E’ di nuovo bufera sul presidente del Consiglio Silvio Berlusconi per il caso Lavitola. Stando a quanto riportato dal settimanale l’Espresso, infatti, il 24 agosto il premier avrebbe consigliato al faccendiere, che allora si trovava in Bulgaria, di non rientrare in Italia, visto che già il settimanale Panorama aveva anticipato di un possibile coinvolgimento dell’ex direttore dell‘Avanti nell’inchiesta sui presunti ricatti al premier fatti dall’imprenditore Giampaolo Tarantini e della moglie.
Il faccendiere, quel giorno, avrebbe telefonato preoccupato a Berlusconi, chiedendogli: “Che devo fare? Torno e chiarisco tutto?” Il premier avrebbe risposto: “Resta dove sei“. Lavitola, infatti, si trova ancora all’estero, a Panama, “per lavoro”, spiega, nonostante sia stata emessa nei suoi confronti un’ordinanza di arresto dalla Procura di Napoli, e dopo che si sono già aperte le porte del carcere per Giampaolo Tarantini e per la moglie Angela Devenuto.
Berlusconi avrebbe detto inoltre a Lavitola di “stare tranquillo“, e pensato anche ad una strategia difensiva: gli 850 mila euro versati ai coniugi Tarantini, dei quali 400mila trattenuti da Lavitola, sarebbero stati semplicemente un aiuto per una famiglia “in gravissime difficoltà economiche”.
Leoluca Orlando
Mafia, chiesto il rinvio a giudizio per il ministro Romano
Il pm di Palermo Nino Di Matteo e l’aggiunto Ignazio De Francisci hanno depositato la richiesta di rinvio a giudizio con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa per il ministro dell’Agricoltura Saverio Romano, dopo che quattro giorni fa il gip aveva respinto l’istanza di archiviazione chiesta dalla Procura e chiesto l’imputazione coatta. Adesso dovrà quindi essere fissata l’udienza preliminare, dove un altro gip deciderà se gli elementi di cui dispone l’accusa siano tali da arrivare ad un processo.
Secondo l’accusa, come politico di rilievo prima della Dc, poi del Ccd e Cdu, quindi come parlamentare nazionale, Romano “avrebbe consapevolmente e fattivamente contributo al sostegno ed al rafforzamento dell’associazione mafiosa“, e avrebbe avuto rapporti con diversi esponenti di spicco di Cosa Nostra, come Angelo Siino, Giuseppe Gattaduro, Domenico Miceli, Antonino Mandalà e Francesco Campanella. Il gip parla inoltre di “un quadro preoccupante di evidente contiguità con le famiglie mafiose”.
Romano avrebbe poi appoggiato alle regionali del 2001 la candidatura di Mimmo Miceli, in seguito condannato per mafia, e avrebbe avuto rapporti in particolare con la famiglia mafiosa di Villabate, sostenendo, assieme all”ex governatore siciliano Totò Cuffaro (già condannato per associazione mafiosa) la candidatura di Giuseppe Acanto, gradito al capomafia Nino Mandalà.
Il ministro ha fatto sapere che non intende dimettersi, e, sul rinvio a giudizio di oggi, ha dichiarato:
“Non intendo commentare un atto al quale la procura di Palermo è stata obbligata dopo 8 anni di indagini e due richieste di archiviazione. Continuo a non comprendere come non ci scandalizzi di un corto circuito istituzionale e giudiziario che riguarda chi da un lato ha condotto le indagini e chi dall’altro le ha severamente sanzionate”.
Il pentito Ciaramitaro: “Berlusconi dietro le stragi del ’93”
Se il “caso Ruby” sta attualmente mettendo in imbarazzo il premier e in subbuglio l’ intero mondo politico, da Firenze, dove è in corso il processo per le stragi di mafia del ’93, stanno giungendo altre rivelazioni, per ora tutte da verificare, ma che, se confermate, sarebbero altettanto, se non più gravi: il pentito Giovanni Ciaramitaro, infatti, tira in ballo direttamente Berlusconi, che avrebbe “suggerito” gli obiettivi degli attentati. Ciaramitaro avrebbe appreso queste informazioni dall’ allora boss Francesco Giuliano: “Mi disse” ha spiegato” che erano stati dei politici a dirgli questi obiettivi, questi suggerimenti, e in un’ altra occasione mi fece il nome di Berlusconi. La ragione delle stragi era l’ abolizione del 41 bis, l’ abolizione delle leggi sulla mafia. Le bombe le mettevano per scendere a patti con lo Stato.” E aggiunge: “Mi disse che c’era questo politico, che ancora non era un politico, ma che quando sarebbe diventato presidente del Consiglio avrebbe abolito queste leggi. Poi mi disse che era Berlusconi.”
