Berlino, quel muro lontano



Sono appena tornata da Berlino. Chissenefrega, direte giustamente. E’ che è una città così strana.


Berliner Mauer. E’ così strano vedere come questa città porta la sua storia. I berlinesi sono strani. Camminano tranquilli e sereni, verso i loro obiettivi della giornata, rigoroso look anni ’80 con tanto di capello bicolore.


I ragazzi dello zoo di Berlino e Christiane F. erano qui.


Ma Berlino è una città cui manca qualcosa, perché tanto ha, ha visto ed è stato. Il Muro. L’ho cercato – l’avevo già fatto, anni fa – per tutta la città. Il Muro è… in alcuni punti abbandonato. Lasciato a se stesso. Il monumento commemorativo è una pietra in un cimitero, davanti ad uno spezzone ancora in piedi del Berliner Mauer. In mezzo all’erba del cimitero altre lastre di muro sono lasciate lì, abbandonate, mangiate dal tempo e dall’erbaccia.


Perché? Non credo sia per incuria. Né solo per la volontà di dimenticare. Dopo la guerra, metà della città era distrutta. Non c’era più. Non esisteva. Sarò troppo impressionabile, dall’alto del mio borghese punto di vista di nata dopo. Non ho vissuto. Ma guardare la gente camminare per le strade di Berlino, e pensare che tra un anno, il 9 novembre, quel Muro sarà caduto da venti anni… A me fa uno strano effetto.


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