Il consiglio dei ministri ha approvato ieri all’ unanimità la riforma della giustizia, salutandola con un applauso al ministro Angelino Alfano. Adesso, toccherà al Parlamento pronunciarsi, e, trattandosi di una riforma costituzionale, per essere approvata, deve essere sottoposta a doppia votazione per ogni camera, e approvata con una maggioranza dei due terzi, altrimenti sarà necessario ricorrere a un referendum confermativo. Quest’ ultima circo è la più probabile, in quanto le opposizioni si sono dette per lo più contrarie alla riforma. Vediamo, quindi, i punti salienti del disegno di legge varato dal governo.
Il nodo centrale, sui cui si basano gli altri aspetti della riforma, è quello della separazione delle carriere fra giudici e pubblici ministeri, per la quale le toghe, all’ inizio della carriera, dovranno decidere se diventare pubblici ministeri, che hanno il ruolo dell’ accusa e sarebbero così quasi equiparati agli avvocati della difesa, o svolgere la funzione di giudice, Da ciò discenderebbe la divisione del CSM (Consiglio superiore della magistratura) in due CSM, uno per i giudici e uno per i pubblici ministeri.
Il CSM dei giudici sarà presieduto dal presidente della Repubblica, e sarà composto per metà da membri “togati” (scelti dai giudici) e per metà da membri “laici” (eletti dal Parlamento), e anche il vicepresidente sarà scelto fra i membri”laici”.
Anche il CSM dei pubblici ministeri sarà presieduto dal presidente della Repubblica e composto per metà da membri “togati” (eletti dai pubblici ministeri) e per metà da membri “laici”, fra cui anche il vicepresidente.
Ai due CSM andrebbero compiti sostanzialmente simili a quelli del CSM attuale, anche se verrebbe esplicitamente previsto che “non possono adottare atti di indirizzo politico, nè esercitare funzioni diverse da quelle previste nella Costituzione”. I magistrati sarebbero poi giudicati non più, come è adesso, dalla sezione disciplinare del CSM, bensì da un altro organo, l’ “alta corte di giustizia”, anch’ essa divisa in due. Verrebbe inoltre introdotta la responsabilità civile per i giudici.
Silvio Berlusconi
Nuova toponomastica in tempi di crisi
Nuova toponomastica in tempi di crisi: Piazza un altro. Via le mani dalla Costituzione. Via Berlusconi. Tutti in piazza.
Creatività al potere per Nessun Dorma, un gruppo spontaneo di studenti, professionisti e precari. Stamane la toponomastica delle principali vie e piazze di Roma, Firenze, Milano e di altre città non era più la stessa. Un blitz creativo per comunicare la propria indignazione nei confronti del potere, Silvio Berlusconi in testa.
La riforma della Giustizia è la vera priorità del paese?
Dopo la scesa in politica di Silvio Berlusconi nel ‘94, in Italia si è parlato sempre di più di un utilizzo politico della Giustizia e della maniera, secondo i suoi collaboratori, con cui i magistrati tentano di “liberarsene”, dando vita a polemiche che hanno e stanno lacerando il paese.
Il processo Mediaset, il caso Mills e in ultima istanza il caso Ruby non hanno fatto altro che acuire queste polemiche, portando sempre più la Giustizia nell’agenda di Governo, tanto, che le attenzioni dell’Esecutivo si stanno concentrando proprio sulla riforma della Giustizia.
In questo senso sono esemplificative le parole rilasciate al Tempo da capogruppo Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, secondo cui: “La riforma della Giustizia non è ancora arrivata in porto perché in questi anni all’interno della maggioranza prima l’Udc e poi Fini hanno bloccato elementi importanti” ma “con l’uscita di Fini dal Pdl, e la maggiore omogeneizzazione delle forze che sostengono il governo, può essere la volta buona”. Secondo Cicchitto “i tempi sono maturi perché il dato vero è che, dal 1991 in Italia, siamo in una fase nella quale con caratteristiche diverse la giustizia è stata utilizzata a fini politici”.
Fini da Vespa: “non voto sul caso Ruby. Bossi è il vero premier.
Il presidente della Camera Gianfranco Fini, intervistato oggi da Bruno Vespa a “Porta a Porta“, ha fatto sapere che non si pronuncerà sul conflitto di attribuzioni fra i poteri dello Stato, chiesto dalla maggioranza in relazione al “caso Ruby“, poichè, ha spiegato, “Tutti sanno che il presidente non vota”. “La stella polare è il rispetto del regolamento” ha aggiunto.
