Torna la tensione in Palestina: Gaza brucia. 12 i morti

palestinaSale alta la tensione in Palestina, con la guerra urbana che infuria a Gaza tra i Palestinesi e l’esercito israeliano. Ma il bilancio di 12 morti, tutti Palestinesi, è purtroppo solo provvisorio.

Gli scontri sono iniziati con la Marcia del ritorno, indetta da Hamas in occasione dell’anniversario dell’esproprio delle terre arabe nel 1948, quando nacque Israele.

Gli scontri

Purtroppo l’esercito israeliano ha sparato più volte, anche con l’artiglieria, contro i 17 mila Palestinesi, che hanno risposto con sassi e bottiglie molotov. Già in mattinata era rimasto ucciso un agricoltore palestinese che aveva violato la zona di sicurezza. Per l’esercito si trattava di una persona sospetta. Per i Palestinesi solo un contadino che doveva lavorare. Per l’esercito, l’agricoltore, insieme ad un altro Palestinese, si comportava in maniera strana. Ma la risposta dell’esercito è stata esagerata. Sembra che il contadino sia stato ucciso a colpi di artiglieria partiti dai carri armati con la stella di David.
La Comunità internazionale è stata richiamata dalle autorità palestinesi che chiedono “un intervento internazionale immediato e urgente per fermare lo spargimento del sangue del nostro popolo palestinese da parte delle forze di occupazione israeliane”.
Le manifestazioni si stanno svolgendo in molti punti del confine, e purtroppo sembra che non ci sarà una tregua, almeno per il momento. Anzi, senza un intervento pacificatore, è probabile che l’escalation sia assicurata.

I Palestinesi hanno infatti indetto le manifestazioni di protesta, fino al 15 maggio, anniversario della nascita d’Israele.

Abu Mazen: “Sullo stato palestinese decida l’Onu”

Abu Mazen, vuole che sia l'Onu a prendere una decisione sulla Palestina

Abu Mazen ha richiesto una decisione unilaterale da parte dell’Onu sulla domanda di riconoscimento dello stato palestinese. La domanda verrà presentata all’Onu venerdì prossimo, tale operazione è necessaria secondo Abu Mazen, prima di prendere in considerazione “altre opzioni”. Tale notizia è stata data da uno dei negoziatori dell’Anp, Nabil Shaath. Il presidente dell’Anp ha dichiarato di voler incontrare Benjamin Netanyahu, a New York al termine dell’assemblea generale delle nazioni Unite.

Nabil Shaath ha dichiarato: “Il presidente ha detto: ‘vogliamo una decisione del Consiglio di sicurezza. Dopo, tutte le opzioni sono aperte’”. La decisione di Abu Mazen di portare la domanda direttamente all’Onu sicuramente porterebbe a peggiorare i rapporti con gli Stati Uniti i quali hanno dichiarato che faranno valere il loro diritto di veto riguardo la decisione di accettare o meno la domanda di Abu Mazen.

Medio Oriente, Abu Mazen – Netanyahu: prove di pace a casa di Obama

Lo scetticismo di molti – non sono certo campate per aria le parole di Aaron David Miller, ex negoziatore Usa, che indica nella eccessiva distanza tra le parti uno dei motivi per cui l’accordo di pace pare difficilissimo – ha motivo – soprattutto storico – di esistere ma gli sviluppi degli ultimi giorni, con i negoziati svolti negli Stati Uniti alla presenza di Abu Mazen, primo  ministro palestinese, Benjamin Netanyahu, primo ministro isareliano e Barack Obama, presidente Usa in cerca del miracolo (dopo l’annuncio della conclusione del conflitto in Iraq, dove le truppe americane presenti presteranno solo opera di formazione e addestramento).

Siete le persone giuste per porre fine al conflitto“: con tali parole, Obama ha accolto i due leader, incitandoli a compiere un percorso da concludersi nel tempo di un anno. Lo stato delle cose è che Abu Mazen e Netanyahu sono già riusciti, nel loro faccia a faccia isolato, senza la presenza di nessun altro, a individuare un modus operandi al fine di portare a compimento l’intero progetto: l’ottimismo alla Casa Bianca circola senza ombra di dubbio, si è trasformato in qualcosa di più non appena i due leader hanno stretto le reciproche mani in pubblico, sotto lo sguardo di Benjamin Franklin.

Obama al telefono col MO

[Photo| Flickr] Barack Obama comincia così la sua presidenza: al telefono. E lo stile è esattamente quello che ti aspetteresti. Primo giorno di lavoro, e che ti fa l’uomo più famoso – e potente – del momento? Chiama Abu Mazen. Che quasi non ci credeva.

