(dal Riformista del 9 settembre 2010, pagina 1)
di Tommaso Labate
«A tavola perdonerei chiunque. Anche i parenti», diceva Oscar Wilde. Per la versione riveduta e corretta della massima del drammaturgo, basta farsi un giretto nei corridoi della giunta e del consiglio regionale del Piemonte. Per la precisione, negli uffici di Pdl e Lega. Dove la regola è diventata: «Alla regione assumerei chiunque. Soprattutto i parenti». La figlia del capogruppo che lavora col presidente, la moglie dell’assessore assunta alle dipendenze di un altro assessore, la sorella dell’onorevole che ha un contratto col gruppo consiliare. Altro che “semplice” Parentopoli. A Torino, infatti, gli organigrammi regionali sembrano un gigantesco stato di famiglia.
Contratti a tempo determinato, contratti di collaborazione, consulenze. Documentati e documentabili attraverso atti ufficiali protocollati. Stipendi di tutto rispetto e, in certi casi, anche benefit come i buoni pasto.Nel Piemonte dell’era Cota, per il ricongiungimento familiare non bisogna mica aspettare di ritrovarsi all’ora di cena o attendere il fine settimana per il pranzo della domenica. Tanto per fare un esempio, se il capogruppo della Lega nord Mario Carossa avesse voglia di scambiare due chiacchiere con la figlia Michela, non avrebbe che da percorrere trecento metri a piedi. È la distanza che separa Palazzo Lascaris, dove ha sede il Consiglio regionale, da piazza Castello, dove c’è il Palazzo della Regione. Perché Michela lavora proprio lì, nella segreteria del governatore Cota, come «addetto collaboratore dell’ufficio comunicazione».
Sia chiaro. Sarà senz’altro vero oltre ogni ragionevole dubbio che Carossa Michela, figlia di Carossa Mario, avrà acquisito nel tempo le competenze per svolgere al meglio il suo ruolo di «addetto collaboratore» nella centrale operativa della comunicazione del governatore leghista. Come sarà senz’altro vero che, nei mille rivoli familiari che attraversano gli organigrammi degli staff della Regione Piemonte, c’è chi ha fatto la gavetta, chi occupa determinate postazioni da prima delle ultime elezioni, chi se l’è meritato, il posto al sole.
Resta il fatto che, a Torino, l’incidenza dei «parenti di» nel computo totale dei lavoratori della regione è impressionante. La signora Paola Ambrogio, moglie dell’assessore all’Ambiente Roberto Ravello, lavora alla segreteria dell’assessore regionale ai Trasporti William Casoni. Le funzioni? «Attività di direttiva istruttoria complessa a supporto dell’Assessore nelle materie delegate». Curiosità: Ravello e Casoni, del Pdl, sono entrambi di provenienza aennina.
Ma il «tengo famiglia» non è mica un’esclusiva dei capigruppo o dei componenti della giunta. Anche tra gli affetti dei “semplici” consiglieri si trovano persone in grado di dare una mano in cambio di uno stipendio garantito dalla collettività. La sorella del pidiellino Francesco Toselli, Maria Cristina, lavora al gruppo del Popolo delle libertà. Poche scrivanie più in là c’è Daniela Rasello in Greco, figlia del consigliere regionale Rosanna Costa, anch’essa del Pdl. Non è tutto: insieme alla sorella di Toselli e alla figlia di Costa lavora anche Giovanna Armosino. Un caso di omonimia? Tutt’altro, visto che si tratta della sorella della più nota Maria Teresa, presidente della provincia di Asti nonché deputata nazionale del partito berlusconiano.
Cambiando l’ordine dei gruppi consiliari della maggioranza il risultato non cambia. Il capogruppo dei «Pensionati con Cota» Michele Giovine, al centro dell’indagine penale sulle firme false per la presentazione della (sua) lista alle ultime elezioni, ha alle dirette dipendenze del (suo) gruppo la sorella Sabrina. L’ennesimo caso in cui la famiglia entra nel partito.
Tutt’altra atmosfera si vive invece quando la famiglia è il partito. Basta prendere i «Verdi Verdi», eredi di quell’ambientalismo liberale che una quindicina di anni fa trovò riparo nel cuore di Silvio Berlusconi. Il loro leader nazionale si chiama Maurizio Lupi e non c’entra nulla con l’omonimo vicepresidente della Camera. Nel gruppo «Verdi-Verdi-Wwwf-L’Ambientalista per Cota» del consiglio regionale piemontese, di cui Lupi è l’unico esponente, lavorano la moglie Lorella, la figlia Sara e i fratelli Alberto e Alessandro. En plein. In pratica, dentro le stanze dei Verdi-Verdi, ogni giorno è un family day.
Ma per avere la prova regina che l’amore riesce a trionfare anche dentro il partito «dei duri e puri» del Carroccio basta prendere l’ascensore e salire ai piani alti. Quelli in cui vivono e operano il governatore Roberto Cota e il suo braccio destro, l’assessore allo Sviluppo economico Massimo Giordano. Il responsabile dell’Ufficio Comunicazione di Cota si chiama Giuseppe Cortese. Il responsabile dell’Ufficio Comunicazione di Giordano, invece, è una donna e risponde al nome di Isabella Arnoldi. Piccola, piccolissima, curiosità: Giuseppe Cortese e Isabella Arnoldi sono marito e moglie.
Certo, la competenza, i titoli, la professionalità, l’esperienza, la gavetta, l’impegno, la fatica, il sudore della fronte. Ma, sarà una coincidenza, da qualche mese a questa parte «dove c’è la Regione Piemonte c’è casa». D’altronde, se c’è amore si lavora meglio, no?