Il sindaco di Firenze Matteo Renzi, sempre più al centro delle cronache politiche delle ultime settimane, ha bocciato due colleghi Pd candidati (potenziali) al Quirinale: Franco Marini e Anna Finocchiaro. Una bocciatura piuttosto sonora, che rappresenta una ulteriore spaccatura all’interno del Partito Democratico, e che apre numerose nuove aree di interpretazione su quanto potrebbe ora accadere nel movimento guidato da Pier Luigi Bersani.
Quirinale
Accordo Pd – Pdl per Palazzo Chigi e Quirinale?
Nelle ultime ore si sta facendo meno improbabile (ma non facilmente realizzabile) un accordo tra Pd e Pdl per poter trovare un uomo giusto al Quirinale. Intervenuto ad una trasmissione Rai, il segretario del Popolo delle Libertà Angelino Alfano ha infatti affermato che – se si vuole fornire all’Italia un senso dell’unità – “la presidenza della Repubblica deve andare a un uomo del centrodestra. Non abbiamo malattie e crediamo che, dopo tre presidenti di sinistra, i moderati meritino un rappresentante al Quirinale”.
Napolitano: “Ministeri al Nord incostituzionali”. Ma Bossi: “Restano lì”
E’ ancora alta la tensione tra il Quirinale e la Lega sulla questione dei ministeri al Nord. Il leader del Carroccio Umberto Bossi ha infatti voluto replicare alle preoccupazioni espresse in materia dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che aveva inviato una lettera al premier Berlusconi per esprimere la sua contrarietà al trasferimento di alcuni uffici ministeriali a Monza. ”
Napolitano non si preoccupi, le sedi restano lì. La Costituzione non parla di dove devono stare. Noi vogliamo spostare i ministeri come fanno negli altri paesi” ha affermato Bossi, circa mezz’ora prima che il Quirinale rendesse noto il contenuto della lettera inviata a palazzo Chigi.
Per Napolitano, la scelta di decentrare alcune sedi ministeriali “confliggerebbe con l’art.114 della Costituzione che dichiara Roma capitale della Repubblica, nonchè con quanto dispongono le leggi ordinarie attuative“, oltre ad essere onerosa economicamente.
Anche il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, in apertura del Consiglio dei Ministri, aveva chiesto al governo di tenere conto delle osservazioni del Capo dello Stato.
La decisione di aprire sedi ministeriali di rappresentanza a Monza, del resto, era stata contestata anche nella stessa maggioranza, in particolare dal sindaco di Roma, Gianni Alemanno, e dalla governatrice del Lazio Renata Polverini. Il primo ha infatti definito “irresponsabile” l’intervento di Bossi, mentre anche per Renata Polverini “E’ evidente che ha ragione Napolitano”.
Berlusconi: “Nel 2013 lascio. Tremonti? Lo sopporto…”
Fanno discutere, nel mondo politico, le dichiarazioni rilasciate questa mattina dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a dei giornalisti di Repubblica, in occasione della presentazione alla Camera del libro di Scilipoti. Dopo il consueto elogio del suo governo, che ritiene durerà fino alla fine della legislatura, senza che si vada quindi ad elezioni anticipate, e l’ormai tradizionale attacco ai magistrati, Berlusconi ha infatti annunciato di non volersi ricandidare nel 2013, lasciando così il posto al neosegretario del Pdl Angelino Alfano, e ha attaccato piuttosto duramente il ministro dell’Economia Giulio Tremonti.
Più tardi, da Palazzo Chigi,si preciserà che il premier aveva avuto solo “un’amichevole conversazione” con i giornalisti di Repubblica, trasformata, invece, “in una formale intervista con tanto di domande e risposte”, ma il contenuto non ne viene smentito.
