Amnesty International: l’Italia s’è desta. Razzista

Già non era dignitoso essere su basse performance nelle classifiche delle principali organizzazioni internazionali in difesa della libertà di espressione e stampa. Ora sbuca fuori anche il razzismo.
Paolo Pobbiati, Presidente Amnesty International:

Ogni anno facciamo questo rapporto. Il 2008 è anno particolare: cade il 60esimo anniversario della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino. L’idea, allora, era quella di buttarsi alle spalle tutta una seria di orrori. In 60 anni sono stati fatti dei progressi: per noi, altamente insufficienti. Chiamiamo in causa soprattutto i Governi, la Comunità internazionale, gli Stati. I paesi più potenti a livello internazionale. Fanno scuola. Stati Uniti, Unione Europea, Cina, Russa. Stati Uniti: Guantanamo, la tortura che loro non chiamano tortura, le deportazioni. C’è un’erosione del sistema dei diritti umani. La tortura: gli Stati Uniti la definiscono in maniera diversa. E questo abbassa gli standard in tutto il mondo.

Un corposo capitolo del suddetto rapporto Amnesty, il rapporto annuale sui Diritti umani, parla… dell’Italia.

9 maggio 1978: L’Italia si ferma, muore Aldo Moro

Sono passati 30 anni da quel clamoroso 9 maggio 1978. Una giornata che divenne tristemente importante per la storia dell’Italia. Infatti è proprio oggi che, esattamente 30 anni fa, a Roma viene ritrovato in via Caetani il corpo senza vita di Aldo Moro.

Sarà capitato a tutti vedere quelle immagini in cui si vede la ormai famosa renault 4 rossa, parcheggiata appunto in via Caetani, con all’interno il presidente della DC senza vita. Un agonia, quella con epilogo il 9 maggio, iniziata 55 giorni prima con il rapimento da parte delle BR in via Fani, sempre a Roma.

Una storia quella di Moro in questi 55 giorni, travagliata di sofferenza ma soprattutto di misteri. Tanti e troppe cose ancora non sono state definite chiaramente e hanno gettato ombre su quello che, molto probabilmente, era un rapimento risolvibile con il rilascio e non con l’assassinio.

Alitalia, un prestito per la vita

prestito
300 milioni di euro. 300 signorissimi milioni di euro. Prestito? Sì, e che prestito. Alla fine eccolo qui il prestito ponte, per tentare di mantenere in vita la comatosa ed agonizzante Alitalia, fino alla sperata vendita della compagnia. Lo ha varato ieri in serata, con tanto di apposito decreto, il Consiglio dei Ministri, ultimo atto decisivo di un esecutivo, all’ombra e sulla spinta del succssivo, all’indomani del fallimento definitivo della trattativa con Air France-KLM.
Il presidente del Consiglio, Romano Prodi, e il ministro dell’Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, hanno definito la faccenda inevitabile. Ma hanno anche precisato che, nella faccenda, il principale ispiratore è Silviuccio. E’ sotto gli occhi di tutti.

E’ stato Berlusconi a volerlo così sostanzioso

Ci ha tenuto a precisarlo, il declinante Romano. Loro avevano previsto 100, Silvio ne ha chiesti 300. E 300 sia. Ha vinto-stravinto le eleziopni, no?

Alitalia. Air France, adieu

Zizou, Adieu. Ne è passato di tempo… In questo momento storico, l’Italia si trova di nuovo a dire addio a parti e rappresentanze dei cigini d’Oltralpe. Ai Mondiali si gioiva. Oggi, no.

Dispiace che Air France si sia ritirata… Non hanno mai voluto trattare alla luce del sole, e poi, viste le reiterate prese di posizioni contrarie del nuovo governo, si sono sfilati

ROTTURA UFFICIALE. Basta, Adieu, ça suffit! Non ne possono più.

Rottura ufficiale della trattativa con i francesi per l’acquisto di Alitalia. Il segretario generale della Cisl non è pessimista. In fondo. Hanno fatto loro la mossa finale.

Con il prestito-ponte si sistema tutto

dice Raffaele Bonanni. Soldi dalle tasche degli italiani? Bonanni, naturalmente, è estremamente fiducioso nella

cordata alternativa

Quella che, a meno che non ci si metta Silvio e patrimonio, ancora non esiste.

Bastano quattro settimane

Noialtri si attende trepidanti.

