El Pais, le foto di Villa Certosa

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El Pais, Berlusconi querela il giornale. Il quotidiano spagnolo pubblica le foto di Volla Certosa. A voi il link e nessun commento.

14 commenti su “El Pais, le foto di Villa Certosa”

  1. L’unica domanda di Repubblica
    Scritto da Barbara Di Salvo

    Odiate o no Berlusconi?
    Per l’ennesima volta ci ritroviamo in un’elezione a rispondere a questa domanda. Che barba, che noia.
    Complice il fatto che delle elezioni europee non frega niente a nessuno, la solita Repubblica delle cantonate elettorali ci costringe all’ennesimo referendum su Berlusconi. Non pensavo di votarlo, so bene che rinuncerà al seggio, ma se tutto si riduce a questo non ho alternative.
    A noi, povero popolo bue, tocca risbattere il concetto di democrazia in faccia a chi ci vuole impedire di farci governare da chi ci pare e piace.
    Perché alla fin fine tutto si riduce a questo. Non votiamo per le Europee, ma perché Repubblica non riesce ad accettare la disfatta del 2008 e pretende la rivincita.
    Non che abbiamo nel frattempo trovato soluzioni alternative, che ci prospettino una linea politica, che tentino anche solo di proporci provvedimenti validi che il governo dovrebbe assumere. E dire che ce ne sarebbero di riforme da fare in questo Paese disgraziato.
    La linea di Repubblica è sempre e solo una, ormai da 15 anni: noi elettori siamo stupidi, ignoranti, abbagliati dai lustrini, inebetiti e non capiamo niente di politica. Loro, le migliori menti della nostra storia, vogliono educarci, mostrarci la retta via e proprio non si capacitano della nostra dabbenaggine.
    Ecco perché io, dall’alto della mia ignoranza, non posso far altro che entrare in cabina e urlare, di nuovo, per l’ennesima volta, forte e chiaro: il voto è mio e me lo gestisco io.
    http://www.barbaradi.splinder.com

  2. Pd e astensionismo
    Le “divisioni” de “La Repubblica”
    Giampaolo Pansa ha sostenuto che il vero vincitore morale delle elezioni del prossimo fine settimana è il quotidiano di Carlo De Benedetti diretto da Ezio Mauro. Non solo perché è il giornale che, costringendo Dario Franceschini ad incardinare la campagna elettorale del Pd sul gossip, ha imposto a tutte le forze politiche il pettegolezzo sul Premier come il solo ed unico argomento del dibattito politico nazionale. Ma perché comportandosi in questo modo e sfruttando alla grande lo spunto dato dall’annuncio di divorzio di Veronica Lario, ha aumentato le vendite e riconquistato la quota di mercato editoriale che negli ultimi tempi era stata pericolosamente erosa dalla crisi generale della carta stampata. Pansa ha sicuramente ragione. Qualunque possa essere l’esito del voto, “La Repubblica” è destinata ad uscire comunque vincitrice dalla tornata elettorale. Ma quali possono essere gli effetti politici ed editoriali di questa indiscutibile vittoria? Il primo interrogativo apre un capitolo di estremo interesse su due questioni specifiche. Quanti voti muove e sposta il giornale di De Benedetti? Ovvero, quante “divisioni elettorali” ha Ezio Mauro? E, come seconda questione specifica, dove si andranno a collocare queste “divisioni”? Accanto al Partito Democratico oppure a fianco dell’Italia dei Valori e delle liste dell’ultrasinistra? In apparenza la risposta al primo quesito dovrebbe venire dai dati di vendita e di lettura del “giornale-partito” debenedettiano. Nella realtà le cifre forniscono un dato che va inquadrato all’interno dei confini della sinistra.

    I lettori de “La Repubblica” non sono distribuiti tra i diversi partiti dell’intero arco politico nazionale. Sono attestati tutti e senza alcuna eccezione all’interno della sinistra. Il giornale di Mauro, in altri termini, non sposta un voto tra centro destra e centro sinistra. Non provoca una sola defezione nello schieramento guidato da Silvio Berlusconi (anzi, tende a motivarlo e a ricompattarlo) ma opera esclusivamente all’interno dello schieramento della sinistra.