Rispondendo, dunque, alla domanda se si sarebbe ricandidato alle elezioni del 2013, Berlusconi avrebbe detto: “Assolutamente no. Il candidato premier del centrodestra sarà Alfano. Io se potessi lascerei già ora…” A quel punto, il suo portavoce Bonaiuti lo avrebbe interrotto, e lui si sarebbe corretto, precisando: “Non mi dimetto, però verrebbe voglia”, e confermando comunque: “In ogni caso alle prossime elezioni non sarò io il candidato premier”. Dice inoltre di non puntare neanche al Quirinale: “Non fa per me“, spiega, mentre vedrebbe adatto a quella carica Gianni Letta.
Giustizia, Alfano: seguite le indicazioni del Quirinale. Ma le opposizioni non ci stanno.
Il ministro della Giustizia Angelino Alfano si è recato oggi al Quirinale per presentare la bozza di riforma della giustizia che il Consiglio dei ministri si appresta a discutere già da domani. Al termine del colloquio, di un paio d’ ore, il Guardasigilli si è mostrato ottimista e si è detto “soddisfatto dell’ incontro”, mentre Napolitano si sarebbe limitato a “prendere atto” in maniera “formale” della volontà del governo, ascoltando quanto illustrato da Alfano, e auspicando, comunque, che per la riforma della giustizia si possa arrivare a “larghe intese” con l’ opposizione.
Secondo le indiscrezioni, l’ ultima bozza presentata dal ministro della Giustizia prevederebbe, fra l’ altro, che “I magistrati sono direttamente responsabili degli atti compiuti in violazione dei diritti”, e quindi il cittadino potrà citare direttamente loro in giudizio, anzichè lo Stato, come è previsto ora. Verrebbe poi aggiunto, all’ articolo 113 della Costituzione, l’ art. 113 bis, sulla “responsabilità civile dei magistrati” per i “casi di ingiusta detenzione o di altra indebita limitazione della libertà personale”.
Si introdurrebbero quindi due CSM, che sarebbero entrambi presieduti dal Capo dello Stato (diversamente dall’ ipotesi che prevedeva a capo del CSM dei magistrati requirenti il Procuratore generale della Cassazione eletto dal Parlamento in seduta comune su indicazione del CSM). Cambierebbe poi l’ obbligatorietà dell’ azione penale, che andrebbe esercitata “secondo i criteri stabiliti dalla legge”.
Napolitano blocca il decreto sul federalismo:”Passi prima alle Camere”
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha fatto sapere oggi in tarda mattinata, con un comunicato, che “Non sussistono le condizioni per procedere alla richiesta emanazione” del decreto sul federalismo, approvato ieri in Consiglio dei Ministri dopo essere stato bocciato in Commissione bicamerale. Secondo il Quirinale, infatti, sussisterebbe comunque “l’ obbligo di rendere comunicazioni alle Camere prima di una possibile approvazione definitiva del decreto in difformità dagli orientamenti parlamentari”. Nella lettera, inoltre, Napolitano fa trapelare un certo malumore per non essere stato informato “preventivamente” della riunione straordinaria convocata dal governo, e per non essere stato consultato “sull’ intendimento di procedere all’ approvazione definitiva del decreto legislativo”.
Il leader della Lega Umberto Bossi, convinto sostenitore, assieme al suo partito, del federalismo, ha poi avuto una “lunga e cordiale telefonata” con il capo dello Stato, impegnandosi a recarsi al Quirinale la prossima settimana, e ad andare in Parlamento, insieme al ministro Calderoli, a dare comunicazioni sul decreto.
Il ministro Calderoli si è detto dispiaciuto di “perdere così 10-15 giorni” per quelle che ha definito “sterili polemiche“, e ha spiegato: “L’ unica cosa che prevede la legge è che il governo dia comunicazsioni alle Camere, dopodichè può esserci un voto su di esse ma il testo resta quello”.
Olocausto: oggi si celebra la Giornata della Memoria
Oggi 27 gennaio si celebra la Giornata della Memoria, giorno dedicato alle vittime dell’Olocausto, in cui persero la vita milioni di persone e istituito con la legge 211 del 20 luglio 2000 ”in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti”.
