo in cui si affida alla stampa per leggere i passaggi significativi del documento approvato (33 sì e 3 no) dall’Ufficio di Presidenza PdL ha le occhiaie. Sembrano valigie. Non ha perso lo smalto, la fermezza, sempre lucido. Sta per rendere nota una frattura importante. La più importante degli ultimi lustri politici: per rievocare qualcosa di simile, occorre tornare ai tempi della spaccatura tra Fausto Bertinotti e Romano Prodi o a quella più recente tra lo stesso Prodi e Clemente Mastella. Ma pure trovando qualche analogia, i due casi sono ancora estremamente differenti dallo scenario odierno. Perchè in questo caso si tratta di spaccatura all’interno dello stesso partito, addirittura di rottura tra due dei cofondatori del Popolo delle Libertà, figlio concepito dal concupimento di Forza Italia e Alleanza Nazionale. Gianfranco Fini, a conti fatti, è fuori dal PdL: dopo mesi di liti interne, scontri fratricida, anomale dissonanze. Fin qui, nulla che meravigli: anche perchè il Presidente della Camera, nel vuoto politico che sta a sinistra, ha avuto anche il gusto di essere issato – da militanti e simpatizzanti dei partiti dell’opposizione – quale vera alternativa al Presidente del Consiglio. Una convivenza – quella di Fini e Berlusconi – che si è fatta difficile per poi diventare insostenibile. Le differenze sempre più marcate, poi inconciliabili. Resta il PdL, spariscono i dissidenti: che sono, stando al documento approvato dall’Ufficio di Presidenza, i tre esponenti più vicini (politicamente ma non solo) alla terza carica Istituzionale del Paese. Nome e cognome: Italo Bocchino, Fabio Granata e Carmelo Briguglio. Attacco frontale a Fini nelle parole a caldo di Berlusconi, a vertice appena concluso. “Si è manifestato il dissenso dell’Onorevole Gianfranco Fini e di esponenti che fanno riferimento a lui. Mi sono sempre attenuto al silenzio, da un anno a questa parte. Ma ora è il tempo della responsabilità nei confronti di una crisi che va chiarita. Oggi facciamo chiarezza. L’anomalia del Presidente della Camera che fa opposizione permanente non è più tollerabile. Non sono più disposto ad accettare forma di dissenso nel partito che si manifesta in una vera opposizione. Un partito nel partito. Nessun timore rispetto alla tenuta dell’Esecutivo e, in ogni caso, la chiarezza andava fatta comunque“. Fini annuncia una conferenza stampa per domani mattina ma fa già sapere che “in merito alla Presidenza della Camera, non decide Berlusconi“. Intanto, 34 deputati sono pronti a lasciare il Pdl e seguire l’ex leader An in un nuovo gruppo parlamentare.

PdL, ecco chi sta con Fini: forbice da 20 a 31 deputati

Popolo delle Libertà, l’elenco dei “quasi” espulsi dal partito è di quattro nomi: Gianfranco Fini, Italo Bocchino, Carmelo Briguglio e Fabio Granata. Ovvero, i tre al seguito del Presidente della Camera, coloro che maggiormente si sono esposti a telecamere e prese di posizioni politiche spesso in netta opposizione alla linea individuata dalla maggioranza del PdL. Attorno al poker di politici ruota il documento che l’Ufficio di presidenza del partito discuterà intorno alle 19.

(LEGGI QUI IL DETTAGLIO DELLE ULTIME ORE)

Passaggio politico cruciale non solo perchè si verrebbe a creare una conseguenziale spaccatura interna al PdL con inevitabile costituzione di un nuovo gruppo parlamentare ma pure per il fatto che andrebbero poi valutate – dati alla mano – almeno due questioni. La prima, evidente: la tenuta del Governo, chiamato a verificare la propria forza. La seconda, neppure troppo marginale: capire che succederà con la figura della terza carica Istituzionale del Paese e se Fini saprà tenersi aggrappato alla poltrona che ricopre attualmente.

Il secondo successivo all’eventuale cacciata dei quattro dal partito spalancherebbe i portoni alla deposizione della richiesta di un gruppo politico autonomo alla Camera dei Deputati. Ma chi sta con Gianfranco Fini? Quanti sono i finiani?

Per Silvio Berlusconi solo una manciata di deputati – dieci, ha detto il Premier – mentre le indiscrezioni di stampa parlano di almeno 20 parlamentari che avrebbero già sottoscritto la propria adesione al nuovo gruppo e di altri undici pronti a farlo. La forbice oscilla tra i 20 e i 31 deputati: nell’ultimo caso, potrebbero decidere le sorti del Governo.
GIA’ CON FINI. Fedeli all’ex leader di An, lo seguirebbero da subito dopo aver sottoscritto il contro documento predisposto dall’area finiana:

Fini espulso dal PdL? “Vale dieci deputati e l’1.4%”

Se la notte è stata lunga – lunghissima – le ore che restano da qui alle 19, quando l’ufficio di presidenza del Popolo delle Libertà discuterà un documento di censura nei confronti di Gianfranco Fini e dei finiani Italo Bocchino, Carmelo Briguglio e Fabio Granata, rischiano di durare un’eternità. Nel corso della quale vi saranno – eccome – ulteriori tentativi di mediazione, conciliaboli volti a evitare la rottura, azioni di riavvicinamento cui il partito è abituato da qualche mese. In più di uno proverà laddove, nella serata che ha preceduto, non sono riusciti Gianni Letta (che ha incontrato il Presidente della Camera per capire se fosse possibile mettere ogni diatriba sotto il tappeto) e Fedele Confalonieri (al telefono con Silvio Berlusconi ha tentato di distoglierlo dalla resa dei conti). Ma stavolta, pare che qualunque tentativo di riconciliazione sia impresa ardua, improbabile, impossibile.

E non tanto per la determinazione di Fini, che pure ha lanciato un accorato (tattica? depistaggio?) appello al Premier affinchè si dimentichi il passato più rancoroso e si tenga fede al patto sottoscritto con gli elettori (“resettiamo tutto senza risentimenti”, dichiarava Fini a Il Foglio) quanto piuttosto per la ferma volontà di Silvio Berlusconi che, a questo punto, sembra non avere più alcun tentennamento. Stanco dei diktat e dei giochi politici di quello, il Presidente del Consiglio ha deciso di portare avanti la linea dura. La stessa che porterebbe direttamente all’espulsione di Fini e dei suoi tre fidi seguaci.

IL POMERIGGIO, LA SERA, LA NOTTE. Ricostruire quanto accaduto nelle scorse ore significa riprendere alcuni dei passaggi cruciali che hanno segnato il mercoledì appena messo in archivio. C’è stata la conferenza stampa di Denis Verdini, coordinatore PdL, ad allontanare ogni suo coinvolgimento nella P3 e sono arrivate in tempo reale le dichiarazioni di Italo Bocchino che ne chiedeva (una volta di più) le dimissioni dall’incarico ricoperto con replica dello stesso Verdini (“Da Bocchino non prendo lezioni“). Se il vaso lo immaginavamo pieno di crepe, da un momento all’altro ha cominciato a rompersi in cocci.