Prodi al contrattacco. Insieme al Ministro Padoa Schioppa, il Premier ha parlato quest’oggi a 38 individui, tra segretari di partito, ministri e capigruppo della maggioranza. La ricetta del duo? Riduzione delle tasse grazie all’extragettito e attraverso l’armonizzazione a livello europeo, un proibitivo 20%, la tassazione delle rendite finanziarie. Così si dovrebbe finalmente avere una crescita più sostanziosa e duratura.
Tre condizioni di partenza e sei punti da seguire, per il successo della zuppa: e i convenuti al vertice dell’Unione su crescita e rilancio economico, terminato intorno alle 16 a Palazzo Chigi, hanno ascoltato pazientemente. Un vertice che è, prima di tutto, un banco di prova importante, vitale per il Governo: per dimostrare – o meno – se esiste ancora, un Governo.
Il primo feedback è stato più positivo delle aspettative. Dini, Rifondazione, tutti hanno posto le loro questioni, e a tutti il Professore ha cercato di dare una risposta. Non sono scoppiate grosse polemiche, nè sono esplosi decisi no. Alla base della ricetta del Presidente del Consiglio c’è quel concetto di ottimismo che ormai da un po’ Prodi sta tentando, a volte contro i fatti e ogni apparente realtà, di sponsorizzare e divulgare nel mondo. Oggi, il Verbo sembra aver avuto un’accoglienza della quale, quantomeno, non lamentarsi. Un po’ freddina, ma certo non negativa.
Al massimo, c’è chi ha messo le mani avanti. E tutti, nessuno escluso, hanno sottolineato il carattere interlocutorio della fase in questione.Una sfida che lascia ora lo spazio a numeri reali e a problematiche concrete. I primi riscontri quantitativi, come anche sottolineato dal Ministro dell’Economia, si avrannno tra qualche mese: con la trimestrale di marzo. Il che significa che l’azione reale è posticipata a giugno.
E’ stata naturalmente, e finalmente, toccata la delicata questione della legge elettorale. Questione che tanto, in questi giorni, ha infiammato l’arena politica. Si è deciso di tenere un vertice dell’Unione per una valutazione comune prima di arrivare al voto sulla Bozza Bianco. Il governo ha sempre voluto tenere distinti i due piani del programma e della legge elettorale, compito dell’esecutivo è sempre stato lavorare per le riforme ma non intestarsi un’iniziativa perchè questa deve essere parlamentare e deve coinvolgere l’opposizione in questo senso la riunione e lo scambio di valutazioni prima della fase finale in commissione è poiltica dei gruppi parlamentari e delle forze politiche. Parola del Ministro Chiti. Esaurito, dunque – quasi – il desiderio dei partiti più piccoli. Quelli che temono l’accordo Pd-Prc-Fi e Udc.
Romano Prodi continua col tentativo di sferzata di ottimismo, quindi. L’Italia sarebbe di fronte ad una grande occasione di crescita che non va sprecata. Si vede che si nasconde bene. Comunque:
Negli ultimi due anni le cifre sono più che confortanti: l’Italia è cresciuta più di quanto non fosse successo nella prima metà del decennio; gli investimenti sono aumentati, le esportazioni hanno ripreso a marciare a ritmi straordinari nonostante la forza dell’euro, la disoccupazione non è mai stata così bassa. Anche un problema che grava su tante famiglie come quello dell’inflazione, va confrontato con le percentuali degli altri paesi europei”.Il debito pubblico è in calo e il “traguardo di vederlo presto sotto il 100% del pil è adesso raggiungibile.
Numeri soddisfacenti anche dal punto di vista del disavanzo pubblico, che scende sotto il 2 % mantre l’avanzo primario supera il 3% del pil. Se, nel passato recente, lo avevamo quasi prosciugato, dice il Professore, a questo punto, invece, abbiamo già redistribuito più dell’1 per cento del prodotto nazionale lordo a favore dei redditi più bassi.
Parole dolci sono state dette anche per la sinistra radicale (forse lo preoccupa?), in quel passaggio del discorso in cui il Presidente del Consiglio, reduce dalla riunione con i Sindacati e nonostante l’altolà di ieri di Montezemolo, dice: Tutto ciò che sarà recuperato dall’evasione fiscale o da altre forme di extragettito dovrà essere indirizzato alla riduzione del carico fiscale dei lavoratori e delle famiglie. Non ci saranno intenti punitivi, semplicemente è difficile continuare con l’anomalia di un sistema in cui lavoro e imprese sono tassati assai più che le rendite finanziarie. Insomma, tesoretto e tesoretti tutti alle famiglie, e la necessità di uniformare l’aliquota al venti per cento.
Spazio anche, e in questo, almeno nelle intenzioni non si può dare torto alle necessità esposte, al rinnovamento di quella macchina elefantiaca e vicina alla mummificazione che è la cara, amata, user friendly Pubblica Amministrazione italiana, per i cui ritardi il paese continua a pagare costi troppo alti. E allora spazio alla semplificazione delle procedure, alla riduzione della produzione di carta e certificati, alla valutazione costante delle politiche pubbliche e dei suoi responsabili.
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