Il leader di Futuro e Libertà non ha risparmiato frecciatine polemiche al conduttore: quando ad esempio Vespa faceva alcune osservazioni sulla legge sul “processo breve” , ha risposto: “E’ noto che lei sia informato su quello che fa Berlusconi”. Vespa ha quindi replicato: “Sono cose che leggo sui giornali così come leggo le intercettazioni che in altri paesi non sono consentite come qui da noi”. E anche Italo Bocchino, vicepresidente di Futuro e Libertà, ha criticato aspramente un servizio riguardante la “diaspora” interna al partito, affermando: “Non mi pronuncio sulla faziosità del servizio. Neanche Bonaiuti avrebbe saputo fare di meglio.
Fini si è poi chiesto: “E’ possibile che in questo paese si debba sempre parlare della giustizia e dei problemi di Berlusconi?” Inoltre, si è detto favorevole alla decisione di prendere una “proroga” di quattro mesi sul federalismo, che ha definito “Una decisione saggia che allunga i tempi della legislatura, visto che quindi non si voterà quest’ anno.” Per Fini, quindi, ora vanno riscritte “le regole del gioco insieme”, con una riduzione del numero dei parlamentari e una nuova legge elettorale. Molto critico si è detto, sempre, sul processo breve, in particolare sulla “norma transitoria”, mentre si è mostrato più possibilista sulla riforma della giustizia, dicendosi “Favorevole alla semplificazione delle carriere”. Per il presidente della Camera, comunque, il governo, ora, dovrebbe sopratutto occuparsi “della reale condizione meridionale o di un piano di rilancio dell’ occupazione giovanile”.
Federalismo, la Camera approva la fiducia. Ma Calderoli chiede una proroga
Si è tenuto stasera alla Camera il voto di fiducia sul federalismo municipale, che è stato approvato con 314 si, 291 no e 2 astenuti. Applausi per il leader della Lega Umberto Bossi da parte dei suoi deputati, che hanno sventolato in aula le bandiere delle regioni del Nord, venendo poi richiamati dal vicepresidente di turno Antonio Leone. Fra loro anche il premier Berlusconi, che li ha “omaggiati” indossando un fazzoletto verde nel taschino. Berlusconi ha poi dichiarato, parlando con i cronisti: ” Sono tranquillissimo. C’ erano due deputati in missione e due malati. La maggioranza è a 320″.
Il ministro della Semplificazione normativa Roberto Calderoli, della Lega, dopo un incontro con una delegazione dei “Popolari d’ Italia”, si è però impegnato a proporre domani al Consiglio dei Ministri “Un’ inìziativa legislativa finalizzata alla proroga di quattro mesi del termine di scadenza della delega prevista dalla Legge 42″ sul federalismo fiscale, prevista per il 21 maggio.
Per Bossi, comunque, il voto di oggi è “Un giro di mattoni in più, siamo quasi al tetto” e ha aggiunto: “Ora abbiamo iniziato anche il federalismo regionale”. Quanto alla possibilità di una fine anticipata della legislatura, invece, il leader leghista ha risposto: “Noi vogliamo completare il federalismo, poi vediamo. Restiamo con i piedi per terra”, mentre l’ asse con Berlusconi “Per adesso tiene” poichè, spiega, “Berlusconi è stato l’ unico a darci i voti per il federalismo”.
Dall’ opposizione, il segretario del Partito Democratico Pierluigi Bersani ha spiegato così il voto contrario del suo partito: ” Se il federalismo fiscale lo si fa e lo si fa per bene, lo votiamo. Se invece si fa un pasticcio, noi votiamo contro. Questo decreto, al di là delle vostre favole, è un pasticcio.” E rivolgendosi al Carroccio: “Cara Lega, non venite a dire che reggete Berlusconi per fare il federalismo. Noi vi garantiamo che il processo federalista va avanti anche senza di lui”.
Contro il provvedimento anche l’ UDC, come ha spiegato il suo leader Casini: “Ci sono ragioni politiche e di merito che ci inducono a dire di no ancora una volta. Non possiamo fidarci della Lega, almeno finchè non ci troveremo su alcune cose elementari, del tipo Roma non è Roma ladrona ma la nostra capitale”. Per Casini, poi, “Non si vuole fare un vero federalismo ma approvare uno spot della Lega.”
