Bossi, chiamata alle armi contro Roma canaglia

Uncle sam
Finalmente. Era da tanto che ci privava di sparate. Da troppo, ormai. Finalmente è tornato. Pallido preludio c’era stato qualche tempo fa. Ma oggi è completa e diretta la sparata.
Umberto Bossi, il Senetùr, colui che, come tutta la Lega, state pur certi che ce l’ha duro, minaccia di

imbracciare i fucili

Perchè? Come reazione, nel caso in cui si decidesse di non ristampare le schede elettorali. E Roma, indovinate un po’? Roma è canaglia, come la nostalgia.

Scudo spaziale. Guerra fredda del XXI secolo in dirittura d’arrivo, per il summit dell’addio tra Bush e Putin

Bush Putin
Scudo spaziale sì, scudo spaziale no. Non c’è accordo sul suddetto, e certo non stupisce. C’è, però, qualcosa. Una promessa. Quella di sviluppare e amplificare il dialogo e la disponibilità. Per la creazione di un sistema di difesa condiviso con l’Europa.
Suonerà anacronistico. Ma eravamo ancora, e siamo ancora, in fondo, in piena Guerra Fredda. In otto anni, Vladimiro e Giorgio hanno governato, sorvegliandosi a distanza. Dall’alto delle loro espressioni facciali caratteristiche. Decisamente.

Veltroni e l’Uovo di Pasqua

veltroni
Scusi Uolter. Qui non è che la si voglia tacciare di anacronismo. Perchè è vero, non di avvenimenti di secoli fa si parl, ma di almeno un paio di settimane fa sì. Scusi, Uolter, non gliel’hanno detto che la Santa Pasqua è bella che passata? E’ vero, è vero, quest’anno è caduta prima, rispetto al solito. Forse l’orologio biologico medio non è proprio riuscito ad abituarsi. Però insomma.
Bisognerebbe dirglielo che non è il caso di aspettare ancora la sorpresa dell’uovo di Pasqua, perchè la Santa Pasqua è passata. Come si fa? Perchè poi, come al solito, l’Italia è una questione di punti di vista.
Walter Veltroni avrebbe, a detta di Roberto Calderoli ,

una rabbia tremenda e sa di aver perso

Questo il commento, in seguito alle critiche mosse dal leader del Pd all’alleanza tra Lega Nord e Movimento di Lombardo al Sud.

Chi fa l’accordo con la Lega al nord e il Movimento per le autonomie al sud ha già vinto. Veltroni sa di aver già perso

Quando l’Italia non vola. E, forse, non vota neanche. Alitalia, il fantasma del fallimento: staccata la Spinetta

Alitalia
Bene. Forza, ora tiriamo in campo il piano b. E’ il momento di mettersi all’opera e di realizzare il back up. Una cordata italiana, sì. Perchè c’è, no? Perchè c’è un piano b, vero? Ci sarà sicuramente. Per forza. Uno Stato, uno Stato civile, uno Stato moderno, uno Stato europeo, uno Stato da G8, G7, G1000 avrà sicuramente un piano b per salvare la sua storica compagnia di bandiera, che permette ai suoi prodi cittadini e concittadini di volare liberi e felici per il mondo. E’ chiaro, è evidente. Vogliono solo creare un po’ d’attesa, ma certo sarà tutto calcolato. Sì, certo. Non c’è nessun problema.
I giornali, quei cattivoni, roiportano che quella di ieri è stata una giornata drammatica per Alitalia. I francesi ci hanno dato una lezione, parrebbe, ma sarà sempre malizia. Air France ha abbandonato il tavolo delle trattative. Altra ciliegina, a quel punto, il presidente e amministratore delegato della compagnia di bandiera, Maurizio Prato, si è bello che dimesso.

