Se An e la Lega dicono sì all’election day


Election Day


In verità si dica. Non si capisce più nulla. Arriva oggi il sì di An e della Lega all’election day. La politica italiana si sta arrovellando anche su quando spendere, quando anche alla meno aggiornata massaia dell’interland salentino è assolutamente chiaro che fare tutte le elezioni che s’hanno da fare – perchè proprio si hanno da fare – in un solo giorno è meglio che in due o tre. Per le disperate e piangenti casse dello Stato, si intende.


Spendere il doppio quando si potrebbe risparmiare la metà. A Silvio, l’idea di fare tutto insieme non ha mai sconfifferato. Non sia mai che poi la gente si confonda drammaticamente. La questione delle tre settimane a casa da scuola? E che importa. Cominciamo con l’autoapprendimento. Oppure, perchè no. Con delle lezioni in tv. Sui canali Mediaset, ad esempio?


A un certo punto della favoletta, però, arriva oggi un fulmine a ciel sereno. Fulmine che si chiama sostanziale (e sostanzioso) consenso di An e della Lega a questa faccenda dell’election day.

Peraltro, supportato da affermazioni assolutamente chiare nonché di un certo spessore. In un momento di difficoltà per le famiglie italiane, con il loro potere d’acquisto dimezzato, sarebbe veramente un controsenso gettare centinaia di milioni per tenere due diverse tornate di votazioni. Questo era il coordinatore delle segreterie, Roberto Calderoli, per la Lega.


Un simile dispendio non sarebbe compreso dal popolo e a questo si aggiungerebbe, in alcune realtà, uno stop delle scuole per tre fine settimana e il disagio per alcuni elettori di dover andare a votare per ben tre volte nell’arco di poco tempo. Pertanto è sicuramente più economico, semplice e meno disagevole andare al voto nella stessa giornata del 13 e 14 di aprile sia per le elezioni politiche che per le amministrative. Poche semplici rapide considerazioni per l’uomo della Lega.


Il bello è che An è d’accordo. (Sarà, chissà, che per logica è un po’ difficile non esserlo). Altero Matteoli, al termine dell’ufficio politico del partito, ha detto nè più e nè meno: Io sono favorelissimo, così come tutto il partito, e anche la Lega. Solo Forza Italia ha delle perplessità, ma pare che Berlusconi si stia convincendo. L’ultima volta che ho parlato con lui mi ha detto che ci doveva riflettere. Favorevolissimo, quindi. Mica solo favorevole. Issimo. Persino Ignazio La Russa, con il suo vocione profondo, spiega: Fini e Berlusconi si sono sentiti, e non credo che in questa fase politica dicano cose diverse. No. In effetti in questa precisa fase politica no. In un’altra recente vita, invece.


Perchè Silvio si è aggrappato con le unghie e con i denti a Giorgio Napolitano che recita la parte del garante. Il Presidente della Repubblica, infatti, ha sottolineato che avrebbe tenuto conto delle richieste dell’opposizione prima di promulgare il decreto di accorpamento che il governo Prodi, la legislatura in partenza, ha preannunciato per il Consiglio dei ministri di giovedì prossimo. Le parole dell’uomo di Arcore furono: Voler imporre per decreto l’election day e obbligare gli italiani a votare insieme per le elezioni politiche e per quelle amministrative è un pessimo inizio di dialogo. Non sia mai. Della faccenda del risparmio per le casse dello Stato? Poco importa.


Spitaglio verso il risparmio? Non sarebbe, poi, così male. Antonio Borghesi, responsabile dell’Economia per Italia dei Valori, riassume: non scorporare costerebbe all’Italia, a occhio e croce, 400 milioni di euro. Non esattamente bruscolini. Ci chiediamo, allora cosa intendano esattamente, gli onorevoli rappresentanti dell’attuale opposizione, quando sostengono di avere a cuore la situazione economica del Paese, cosa che suona più come uno slogan elettorale, che non come espressione di una reale intenzione. Come di consueto, si attende con ansia il prosieguo della soap election day.


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