In aula, oggi, ha deposto anche il pentito Pasquale Di Filippo, che ha spiegato: “Da quando avevo 20 anni mi hanno sempre detto che cosa votare politicamente”, e quindi, ha aggiunto, “Nel ’94, quando ci sono state le elezioni in Sicilia, abbiamo votato tutti per Berlusconi, perchè Berlusconi ci doveva aiutare, doveva far levare il 41 bis. “Di Filippo avrebbe parlato di ciò anche con Leoluca Bagarella, allora ai vertici della mafia, specie dopo l’ arresto di Riina,: “Io” ha detto ” mi sono lamentato con Bagarella personalmente, dicend0gli che là (nelle carceri) ci stanno ammazzando a tutti. Perchè ancora non ha fatto niente? Lui mi ha risposto in siciliano: In questo momento lascialo stare perchè non può fare niente.”, e avrebbe aggiunto: “Appena ci sarà la possibilità ci aiuterà.“
Maroni: “Saviano, accuse infamanti. Voglio replica con faccia a faccia”. FOTO di “Vieni via con me”
E’ durissimo il giudizio del ministro dell’ Interno, Roberto Maroni, sul monologo di Roberto Saviano andato in onda ieri sera nel programma “Vieni via con me”, nel corso del quale lo scrittore denunciava le infiltrazioni della ‘ndrangheta al Nord e i suoi rapporti con i poteri politici, in particolare con la Lega:”Come ministro e ancor di più come leghista mi sento offeso e indignato dalle parole infamanti di Roberto Saviano, animate da un evidente pregiudizio contro la Lega”, ha affermato Maroni. Che ha aggiunto: “Ho chiesto al Cda della Rai il diritto di replica. Mi ha definito uno dei migliori ministri nella lotta alla mafia e ora vorrei che ripetesse le accuse di ieri guardandomi negli occhi”. Altrimenti, sostiene il ministro dell’ Interno, “sarà dimostrato a tutti che quella è una trasmissione contro la Lega”.
Nel suo intervento di ieri sera, Saviano aveva detto:”La ‘ ndrangheta, al Nord come al Sud, cerca il potere della politica e al Nord interloquisce con la Lega”, e aveva citato un’ intervista all’ ideologo della Lega, Miglio, in cui questi dichiarava di essere favorevole anche al “mantenimento della mafia e della ‘ndrangheta” e affermava che “alcune manifestazioni tipiche del Sud hanno bisogno di essere costituzionalizzate”.
Al ministro ha replicato il responsabile del programma e capostruttura di Rai 3, Loris Mazzetti: “Vieni via con me non è intenzionata ad ospitare il ministro dell’ Interno” ha detto, aggiungendo: “Se noi abbbiamo detto cose non vere si rivolga alla magistratura”. Mazzetti ha affermato anche di non sapere ancora se nel programma saranno ospitati altri politici, dopo che la presenza di Fini e Bersani nella puntata di ieri sera aveva suscitato alcune polemiche.
Italia dei Valori: “Ddl intercettazioni? Governo favorisce mafiosi e pedofili”
“Oggi siamo tutti giornalisti, non permetteremo che sia messo il bavaglio alla libera informazione. E’ in gioco la stessa democrazia“. L’ha dichiarato in una nota il portavoce dell’Italia dei Valori, Leoluca Orlando, che ha continuato: “Con questa legge vergogna, infatti, oltre a censurare il diritto di cronaca, si mette gravemente a rischio la sicurezza dei cittadini, impedendo il lavoro della magistratura“. L’esponente del partito guidato da Antonio Di Pietro ha così concluso il proprio pensiero sul ddl intercettazioni:
“Mafiosi, pedofili e violentatori riusciranno a farla franca e ogni parlamentare che voterà questa legge avrà sulla propria coscienza ogni abuso. Proprio per questo ribadiamo che oggi saremo in piazza accanto al ‘Popolo violà e a tutti i cittadini onesti per dire no a questo ddl.
Intercettazioni, Italia dei Valori: “Emerge fango”
Lo scandalo delle intercettazioni non si placa. Oggi il portavoce dell’Italia dei Valori, Leoluca Orlando, afferma in una nota:
Il fango è quello che emerge dalle intercettazioni e non le intercettazioni stesse. Grazie a questo importante strumento d’indagine, infatti, siamo venuti a conoscenza di una cricca di corrotti e collusi con la criminalità che, a danno dei cittadini, frodavano lo Stato.
Abolire le intercettazioni significa lasciare che il fango sommerga l’Italia. Chi usa l’argomento della privacy per tentare di limitare gravemente questo fondamentale strumento a disposizione dei giudici, non ha la coscienza a posto e vuole solo proteggere se stesso e i suoi amici: quindi intercettazioni, intercettazioni, intercettazioni.In
Italia dei valori: “Berlusconi destabilizza le istituzioni”
Continua la polemica a distanza fra Silvio Berlusconi e l’Italia dei valori. Il portavoce del partito di Di Pietro, Leoluca Orlando si scaglia contro il presidente del Consiglio:
Le continue aggressioni di Berlusconi ai magistrati sono un atto di terrorismo istituzionale. Mai c’era stata, nella storia della Repubblica un’aggressione così forte ad uno dei poteri dello Stato. La guerra personale di Berlusconi contro i giudici è molto pericolosa per il Paese e per tutti i cittadini. L’apertura di un fascicolo da parte del Csm è del tutto legittima ed è la più chiara dimostrazione della volontà del premier di destabilizzare le istituzioni.