Primarie USA: Clinton – Obama è “No Holds Barred”

La politica non è l’unico argomento che seguo nella mia vita, ma come potete ben capire, osservando la mia costante presenza sul lato “Primarie made in USA”, sono un ragazzo particolarmente appassionato del mondo d’oltre oceano e, come si può ben comprendere, non solo della politica e della cultura, ma ovviamente anche dello sport.

Lo sport a stelle e strisce è ai miei occhi, qualcosa di fenomenale. Non è facile descriverlo. Un evento sportivo non porta con se la mera competizione agonistica, ma anche tutta una mentalità che vi sta alle spalle che coinvolge lo spettatore dall’inizio alla fine. Secondo me lo sport americano o si ama o si odia.

Ora vi faccio un esempio molto semplice, che vuole essere sia una proposta che allo stesso tempo una mia provocazione. Torniamo indietro di qualche giorno quando ancora non sapevamo che il buon “fantino” avrebbe vinto le elezioni, decidiamo di ritornare a sabato sera, ore 20.30, magari a Torino, dove nello scenario dell’Olimpico si svolgeva Juventus – Milan. E come apri-serata un bel faccia a faccia elettorale tra uno juventino e un milanista, diciamo due persone che erano in viaggio particolarmente in quei giorni, lo juventino “piddino” Veltroni e il milanista per eccellenza, Silvio “The Winner” Berlusconi.

Primarie USA: Obama il post-comunista

Se nel nostro bel paese le elezioni sono ufficialmente concluse ed hanno visto vincente il lato “basso” della politica italiana (basso proprio in altezza, e non so se ci capiamo), negli Stati Uniti la lotta è ancora accesa e per Obama sembrano aprirsi scenari che potrebbero compromettere sempre più la sua candidatura.

Quale potrebbe essere la peggior piaga per un candidato nel paese più potente del mondo è semplice: essere accusato di essere degli altri, di essere di quelli “contro”, insomma di essere un comunista. Poi soprattutto vedendo anche i risultati ottenuti in Italia dai seguaci di Marx in questo momento, spero per Obama che questo scenario si chiuda il più presto possibile.

Se poi queste parole escono dalla bocca del senatore Joe Libermann, che conosce Barack Obama da molto tempo, allora c’è veramente molto di cui preoccuparsi.

Legge 459 del 27 dicembre 2001, ovvero Legge Tremaglia

Tremaglia
Legge 27 dicembre 2001, n. 459. Norme per l’ esercizio del diritto di voto dei cittadini italiani residenti all’ estero . La legge è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 4 del 5 gennaio 2002. Legge contraddittoria, per i suoi effetti, per l’attuale ricezione delle forze politiche – trasversalmente, è unanime la consapevolezza che, quantomeno tecnicamente, vada cambiata. L’opinione pubblica italiana si è accorta della sua esistenza solo nel 2006, primo anno in cui ha avuto modo di essere posta in essere.
Anno 2006: gli italiani scoprono che a decidere la vittoria del centro sinistra al senato sono stati i senatori eletti all’estero. Ed è quanto meno anomalo, bisogna ammetterlo. Per quanto la causa principale del fenomeno sia da rinvenire nel Porcellum, e non nella Tremaglia di per sè.
La 459/2001 ha però portato al paradosso di vedere il centro destra delegittimare in ogni modo la suddetta vittoria di due anni fa. Rosicchiata, risicata dal centro sinistra, che forse neppure se l’aspettava. Il centrodestra ha cominciato a criticare, mettere in dubbio, appunto delegittimare il voto all’estero degli italiani, per l’effetto avuto. Peccato che la legge abbia un chiaro stampo e un’ispirazione chiaramente di destra, e il suo creatore sia proprio Mirko Tremaglia.

Primarie USA: Obama e il popolo delle “small-town”

Il 22 aprile si avvicina. Una giornata fondamentale per la corsa democratica verso la Casa Bianca, perchè sarà l’ennesima tappa delle primarie che decreteranno il candidato democratico alle presidenziali.

I dati attualmente vedono in vantaggio Barack Obama che ha conquistato 1638 delegati contro i 1502 della Clinton. Per poter vincere la nomination saranno necessari 2025 delegati.

E’ancora parecchia la strada da fare, se poi lungo questa strada ci si impegna a favorire anche i propri avversari, il tragitto diviene ulteriormente tortuoso, reso tale dal fondo che si è sconnesso a causa nostra.

