Ma che piccola storia ignobile mi tocca raccontare, cantava Francesco Guccini. Eluana Englaro è nata a Lecco il 25 novembre 1970. Ed è morta. E’ morta oggi, 9 febbraio 2009, a Udine, presso la clinica “La Quiete”. Cogliendo di sorpresa un intero paese. Che, attraverso il suo corpo, si è guardato allo specchio. In Italia ci sono tra le 2.000 e le 2.500 persone che si trovano in condizioni più o meno analoghe a quelle di Eluana Englaro.
Eluana era una studentessa. Aveva solo 21 anni, da poco compiuti, quel giorno. Era il 18 gennaio 1992. Aveva preso la macchina grande, e quel giorno, per la prima volta, non era andata fuori città con i genitori come invece sempre capitava. Eluana, quella sera, era andata ad una festa a Pescate, paesino nei pressi di Lecco. Al ritorno, nella notte, l’incidente stradale.
Nel 1993, un anno dopo la tragedia, la regione superiore del cervello della ragazza è andata incontro a una degenerazione definitiva. Già da allora, i medici non hanno più potuto parlare di speranze di ripresa. La ragazza viene accudita nella casa di cura di Lecco Beato Luigi Talamoni. Le suore misericordine la assistono e la portano ogni giorno a fare un giro in giardino, su una sedia a rotelle. Eluana viene alimentata con un sondino nasogastrico e idratata.
Nel 1997, il padre, Beppino Englaro, diventa il suo tutore legale. La prima richiesta della famiglia, al tribunale di Lecco, di poter sospendere l’alimentazione artificiale e le terapie arriva nel 1999. La risposta è negativa. L’anno dopo, il padre fa un appello anche all’allora Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, portando testimonianze sulla volontà della figlia di non protrarre una vita del genere. “La rianimazione ad oltranza, per lei non era vita. Era inammissibile”. Prima del 18 gennaio 1992 Eluana era una persona... raccontava il padre.
Nel 2003, Beppe Englaro presenta nuova richiesta. La risposta di tribunale e Corte d’Appello è nuovamente negativa. La famiglia, però, non si arrende, e propone un ricorso in sede giudiziaria che è arrivato fino alla Corte di Cassazione, presentato ai sensi dell’articolo 32 della Costituzione italiana.
Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana
La Cassazione respinge, nel marzo 2006, per un vizio del procedimento: non era stato notificato ad alcuna controparte portatrice di un interesse contrario a quello di Eluana Englaro.
Beppino Englaro presenta allora un nuovo ricorso, cui la Corte di Cassazione risponde non rigettandolo, ma rinviandolo ad una diversa sezione della Corte d’Appello di Milano. E qui arriva la sentenza che cambia le cose. E’ la sentenza 21748/2007, depositata il 16 ottobre 2007. Il dispositivo stabilisce due presupposti necessari per poter autorizzare l’interruzione dell’alimentazione artificiale: 1. la condizione di stato vegetativo sia, in base ad un rigoroso apprezzamento clinico, irreversibile. E che “non sussista nessun fondamento medico, secondo gli standard scientifici riconosciuti a livello internazionale, che lasci supporre la benché minima possibilità di un qualche, sia pure flebile, recupero della coscienza e di ritorno ad una percezione del mondo esterno”. 2. Inoltre l’istanza deve essere “realmente espressiva, in base ad elementi di prova chiari, univoci e convincenti, della voce del paziente medesimo, tratta dalle sue precedenti dichiarazioni ovvero dalla sua personalità, dal suo stile di vita e dai suoi convincimenti, corrispondendo al suo modo di concepire, prima di cadere in stato di incoscienza, l’idea stessa di dignità della persona”.
Ecco dunque che il decreto depositato il 9 luglio 2008 dalla Corte d’Appello Civile di Milano autorizza “il padre Beppino Englaro, in qualità di tutore, ad interrompere il trattamento di idratazione ed alimentazione forzata che mantiene in vita la figlia Eluana“.
La casa di cura di Lecco nella quale Eluana era stata accudita dalle suore fino a quel momento si rifiuta di interrompere l’idratazione e l’alimentazione forzate. Beppino Englaro decide allora di trasferire Eluana presso altra struttura ove dare seguito alle sue volontà, a questo punto certificate nel decreto attraverso le testimonianze.
