Bangkok e la solita storia

Quando si leggono un certo genere di notizie, che spesso e volentieri arrivano dai paesi asiatici oppure dai paesi africani, mi verrebbe voglia di preparare un bel documento sempre uguale dove cambiare solamente il nome dello stato, quello della conseguente capitale e quindi il nome del reggente. La motivazione quella no, perchè quando si parla di nuovi governi la motivazione dei problemi può essere una soltanto: broglio elettorale.


Cosi ci ritroviamo a parlare dell’ennesima situazione di crisi causata dall’incapacità di controllo della situazione pubblica. Anche in Italia, durante le elezioni che videro vincente il governo Prodi, in molti del centro-destra parlarono di un conteggio sbagliato e di uno pseudo-broglio. Questione di piccoli numeri, che portarono il dibattito avanti di qualche mese, sempre in maniera verbale.

Cosi non è in molti altri stati che faticano ad emergere, cosi non è stato in Thailandia dove, non sarà il primo e non sarà l’ultimo, ci è scappato anche il morto. Un decesso che ha costretto il primo ministro Samak Sundaravej a dichiarare lo stato di emergenza nel paese, un paese che da 100 giorni afferma di essere in mano ad una persona che ha conquistato il potere in maniera illegale, ma che nonostante questo non fa nulla per fermare gli scontri.

L’ennesima vita sacrificata per la politica ha portato ad un risultato da dittatura: controllo militare dello stato con divieto di assembramenti con più di 5 persone, divieto della libertà di stampa capace di minare la sicurezza pubblica. E’ forse questo il modo corretto di fermare la situazione ormai già al tracollo da mesi? Non credo proprio.

Eppur mi chiedo, ma risulta cosi complicato da parte delle organizzazioni internazionali andare a visionare e a controllare le elezioni in stati che, nonostante si definiscano delle democrazie, ancora faticano a mostrarne l’identità? Basterebbe una presenza, anche una sola persona per intimorire i presunti imbroglioni, vogliosi solo di una poltrona per avere il potere da loro tanto desiderato.

Magari non sarebbe stato il caso della Thailandia, ma se ci si fosse pensato oggi non ci troveremmo a scrivere di Bangkok e della solita storia di violenza e di brogli.

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