Per Futuro e Libertà, il capogruppo Benedetto Della Vedova, annunciando il voto contrario del suo partito, ha affermato: “Non è una buona riforma, non è condivisa, è frettolosa” e può creare “Un aumento della spesa al nord e aumento delle tasse al sud.” Infine, dall’ IDV, Antonio Borghesi ha attaccato: “Se volete scambiare il gusto vuoto della riforma con il sostegno a Berlusconi per i suoi processi noi lo andremo a dire in tutti i posti”.
Cos’è il caso Mills?
Cos’è il caso Mills? In che maniera è coinvolto Silvio Berlusconi? Sono solo due delle possibili domande sulla vicenda che coinvolge il premier e l’avvocato inglese. Andiamo con ordine.
Siamo nel 1999 e David Mills è un consulente per la finanza estera inglese della Fininvest, una holding finanziaria fondata dal 1978 da Silvio Berlusconi. Il rapporto di collaborazione con la società del presidente del Consiglio diventa un caso giudiziario quando lo stesso Mills scrive una lettera al suo commercialista, Bob Drennan, dicendo che Berlusconi aveva versato 600.000 dollari in nero sul suo conto in Svizzera tramite Carlo Bernasconi. Versamento che sarebbe stato effettuato per ripagarlo della sua “aggiustata” testimonianza resa al tribunale di Milano nell’ambito del processo per corruzione alla Guardia di Finanza e nel processo dei fondi neri di All Iberian per salvare, cita testualmente Mills al suo commercialista, “Mr. B”, dove B. sta per Berlusconi: “Ho tenuto fuori Mr B. da un mare di guai“.
Cosa è il processo Mediaset?
Il processo Mediaset è ripreso senza Silvio Berlusconi che è stato dichiarato contumace dai giudici. Come previsto da molti, il presidente del Consiglio non si è presentato nell’aula del Tribunale di Milano.
Il premier, la cui difesa non ha presentato istanza sul legittimo impedimento, è accusato in merito alla compravendita dei diritti tv e cinematografici e sui presunti fondi neri destinati a Mediaset.
“Premio Leonardo Sciascia per una giustizia giusta” a Silvio Berlusconi?
Il sindaco di Racalmuto (Agrigento) vuole assegnare il “Premio Leonardo Sciascia per una giustizia giusta” a Silvio Berlusconi. Il sindaco in questione è Salvatore Petrotta, eletto con una lista civica sostenuta dal Pd, che in passato è stato coordinatore provinciale agrigentino di Italia dei valori. E, sfruttando le sue vecchie amicizie, ha contattato l’ex dipietrista Domenico Scilipoti per chiedergli di parlare della sua proposta al premier.
Proposta che non è piaciuta né alla famiglia Sciascia e né Fondazione che porta il nome dello scrittore. La figlia di Sciascia, Annamaria, ha spiegato a Repubblica che “l’idea non è condivisa dalla nostra famiglia”, e il marito aggiunge che “questo tipo di attività non è nei programmi previsti dallo statuto della fondazione”, a cui non è giunta alcuna proposta formale.
Caso Ruby: giudizio immediato per Berlusconi
Giudizio immediato per Berlusconi. Il gip di Milano Cristina Di Censo l’ha disposto per i presunti reati del premier: concussione e prostituzione minorile nell’ambito del caso Ruby. L’udienza è fissata per il prossimo 6 aprile alle ore 9 e 30 e si terrà davanti alla quarta sezione penale. A comporre il collegio che giudicherà il presidente del Consiglio saranno i magistrati Carmen D’Elia, Orsolina De Cristofaro e Giulia Turri.
I guai per Berlusconi non finirebbe qui. Si profila, infatti, una nuova inchiesta sulle feste nelle residenze romane del premier, in particolare quelle svoltesi nel Castello di Tor Crescenza.
Berlusconi a Mattino Cinque: “Per scogliere le Camere serve il parere del premier”
Sull’eventualità di scogliere le Camere, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è intervenuto questa mattina durante la trasmissione Mediaset “Mattino Cinque”.
