Camera istituisce Osservatorio su xenofobia e razzismo

cameraXenofobia e razzismo. L’Italia cerca di arginare i pregiudizi, istituendo un “Osservatorio sui fenomeni di xenofobia e razzismo diretto alla sensibilizzazione su tali tematiche, al monitoraggio e alla valorizzazione delle attività svolte in materia da organismi pubblici e privati”. L’ha comunicato la Presidenza della Camera dei deputati in una nota dell’ufficio stampa, in cui viene precisato:

L’Osservatorio che si è riunito per la prima volta questa mattina a Montecitorio, si compone pariteticamente di otto deputati, scelti dalla Presidenza sulla base delle esperienze già acquisite sulla materia, con riferimento ai diversi profili in cui essa potrà articolarsi, ed è coordinato dai Vicepresidenti della Camera Rosy Bindi e Maurizio Lupi, nella qualità di Presidenti, rispettivamente, del Comitato di vigilanza sull’attività di documentazione e del Comitato per la comunicazione e l’informazione esterna.

Fascist legacy (repetita iuvant)

Il seguente documentario, firmato BBC, è invero un pò datato (1989). Eppure noi, gli italiani, non lo abbiamo mai potuto vedere. D’altro canto nel nostro bel paese – come dimostrano le recenti dichiarazioni di eminenti politici prima e di illustri sconosciuti poi – a quanto pare non è mai troppo importato di capire che cosa abbia provocato il regime fascista. E il perchè, anche chi non ha combattuto sull’appennino tosco emiliano per evidenti ragioni anagrafiche in quei tragici anni, desidera dichiararsi fermamente antifascista.
Mica come Marcello Dell’Utri che alla storia della Resistenza vorrebbe dare una mano di vernice nera. Nè tantomeno come il nostro caro premier, che dice addirittura di non avere il tempo di rispondere alla domanda se anche lui si ispiri ai valori dell’antifascismo che, per inciso, sono quelli della Costituzione. E a forza di non avere tempo per pensarci, alle cose, ecco che ti ritrovi con la xenofobia assassina fuori dall’uscio di casa.
Tutti ci hanno messo bocca dicevamo, sulla polemica che da settimane coinvolge nostalgici, vecchi fasci ed illuminati reggenti delle nomenklature di centro destra. La spaccatura ci sembra tanto evidente quanto ingombrante. Non crediamo che il lavoro della BBC sia da solo in grado di chiarire le idee a chi evidentemente ha mostrato di averne poche e confuse, ma ugualmente ci auguriamo che possa trovare una sempre più larga diffusione allo scopo di veicolare quella che a noi, modestamente, appare una verità incontrovertibile: gli orrori del fascismo. Si aggiunga che il programma era stato comprato all’epoca da mamma Rai, che aveva deciso però di non trasmetterlo pubblicamente. La 7, nel 2004 mandò in onda alcuni stralci, poi stop, chiuso, buio. Dopo la visione delle cinque parti capirete quanto forse tutta questa prolusione sia stata addirittura inutile.
Buona visione, si fa per dire.

A proposito del reato di clandestinità

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Con una dichiarazione ufficiale alla stampa estera riunita nella conferenza stampa congiunta con il presidente francese Nicholas Sarkozy, Berlusconi fa l’ennesima retromarcia sul cosiddetto pacchetto sicurezza. Dopo gli annunci seguiti alle promesse elettorali e l’appoggio silenzioso al partito della xenofobia, il Cavaliere ha parlato ieri di clandestinità come “aggravante” e non già come reato a sé stante.
Come era prevedibile, dopo lo scorporo – diciamo così – della spinosa questione dal decreto legge emanato nel primo Consiglio dei ministri, e la decisione di trattare la materia in un disegno di legge separato, i giuristi del Popolo delle libertà hanno gettato la spugna. Il reato di clandestinità non s’ha da fare. Bene, bravi, bis. Incerti del mestiere. Questa cosa dell’emergenza sicurezza funziona, altrochè se funziona devono avere detto dalle parti di Arcore. Si sono fatti prendere la mano. E una boutade di pura propaganda elettorale è diventata qualcosa di più grosso. Una sorta di esperimento di viral marketing sfuggito al controllo di chi lo ha partorito.
Sull’ipotesi di istituire il reato di clandestinità, tanto caro alla Lega, si erano pronunciati tutti. Onu, Unione Europea, capi di stato e ministri dell’Interno di mezza Europa. Il coro unanime di no, come sempre, sembrava non aver turbato il manovratore italiano che ha continuato a spargere sale sulla ferita emergenza sicurezza – da lui stessa aperta a mio avviso – fino al dietrofront di cui sopra. Ma aldilà della ragioni della politica, spesso incomprensibili a chi sta fuori dal Palazzo, vi sono le ragioni giuridiche ad abbattere qualsivoglia progetto di legge in materia di clandestinità.
Il procuratore aggiunto di Torino, Bruno Tinti, ha illustrato analiticamente alcuni passaggi essenziali del disegno di legge per dimostrare cosa succederebbe nella prassi se fosse introdotto nel nostro codice penale il reato di clandestinità.

Amnesty International: l’Italia s’è desta. Razzista

Già non era dignitoso essere su basse performance nelle classifiche delle principali organizzazioni internazionali in difesa della libertà di espressione e stampa. Ora sbuca fuori anche il razzismo.
Paolo Pobbiati, Presidente Amnesty International:

Ogni anno facciamo questo rapporto. Il 2008 è anno particolare: cade il 60esimo anniversario della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino. L’idea, allora, era quella di buttarsi alle spalle tutta una seria di orrori. In 60 anni sono stati fatti dei progressi: per noi, altamente insufficienti. Chiamiamo in causa soprattutto i Governi, la Comunità internazionale, gli Stati. I paesi più potenti a livello internazionale. Fanno scuola. Stati Uniti, Unione Europea, Cina, Russa. Stati Uniti: Guantanamo, la tortura che loro non chiamano tortura, le deportazioni. C’è un’erosione del sistema dei diritti umani. La tortura: gli Stati Uniti la definiscono in maniera diversa. E questo abbassa gli standard in tutto il mondo.

Un corposo capitolo del suddetto rapporto Amnesty, il rapporto annuale sui Diritti umani, parla… dell’Italia.