Gheddafi, tenda e amazzoni per il Colonnello

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Gheddafi sta per approdare a Roma con la sua tenda. Sarà nella Capitale il 10 giugno prossimo, e tornerà in Italia a luglio tra polemiche e dibattiti. Ma non tutti sanno che il leader libico viene vegliato tutto il giorno, tutti i giorni non da semplici e banali guardie del corpo. A curare la sua sicurezza, 40 pretoriane. Sono addestratissime, pronte a tutto e molto belle. Verranno sistemate in una caserma situata nel centro della città: sul viale Omar el Mockhtar. Il mondo vide per la prima volta queste donne in azione e protezione di Gheddafi nel lontano 1981 in Siria.

Le amazzoni del Colonnello Muammar Gheddafi, attuale presidente dell’Unione africana, sono agenti donne, addette alla sua protezione personale. Alcuni interpretano questa speciale guardia del corpo come un’eredità della Guerra fredda: erano i tempi in cui la Germania Est inviava in Libia i suoi uomini.

Gorilla, guerriere ed amazzoni. Le 40 donne sono tutto questo e molto altro. A decidere di difendere così il famoso rais di Tripoli, al comando da ormai quarant’anni, fu Karl Hansch. Chi? Un uomo di fiducia di Markus Wolf, capo dei servizi segreti tedesco – orientali. Hansch ha realizzato e concepito l’esistenza e l’organizzazione dei servizi di intelligence in Libia. E giacché ha concepito questo particolarissimo commando di fedelissime guardie del corpo al femminile, per difendere il Colonnello. Vestono in uniforme, sono vergini, sono addestrate come macchine da guerra e naturalmente sono pronte a tutto, anche a morire per salvare la vita al Colonnello.

Dicono che queste donne – soldato – peraltro bellissime – siano addestrate in maniera infallibile, e siano pronte a tutto. Certo, vi chiederete perchè delle donne e non dei classici gorilla…. I due – Gheddafi e il tedesco Hansch – pensarono all’epoca semplicemente e banalmente che delle donne fossero meno tentate a cedere ad eventuali ribellioni e malumori.  Insomma, sono più chete, no? Ed ecco allora a voi le ‘amazzoni’ ad accompagnare fedelmente all’estero il Colonnello e proteggerlo durante i suoi viaggi per il mondo.

9 commenti su “Gheddafi, tenda e amazzoni per il Colonnello”

  1. L’unica domanda di Repubblica
    Scritto da Barbara Di Salvo

    Odiate o no Berlusconi?
    Per l’ennesima volta ci ritroviamo in un’elezione a rispondere a questa domanda. Che barba, che noia.
    Complice il fatto che delle elezioni europee non frega niente a nessuno, la solita Repubblica delle cantonate elettorali ci costringe all’ennesimo referendum su Berlusconi. Non pensavo di votarlo, so bene che rinuncerà al seggio, ma se tutto si riduce a questo non ho alternative.
    A noi, povero popolo bue, tocca risbattere il concetto di democrazia in faccia a chi ci vuole impedire di farci governare da chi ci pare e piace.
    Perché alla fin fine tutto si riduce a questo. Non votiamo per le Europee, ma perché Repubblica non riesce ad accettare la disfatta del 2008 e pretende la rivincita.
    Non che abbiamo nel frattempo trovato soluzioni alternative, che ci prospettino una linea politica, che tentino anche solo di proporci provvedimenti validi che il governo dovrebbe assumere. E dire che ce ne sarebbero di riforme da fare in questo Paese disgraziato.
    La linea di Repubblica è sempre e solo una, ormai da 15 anni: noi elettori siamo stupidi, ignoranti, abbagliati dai lustrini, inebetiti e non capiamo niente di politica. Loro, le migliori menti della nostra storia, vogliono educarci, mostrarci la retta via e proprio non si capacitano della nostra dabbenaggine.
    Ecco perché io, dall’alto della mia ignoranza, non posso far altro che entrare in cabina e urlare, di nuovo, per l’ennesima volta, forte e chiaro: il voto è mio e me lo gestisco io.
    http://www.barbaradi.splinder.com