Ecco le parole del premier:
La costituzione comunque prevede che senza una formale crisi di governo per interrompere anticipatamente una legislatura occorre che il presidente della Repubblica consulti sia i presidenti delle Camere che il presidente del Consiglio, cioè Silvio Berlusconi.
Berlusconi causa allo Stato: lo stupore della Cgil
“Trovo curioso che il massimo rappresentante dello Stato decida di fare causa a se stesso”. L’ha detto il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, a margine di un incontro con i giovani industriali a Bologna riguardo le parole di Silvio Berlusconi che ha detto di voler fare causa allo Stato per l’attacco subito nelle ultime settimane.
Camusso giudica così l’attuale situazione italiana:
Lo scontro istituzionale lo giudico con preoccupazione. Una lesione dei fondamenti del nostro stato di diritto, che è quello che la legge è uguale per tutti e che bisognerebbe rispettare i poteri autonomi anche a bilanciamento, perché sono uno dei fondamenti della nostra democrazia.
E tutto questo, mentre c’è un dramma che si chiama occupazione, una politica per la crescita che non c’è, e mentre la condizione dei cittadini rischia di essere ulteriormente aggravata sul piano della tassazione per le norme che si predispongono ad approvare sul federalismo.
Corona: “Foto di Berlusconi? Sono in possesso della malavita di Napoli”
“Fra le foto rubate dal mio archivio non ce ne è alcuna che ritrae il Premier in atti osceni”. L’ha detto ieri Fabrizio Corona durante la trasmissione Domenica Cinque. L’agenzia del noto paparazzo è stata messa sotto sopra dai ladri, che cercavano le foto di nudo del premier relative allo scandalo sessuale che lo vede protagonista.
Foto che secondo il Fatto Quotidiano esisterebbero veramente e ritrarrebbero il presidente del Consiglio negli ormai famosi party nelle sue residenze. Corona ha continuato:
A Napoli sono arrivati emissari di un importante settimanale nazionale per comprare dalla malavita le foto di Berlusconi. Cercavano foto di Berlusconi nudo ma nella mia abitazione non c’era nulla di compromettente. Non ho quelle foto anche se tutti mi cercano. È in atto una caccia forsennata. Mi sono proprio rotto con questa storia che io avrei le foto. Da quando si dice che ho delle foto scottanti, non vivo più.
Vertice Pdl in corso a Palazzo Grazioli
E’ iniziato da pochi minuti un vertice a palazzo Grazioli fra il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e lo stato maggiore del partito, fra cui i tre coordinatori del Pdl: Denis Verdini, Sandro Bondi e Ignazio La Russa.
In un secondo momento in via del Plebiscito è arrivato anche ministro degli Esteri Franco Frattini. Alla riunione sono presenti anche Paolo Bonaiuti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gaetano Quagliariello, vice presidente dei senatori, il capogruppo al Senato Maurizio Gasparri, Massimo Corsaro vice capogruppo alla Camera e il capogruppo Fabrizio Cicchitto.
Il vertice si sta tenendo mentre a palazzo San Macuto è riunita la commissione Bicamerale per votare il parere sul decreto attuativo del federalismo municipale e dopo il colloquio notturno fra il premier e il leader della Lega Nord Umberto Bossi, che ha sottolineato che in assenza di una maggioranza politica sul provvedimento bisognerebbe andare a elezioni anticipate.
Berlusconi: spunta bonifico alla mamma di Noemi
Spunta un bonifico di 20 mila euro da parte di Silvio Berlusconi ad Anna Palumbo, la madre di Noemi Letizia, la ragazza di Casoria che per prima chiamò “papi” il presidente del Consiglio, quando si presentò a sorpresa alla festa dei suoi 18 anni.
Il versamento, riportato oggi da alcuni quotidiani, risale allo scorso anno e proverrebbe da uno dei conti ufficiali del premier sui quali il suo fiduciario Giuseppe Spinelli ha la delega a operare. Conti da cui sarebbero arrivati i soldi avuti da Nicole Minetti, la consigliera regionale del Pdl che per volontà di Berlusconi prese in consegna Ruby nella notte tra il 27 e il 28 maggio, quando la ragazza su richiesta del premier venne rilasciata dalla Questura di Milano.
Sulla ricostruzione della vicenda, come riporta il Corriere della Sera, la Minetti ha detto ai magistrati: “Berlusconi mi disse: vai tu in Questura perché sei una persona per bene, sei incensurata, ti presenti bene”.