La sentenza apre un divario, un vero e proprio buco nero. La Procura della Repubblica di Milano presenta ricorso contro il decreto della corte d’appello. La Cassazione rigetta il 13 novembre 2008, accogliendo di fatto la volontà del padre di Eluana e di Eluana stessa a quanto il padre e la famiglia hanno dimostrato di fronte alla legge. E questa è, almeno in teoria, la fine della storia di Eluana da un punto di vista giurisdizionale.
Per la Cassazione, con sentenza coraggiosa e innovativa, che di fatto, e come spesso accade senza tanto chiasso, ponendo l’accento sul vuoto normativo e obbligando l’altrimenti sopito Parlamento a legiferare. Ma non per tutti.
Il Parlamento non legifera – si è perso il conto del numero dei disegni di legge sul testamento biologico presentati, litigati, mai passati. Ma il governo agisce. Il 16 dicembre 2008 il Ministro Maurizio Sacconi annuncia nei fatti il suo non starci. Emana un atto d’indirizzo che vieta alle strutture sanitarie pubbliche e quelle private convenzionate col Servizio Sanitario Nazionale l’interruzione dell’idratazione e dell’alimentazione forzate. Minaccia di escludere le strutture che violassero questo atto di indirizzo dal Servizio Sanitario Nazionale.
Ed ecco la chicca legislativa. Perché forse Sacconi non ha considerato il Friuli. Il Friuli, nel 1996, è uscito dal Servizio Sanitario Nazionale. La casa di cura Città di Udine annuncia quindi che, a faccende legali chiare, sarebbe stata pronta ad accogliere la Englaro. Dopo un mese, la casa di cura ritira la sua disponibilità. A dicembre Sacconi si becca una denuncia da Marco Cappato (segretario dell’Associazione Luca Coscioni), Antonella Casu (segretaria dei Radicali Italiani), e Sergio D’Elia (segretario di Nessuno Tocchi Caino) a Roma per violenza privata ed intimidazioni. Sacconi viene iscritto nel registro degli indagati a gennaio.
Il 26 gennaio 2009 il TAR accoglie il ricorso della famiglia Englaro contro la Regione Lombardia, imponendole di individuare una struttura per da corso alla sentenza della Cassazione.
Eluana Englaro viene trasferita nella notte del 3 febbraio alla casa di riposo La Quiete di Udine, che si è messa a disposizione per attuare la sospensione dell’idratazione e dell’alimentazione forzata. Medici e paramedici, volontari esterni alla clinica, attueranno il protocollo terapeutico concordato con la famiglia Englaro e naturalmente conforme al decreto dalla Corte d’Appello di Milano.
La procedura comincia il 6 febbraio 2009. Nel mentre, Eluana Englaro diventa “corpo di Stato“: su di lei si combatte la lotta tra le istituzioni italiane. Silvio Berlusconi, che fino a quel momento non aveva preso posizione attiva nella vicenda, “scende in campo”. Il Consiglio dei ministri approva un decreto legge per impedire la sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione dei pazienti. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano non lo firma: aveva già avvisato il premier in una lettera che non lo avrebbe fatto, causa forti perplessità su un intervento fatto in questi termini e tramite decreto legge nonché non indifferenti riserve sulla costituzionalità del decreto.
Napolitano non firma, dunque. Perché c’è una sentenza passata in giudicato. Una sentenza della Suprema Corte di Cassazione. Silvio non ci sta. Produce anche una serie di frasi che non stiamo qui a ripetere per rispetto ad Eluana. Il ruolo della Chiesa Cattolica in questa vicenda è forte.
Se il decreto non s’ha da fare, Berlusconi si rimbocca le maniche, cavalcando l’onda emotiva, che è un vero e proprio tsunami. Il consiglio dei ministri, nello stesso giorno, approva un disegno di legge con gli stessi contenuti del decreto rifiutato in precedenza. Silvio promette che in tre giorni farà passare quella legge. Il disegno di legge è stato trasmesso al Senato che avrebbe dovuto discuterne in sessione straordinaria (il lunedì Palazzo Madama è chiuso) oggi.
