Obama vs McCain: Benvenuto, Election Day

4 Novembre. Ci avreste creduto che saremmo mai arrivati a vederlo? Io sinceramente non più di tanto, eppure i sondaggi dicevano che il 4 novembre sarebbe arrivato con il 99,8% delle possibilità. Così è stato. A parte le battute sarcastiche su quanto i sondaggi stiano invadendo questa presidenziale, oggi finalmente è il grande giorno: il giorno in cui gli Stati Uniti dovranno dimostrare di avere il coraggio di svoltare e prendere una nuova strada.


Possiamo vederla sotto miliardi di aspetti: gli 8 anni di amministrazione Bush a dir poco fallimentari, ma sostenuti da 1 avvenimento che ha fatto innamorare il popolo americano di George Bush, dicasi 11 settembre 2001, la voglia di vedere se il potere democratico può offrire una svolta a quella politica interna troppo stagnante, una politica estera confusa e atta a colpire nel mucchio piuttosto che chiedere il sostegno di vicini alleati. Tutto questo significherà l’Election Day, anche se forse, a vederla più da vicino, il tutto si può più facilmente raggruppare in una sola parola: Obama.

Barack Obama è si il segno del nuovo che avanza fino ad arrivare al traguardo, è l’uomo delle nuove tecnologie, è l’uomo dell’innovazione, è l’uomo delle libertà, ma soprattutto è l’uomo di colore. Ne ho parlato spesso qui su PoliticaLive a riguardo e anche oggi, grande giorno, non mi posso esimere dal farlo di nuovo: la vittoria di Barack sta solamente in una questione. I cittadini americani devono avere il coraggio di votare il candidato nero.

Questa è la vera svolta che prenderà il paese. Al di là di ciò che sarà in economia, in Iraq, in Iran o con la politica ambientale, la vera svolta, quella che daranno i cittadini, quella che dimostra cosa il popolo americano pensa, passa da quel discorso di razzismo, sempre velato, che però è insito anche in molti di noi, io per primo, verso coloro che arrivano nel nostro paese e cercano di “integrarsi” con la nostra società.

Obama è il simbolo dell’integrazione americana e come tale si è presentato alle urne. Prima ancora del suo programma era il suo volto e la storia del suo popolo a parlare. Così è stato e l’attenzione della gente è andata tutta verso di lui, verso quella mano sporta per unire il paese che tiene nel suo nome lo spirito di unione: Stati Uniti.

La sconfitta di Obama sarebbe solo un segnale che forse gli Usa, un po’ come noi, forse non sono Stati Uniti, quanto invece solo America.

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