referendum
World Press – Rassegna Stampa Internazionale del 14 giugno 2008
L’Irlanda dice NO
Perchè gli operai irlandesi vogliono ancora andare in paradiso
Il Trattato di Lisbona alla prova irlandese
Auguri Repubblica
Tutte contro la Merlin
Legge 40 del 19 febbraio 2004, ovvero la legge sulla procreazione assistita
Il referendum può aspettare
L’Italia è proprio un paese strano. Ogni volta che sembra, e ripeto sembra, esserci qualcosa di buono, improvvisamente riusciamo a rovinarlo in maniera definitiva. Oppure si cade nelle situazioni più assurde, che con il senno di poi ci fanno pronunciare l’epiteto ormai più famoso tra gli italiani per esternare il loro disappunto: “Solo in Italia poteva succedere…”
E’ormai cosa nota a molti che in aprile ci ritroveremmo per votare il nuovo governo che dovrà comandare, sempre che ce la faccia vedendo il precedente, per i prossimi cinque anni. Quindi il 18 maggio ritorneremo nuovamente alle urne per segnare la nostra opinione sulla riforma elettorale. Sembra assurdo, ma è proprio così. Prima veniamo invitati a votare e a “creare” il nuovo governo, poi nemmeno un mese dopo, verremo nuovamente richiamati per portare un’innovazione ad un sistema elettorale che non è mai piaciuto più di tanto, se non ai politici dei partiti dello 0 virgola qualcosa.
Marini rinuncia. Anche agli spiragli
Governo Marini: Basta con la solita minestra!
Dopo “Il Calvario del Premier” e quindi “La Caduta: Una storia già scritta” non possiamo che prepararci al nuovo “film” che il nostro governo ha in serbo per noi, ovvero “A volte ritornano”. Il titolo da chiari risvolti horror-psicologici parlerà di un certo genere di essere viventi che non si sa per quale strano motivo non si riesce mai ad eliminare. Vi premetto che si tratta solo di un “trailer” per ora, quindi aspettate non è ancora arrivato nelle sale di tutta Italia.
Quegli “esseri viventi” Gianfranco Fini sicuramente li definirebbe in maniera più precisa come un:
Insieme più o meno raccogliticcio di qualche disperato.
Messaggio dalla Consulta al Parlamento: “legge elettorale carente”
Berlusconissimo!!!
Quando si muove, è inutile dirlo, tutti lo ascoltano. Chi sta dalla sua parte ne segue le parole deliziato, chi “gioca” contro di lui cerca il minimo cavillo per remargli contro ed infine chi non ha una posizione politica ed un poco scettico lo ascolta, solo perchè lui è “Silvio”.
Sono bastate le poche parole proferite riguardo alla riforma Bianco (quella elettorale per intenderci), che subito i media si sono scatenati. Si sa il Berlusconi pensiero tira sempre ed in ogni occasione spallate contro qualcuno e, su questo argomento, colpisce a destra a sinistra e pure un poco al centro.
La posizione del Cavaliere riguardo la legge elettorale nelle ultime ore sembra cambiata. Infatti, le sue parole, che indicano il referendum come sbocco preferito per quanto concerne la legge elettorale, fanno capire quanto le posizioni di amore tra PD e Ppl si siano allontanate, seppur solo temporaneamente. Da parte dell’ ex-premier viene criticata la scelta, da parte di Bianco e della sua bozza, di aver reso la riforma troppo “proporzionale”.
Gli uomini della Consulta han detto SI’
I 14 della camera di consiglio hanno deciso. Ed è un SI grande come l’Italia, che porterà i cittadini a votare in referendum, con argomento la legge elettorale, tra il 15 aprile e il 15 giugno prossimi. Una decisione, quella della Consulta, che promuove a pieni voti il comitato di “Mariotto” Segni, di nuovo in prima fila per quanto riguarda i referendum.
Come detto sono tre i quesiti referendari, ma possono riassumersi in due semplici concetti: eliminazione della candidature in più collegi elettorali e attribuzione del premio di maggioranza alla lista e non più alla coalizione.
Soprattutto quest’ultimo concetto sta facendo impazzire i piccoli partiti del centro sinistra (Sinistra Radicale, UDEUR,…) che vedono, in caso di approvazione dei quesiti referendari, la sparizione praticamente QUASI certa dalle “sedie” che contano, ovvero le loro.
E Franceschini usò la parola sbagliata: “Francese”
Dario Franceschini, numero due del neonato – e già assai tribolato – Partito Democratico, ha lanciato mercoledì una proposta che ha scatenato le polemiche più disparate. Il modello francese. Elezione diretta per dare forza al capo del governo. Il 2008 deve essere l’anno del cambiamento se l’Italia vuole reggere la sfida della globalizzazione. E in effetti, la sfida della globalizzazione, con un occhio ai rifiuti di Napoli e un altro agli operai bruciati vivi aTorino, è faccendanon di poco conto. Il Partito democratico non è nato per vivacchiare ma per cambiare il Paese usando la forza che gli hanno dato i tre milioni e mezzo delle primarie. Bontà vostra.