Ha tenuto a dirmi che ero il primo leader straniero che contattava

Poche battute, lavorare per consolidare la tregua. Subito dopo è toccato al premier israeliano Ehud Olmert, all’egiziano Hosni Mubarak, al re Abdallah di Giordania.

La precedenza data ad Abu Mazen, Il presidente palestinese contestato da Hamas, è evidentemente un segnale. Il movimento islamico ritiene scaduto il suo mandato quadriennale e dallo scorso 9 gennaio non gli riconosce più un ruolo. Dopo le bombe, Hamas non è più tornata sulla questione né sulle più volte richieste nuove elezioni in Cisgiordania.

Ora è la volta di Obama. Assicura che

opererà in piena associazione col presidente Abbas per arrivare alla pace in questa regione

Stiamo a vedere come.

Berlusconi: “piano Marshall” per il Medio Oriente

Silvio Berlusconi e il suo “piano Marshall”. Aiuti concreti e carabinieri italiani ai valichi, nonché pattugliamenti in mare. L’Italia – nella persona e nelle parole del suo Presidente del Consiglio – si offre anche di ospitare una conferenza di pace a Erice.

Erice, comune di 28.880 anime della provincia di Trapani, sull’omonimo Monte (e nome di un personaggio mitologico ucciso da Ercole) è, per Silvio, la chiave dei secolari problemi del Medio Oriente. Non si può dire certo che non sia un ottimista. Ecco la sua proposta, per la quale è volato a Sharm el Sheikh per partecipare al vertice tra leader europei e arabi alla presenza del segretario generale dell’Onu dopo la prima giornata senza sangue dopo più di tre settimane.

L’Italia vuole esserci: carabinieri ai valichi (non lo ricorda nessuno, ma truppe italiane sono già impegnate in Sinai con missioni internazionali), pattugliamento in mare, aiuti umanitari e assistenza ai feriti. Oggi il Ministro degli Esteri Frattini sarà in Palestina a portare viveri e medicine, e saranno trasportati da noi bambini feriti per essere curati. Offerta antica – Silvio dice di battersi da oltre 30 anni per la pace in MO – sottolineando di essere dalla parte di Israele.

Appuntamento a Erice?

La solita tristezza delle manifestazioni contro Israele

Ieri in Italia (da Milano a Roma indica il Corriere della Sera) e nel mondo sono andati in scena violente proteste (violente sul piano ideologico) contro Israele. Sono state bruciate alcune bandiere, in alcuni striscioni la Stella di Davide è paragonata addirittura ad una svastica nazista e naturalmente tutto questo è stato condito dai soliti slogan contro il governo degli USA e quello di Israele. Nota di colore: presenti iracheni (o pseudo-iracheni) con le scarpe in mano. Come sempre è giusto manifestare, esprimere la propria opinione: il tutto però non deve mai andare oltre la legalità. A questo punto, cari manifestanti, non vi mettete forse sullo stesso piano (quello della violenza) dell’odiato governo israeliano?

Israele-Palestina: Ripartono le ostilità

Premetto fin da subito che questo è uno di quei titoli che mai, e poi mai, avrei voglia di scrivere. Soprattutto considerando il fatto che erano ormai mesi che il discorso era finito nel dimenticatoio, o forse per meglio dire in un cassetto, e speravo vivamente di non doverlo tirare fuori più un’altra volta. Invece dopo che dalla metà di giugno era iniziata la tregua tra lo stato di Israele ed Hamas, ecco che dopo circa 5 mesi le ostilità sono riprese.

Mahmoud il solitario

E’bastato un quarto d’ora al presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad per attirare a se le polemiche di questo vertice FAO. Le sue parole, taglienti come lame, hanno colpito tutti gli argomenti scottanti nella realtà iraniana.

Israele, Stati Uniti e naturalmente crisi alimentare sono stati gli argomenti sostenuti dal presidente, senza mezzi termini e sempre spavaldo, sicuro, forte e stoico. Anche quando più che un discorso sembra trattarsi di minacce.

Un quarto d’ora che gli ha permesso di conquistare zero, e ripeto zero, applausi e solo una veloce stretta di mano, obbligata, dal direttore generale della FAO, Jacques Diouf.

Ma d’altronde che reazione si poteva aspettare chi afferma che Israele ha i giorni contati? Forse dovrebbe ritenersi fortunato di non essersi beccato nessun fischio; anche se fuori circa 350 manifestanti ebrei avrebbero voluto incontrarlo. Per applaudirlo?

Happy Birthday Israele

60 anni. E non li dimostra. Ma soprattutto nonostante i tanti problemi, conflitti e diatribe diplomatiche, Israele è ancora là, lo stato stoico, voglioso di esserci ma soprattutto di rimanerci.

