Undici anni di latitanza, roba da un terzo di pensione assicurata. Dallo scorso 25 giugno, giorno in cui venne arrestato a Marsiglia, al secondo mercoledì di agosto. Guarda caso, l’11 del mese. Giorno in cui Giuseppe Falsone, capo della mafia agrigentina, viene trasferito da Aix en Provence al carcere di Ventimiglia: una giornata pasata a negare ogni coinvolgimento, addirittura la stessa identità, poi nella notte le prime ammissioni.
Il video dell’arresto compiuto dai gendarmi francesi:
Anche i boss si evolvono. Giuseppe Falsone, sotto le mentite spoglie di tal Giuseppe Sanfilippo Frittola da Catania, continuava a condurre una vita agiata in quel di Marsiglia e allo stesso tempo comandava i suoi uomini impugnando – macchè pistole e bombe a mano – Skype e i telefonini. “Al momento dell’arresto Falsone era un capo in piena attività“, ha affermato il sostituto procuratore della Dda di Palermo Fernando Asaro.
Uno che ragiona, uno che fa di conti (mica solo per definirne la resa, macchè: amministrava in maniera oggettiva come se fosse lì. In Sicilia, ad Agrigento, dentro casa sua): mica per altro, il fedelissimo di Bernardo Provenzano lo chiamavano “il ragioniere”. Sarà un altro caso che lo stesso Provenzano venne arrestato pure lui l’11? (dell’aprile 2006, nel covo di Montagna dei Cavalli furono rinvenute lettere che, per stile e contenuto, sono state chiaramente attribuite a Falsone).
“Le nuove tecnologie hanno ormai cambiato il rapporto dei capimafia con il loro territorio – ha spiegato inoltre Nino De Santis, il capo della sezione Criminalità organizzata della squadra mobile di Palermo – non è più solo un territorio fisico quello da marcare, ma un territorio virtuale fatto di affari, opportunità e relazioni, che possono essere gestiti anche a distanza, attraverso i moderni mezzi di comunicazione“.
E il territorio Giuseppe Falsone l’aveva marcato molto bene. Negli scorsi anni era dovuto scendere in campo anche Bernardo Provenzano in persona per placare gli animi di un possibile innesco di faida tra i clan agrigentini e quelli trapanesi. I metodi erano gli stessi del boss più famoso: c’erano sempre dei pizzini con le indicazioni da seguire, solo che adesso gli ordini viaggiano anche online o via etere. Ma i servizi segreti italiani e la procura distrettuale antimafia erano già sulle sue tracce ed il minimo errore gli sarebbe stato fatale. Allora è bastato “invaghirsi” della solerte impiegata del suo istituto bancario per cadere in trappola. I movimenti accertati della sua carta di credito hanno svelato il resto: qualche gita in barca e qualche giretto in spiaggia ed in discoteca, oltre ovviamente a tanti appartamenti ruotati nel corso del tempo.
Adesso Falsone si trova in terreno italiano e dovrà rispondere a parecchie domande. I magistrati di Palermo vogliono già costringerlo al 41 bis, pur non avendolo ancora visto.
INTERMEZZO. L’articolo 41bis della legge del 26 luglio 1975, n. 354 (legge sull’ordinamento penitenziario) è facoltà ministeriale di sospensione delle regole di trattamento ai casi di detenuti (anche in attesa di giudizio) incarcerati per reati di criminalità organizzata, terrorismo o eversione, quando ricorrano gravi motivi di ordine e di sicurezza pubblica. In questo secondo caso la legge specifica le misure applicabili, tra cui le principali sono il rafforzamento delle misure di sicurezza con riguardo alla necessità di prevenire contatti con l’organizzazione criminale di appartenenza, restrizioni nel numero e nella modalità di svolgimento dei colloqui, la limitazione della permanenza all’aperto (cosiddetta “ora d’aria”), la censura della corrispondenza. TESTUALE: In casi eccezionali di rivolta o di altre gravi situazioni di emergenza, il ministro di grazia e giustizia ha facoltà di sospendere nell’istituto interessato o in parte di esso l’applicazione delle normali regole di trattamento dei detenuti e degli internati. La sospensione deve essere motivata dalla necessità di ripristinare l’ordine e la sicurezza e ha la durata strettamente necessaria al conseguimento del fine suddetto. Quando ricorrano gravi motivi di ordine e di sicurezza pubblica, anche a richiesta del Ministro dell’interno, il Ministro della giustizia ha altresì la facoltà di sospendere, in tutto o in parte, nei confronti dei detenuti o internati per taluno dei delitti di cui al primo periodo del comma 1 dell’articolo 4-bis, in relazione ai quali vi siano elementi tali da far ritenere la sussistenza di collegamenti con un’associazione criminale, terroristica o eversiva, l’applicazione delle regole di trattamento e degli istituti previsti dalla presente legge che possano porsi in concreto contrasto con le esigenze di ordine e di sicurezza. La sospensione comporta le restrizioni necessarie per il soddisfacimento delle predette esigenze e per impedire i collegamenti con l’associazione di cui al periodo precedente.
Per Giuseppe Sanfilippo Frittola (che si proclama “vittima di un clamoroso errore di persona”) è arrivato il capolinea. Dai suoi telefonini (Sette. Sette?? Sette!!) potrà emergere molto sulla nuova generazione di boss che gestiscono grandi appalti e piccole truffe sia in Sicilia che nel Nord Italia. Il “ragioniere”, il viveur, stavolta ha sbagliato a fare i propri conti.
Il Ministro della Giustizia, Angelino Alfano: “Festeggiamo un grande risultato, cioè l’ingresso nelle nostre carceri del capo della mafia agrigentina””Oggi festeggiamo un grande risultato, cioè l’ingresso nelle nostre carceri del capo della mafia agrigentina”.