A cambiare le carte in tavola ci pensa Eluana stessa. La sera del 9 febbraio 2009, alle ore 20.10, dopo 17 anni e quasi un mese, Eluana Englaro smette di respirare.
Due giorni prima si era diffusa la notizia che “per la gravità della situazione” sarebbe stato modificato il protocollo: sarebbe, insomma, stata anticipata la sospensione totale dell’idratazione e dell’alimentazione. Gli avvocati degli Englaro precisano poi che, semplicemente, ci sono due protocolli: il primo era stato preparato all’epoca dell’eventualità di accoglienza da parte della casa di cura Città di Udine, che si era resa disponibile a dicembre e aveva poi ritirato la disponibilità. Il secondo protocollo, quello poi seguito alla clinica La Quiete dove eEluana è morta, è diverso rispetto al primo e non ha previsto modifiche.
Una situazione (inizialmente) non chiara che diverrà il cavallo di battaglia del Sottosegretario Roccella, che non fa altro che ripetere che “ognuno deve prendersi le proprie responsabilità. C’era chi poteva impedire la morte di Eluana e non l’ha fatto”.
Arriva il cordoglio di Napolitano, che parla di silenzio. E l’autopsia chiarirà.
Dopo che la seduta del Senato è stata sospesa, dopo la bagarre, dopo tutto… Arriva anche, immancabile, la voce di Maurizio Gasparri. Che davanti alle telecamere dice:
E’ un caso di eutanasia. Su questa vicenda peseranno per sempre le firme messe e quelle non messe
Anna Finocchiaro parla di un chiaro riferimento. Che, in verità, non è difficile non vedere, a Giorgio Napolitano che non ha firmato il decreto. Dopo un’ora lo stesso Capo dello Stato chiede silenzio e rispetto per la tragedia di Eluana e della sua famiglia. Nada. Non può chiederci di stare zitti replica Maurizio Gasparri.
Il rispetto per la massima autorità dello Stato dovrebbe animare chiunque, in particolar modo il presidente del gruppo di maggioranza al Senato
Sono una persona responsabile che rispetta dalla più alta istituzione all’ultimo cittadino su un letto di ospedale
CHIESA + CRISTIANA ANTICA + CATTOLICA E + APOSTOLICA
CENTRO STUDI TEOLOGICI di MILANO
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EDITORIALE
dalla RIVISTA di Teologia
ECCLESIA DEI
Milano, 9 gennaio 2009
anticipazione alla stampa:
ELUANA ENGLARO : CHI DIFENDE LA VITA PER IMPORRE UN DIO SENZA UMANITA’ NE’ PIETAS
Ci siamo astenuti dal parlare sul caso di Eluana Englaro (e del suo papà Peppino) per mesi e mesi…
lo abbiamo fatto per scelta meditata, dato che tutti parlavano spesso a vanvera… e abbiamo taciuto perchè le parole ci si paralizzavano in mente ogni volta che tentavamo di scriverle, anche per quel senso del tremendo che ci pervadeva…
li abbiamo visti, (uso il plurale perchè mi sembra di vedere anche la ragazza Eluana accanto al padre che cerca risposte ad una medicina che ha rischiato e rischia di divenire sempre più disumana…) salire una china, come fosse un calvario infinito, inerpicarsi nei meandri dei tribunali, delle corti di appello e delle supreme corti di cassazione, con addosso anche fisicamente ministri e sottosegretari, che esternavano, commentavano, intimavano e redarguivano, ed in ultimo anche il presidente del consiglio sceso in campo more solito con la sua consueta finezza dell’elefante in una cristalleria.
