Il Nobel per la Pace scatena una guerra

Ascoltando i telegiornali in questi giorni oltre naturalmente ai diversi segnali di allarmismo che passano a destra e sinistra allo scopo, credo unico, di mettere terrore psicologico ai cittadini, che nella loro comprensibile ignoranza vanno dove mamma tv gli dice di andare, si nota come dal Nord Europa, arrivino le notizie riguardanti l’assegnazione dei premi più importanti per le personalità nei diversi settori della scienza, dell’arte e della dialettica: il Premio Nobel.


Così dopo le diatribe del nostro Cabibbo, a detta di molti assolutamente scippato per il Nobel della Fisica da 3 giapponesi che hanno sviluppato il loro lavoro partendo da ciò che sono stati i suoi sforzi, ecco che arriva forse una delle categorie più importanti per quanto riguarda il Nobel, ovvero quello per la pace.

Quello che in passato fu vinto dalla contraddittoria coppia Rabin – Arafat per gli sforzi profusi nel migliorare una situazione israeliana palestinese che sembrava non trovare una via di uscita, che lo scorso anno ha premiato Al Gore per la creazione del suo Foro per il cambiamento climatico di cui tanto si è sentito parlare, quest’anno è stato assegnato a Martti Ahtisaari. Questo semi-sconosciuto personaggio è in realtà colui che, nel gergo puramente giornalistico, è “i diplomatici dell’Onu”. Infatti per quanto il suo nome possa non dire niente a molti, in realtà è colui che, in questi 30 anni di lavoro ombra, ha risolto le più gravi questioni politiche ed internazionali.

Una nomina che ha creato solo disagi perché ha lasciato decisamente a desiderare, in fondo cosa vogliamo aspettarci da un Nobel che arrivato in silenzio sparirà in silenzio? Il Nobel per la Pace deve venire assegnato a colui che pone il suo volto, la sua persona, il suo essere a fronte di situazioni problematiche, non che si “nascondono” dietro a nomi di associazioni. Allora, se proprio deve essere, che venga premiata per gli sforzi un’associazione come fu, ad esempio nel 1999, Medici senza Frontiere.

Rabbia unita a stupore per la sconfitta, che ha lasciato anche a me abbastanza perplesso, di Ingrid Betancourt. Presa ostaggio delle FARC nel 2002 la Betancourt è forse più di tutti l’immagine della libertà e della vita dopo la sua liberazione lo scorso 2 luglio. Un’immagine che alla lunga avrebbe potuto essere un riferimento, riconosciuto magari da un Nobel, per una situazione colombiana bisognosa di un riferimento. Lei sarebbe potuto esserlo, evidentemente non per la commissione del Nobel.

3 commenti su “Il Nobel per la Pace scatena una guerra”

  1. senza nulla togliere la fillandese di cui nessuno si ricorda già il nome…nn è che ha risolto delle questioni….ha contribuito al nuovo assetto dei balcani: che è diverso da risolvere un problema, il fatto che oggi in Kosovo si brucino i monasteri cristiani di 700 anni fa, e si costruiscano moschee di waabiti….nn la trovo una soluzione…..E’ una soddisfazione per il fronte anti-Putin(bush in testa)…fa tacere molte polemiche: no ai dissidenti cinesi(per nn infastidire la nuova potenza, nonchè finaziatrice del debito USA)…..a me piacciono le persone che cerano più emozioni….bene Arafat-Rabin….Carter ecc…oggi avrei preferito una dissidente di un paese islamico, una pacifista americana(esistono ancora) una vittima di guantanamo o di una special rendition….ma la meglio di tutti sarebbe alla POLITOSKAJA: anche se postumo

  2. @cohiba: Assegnare un premio ad uno sconosciuto non renderà lo sconosciuto l’uomo più famoso nel mondo. Quello è stato e quello resterà. Molto spesso in questo genere di eventi è giusto premiare un nome che si è contraddistinto particolarmente, ed in questo credo che premiare la Betancourt sarebbe stato fondamentale. Al di là del Nobel come gratifica, bisogna ricordare che il premio offre un sostanziale quantitativo monetario che, nel caso in cui fosse stata premiata la Betancourt, sarebbe stato utilizzato per abbattere definitivamente le FARC (se mai fosse possibile), mentre in questo caso a cosa lo useremo a fare? A creare nuovi scenari che rendano la politica internazionale più equilibrata (il che non significa più giusta o più onesta)?

  3. CONFERENZA STAMPA DI PESCARA DEL 27 LUGLIO 2009

    SODDISFATTO IL PRESIDENTE VERGHINI

    Il 27 Luglio u.s. alle ore 10.30 presso la sala consiliare del Comune di Pescara si è svolta una iniziativa del Comitato della Libertà per sostenere la candidatura di Silvio Berlusconi a premio Nobel per la Pace: una conferenza stampa, organizzata dal presidente dei Circoli “La Discussione”, Rocco Leonelli, durante la quale il consigliere comunale Domenico Lerri ha annunciato l’apertura di un Comitato territoriale “Silvio per il Nobel” nel capoluogo di provincia abruzzese.
    La seduta è stata moderata dal presidente del Comitato della Libertà, l’Avv. Emanuele Verghini che ha introdotto il tema della conferenza, ponendo particolare attenzione sul fatto che si tratta di assegnare il premio Nobel per la Pace, non solo e soltanto ad un uomo, il presidente Silvio Berlusconi (che con il suo impegno civile e morale, le sue capacità diplomatiche e la sua coscienza di cittadino libero, ha mostrato coraggio ed attenzione per un bene universale, come è quello della pace) ma anche e soprattutto alla Nazione italiana. “In atri termini – ha chiarito l’Avv. Verghini – il premio Nobel per la Pace, lungi dall’essere esclusivamente un riconoscimento del valore di un grande statista (i.e. Berlusconi) deve anche considerarsi un traguardo per tutta l’Italia, che soprattutto grazie al nostro premier, è il primo Paese al mondo che ha saputo riconoscere le proprie responsabilità con atti concreti”.
    A sostegno dell’iniziativa è stata poi presentata l’inedita canzone di Loriana Lana (consultabile sul sito http://www.silvioperilnobel.it), “La Pace può”, con musica del maestro Pino di Pietro, che verrà cantata dalla stessa Loriana Lana in duetto con il tenore, Sergio Panajia, e che uscirà a Settembre.

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