Primarie USA: Il destino di Randy Rhodes

E noi ci lamentiamo di Michele Santoro o di Daniele Luttazzi. O meglio non siamo noi a lamentarci, ma i politici, che li definiscono, forse con troppa smania, dei presentatori troppo di parte.

Andare in certi programmi per molti politici risulta, a loro modo di vedere, sfavorevole proprio perchè, se si tratta di essere “scomodi” agli occhi del presentatore, questo farà di tutto, dalle domande agli atteggiamenti, per far innervosire l’esponente politico di turno.

Fortuna di Randi Rhodes è quella di non abitare in Italia, ma nonostante questo per lei non è bastato. Cerchiamo di fare un po’ di cultura a stelle e strisce per comprendere chi sia Randi Rhodes e soprattutto per capire cosa mai abbia combinato per acquistare tanto spazio in una rubrica dedicata alle primarie.

Primarie USA: Ecco perchè Hillary non vincerà

Ogni elezione, sia questa politica, amministrativa, regionale o qualsiasi altra, viene sempre accompagnata da una campagna elettorale. Quest’ultima oltre a comportare un’ingente spesa per le tasche del candidato (ma come ad esempio in Italia, le tasche sono quelle dei contribuenti), diviene anche il modo di dare visibilità alla propria persona e alla formazione che si guida.

L’importanza di avere visibilità non si ha solo ed esclusivamente in Real Life, ma anche nella Second Life virtuale. Esempio concreto lo si può vedere dall’articolo che vi suggerisco di leggere sulle politiche italiane che trovate qui, su politicalive, con la doppia intervista tra Roberto Fiore e Flavia D’Angeli.

La perfezione in questo ambiente risulta fondamentale, perchè nello stesso momento non bisogna solo convincere i propri elettori a rinnovare la propria fiducia, ma bisogna anche convincere eventuali indecisi a venire dalla propria parte.

Primarie USA: McCain e il problema degli sciiti

La campagna elettorale negli Stati Uniti prosegue, come in Italia d’altronde. Ma se nel Bel Paese è diventata una gara a chi la spara più grossa, ormai credo che il prossimo candidato dirà che aumenterà gli stipendi di 500 euro e poi andrà dritto a Parco della Vittoria, negli Stati Uniti la situazione del “chi la spara più grossa” non si basa sulle promesse, quanto sulle gaffe.

D’altronde nel paese a stelle e strisce non si cerca mai di fare promesse impossibili quanto invece si cerca di rivangare nel passato di ogni candidato e scoprire tutte le piccole macchie della sua carriera politica.

Certo che se queste pecche emergono senza che bisogni andare a cercare nel passato, tutto diventa più semplice. Per di più non solo nel presente ma anche in tv, in diretta, su CNN.

Primarie USA: Mark Penn? Sei stato nominato

Uno per tutti e tutti per uno. Questo era il moto dei tre moschettieri (che poi erano quattro perchè tra loro vi era anche D’Artagnan). Sapevano anche loro quanto il gioco di squadra fosse indispensabile per la perfetta riuscita di ogni missione. Lottare insieme come un sol uomo per la riuscita del proprio obiettivo.

Questo sarà stato sicuramente anche il discorso che Hillary Clinton avrà fatto a tutto il suo entourage quando, parecchi mesi fa, decise di candidarsi in queste primarie come democratica.

L’esperienza che il marito Bill le avrà passato, a parole ovviamente, si sarà basata sul concetto più semplice, quel concetto che ognuno di noi prenderebbe a cuore per un obiettivo importante quanto la presidenza degli Stati Uniti, ovvero prendersi al fianco solo persone di cui ti fidi ciecamente.

Scudo spaziale. Guerra fredda del XXI secolo in dirittura d’arrivo, per il summit dell’addio tra Bush e Putin

Bush Putin
Scudo spaziale sì, scudo spaziale no. Non c’è accordo sul suddetto, e certo non stupisce. C’è, però, qualcosa. Una promessa. Quella di sviluppare e amplificare il dialogo e la disponibilità. Per la creazione di un sistema di difesa condiviso con l’Europa.
Suonerà anacronistico. Ma eravamo ancora, e siamo ancora, in fondo, in piena Guerra Fredda. In otto anni, Vladimiro e Giorgio hanno governato, sorvegliandosi a distanza. Dall’alto delle loro espressioni facciali caratteristiche. Decisamente.

Primarie USA: Hillary, la “Cantagallo” della sanità

A volte guardo gli Stati Uniti, e molto spesso li ritengo un paese migliore a priori. Tecnologia, modi di vivere, libertà della persona (anche se questo forse è un po’ un punto discutibile). Guardo l’Italia e mi dico, cavoli dovremmo imparare qualcosa da loro.