Più Pizza per tutti

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Resistere alla tentazione di sfoderare un repertorio da avanspettacolo per commentare la notizia della riammissione alla corsa elettorale della DC è difficile, lo confesso. D’altra parte questa campagna elettorale si sta dimostrando parca di contenuti politici ma ricca di prodotti della nostra bella terra. Ieri le bufale, oggi la pizza. Se consideriamo l’appellativo più gettonato per definire il premier uscente, direi che per una volta domani il Manifesto troverà pane per i suoi denti in edicola.
I fatti.
Il Consiglio di Stato ha accolto nella tarda serata di martedì il ricorso del partito di Giuseppe Pizza, uscito vincitore dalla battaglia fratricida per il glorioso scudo crociato ma escluso dal ministero dell’Interno a causa dello stesso stemma, riammettendolo di fatto nella contesa elettorale. Sennonchè il giudizio espresso dal Consiglio di Stato da solo non basterebbe più, rimanendo in sospeso il giudizio di merito su cui è chiamato adesso a rispondere il Tar del Lazio.

Primarie USA: Il pesce d’aprile di Hillary

Il giorno 1 del mese di aprile è sempre un po’speciale. In fondo chi di noi nella giornata di ieri non si è divertito a tartassare anche solo per un minuto un collega, un compagno di classe o di corso, un familiare con la fatidica domanda: “Ti ha cercato…”. E tutti i pescioloni a rispondere “Chi???”.

Anche il web, in una data importante come questa non poteva esimersi dal rito, così diverse testate giornalistiche e non, ne hanno approfittato per pubblicare news assolutamente esilaranti (quella dei pinguini che volano con annesso filmato è una chicca da cineteca) al fine di festeggiare anche loro, insieme ai rispettivi lettori, il pesce più famoso che ci sia.

Se nella campagna elettorale italiana il fatto è passato abbastanza in secondo piano, ci riteniamo troppo seri forse per questo genere di cose (o magari troppo ridicoli…), negli Stati Uniti d’America, paese avvezzo a queste ragazzate, la campagna elettorale è stata colpita dal “pesce”, in quello che negli USA chiamano Fools Day.

Break the Mafia!

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L’eco delle proteste da parte dei cittadini per l’assenza della parola mafia in questa campagna elettorale è stata – come ampiamente previsto – colmata con la discesa del pullman del piddì in Sicilia e Calabria, poi seguita a ruota da alcune fiacche dichiarazioni del Cavaliere in visita a Catanzaro.
Elezioni e mafia.
Un accostamento delicato di questi tempi, se è vero come è vero – ed è vero – che, come ricordava lo scrittore Roberto Saviano domenica sera in tv da Fazio, ci sono zone d’Italia dove un voto costa 50 euro. Snocciolando alcune fredde statistiche, il coraggioso scrittore napoletano ha poi quantificato il “fatturato” annuo della criminalità organizzata. Di gran lunga “l’azienda” con il maggior fatturato in Italia e tra i primi posti in Europa.
Uolter dice che se vincerà le elezioni “distruggerà la mafia”.

Sarabaaaanda! Nel Pdl sul voto per le amministrative agli immigrati, chiosa Veltroni

Valentina Sarabanda
Sarabandaaaaaa. Musichetta, canzoncina, jingle in testa e via. Uno dei capitoli più tristi e trash della storia recente della televisione italiana – non ne voglia Enrico Papi, lui ci provava, a modo suo.
Torna, questa parola e questa musichetta in testa oggi, data la giornata politica. Che soffre di strascichi da weekend – lo dovrebbero abolire, in campagna elettorale, fa più danni che altro perchè la gente ha due minuti in più a disposizionem giusto due, per pensare.
Comunque, in sintesi: il Cavaliere aveva aperto alla possibilità di far votare gli stranieri regolari alle elezioni amministrative. E lì ci si chiede: con la Lega in giro, come gli è venuto in mente di non osservare il silenzio fino a data sicura. Segue: altolà di Maroni – eh beh. Segue: Uolter che coglie la palla al balzo. Segue: Antonio Di Pietro idem come Uolter. Segue: Uolter, giacchè, definisce sarabanda la danza sulla faccenda scatenatasi in ambito Pdl.