Questa data è quella in cui nel 1945 l’Armata Rossa entrò nel campo di sterminio e concentramento di Auschwitz-Birkenau, liberando i prigionieri. Per oggi sono previste numerose iniziative per non dimenticare le atrocità commesse dai nazisti nella Seconda Guerra Mondiale.
Al Quirinale il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano premierà i vincitori del concorso “I giovani ricordano la Shoah” indetto dal ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e delegazioni di studenti che hanno preso parte ai “Viaggi della Memoria” e nel pomeriggio la Comunità ebraica di Roma aprirà le sue porte al presidente della Camera Gianfranco Fini.
Napolitano: “Mai visto il dl rifiuti”. La UE: “Spazzatura, stessa situazione di due anni fa”
Il Quirinale, con una nota di poche righe, si è pronunciato oggi sulla situazione dei rifiuti in Campania, dichiarando che “La Presidenza della Repubblica non ha ricevuto e non ha quindi potuto esaminare…il testo del decreto-legge sulla raccolta dei rifiuti e la realizzazione dei termovalorizzatori in Campania” e aggiungendo che “Il Capo dello Stato si riserva pertanto ogni valutazione sui contenuti del testo quando gli verrà trasmesso”. E poche ore dopo arriva una prima valutazione degli ispettori dell’ Unione Europea che si trovano da oggi a Napoli per monitorare la gestione dei rifiuti nella città. “Dopo due anni la situazione non è molto diversa. I rifiuti sono per le strade, non c’ è ancora un piano di trattamento e gestione della differenziata. Siamo favorevoli a liberare i fondi non appena ci sarà un piano di gestione adottato e complementato” ha affermato Pia Bucella, responsabile della direzione generale ambiente dell’ Unione Europea e capo della missione.
Intanto, a Napoli, la situazione dei rifiuti è sempre più pesante, dopo un mese di crisi, con gli impianti al collasso. E si è arrivati anche a temere epidemie, un rischio reale, spiegano gli esperti: “Esiste un pericolo igienico-sanitario che può trasformarsi in un serio rischio per la salute. I rischi sono legati alla presenza di randagi, ratti. E sopratutto blatte e insetti, vettori di malattie infettive gastro-intestinali” hanno detto Maria Triassi e Andrea Simonetti, della Società italiana di igiene. Solo in città vi sono circa tremila tonnellate di rifiuti per le strade, ottomila in provincia. E mentre nel centro la spazzatura si trsforma in cibo per gabbiani e piccioni, in periferia vengono segnalate le prime invasioni di topi.
Intercettazioni: Di Pietro e Napolitano, la storia infinita
Antonio Di Pietro chiama nuovamente in causa Giorgio Napolitano. Da lui vorrebbe altro, rispetto a quello che fa, firma, dice. Nuovo appello per il capo dello Stato, dunque, da parte del leader dell’Italia dei Valori. Perché a breve, sul tavolo del Presidente della Repubblica, arriverà una nuova legge assai contestata e sulla quale le polemiche non finiranno. Si tratta della legge sulle intercettazioni.
Antonio Di Pietro rialza il tiro, dunque. A pochi giorni di distanza da quanto accaduto a Piazza Farnese. L’ex magistrato è tutto tranne che pentito in merito alla vicenda. Per quelle dichiarazioni, Di Pietro è stato iscritto nel registro degli indagati.
Fini-D’Alema: la strana coppia
Berlusconi e il Quirinale. Ovvero: la parabola della volpe e l’uva
Hanno il Quirinale, hanno il Csm, hanno la Corte costituzionale. Perché dovremmo concedere pure la presidenza di una Camera?
Hanno. Loro, i comunisti. Pensare che Silvio Berlusconi aveva passato mesi a parlare e straparlare di una linea bipartisan per la prossima legislatura. Addirittura, gli era scappato di suggerire di assegnare un ramo del Parlamento all’opposizione. Nel mentre parlava di dialogo costante, di riforme. Aveva invitato ad una campagna elettorale dai toni soft, comprensivi.