Poi abbiamo visto e udito anche cardinali e vescovi (questi non mancano mai in questo Paese….)
che predicavano rispetto e non ne portavano affatto, dentro omelie fumose sull’amore, una pletora di buoni sentimenti che però non cambiava la sostanza delle cose:
una ragazza giace da oltre 17 anni in un letto inferma totalmente, senza pressochè alcun segno di vita (non la vita biologica tout court, cioè quella puramente vegetativa, che non è certamente la “vita” come noi la intendiamo nell’accezione più semplice e comune dove una persona sente, parla, ama, vede, gioisce, soffre, si relaziona al mondo circostante e alle altre persone, o se non vede e non sente, nè cammina o altro è comunque partecipe al sè e al resto del mondo…)
Eluana è una morta tenuta in vita da un macchinario che le propina ogni giorno la sua dose quotidiana per poter sopravvivere, meglio sopramorire, all’indefinito, mentre il suo corpo va in disfacimento e la sua psiche e la sua anima sono morte dentro un involucro sordo…
Tenuta non in vita ma in morte dilazionata, fatta perpetuare a se stessa nel tempo, obbligata, senza alcuna sua volontà esprimibile o contro ogni sua volontà a suo tempo espressa, a sussistere senza speranza nè di ritornare all’antica vita vita, vera e vitale, nè di sfuggire alla ineludibile morte che sarà comunque la fine della vicenda.
Sospesa tra una agonia continua e l’ultimo respiro, con un tubo o una sonda nel tratto digerente che alimenta il corpo privo della volontà e della forza per vivere…
Tutto questo inutile calvario, molti dei nostri politici, o metre a penser del rien, la chiamano vita da difendere…
e sono anche cristiani e cattolici, e certificano in tal modo la loro assenza di speranza e di fede nella vita “del mondo che verrà” , come recita il loro stesso Credo, dato che danno per certo che il corpo di Eluana tragicamente finirà sotto terra e non avrà posto in cielo quel che rimane di lei, l’essenza più alta, secondo la fede stessa della Chiesa, tramandataci dagli apostoli di Cristo.
Una domanda non sorge forse alle anticamere delle menti degli intelligentoni e sostenitori dell’obbligo a sussistere comunque, senza se e senza ma: cosa ne sarebbe stato di questa ragazza se soltanto fosse nata in tempi in cui certi macchinari complessi per l’alimentazione coatta non fossero esistiti.
Sarebbe morta, in modo naturale, dopo poco tempo, risparmiando anche un calvario disumano a sè e ai suoi cari che non l’hanno mai abbandonata…
Ed è ben significativo il nuovo oscurantismo tutto cattolico e tutto vaticano, paladino sempre del diritto a nascere e vivere e difensore della vita, che mentre proibisce le tecniche di supporto scientifiche e le metodiche sofisticate per permettere alle donne una procreazione assistita (dicono artificiale) in caso di grave e irreversibile sterilità, e quindi si oppone alla nascita di una nuova vita, vuole invece che altrettanto sofisticate macchine e ausili di supporto continuino a funzionare per tenere in vita una vita-morta.
Oppure dove ci si ostina con testardaggine degna di migliore causa a voler probire per legge la ricerca scientifica sulle cellule staminali anche embrionali, che porterebbero notevoli progressi in tanti campi medici della cura di malattie invalidanti e paralizzanti che conducono a degli stati di invalidità totali simili a quelli di Eluana o di Giorgio Welbi.
Non è per lo meno contraddittorio questo?
In realtà ascoltando la lezione storica dello psicoanalista Eric Fromm su questi temi non è del tutto così inconcepibile ciò che succede, infatti chi ha un’idea della vita come condanna da espiare per un peccato originale neppure compiuto dal soggetto, ma ereditato nefastamente dal progenitore antico, deve subire tutte le conseguenze di quel peccato giunto nel corpo stesso della natura e della natura umana.
Pertanto, secondo tale teologia sottesa e non dichiarata ma pervicace, l’uomo soffre dentro il quadro di una punizione divina arcaica, di fronte ad un Dio insensibile e impassibile al nostro dolore e alla nostra disperazione.
Solo la sofferenza e la morte di Cristo hanno un po’ mitigato questa originale condanna divina, poichè attraverso la sofferenza, secondo San Paolo, noi tutti “completiamo nel nostro corpo ciò che manca alla passione di Cristo”.
Pensare ancora oggi, dopo secoli di persecuzioni e violenze fatte anche dalle Chiese con tante vittime inermi ed innocenti seminate nel percorso della storia del cristianesimo, che alla passione di Cristo manchi qualcosa, e che si debba ancora soffrire perchè venga tacitata e sopita una specie di castigo e una sete di vendetta del Padre Eterno, è a dir poco sconvolgente e scandaloso, per chi vede invece in Gesù colui che curando e guarendo i malati dice ai sofferenti del suo tempo : “venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi darò ristoro… poichè il mio giogo è leggero e il mio peso è soave!”