    Gli effetti sull’area dell’opposizione delle manovre portate avanti dalle “divisioni” de “La Repubblica si potranno conoscere con esattezza solo lunedì prossimo. Ma se Pansa ha ragione nel sostenere che il giornale ha imposto la propria linea a Franceschini, ne deriva automaticamente che il Pd ha dato l’impressione di non aver avuto né la forza né la capacità necessarie ad elaborare una propria linea autonoma. E la circostanza difficilmente può avere come conseguenza la decisione in massa dei lettori de ”La Repubblica“ di votare in favore del Partito Democratico. Come può il militante ideologizzato che s’identifica con un quotidiano dalla fortissima identità dare fiducia ad un partito che ha una identità ed una personalità talmente tenui e sbiadite da farsi dettare la linea da una redazione giornalistica? Più facile, allora, prevedere che l’azione de ”La Repubblica“ provocherà uno spostamento di voti all’interno della sinistra. In primo luogo dal Pd all’Italia dei Valori. In secondo luogo dallo stesso Pd e dagli altri partiti minori della sinistra, che difficilmente sembrano in grado di superare il quorum del 4 per cento, al partito dell’astensione. Tutto lascia credere, dunque, che il vincitore morale finirà con il favorire il successo materiale di Berlusconi e la sconfitta reale della sinistra. Con effetti duraturi sui dati di vendita de ”La Repubblica“ e delle altre testate del gruppo? Anche su questo punto i dubbi non mancano. Per un giornale che fonda il proprio successo sul prestigio e la credibilità il gossip può avere l’effetto del doping su un qualsiasi atleta. A breve ne aumenta il rendimento. Nei tempi medi e lunghi, però, ne accelera il declino.

    Arturo Diaconale

  3. Il Lodo Repubblica

    Il pastore che gridava al lupo al lupo finì col perdere credibilità e gregge. Repubblica e soci che, da quindici anni in qua, gridano dai loro giornali che la vita degli italiani è in pericolo, minacciata dal lupo Berlusconi, hanno finito per diventare il vero lodo che rende sempre più immune e inattaccabile Silvio Berlusconi. Si chiamino D’Avanzo o Travaglio, sono state tante e tali le volte in cui il premier è stato assolto dalle loro accuse che la gente si è stancata di prenderli sul serio e, ciò che è più grave, non darà loro ascolto neppure quando il lupo si appaleserà realmente.
    Lunedì prossimo si avrà assoluta contezza di quanti elettori si saranno lasciati sedurre dalle grida allarmate provenienti dalle solite redazioni e dalle solite segreterie di partito; forse il tre o quattro percento di loro negherà il voto al Pdl e questo potrebbe salvare il Pd dal disastro annunciato.
    Si dice che la campagna moralista che ha varcato anche i confini nazionali servirà a disgustare il voto cattolico, dirottandolo verso gli ex margheritini nel Pd o verso il non voto. C’è da chiedersi però se il gioco vale la candela, se cioè meriti la pena riaccendere i riflettori sull’Italia, causandole danni enormi, solo per compiacere i soliti anti italiani e alimentare il loro disprezzo verso questa “povera nazione di imbecilli, sudditi dell’imperatore satiro e corrotto”, il tutto per un pugno di voti.
    Questa mattina ci sarebbe stato un motivo di forte contrarietà nei confronti del presidente del consiglio a causa della frase infelice su Milano invasa dagli africani, perché non è codesto il modo corretto di esprimersi di un capo di governo; ma poi sono arrivate le foto rubate da Zappadu, sequestrate in Italia e quindi consegnate agli spagnoli che le hanno lanciate nel web con una tempistica cronometrica.
    Questi scatti ritraggono persone in una situazione di vulnerabilità, inconsapevoli della presenza a distanza di un vojer di professione, violentate nella propria privacy, mentre nude o seminude stanno ai bordi di una vasca di foggia particolare, in un ambiente riservato.
    Dov’è lo scandalo? Dov’è il reato? Senza dubbio nell’uso improprio che si sta facendo di queste immagini.
    Se nessun cittadino sarà più padrone di girare come gli pare in casa propria e di ospitare chiunque gli parrà, offrendogli ciò che i suoi mezzi gli permettono, compresa la libertà di mettersi a proprio agio come e dove gli pare, allora lo si dica e il Travaglio-Savonarola detti i nuovi codici morali di comportamento da osservare nell’intimità casalinga e non manchi di stilare anche le sanzioni per chi non vi si attenesse, e poi organizzi squadre di fotografi con teleobiettivi per sorprendere i mascalzoni desnudi tra le pareti domestiche, nei loro giardini protetti da recinzioni o in un gommone o barca al largo.
    Prendere il sole nudi è un piacere che accomuna donne e uomini di ogni strato sociale.
    E’ arcinoto quanto siano diffusi campeggi o spiagge private dove è severamente vietato (guarda caso) entrare con macchine fotografiche e dove si rifugiano naturisti di ogni ceto e di ogni credo e professione.
    La sinistra ha sempre considerato queste attitudini una prova dell’evoluzione del costume, un’espressione innata di libertà e i suoi detrattori e censori sono sempre stati messi alla berlina.
    Che strani rigurgiti moralistici si riservano ai “nemici”, magari di ritorno da una gita in barca, trascorsa al sole completamente nudi.