Eppure c’è un aspetto a stelle strisce che si è sempre rivelato insufficiente, non all’altezza, inferiore anche rispetto il nostro paese; ovvero la sanità.

Argomento ripreso tra l’altro nell’ultimo film di Michael Moore, Sicko (io l’ho visto, niente di eccezionale, specie se vogliamo andare a paragonarlo a “Bowling for Coloumbine” secondo me irraggiungibile nel campo), la sanità statunitense è sempre stata colpita dalla falce delle assicurazioni. Non esiste, infatti, una sanità pubblica. Chiunque necessiti di una assistenza medica, necessita anche di un assicurazione. Per chi non dovesse averla, le cure mediche sono a pagamento.

Primarie USA: Ad Obama piacciono le “bionde”

Molti di noi, in età adolescenziale, hanno provato per curiosità, per sfizio, per voglia di trasgredire una “bionda”, una sigaretta, una “sizza”, ognuno chiamandola poi un po’ a suo modo.

Tutto questo ovviamente tenendolo allo scuro di tutti i propri familiari, i quali magari pur essendo fumatori accaniti, ci consigliavano di non fumare perchè, con il fumo ovviamente, si rischia di ammalarsi di patologie molto gravi (e li mi chiedevo sempre ma allora perchè voi fumate?).

E’forse un peccato fumare? Sicuramente bisognerebbe chiederlo alla divinità di turno, però di sicuro ognuno è libero di fare ciò che desidera, ma soprattutto senza dover rendere conto a nessuno.

Primarie USA: Quando Bill perde la testa

Quante volte succede, anche in Italia ovviamente, che un determinato candidato, quando ha finito completamente le cartucce da sparare cerca di affidarsi ad un qualsiasi personaggio di spicco per poter rialzare il proprio nome.

Spesso accade volontariamente, in fondo sfruttare il volto di personaggi amati dal pubblico è un’ottima trovata pubblicitaria; altre volte invece sono proprio i personaggi famosi, i VIP, a scendere in campo spontaneamente, magari presi da pietà per il loro candidato preferito, per sperare che in fondo la loro scelta divenga la scelta di tutti.

Naturalmente da questa manovra mediatica non potevano esimersi gli Stati Uniti, il paese numero uno per quanto concerne il potere dei mezzi di informazione. E quale poteva essere il massimo sostenitore per la campagna elettorale di Hillary Clinton? Ma certo, la risposta non poteva essere che lui, ovvero “The former president” (l’ex presidente tradotto) Bill Clinton.

Primarie USA: Il pesce d’aprile di Hillary

Il giorno 1 del mese di aprile è sempre un po’speciale. In fondo chi di noi nella giornata di ieri non si è divertito a tartassare anche solo per un minuto un collega, un compagno di classe o di corso, un familiare con la fatidica domanda: “Ti ha cercato…”. E tutti i pescioloni a rispondere “Chi???”.

Anche il web, in una data importante come questa non poteva esimersi dal rito, così diverse testate giornalistiche e non, ne hanno approfittato per pubblicare news assolutamente esilaranti (quella dei pinguini che volano con annesso filmato è una chicca da cineteca) al fine di festeggiare anche loro, insieme ai rispettivi lettori, il pesce più famoso che ci sia.

Se nella campagna elettorale italiana il fatto è passato abbastanza in secondo piano, ci riteniamo troppo seri forse per questo genere di cose (o magari troppo ridicoli…), negli Stati Uniti d’America, paese avvezzo a queste ragazzate, la campagna elettorale è stata colpita dal “pesce”, in quello che negli USA chiamano Fools Day.

Primarie USA: La storia infinita

Alla fine sono dell’idea che ci mancheranno. Quando finalmente le primarie negli Stati Uniti saranno definitivamente un ricordo e lasceranno spazio, finalmente, alle presidenziali, ci mancherà questa sfida infinita tra i due candidati democratici.

Hillary e Barack (meglio conosciuto come Obama) sono alle strette finali. Mancano solamente 10 stati prima di arrivare alla soglia di 50, il numero di stati che costituiscono gli Stati Uniti d’America. A questo punto della battaglia il candidato coloured è in vantaggio sulla ex first lady di 150 delegati. Un vantaggio cospicuo, vista soprattutto il numero di primarie mancanti, che hanno spinto molti a suggerire ad Hillary di abbandonare definitivamente la corsa alla poltrona.

La risposta di Hillary, fiera e spavalda, non si è lasciata attendere: