Scontri Londra, altra notte di fuoco

 

Altra notte di scontri a Londra. Dopo la protesta dello scorso Sabato notte a Tottenham, anche ieri ci sono stati nuovi scontri tra polizia e manifestanti. Circa 100 persone arrestate e 35 agenti feriti. Scotland Yard ha arrestato tutte le persone sorprese a rubare nei negozio dopo aver distrutto le vetrine con pietre e altro.

Brixton è stato il luogo più caldo ieri. Una centinaio di persone ha saccheggiato un grande magazzino lanciando pietre contro gli agenti giunti per fermarli. Questi scontri sarebbero stati organizzati principalmente su Internet grazie ai social network, il tutto sarebbe nato da una protesta nella notte fra sabato e domenica nel quartiere di Tottenham, durante una manifestazione per protestare contro la morte di Mark Duggan, un pregiudicato ucciso in uno scontro a fuoco con la polizia.

No-Tav, continuano le proteste ma riparte il cantiere

Foto: Ap/LaPresse

Nonostante gli scontri di ieri, nella mattinata di oggi, si sono riaperti i lavori al cantiere per la linea TAV Torino-Lione. Negli scontri di ieri, sono rimaste ferite circa 400 persone, alcune medicate sul posto, altre condotte direttamente in ospedale per accertamenti più approfonditi. La riapertura dei lavori non sta vedendo intralci da parte dei comitati No-Tav.

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Attualmente, sul posto e nelle zone limitrofe, sono presenti guardie armate della polizia e dei Carabinieri a presidiare tutta l’area dei lavori. La situazione al momento è serena, sono pochi i manifestanti presenti alla baita vicina al viadotto dell’autostrada A32 Torino-Bardonecchia.

Spagna, protestano i giovani “indignados”

 
Foto: AP/LaPresse

Continua in Spagna la protesta  dei giovani “Indignados“, accampati principalmente vicino Puerta del Sol a Madrid, ma anche in altre piazze di altre città spagnole, per chiedere una società migliore e una politica meno corrotta, alla vigilia delle elezioni amministrative e regionali di domenica. E la Giunta elettorale, con un solo voto di maggioranza, ha deciso di far valere anche per questa protesta il divieto di manifestazioni ed atti di propaganda previsto per la vigilia del voto, divieto che scatterebbe quindi a mezzanotte.
Il ministro degli Interni, il socialista Alfredo Perez Rubalcaba, sembra voler adottare, per ora, una linea meno intransigente, e ha affermato, in conferenza stampa, che “la polizia deve essere impiegata per risolvere problemi e non per crearne di nuovi“, lasciando intendere che, per il momento, si eviterà di sgomberare con la forza i ragazzi, accampati in piazza ormai da quattro giorni.
Il premier Josè Luis Zapatero, il cui partito, secondo i sondaggi, potrebbe andare incontro ad una pesante sconfitta elettorale domenica, ha da parte sua assicurato che “si darà prova di comprensione e di sensibilità” verso i giovani che manifestano, e che il governo agirà “correttamente e in maniera intelligente“, trattandosi di una protesta pacifica. Il Psoe di Zapatero, visti i sondaggi che evidenziano un malcontento del suo elettorato più a sinistra, non trarrebbe, in effetti, alcun vantaggio da un intervento severo contro gli”Indignados”.

Scontri in Siria, almeno 20 morti. Tensione anche in Yemen e Giordania

Le proteste e le manifestazioni spesso anche violente che hanno interessato il Nordafrica, in particolare Egitto, Tunisia e Libia, sembra si stiano estendendo verso il Medio Oriente, interessando in particolare la Siria, dove ci sarebbero state alcune decine di morti, ma anche lo Yemen e la Giordania.
In Siria, in particolare, il bilancio degli scontri di oggi sarebbe di oltre trenta morti, con manifestazioni contro il governo in più di dieci città: almeno 20 persone sarebbero state uccise solo a Samnin, mentre si conterebbero due morti a Daraa, e nella capitale Damasco la polizia avrebbe arrestato una decina di manifestanti e ucciso tre persone nel sobborgo Mauadamieh.
Proprio ieri, il presidente siriano Bashar al Assad aveva annunciato una serie di riforme sociali, come l’ aumento dei salari dei dipendenti pubblici e la lotta alla corruzione, ma sopratutto, la revoca dello stato di emergenza in vigore dal 1963, e la Francia, oggi, si è appellata alle autorità siriane affinchè tali riforme vengano attuate in modo “effettivo e rapido”.
A Daraa, poi, i giornalisti, sia siriani che stranieri, sono stati respinti da posti di blocco dell’ esercito siriano e di agenti di sicurezza in abiti civili, che hanno anche sequestrato loro l’ attrezzatura e gli oggetti personali.
Per le strade della capitale Damasco, stando a quanto riportato dalla tv siriana, avrebbero oggi sfilato anche i lealisti, a sostegno del presidente Bashar al Assad, e del Baath, che è il partito unico da quasi mezzo secolo.
Altre manifestazioni sarebbero scoppiate a Qamishli, città nel Nord-est della Siria, al confine con Turchia e Iraq e abitata per lo più da curdi, dove la polizia avrebbe sparato contro i manifestanti, mentre circa tremile giovani si sarebbero radunati nella piazza centrale di Duma, sobborgo a nord di Damasco.