Colata a picco di una nazione. Alitalia, dopo Spinetta, arriva colletta

il manifesto
L’omaggio è per loro. Farà rabbrividire qualcuno, ma pace. Il manifesto. Quando ce vò ce vò. Quando deve sparare un titolo, lo fa. E lo fa con gloria. Lo so, lo so, l’ho già detto, ma non mi stancherò mai di ripeterlo. Sempre vivo in me rimarrà il titolo della Prima Pagina post elezione di Ratzinger, post fumata bianca. IL PASTORE TEDESCO.

È rimorto il Papa

Il manifesto titola così il 29 settembre 1978, all’indomani della scomparsa di Giovanni Paolo I, eletto appena 33 giorni prima come successore di Paolo VI.

Alitalia survivor? I ministri litigano

Alitalia

Cose serie, per favore

Queste le parole del dimissionario Premier Romano Prodi. Qualcosa di reale e di concreto. La polemica non si placa. Il ministro Bonino e il ministro Bianchi che litigano, e ultimatum che volano, tra sindacati sul piede di guerra e Air France.

Alitalia al bivio. Domani gran giorno. Negli uffici della Magliana a Fiumicino verra riaperto il tavolo tra Alitalia e l’acquirente Air France. Il silenziatore pasquale – che pure sarebbe stato assai utile – sull’affaire Alitalia non ha funzionato, anzi. Coma già a Natale, le festività risultano cruciali per la faccenda. Il destino della compagnia di bandiera è ormai inscindibilmente legato a quello della campagna elettorale. E non doveva, plausibilmente, andare così.
Conferme e smentite a rotazione. La presunta cordata italiana di imprenditori nostrani è avvolta nel più bizzarro silenzio. Cordata sponsorizzata sì da Silvio Berlusconi e dal Pdl, ma anche dalla sinistra radicale, coinvolta attraverso la lotta sindacale.

Alitalia, cordata di figli alla riscossa: La famiglia Berlusconi ci salverà

Alitalia
Parliamone. Cioè, uno se ne vorrebbe esimere, poichè la nausea sulla faccenda è sopraggiunta da un pezzo. Ma insomma parliamone. Realisticamente. Ci sono strane coincidenze. Un eterno ritorno si affaccia sull’Italia. Era il 24 dicembre. E la vicenda si era guadagnata l’appellativo di A Nightmare Before Christmas I e II. Cambiano le stagioni, le festività, ma il Paese si arrovella come di consueto sulle stesse faccende.
Era Natale. Ora è Pasqua. E di cosa parla la politica? Ma è semplice! Alitalia-Air France, l’eterno ritorno!

Mastella con i socialisti. Why not?

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Nel giorno dello strappo del Cavaliere e della mariana risposta di Veltroni, anche la campagna elettorale dei poveri ma belli prosegue il suo silenzioso cammino. Registrando raramente impennate superiori alle attese.
D’altronde in una campagna elettorale regolata dalle leggi del marketing più che dalla par condicio, per dare voce ai mini-candidati premier bisogna usare le maniere forti. E come il domatore che mette la testa nelle fauci del leone, Boselli – già caldo da quando, tre giorni fa, abbandonava lo studio di Porta a Porta, contestando la sua scarsa visibilità televisiva – riprova a fare capolino su giornali e web con una trovata geniale.

Senato, cruccio del Cavaliere

Senato
Nuove grane per Silvio. Queste, poi, sono particolarmente grosse, giacchè parlano di Senato. E vengono da una fonte preoccupante, una fonte che, almeno a detta sua, gli è sempre stata amica. Una categoria di esseri umani bizzarra, che negli USA sta facendo decisamente impazzire Hillary Rodham Clinton.
Insomma, l’ultimo sondaggio fatto pervenire di gran corsa in quel di Palazzo Grazioli, per essere sottoposto all’attenta analisi e valutazione del Cavaliere, non è esattamente costellato di numeri che il Cavaliere stesso avrebbe voluto vedere. E che cosa dicono questi numeri? Ecco l’analisi del protagonista: Sosterrebbero, impudenti e, per il momento, ancora impuniti, che il vantaggio del Pdl sul Pd al Senato sarebbe contenuto.
Rosicchiato? Di poche spanne? La maggioranza del centrodestra potrebbe non essere sufficientemente ampia, dunque con pochi senatori di scarto. Ma… Tutto questo… Non sembra quasi richiamare alla memoria qualcosa di recente, di un recente passato, si chiede nel leggere Cavalier Silvio? Ma… Questa cosa che vanno dicendo questi… Come li chiamano? Ah, già, sondaggisti… Somiglierebbe alla descrizione del fantasma che ha accompagnato Romano Prodi per due anni, biennio 2006-2008, dicono i libri di storia. Quel Medioevo buio, ricorda nebulosamente il Cavalier Berlusconi, tra i miei due regni.