Utopia. Ovvero: Veltroni, l’Italia vorrebbe a volte poterti credere

Utopia
Walter Veltroni. Vorremmo, a volte, sia ben chiaro, potergli credere. Vorremmo che le utopie di cui parla si avverassero.
Ora la novità, che tutto è tranne che una novità, Serve un

grande, nuovo patto sociale

Un qualcosa, un progetto, un’innovazione strutturale, un cambiamento, per far crescere quest’Italia fristrata e maltrattata. Finalmente, economicamente e socialmente.

Dal Sud al Grande Nord, Uolter si è spostato a Brescia.

Aiutateci, disse il Dalai Lama

dalai lama
Più che una richiesta, è una vera e propria implorazione, a questo punto. Una Per favore, aiutate il mio popolo a risolvere la crisi del Tibet.

Per favore, abbiamo bisogno dell’aiuto di tutto il mondo

Il Dalai Lama è in ginocchio. Teso, sembra disperato. E in ginocchio. Le mani giunte sopra la testa. L’appello, implorante, è rivolto a tutta la comunità internazionale. Toccante, drammatico, un culmine. Le mani giunte.

Spesso, il leader spirituale del Tibet compare con le mani giunte. E’ un leader spirituale. Spesso appare con un cipiglio particolare e caratteristico. Che è assolutamente suo, e che nell’immaginario rimane indelebile. Un sorriso, un guizzo. Oggi, a New Dehlik, c’è solo disperazione.
Tragedia, disperazione di fronte a migliaia di persone. persone della provenienza più disparata. Di vari credi.

Che la mafia non voti. Per il Pd

vibovalentia
Yes, we can. Stavolta con una certa enfasi. E spezzando una lancia a favore del Uolter. Sarà retorica. Ma è una retorica questa volta diversa. Cita e parla di cose che normalmente non rientrano – non così – nella campagna elettorale.
Silvio parla di voto utile. E, per carità, anche Veltroni gli fa eco. Arrivati a questo punto, e causa Porcellum, non hanno scelta, in fondo. Ma oggi, da Vibo Valentia, è arrivato anche un altro messaggio. Qualcosa che è andato al di là del voto utile, degli indecisi, degli scontenti, degli scoramenti, dei distacchi.
In Calabria – e non è l’unico luogo, certo – il voto è anche, e soprattutto, altro.

Andiamo tutti a quel paese

manifesto pd quel paese
Questa campagna elettorale fa abbastanza schifo. Per essere fini, e dirla con un giro di parole. L’unica cosa buona, ma veramente buona, e tanto divertente, è costituita dalla creatività di un elettorato che sono nell’ironia può, forse, trovare salvezza. I manifesti? Possono essere assai più comunicativi. Belli. Belli e bravi.

Quando parliamo di competitività e di futuro del sistema paese bisogna assolutamente trovare la strada per alcune fondamentali scelte condivise

E’ il richiamo che il Capo dello Stato Giorgio Napolitano ha fatto oggi. Con malizia, uno ci potrebbe vedere il messaggio di un altro fantastico manifesto ritoccato: sotto Veltroni, sorridente, la frase

Non cambierete Governo…. Faremo l’inciucio

Berlusconi – Velroni: questo duello tv s’ha da fare. O no?

berlusconi veltroni
L’Agcom ha bacchettato, e gli effetti sono pesanti. Anche, in qualche modo, paradossali.
Eppure, a questo punto, la curiosità è tanta. Il duello mediatico tra i due principali candidati premier, con buona pace degli altri, tra Silvio Berlusconi e Walter Veltroni fa parlare e dibattere ancora prima di cominciare. Anzi, nonostante sull’evento si stagli un enorme punto interrogativo.

Si sta creando una situazione ridicola e paradossale. Berlusconi finge disponibilità ad un confronto televisivo con Veltroni per poi dare mandato ai suoi collaboratori di affermare che il confronto è impossibile

Questa l’accusa odierna di Ermete Realacci, responsabile Comunicazione del Pd.