  2. Pd e astensionismo
    Le “divisioni” de “La Repubblica”
    Giampaolo Pansa ha sostenuto che il vero vincitore morale delle elezioni del prossimo fine settimana è il quotidiano di Carlo De Benedetti diretto da Ezio Mauro. Non solo perché è il giornale che, costringendo Dario Franceschini ad incardinare la campagna elettorale del Pd sul gossip, ha imposto a tutte le forze politiche il pettegolezzo sul Premier come il solo ed unico argomento del dibattito politico nazionale. Ma perché comportandosi in questo modo e sfruttando alla grande lo spunto dato dall’annuncio di divorzio di Veronica Lario, ha aumentato le vendite e riconquistato la quota di mercato editoriale che negli ultimi tempi era stata pericolosamente erosa dalla crisi generale della carta stampata. Pansa ha sicuramente ragione. Qualunque possa essere l’esito del voto, “La Repubblica” è destinata ad uscire comunque vincitrice dalla tornata elettorale. Ma quali possono essere gli effetti politici ed editoriali di questa indiscutibile vittoria? Il primo interrogativo apre un capitolo di estremo interesse su due questioni specifiche. Quanti voti muove e sposta il giornale di De Benedetti? Ovvero, quante “divisioni elettorali” ha Ezio Mauro? E, come seconda questione specifica, dove si andranno a collocare queste “divisioni”? Accanto al Partito Democratico oppure a fianco dell’Italia dei Valori e delle liste dell’ultrasinistra? In apparenza la risposta al primo quesito dovrebbe venire dai dati di vendita e di lettura del “giornale-partito” debenedettiano. Nella realtà le cifre forniscono un dato che va inquadrato all’interno dei confini della sinistra.

    I lettori de “La Repubblica” non sono distribuiti tra i diversi partiti dell’intero arco politico nazionale. Sono attestati tutti e senza alcuna eccezione all’interno della sinistra. Il giornale di Mauro, in altri termini, non sposta un voto tra centro destra e centro sinistra. Non provoca una sola defezione nello schieramento guidato da Silvio Berlusconi (anzi, tende a motivarlo e a ricompattarlo) ma opera esclusivamente all’interno dello schieramento della sinistra.

    Gli effetti sull’area dell’opposizione delle manovre portate avanti dalle “divisioni” de “La Repubblica si potranno conoscere con esattezza solo lunedì prossimo. Ma se Pansa ha ragione nel sostenere che il giornale ha imposto la propria linea a Franceschini, ne deriva automaticamente che il Pd ha dato l’impressione di non aver avuto né la forza né la capacità necessarie ad elaborare una propria linea autonoma. E la circostanza difficilmente può avere come conseguenza la decisione in massa dei lettori de ”La Repubblica“ di votare in favore del Partito Democratico. Come può il militante ideologizzato che s’identifica con un quotidiano dalla fortissima identità dare fiducia ad un partito che ha una identità ed una personalità talmente tenui e sbiadite da farsi dettare la linea da una redazione giornalistica? Più facile, allora, prevedere che l’azione de ”La Repubblica“ provocherà uno spostamento di voti all’interno della sinistra. In primo luogo dal Pd all’Italia dei Valori. In secondo luogo dallo stesso Pd e dagli altri partiti minori della sinistra, che difficilmente sembrano in grado di superare il quorum del 4 per cento, al partito dell’astensione. Tutto lascia credere, dunque, che il vincitore morale finirà con il favorire il successo materiale di Berlusconi e la sconfitta reale della sinistra. Con effetti duraturi sui dati di vendita de ”La Repubblica“ e delle altre testate del gruppo? Anche su questo punto i dubbi non mancano. Per un giornale che fonda il proprio successo sul prestigio e la credibilità il gossip può avere l’effetto del doping su un qualsiasi atleta. A breve ne aumenta il rendimento. Nei tempi medi e lunghi, però, ne accelera il declino.

    Arturo Diaconale

  3. “A curare la sua sicurezza, 40 pretoriane”. (…) “sono addestrate come macchine da guerra e naturalmente sono pronte a tutto, anche a morire per salvare la vita al Colonnello”.

    No, dico, ma come si fa a scrivere simili stupidaggini?

  4. Ahh: la Repubblica :e chi ci crede?Ho visto il suo direttore in TV scontrarsi con Belpietro : e mi basta, anzi me ne resta.vorrei dire di più, ma non posso altrimenti rischio di farmi offuscare il commento.

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