Iran, continuano gli scontri

Teheran: non si placano violenza e scontri. Oggi le autorità parlano di 15 morti – ieri negavano notizie ufficiali su eventuali vittime. Ma il numero dei morti potrebbe essere molto più alto. La polizia spara lacrimogeni per disperdere i manifestanti. Le uniche notizie che arrivano, come sempre, vengono dalla Rete, da Internet, dai blog riformisti e di opposizione.

A Teheran la gente non si ferma. Anzi. Va per strada, si agglomera e scandisce slogan contro la Guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei. Lottano, si scontrano e muoiono, in questi giorni. Non solo manifestanti – dicono questa volta le fonti ufficiali – ma anche poliziotti. Quello che sta accadendo in questi giorni è più duro e drammatico di ogni opposizione fino ad oggi manifestata al regime dalle elezioni. Elezioni che, a detta dell’opposizione e dell’onda verde, sarebbero state vinte da Ahmadinejad con i brogli. Ricostruzione che appare sempre più credibile.

Neda, per il Times il personaggio dell’anno

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Anche i ragazzi e le ragazze dell’onda verde hanno invocato oggi il loro martire. A Teheran e nel resto del Paese continuano le violenze tra manifestati e forze dell’ordine nel giorno dell’Ashura, un rito osservato dai musulmani sciiti in tutto il mondo per commemorare il martirio di Hussein, appunto, l’imam più venerato che, per la tradizione, fu ucciso e decapitato nel settimo secolo.

Il regime vorrebbe, ancora una volta, fare finta di niente. Come ha fatto finta di niente per Neda Soltan, la studentessa iraniana di 26 anni uccisa nelle proteste di piazza a Teheran contro i brogli nelle elezioni presidenziali del 12 giugno. Tutta una messinscena, ha sempre ripetuto il governo.

Neda è il personaggio dell’anno per il Times, simbolo globale dell’opposizione alla tirannia. Neda, morta con gli occhi aperti.

Foto|pbs.org

Iran, almeno dieci morti negli scontri

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Iran: siamo al secondo giorno di violenti e aperti scontri tra polizia e manifestanti anti-governativi a Teheran durante il corteo per la festività sciita dell’Ashura. Le notizie arrivano in occidente grazie ai siti di opposizione Jaras e Rahesabz, che registrano quattro morti negli scontri.

Il racconto del sito Jaras ha del terribile. Gli agenti – non tutti, ma molti – si sarebbero rifiutati di obbedire all’ordine di sparare sui dimostranti, e avrebbero provato piuttosto a sparare in aria. Hanno, però, dovuto poi arrendersi agli ordini su pressione dei loro superiori.