Che la Chiesa cattolica romana di oggi pensi invece di indicarci un Dio impassibile e un Cristo che sta fuori dalla storia sul trono a guardare come un pantocrator privo di cuore, crediamo che sia quasi blasfemo…
Eluana, credente o non credente, ha diritto ad una morte umana?
Eluana, per chi crede, può tornare finalmente da questa vita ingrata e ingiustamente crudele e dura con lei, finalmente nelle braccia del Padre celeste?
Chi di noi può obbligarla ancora a stare in un letto come su di una croce, dopo che Cristo vi è rimasto soltanto per tre ore, dalla sesta ora alla nona?… quando ha gridato “tutto è compiuto?”
Non si può dire di amare la vita, soltano quella in astratto, che non si incarna nei corpi e nelle persone che ci sono accanto, facendo finta di non vedere lo strazio infinito…
La vita è incarnata in questo limite, la sua finitudine, e questo limite la limita anche nel dolore: non è un omicidio o una eutanasia, togliere un macchinario (quand’anche di alimentazione e idratazione) che fa’ perdurare il male e la sofferenza di vivere non vivendo, per il solo scopo di persistere comunque: una vita di oscurità buia dove non vi è un solo barlume di luce.
Amare la vita non è costringere in un letto di immobilità una ragazza che ormai non ha altro di buono che poter lasciare questa infelice terra.
Il Padre di Eluana non vuole che il Papa e la Chiesa di Roma gli impongano i loro valori, il loro modo di intendere la vita e la morte, il loro modo di vivere e di morire…
Il Padre di Eluana non vuole essere costretto a fare ciò che la sua coscienza, maturata in 17 anni di dolore inascoltato, ha ormai deciso…
La Chiesa che crede in Dio non sa perchè Dio lasci un corpo senza vita legato per anni in un letto senza speranza…
Se non sa perchè Dio permette questo, se per questa categoria di tragedie e di drammi essa usa il termine (forse abusato) di mistero, non può almeno di fronte al mistero, come dicevano le Chiese orientali, astenersi dal
suo perentorio ed apodittico giudizio?
Non sarebbe anche questa una scelta ed una testimonianza di carità fraterna e di amore cristiano?…
I Teologi del
CENTRO STUDI TEOLOGICI di MILANO
+ Giovanni Climaco Mapelli
Arcivescovo Primate
della Chiesa Cristiana Antica Cattolica e Apostolica
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a me dispiace molto per questa donna xò credo ke andondosene abbia dato una buona lezione di vita a tutti…trovo davvero buffa la scelta di mediaset di mandare in onda un programma ke qll sera nn poteva davvero dare nnt alla tv “persino striscia la notizia e stato piu cristiano” finendo il programma senza sigla…mando un grosso bacio ad eluana englaro e ke la sua morte nn sia stata invana!!!
Perchè?
infondo che fastidio li dava al padre tenerla lì in un letto? in un letto o in una tomba a lui nn faceva alcuna differenza, quella ragazza prima o poi sarebbe morta, perchè accelerare le cose? una vita è sempre una vita.
lei chiedeva solo da mangiare e da bere. perchè non dargli cibo e acqua? io non riesco a trovare risposta, e questo mi da letteralmente sui nervi.. spero che lassù ci sia qualcuno che le voglia davvero bene.
Una risposta a lida:
il padre lo ha fatto perchè lei,quando sentiva notizie simili alla sua,diceva che se era al posto loro avrebbe preferito morire ed il padre la ha accontantata.
Ciao Eluana@ linda:
“Fastidio”. Vedi in un letto la creatura a cui hai dato la vita. Che da te è nata. Che tu hai messo al mondo. Che è carne, sangue, vita. La vedi ferma, immobile, “vegetale” per 17 anni. Non uno, due, tre. 17. Vedi il suo corpo che cambia per ragioni non dipendenti dalla vita. Per ragioni che non sono più vita, ma lento marcire. Senza speranza di tornare indietro. Che “fastidio”, chiedi? Non è esattamente il termine corretto, a mio parere.