Il Tar & Alitalia: no Air One, sì Air France


Air One


Fly Air France, non c’è niente da fare. Nuova puntata della soap opera. Quella che, in fondo, tutti si aspettavano, nonostante le richieste di Toto, nonostante le richieste – fondate o meno – di chiarezza.


Era una decisione attesa, che costituisce un capitolo importante. Il Tar del Lazio ha deciso di non sospendere in via cautelare la trattativa in esclusiva tra Alitalia ed Air France-Klm. Il Tribunale Amministrativo ha quindi deciso di accogliere la richiesta avanzata da AirOne.


Nelle ragioni presenti nell’ordinanza a sostegno del verdetto, i giudici scrivono laconicamente

non sussistono i presupposti dell’accoglimento dell’istanza cautelare, sia per la carenza di elementi di irreparabilità del danno, sia per la mancanza di fumus boni iuris

Il Tar dovrà poi esprimersi sul merito del ricorso. Al momento, dopo la pronuncia di oggi, la tanto criticata e temuta trattativa in esclusiva con Air France-Klm non si ferma e procede il suo inesorabile cammino.


La compagnia di Carlo Toto aveva presentato ricorso lo scorso 30 gennaio. L’intenzione era di chiedere l’annullamento di questa trattativa, nata della decisione del caduto governo Prodi del 28 dicembre scorso. La trattativa con Air France-Klm riguarda la vendita di una quota non inferiore al 30,1% della compagnia di bandiera italiana.


AirOne non ha digerito l’esclusiva. Per Carlo Toto qui si tratta della vendita di un bene pubblico. Uno dei più grandi. Quindi non si può non scegliere tra un ventaglio di proposte. Inoltre Air One è stata esclusa dalla gara dopo la conclusione della prima fase della trattativa, ha chiesto – non ascoltata – di essere riammessa in lizza.


Prodi, grazie grazie grazie

Non sono completamente ubriaco o sotto effetto di droghe tranquilli. E il titolo del mio post non vuole nemmeno essere un atteggiamento ironico nei confronti di colui che è riuscito in circa metà della sua legislatura a scontentare qualsiasi classe economica del paese. La scritta “Prodi, grazie grazie grazie” come anche “Grazie Prodi, campione di coerenza, pazienza e resistenza” sono solo alcuni dei motti, scritti su cartelloni colorati, che alcuni manifestanti hanno portato ieri sera, sotto casa dell’ex premier a Bologna.

Parlare di manifestanti pacifici, vedendo soprattutto le scene che ci giungono dalla Campania, sembra strano, quasi improbabile. Ed invece è proprio così. Come sabato scorso anche questo sabato alcuni sostenitori di Prodi sono giunti in via Gerusalemme nella città delle due torri per abbracciare e sostenere l’ex premier in un momento come questo.

Marini e gli spiragli

Marini
Non si capisce se a muoverlo sia la disperazione oppure una consapevolezza atavica. Concluse le odierne consultazioni, Franco Marini si pronuncia. E parla della presenza di uno spiraglio ancora aperto per la formazione del nuovo governo. Dove? Come? Quando?
Sembra sereno. Naturale, se fosse chiuso starei in vacanza, invece devo lavorare fino a lunedì. Il ragionamento non fa, in effetti, una piega. Io passerò il week-end a riflettere, voi a divertirvi. Gli elementi per la valutazione conclusiva li darò lunedì. Queste le parole del Presidente del Senato ai giornalisti.
Il bilancio della giornata vede tutti gli interlocutori che hanno concordato all’unanimità sulla necessità di un cambiamento della legge elettorale. Almeno quello.

La Crisi, di Franco Marini. Non è La Cura, di Franco Battiato

Battiato
Franco – e non si tratta di Battiato, evidentemente – continua a ripetere che Uno spiraglio c’è. Uno spiraglio che è un pertugio strettissimo, ma per il quale vale la pena, si vede, di provarci. Ieri la seconda giornata di consultazioni.
Una giornata importante, nella quale, soprattutto, Franco Marini ha parlato direttamente a Forza Italia. Un appello vero e proprio, from presidente del Senato 2 Cavaliere.
Marini, infatti, acqua alla gola e marasma mentale, ha esplicitamente chiesto all’uomodi Arcore di ascoltare la società.