Archiviata la mozione di sfiducia a Giacomo Caliendo, l’occhio politico è tutto rivolto verso i confini monegaschi. Gianfranco Fini decide di prendere di petto la vicenda che sta tenendo banco in questi giorni, relativa alla vendita (prima) e all’affitto (poi) dei 60 metri quadrati di Montecarlo (Boulevard Princesse Charlotte 14) ereditato da An in seguito al lascito di una nobildonna di Monterotondo. “Che serva per la buona causa”, avrebbe dichiarato la donna in procinto di consegnarne chiavi e proprietà al partito.
Solo che. Un’inchiesta condotta da Il Giornale (“una trappola studiata a tavolino“, il pensiero ricorrente negli ambienti finiani) ha svelato come l’appartamento sia stato inizialmente (s)venduto per la modica cifra di 300 mila euro (vale – fonte Il Giornale – sette, otto volte tanto) a una finanziaria che ha sede alle Antille e in un secondo momento affittato da Giancarlo Tulliani. Il semi-omonimo fratello della compagna del Presidente della Camera, Elisabetta. Ha fatto seguito un esposto alla Procura di Roma di due componenti de La Destra (allora compagni di partito di Fini in An) ovvero il consigliere regionale del Lazio Roberto Buonasorte e il consigliere comunale di Monterotondo, Marco Di Andrea.
Fare luce, chiarire, spiegare: le richieste più esplicite. Quelle celate, invece, sono moniti che hanno per destinatario l’allora leader di An, Gianfranco Fini. Gli si dice tra le righe (ma neppure troppo): paladino della giustizia? diverso dagli altri? Macchè – rimarcano i falchi PdL (un tempo alleati di Fini): “Avesse un alto senso dello Stato, dovrebbe dimettersi“. Poco importa che Fini abbia invece deciso di percorrere la strada opposta, quella della mano tesa nei confronti della magistratura, a cui la terza carica Istituzionale dice: “Non ho nulla da nascondere nè me la prendo con i giudici comunisti“.
Dalla villa di Ansedonia, dove in simultanea ha avuto modo di consultare l’avvocato Giulia Bongiorno, Fini non mette la testa sotto la sabbia (nonostante il termometro a ridosso del mare dica oltre 30 gradi) e decide di uscire allo scoperto: “Una campagna mediatica messa su ad arte con la totale compiacenza dei giornali di famiglia dopo avermi cacciato dal PdL. Berlusconi non mi perdona di essere andato controcorrente sulle leggi che avrebbe voluto imporre“.
Nessun passo indietro, paura zero, persiste nel riferimento di Futuro e Libertà la voglia di non farsi piegare dagli ex alleati. La ferrea volontà di andare avanti senza remore: “In quasi trenta anni di impegno parlamentare non ho mai avuto problemi di sorta con la giustizia e non ho assolutamente niente da nascondere nè tantomeno da temere per la vicenda monegasca. Pertanto, chi spera che in futuro io sia costretto a desistere dal porre il tema della trasparenza e della legalità nella politica è meglio che si rassegni“.
La nota resa pubblica da Fini è lunga, corposa, dettagliata al punto da non trascurare neppure una allusione nei confronti di coloro che hanno tramato – lo pensa e lo fa intendere – alle spalle, facendo leva sulla sua buona fede: “Un’inchiesta della Magistratura accerterà se sulla vicenda della casa a Montecarlo sono state commesse irregolarità o violazioni di legge. E’ la ragione per cui mi sono fino ad oggi limitato ad affermare ‘Ben vengano le indagini’. A differenza di altri non ho l’abitudine di strillare contro i magistrati comunisti. Secondo molti la rilevanza che il caso ha assunto dovrebbe spingermi a chiarire rapidamente alcuni punti non facilmente comprensibili per l’opinione pubblica: premesso che il caso è diventato tale per l’ossessiva campagna mediatica dei giornali berlusconiani, che fingono di ignorare che la vicenda non ha ad oggetto soldi o beni pubblici ma solo la gestione di una eredità a favore di An sento comunque il dovere di fare chiarezza per ciò di cui sono a conoscenza. La vendita dell’appartamento è avvenuta il 15 ottobre 2008 dinanzi al Notaio Aureglia Caruso e sulla natura giudica della società acquirente e sui successivi trasferimenti non so assolutamente nulla. Qualche tempo dopo la vendita ho appreso da Elisabetta Tulliani che il fratello Giancarlo aveva in locazione l’appartamento. La mia sorpresa e il mio disappunto possono essere facilmente intuite“.
Fino a qui, le versioni ufficiali.
In calce, quello che il Presidente della Camera non ha osato riferire attraverso il documento redatto di proprio pugno.
Si vocifera: il tentativo del Presidente della Camera è quello di tenere fuori dalla vicenda la compagna. “Elisabetta non c’entra, è tutta colpa di suo fratello. Mio cognato mi ha preso in giro“. Fini sa che attorno alla vicenda vi sono dettagli e spiegazioni che ancora vanno date, ancora vanno svelate ma sa di non avere nulla da temere in quanto completamente estraneo alla vicenda. Se ci è entrato, insomma, il motivo e le responsabilità vano ricondotte a una sola persona. Giancarlo Tulliani. Trentenne con il vizio dell’ambizione, ex 23enne in Ferrari (era allora vicepresidente della Viterbese calcio) E’ proprio con il cognato che Fini avrebbe intrattenuto, negli ultimi giorni, conversazioni telefoniche a tratti drammatiche, nel corso delle quali avrebbe gridato al Tulliani tutto il suo disappunto. Di fianco alle domande più ovvie (“Perchè sei tu l’affittuario? Che c’entra la società off shore?“), l’ex An avrebbe intimato al cognato di raccontargli tutto. “Adesso mi dici cosa hai combinato“. Tra una ventina di giorni, quando il Tulliani tornerà in Italia, il confronto a viso aperto.
Con la consapevolezza che tra quel che il Presidente della Camera sa
1. Nel 2008 Giancarlo Tulliani lo informo dell’interesse di una società ad acquistare la casa di Montecarlo;
2. La casa – stimata 450 milioni di lire – fu venduta a 300 mila euro (al di sopra del costo di stima);
3. Qualche mese fa la compagna Elisabetta informò Fini che il fratello aveva in locazione la casa
e quel che ancora non è stato spiegato
1.Chi abbia informato il Tulliani del fatto che la casa fosse in vendita;
2. Chi ha comprato la casa;
3. Perchè Giancarlo Tulliani risiede nell’appartamento e come mai Fini non abbia sentito l’esigenza – venutolo a sapere – di spingerlo a lasciare la casa
vi è una zona d’ombra che necessita di essere rischiarata. Anche sull’appartamento di Montecarlo, si gioca una partita delicata: quella che porta dritto verso la ripresa delle trattative al fine di tenere coesa la maggioranza. Da qualche settimana sembra giungere a compimento la resa dei conti tra PdL e Fli ma la sensazione – a questo punto – è che l’epilogo sarà più duraturo e dirompente del previsto.