Quel tesoro di tesoretto


Tesoro


La parola tesoretto serpeggia ormai da tempo nell’economia e nella politica del Belpaese. C’è, non c’è, cos’è, quant’è.


Mentre Romano Prodi ha giurato e spergiurato che MAI lascerà il suddetto Tesoretto all’acerrimo nemico Silvio, ora ci pensa il dimissionario Ministro dell’Economia, Tommaso Padoa Schioppa, a dare un quadro della faccenda. Un quadro che non piacerà a molti.


Il tesoretto non c’è. L’ho detto a dicembre e nel frattempo la situazione è solo peggiorata. Tommaso Padoa Schioppa è lì, piantonato sul volo diretto a Bruxelles per la riunione dell’Eurogruppo. Parla con i suoi collaboratori, e da buon economo non può non pensare a fattori decisamente importanti e strettamente contemporanei, nonchè mediamente drammatici, come: Borse mondiali e loro tracollo, recessione, quella parolaccia che arriva da Oltre oceano ma che guai a pronunciarla a cospetto di un americano (la recessione non esiste, che credete). E poi beghe anche dall’Istat, che adesso se ne esce con un 6,5% per la produzione industriale, un dato che fa piangere. E poi non dimentichiamocelo, Padoa è di ritorno da Tokyo, dal vertice dei G7. E poi. Ogni giorno, probabilmente, il Padoa Schioppa si ricorderà di quel Senato, di quel voto e di quella caduta.

Il dibattito elettorale sull’economia è ed è stato quello che è. Ora Padoa Schioppa sottolinea esplicitamente che l’economia italiana si sta muovendo nella direzione di un nuovo rallentamento. Il Centro studi della Confindustria ha datpo ieri previsioni per un Pil allo 0,7 per cento contro lo 0,9 per cento della precedente previsione.


Il dibattito registra l’eminente silenzio del Caduto, Romano Prodi. Aveva messo su un piano per alleggerire il carico fiscale sui redditi da lavoro fino a 40 mila euro. Un piano che ora non andrà avanti. Lo stesso Veltroni ha cambiato stile e strategia, per perseguire la diminuzione delle tasse sugli stipendi. La proposta dell’ormai ancora per poco Sindaco di Roma è stata quella di un patto bipartisan da realizzare in Parlamento. Una proposta non governativa, dunque, e che non ha riscosso alcun successo.


Per dati e tecniche esigenze, intervenire sarebbe possibile – in presenza di fantomatico Tesoretto – solo a luglio. A quel punto, infatti, si avranno i dati sull’autotassazione. E, mai come in questo momento, luglio è un concetto ben lontano. In più Tommaso intende, formalmente, non fare strappi e lasciare i conti in ordine.


Padoa Schioppa è angosciato dall’immancabile comparsa del buco. Il Sole-24 Ore di domenica parlava di circa 7 miliardi di spesa per il 2008 prive delle relative coperture. Ovviamente la faccenda ha alzato un polverone di tutto rispetto. E il Tesoro, ieri, si è ritrovato a dover diffondere tanto di nota ufficiale. Non esiste alcun buco. La legge Finanziaria e il Bilancio approvati dal Parlamento hanno coperture piene e certificate per tutte le spese che vi sono iscritte e comprendono tutte le spese che derivano dalla legislazione vigente. Tesoretto sì, tesoretto no, tesoretto forse. Nulla di nuovo sotto al sole.


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