    Da: http://www.perlascandinava.wordpress.com

  4. La sinistra è ormai senza faccia Non è solo il gossip ad aver contrassegnato la campagna elettorale per le europee che si chiude oggi. E’ anche la contrapposizione tra il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi alla guida di una coalizione di governo unita ed una opposizione divisa in tante fazioni e caratterizzata dall’assenza di un personaggio di spicco in grado di fare da collante all’antiberlusconismo . E il Cavaliere ringrazia…

  5. La posta in gioco
    Scritto da Fabio Raja (alias lupodellasteppa)

    A partire dal ciclone di “mani pulite”, la sinistra italiana ha maturato poche ma salde convinzioni.
    La prima è che essa non è, e probabilmente mai lo sarà, maggioranza nel paese.
    Per superare questo handicap, i partiti di sinistra dettero vita alla “grossa coalizione” che cercò di unire il possibile e l’improbabile: dai vetero-comunisti ai liberali, dai radicali laicisti ai cattolici fondamentalisti, dai trotzkisti ai riformisti, da Di Pietro a Mastella. Scoprirono di poter vincere le elezioni, anche se di strettissima misura, ma di non poter governare il paese. I disastri, d’immagine e sostanza, del Governo Prodi e la caduta verticale del consenso all’interno del loro stesso elettorato, li convinsero ad accelerare sul progetto dell’unificazione per dar vita al Partito Democratico.
    Spente le luci su quel mirabolante spot pubblicitario che fu dell’incoronamento di Veltroni, il buon Walter, si rese conto che, con Prodi premier, la sua leadership non aveva significato e, parallelamente, senza una “discontinuità” nell’azione del Governo, lo stesso PD sarebbe rapidamente finito nel novero delle cose inutili. Da qui la famosa “vocazione maggioritaria”, vero e proprio colpo di pistola alla nuca di Romano Prodi e del suo governo.
    Veltroni auspicava un governo di transizione (ricordate il famoso governo Marini che doveva fare la riforma del sistema elettorale, senza la quale il paese sarebbe precipitato nell’ingovernabilità e nel caos?) per prender tempo e far sbiadire il ricordo del Governo dell’Ulivo.
    Ma il giochetto non riuscì e, costretto a misurarsi nelle urne con il centrodestra, il PD sperò che Casini potesse sottrarre qualche voto al Cavaliere e soprattutto si augurò che la rottura consumata con l’estrema sinistra potesse consentirgli di pescare voti tra quei moderati non del tutto entusiasti delle gesta del Cavaliere.
    Il risultato delle politiche del 2008, e soprattutto quello delle successive amministrative, hanno regalato al centrosinistra la seconda certezza: fino a che Berlusconi sarà in sella, il PD non può sperare nel voto dei moderati ed anzi deve cercare di arginare la fuga delle classi popolari verso il centrodestra.
    Queste due certezze hanno tolto ogni residua illusione di tornare a governare il paese nei prossimi anni e costretto il PD a giocare sulla difensiva per cercare di limitare i danni e, soprattutto, non perdere il controllo delle amministrazioni locali che attraverso le varie società partecipate, fondazioni e sanità, rappresentano il cardine del sistema clientelare e d’affari, vera spina dorsale del potere della sinistra sul territorio.
    Il Presidente Napolitano si è lamentato dell’asprezza della campagna elettorale, Berlusconi denuncia aggressioni alla vita privata e imbarbarimento della lotta politica, ma la posta in gioco è altissima: è la sopravvivenza dell’apparato clientelare, del blocco d’interessi affaristici e di potere della sinistra. Vi sono parti del territorio della Repubblica amministrate da decenni dalla sinistra, non perché (o almeno non solo perché) ben governate, ma a causa dell’esistenza di un blocco di interessi così complesso, articolato e diffuso, da rendere la qualità della democrazia in quelle parti d’Italia, direbbe Franceschini, veramente scadente. Valga per tutte l’esempio della Campania e del Comune di Napoli, dove nonostante un fallimento di proporzioni drammatiche, la sinistra ha potuto governare per decenni.
    Il vero test per la sinistra saranno non i risultati del Parlamento Europeo, ma il numero delle amministrazioni locali che riuscirà a conservare: su queste si gioca il futuro non solo del PD, ma di quel che resta della sinistra italiana.