Un compleanno particolare, che avverrà ufficialmente tra qualche giorno il 14 maggio, ma che ha un grande significato, talmente importante da venire premiato con la posizione di ospite d’onore alla fiera del libro di Torino.

Il Lingotto sarà il luogo della festa, una festa che dovrebbe essere coperta solo di gioia, di soddisfazione, di ringraziamenti e che invece è macchiata, come spesso accade quando il medioriente viene messo al centro dell’attenzione, da proteste e contestazioni.

Al Qaeda parlò. Mentre le vittime in Iraq salgono a 4mila soldati USA e quasi un milione di civili iracheni

Al zawahiri
Il risveglio di Al Qaeda continua. Dopo i due messaggi dei giorni scorsi di Osama Bin Laden diffusi da Al Jazeera, arrivano, riprendendone le istanze, le parole di Ayman Al- Zawahiri, numero due di Al Qaeda. Ha inviato un messaggio audio ai seguaci del terrorismo islamico. L’audio dura 4 minuti e 44 secondi, ed è stato messo online su un sito internet già usato in precedenza da Al Qaeda.

Oh musulmani, oggi è il vostro giorno. Colpite gli interessi degli ebrei e degli americani, e di tutti quelli che partecipano all’aggressione contro i musulmani

Obama, shame on you. Hillary all’attacco

Clinton
Quando l’insegnante di inglese (gran donna. Che fine triste che ha fatto, nella miseria delle miserie che è la vita umana) ci diceva Whet a shame, noialtri, adolescenti senza memoria e senza barba, potevamo solo intuire la forza del messaggio. Hillary Clinton che saetta

Shame on you

a Barack Obama, decisamente, ha una certa forza.

Di rosso vestita, è anche decisamente alterata, diretta, avvelenata, agguerrita. Lei smentisce ed esclude, ci mancherebbe altro, sono Hillary Clinton, non certo il primo anonimo che ha deciso di mettersi in testa di arrivare alla poltrona della Casa Bianca, è da escludersi che io pensi di ritirarmi – anche se sono così stanca…
Non l’ha detto, sia ben chiaro, non ha parlato di stanchezza. Certo, a livello di nervi, una donna stenta ad invidiarla. Arriverai forse ad essere la donna più potente del mondo? Ma nel frattempo avrai perso 20 anni di vita e qualsiasi residuo di forma umana.

Quello che i “democrats” non dicono… ve lo dice Nader

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Sulla scena della corsa alla Casa Bianca irrompe il Paladino dei consumatori. Il suo nome è Ralph Nader, e certamente in Italia famosissimo non è. Ecco no, diciamo che non è mai stato ospite della De Filippi, non ci risulta. Ma la sua storia merita di essere raccontata comunque. Nader è un avvocato americano con il pallino della difesa della società dall’Imperialismo capitalista. Detta così fa anche un po’ paura lo ammetto, ma tant’è. Approfondiremo.
I più attenti alle faccende USA lo ricorderanno in una piccola particina come comparsa nelle presidenziali americane 2004, quando si presentò come indipendente raccogliendo un misero 0,7% di consensi. Quelli bravi, ma davvero bravi però, lo ricorderanno anche nella tornata del 2000, quella del dopo Clinton per intenderci, in cui raccolse il 2,7% con 3 milioni di voti.
Fantascienza, ma non è questo il punto.

Bush e l’economia, il binomio difficile

Bush
George W. Bush ha parlato. Di guerra e di economia. Ha parlato per l’ultima volta, ha tenuto il suo ultimo discorso sullo stato dell’Unione.
E, in verità, sembrava stanco. Enfasi, poca. Promesse, rare. La parabola è al termine, per il Presidente degli Stati Uniti d’America, e si vede.
Dalle emergenze e dagli hot topics non può scappare. Però che fatica. Ha parlato della crisi dell’economia e dell’immancabile questione Iraq.

Nasrallah, il macellaio di Beirut

Nasrallah, il macellaio di Beirut
Molta specie ed estrema impressione ha fatto il ritorno in pubblico, con annesse dichiarazioni, dello sceicco Nasrallah. Il macellaio di Beirut, titola a tutta pagina il quotidiano Yediot Ahronot. Sconforto, paura e orrore dei media.
Gli israeliani sono sconvolti. Sabato il leader degli Hezbollah Hassan Nasrallah è ricomparso in pubblico dopo una lunga assenza, con affermazioni sconvolgenti. Ha dichiarato di essere in possesso di teste, mani e piedi e anche di un cadavere quasi completo, dalla testa al bacino di soldati israeliani caduti in guerra in Libano nel 2006 e lasciati dai commilitoni.