Cagliari, protesta dei pastori: guerriglia urbana – FOTO

Foto: AP/LaPresse

Cagliari: continua la protesta dei pastori davanti alla sede del Consiglio regionale della Sardegna, dopo i momenti di tensione di ieri che hanno determinato la reazione delle forze di polizia. La replica degli agenti (con fumogeni e cariche con i cellulari a sirene spiegate) ha fatto seguito al fitto lancio di bottiglie di vetro da parte dei pastori.

Dalle bottiglie alle pietre, è stata questione di istanti: oltre alla sassaiola, il gruppo ha cercato di bloccare la strada con i cassonetti dell’immondizia. Il movimento dei pastori sardi, guidato da Felice Floris, manifesta per chiedere garanzie alla Regione sul prezzo del latte.

Uno dei manifestanti ha perso un occhio dopo essere stato colpito in pieno volto da un fumogeno, mentre tra gli agenti di polizia vi sarebbero tre feriti. Ancora ufficiose le cifre ma sarebbe salito a sei il numero dei fermi. Più d’uno i nodi della trattativa: la battaglia per il prezzo del latte, dicevamo, ma anche richieste ancor più precise.

Roma, Alemanno: “Tassa sui cortei e manifestazioni nazionali”

Altra misura vessatoria proposta da una amministrazione comunale ma, stavolta, la singolarità dell’annuncio porterà con sè strascichi e polemiche inevitabili. L’intervento del sindaco di Roma, Gianni Alemanno, è di quelli da lasciare il segno: Roma tasserà le grandi manifestazioni e i cortei che si svolgeranno nella Capitale. Il primo cittadino:

Metteremo una sorta di tassa sui cortei: devono pagare qualche cosa, non possiamo pagare solo noi: nella città ci sono 525 manifestazioni nazionali in sei mesi. Stiamo studiando una delibera apposita per introdurre un contributo ai servizi nel caso delle grandi manifestazioni nazionali“.

Le parole rilasciate da Alemanno a “Cortina incontra” hanno già diviso la classe politica italiana: non solo per l’evidente diacronia della prposta rispetto al contenuto della Costituzione italiana che sancisce la libertà di manifestare ma anche per l’eccezionalità della misura, a cui nessuno aveva finora mai pensato.

Pechino e le Olimpiadi della protesta

Da grande amante di sport quale sono, anche nel periodo delle vacanze estive cerco di assorbire una discreta quantità di competizione via televisione. Quest’anno oltre alla sfilza di amichevoli estive che poco lasciano all’immaginazione e molto invece alle novità, soprattutto di vedere questo o quel giocatore che ha cambiato maglia, vi è la grande competizione chiamata Olimpiade in quel di Pechino che tanto sta facendo divertire gli spettatori italiani con 1 oro, 2 argenti e 1 bronzo. Ma non è di sport che ora dobbiamo parlare purtroppo…

Se questo significa sopprimere…

Al termine di questo articolo so già che qualcuno di voi inizierà a storcere il naso. E’normale specie quando si va a trattare un argomento che i media hanno voluto mettere in primo piano, magari senza spiegare per bene a tutti di cosa si trattava.
In tutto il mondo centinaia di personaggi famosi non hanno esitato, per stare al favore del Tibet, di schierarsi contro quella Cina che voleva far valere i propri poteri.
Non mi sono mai voluto schierare apertamente a favore della Cina perchè non lo ero e non lo sono tutt’ora ma di certo non mi sarei mai schierato nemmeno a favore del Tibet, perchè le manifestazioni che ne sono nate non erano pro-Tibet ma anti-Cina.

Happy Birthday Israele

60 anni. E non li dimostra. Ma soprattutto nonostante i tanti problemi, conflitti e diatribe diplomatiche, Israele è ancora là, lo stato stoico, voglioso di esserci ma soprattutto di rimanerci.

Un compleanno particolare, che avverrà ufficialmente tra qualche giorno il 14 maggio, ma che ha un grande significato, talmente importante da venire premiato con la posizione di ospite d’onore alla fiera del libro di Torino.

Il Lingotto sarà il luogo della festa, una festa che dovrebbe essere coperta solo di gioia, di soddisfazione, di ringraziamenti e che invece è macchiata, come spesso accade quando il medioriente viene messo al centro dell’attenzione, da proteste e contestazioni.