  6. CHE SQUALLORE LA SINISTRA !!!!! QUESTA NON é DIALETTICA POLITICA E’ PURA OFFESA DELLA DIGNITA’ UMANA.
    LEGGETE GIUSTO PER CAPIRE QUANTO LA SINISTRA SIA CADUTA IN BASSO :
    Roma, 6 giu. (Adnkronos) – “Avviso a tutte le minorenni: se vi telefona uno e dice che si chiama papi, avvertite subito i carabinieri”. E’ il testo del volantino firmato da Umberto Sereni, sindaco di centrosinistra di Barga, paesino in provincia di Lucca, diffuso con l’intestazione ‘Comune Informa’ e il simbolo di un ‘Comitato per la difesa della giovane’. L’iniziativa è destinata a suscitare polemiche in questi giorni di campagna elettorale, perché è evidente il riferimento al premier Silvio Berlusconi. Il sindaco Sereni, giunto alla scadenza del secondo mandato, conferma tutto, e si limita a dire: ”Il Comitato l’ho promosso, come ho fatto anche con altre iniziative, perché bisogna difendere la gioventu”’.
    Critica la consigliera regionale del Pdl, Giuliana Baudone: ”Non volevo crederci, quando me l’hanno fatto vedere, ma il volantino che il comune di Barga, firmato dal sindaco Sereni, che associa il nomignolo papi, chiaramente riferito a Berlusconi, a un avviso alle minorenni, è rivoltante – afferma la Baudone -. Un’amministrazione comunale che esce da dieci anni di governo e affida il volantino finale a una tale volgarità è un gesto che qualifica un atteggiamento, quello della sinistra che è incapace di proposte e lavora solo sulla denigrazione delle persone”.

  7. La questione è tutta qui: può uno nel guiardino di casa propria inviutare chi vuole, fare le feste che vuole, ospitare uomini o donne seminudi (il topples ormai è sulle spiagge pubbliche!) … insomma fare quel che vuole nelle mura di casa propria? Per me SI’! Per la sinistra che prima proclamava l’amore libero, ora NO! E perché? Perché ad ospitare donne in topples è Berlusconi! E dove sarebbe il reato? Quale legge ha violato Berlusconi? Ripeto che il seno nudo non fa più scandalo sulle spiagge, perché non può avvenire nella casa privata di un cittadino? Alle persone democratiche, laiche e civili non interessa nulla di cosa fa uno nel privato. Il premier va giudicato per come governa e basta … e ulrimamente la maggioranza dehgli italiani è con lui. Non vedo alternative democratiche alla libera elezione da parte della maggioranza, anche se citi Musoolini, dimmi tu quale alternativa democartica ci sarebbe al posto del rispetto della volòontà della maggioranza! Smettetela di fare Gossip! Berlisconi sia trattato come tutti gli altri e si faccia i cavoli suoi in casa propria! W la libertà che qui in Italia esiste eccome, altro che regime, infattio potete sparare cavolate sul premie quando volete e la stampa estera (di cui gli italiani che ragionano con la propria testa si fanno un baffo) può strillare fin che vuole: siamo in italia, il voto è libero e votiamo chi pare a noi!

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