La Russa su Miotto: “Fu un gruppo di ribelli”

Foto: AP/LaPresse

Il ministro della Difesa Ignazio La Russa, in visita a Herat, al contingente italiano in Afghanistan, ha fornito una nuova ricostruzione della morte di Matteo Miotto, l’ alpino italiano ucciso lo scorso 31 dicembre. Per il ministro, Miotto ” E’ stato ucciso da un gruppo di insorti durante un vero e proprio scontro a fuoco e non da un cecchino isolato”.

Si è trattato, dunque, ha spiegato La Russa, di “un gruppo di terroristi che avevano attaccato l’ avamposto“, e, ha aggiunto, “all’ attacco ha risposto chi era di guardia, con armi leggere e altri interventi: a questi si è aggiunto anche Miotto”. L’ alpino era salito su una torretta di guardia a dare man forte, e su questa torretta erano in due, e, a turno, uno sparava e l’ altro si abbassava; Miotto sarebbe stato colpito proprio mentre si abbassava, da un cecchino, con un fucile di precisione ex-sovietico. Il caporale si sarebbe accorto di essere stato raggiunto dai proiettili, tant’ è che avrebbe gridato ” Mi hanno colpito” prima di perdere conoscenza. Sarebbe stato poi necessario l’ intervento di un aereo americano per disperdere gli insorti, e lo scontro sarebbe durato “parecchie decine di minuti”.

Il 2007 della missione italiana in Afghanistan

Italy

Missione di pace e di civiltà. Gli Italiani in Afghanistan, per ricostruire un Paese. Il Presidente del Consiglio Romano Prodi ha fatto loro visita a Natale, e si è commosso. Invero, i soldati di casa nostra si distinguono per impegno e passione. Riscuotendo anche una certa simpatia tra la popolazione locale. Ma la missione militare di pace in Afghanistan conclude questo 2007 con una riflessione di bilancio pesante: sono undici gli italiani rimasti uccisi nel Paese per incidenti, salute o attentati, da quando la missione stessa ha avuto inizio.

Prodi ai militari: “Vi vedo e mi commuovo”

Un messaggio che arriva dal cuore, e da altra parte non potrebbe arrivare visto i destinatari del discorso, quello del premier Romano Prodi, che il giorno dell’ante-vigilia di Natale si è recato, a bordo di un C-130, in Afghanistan a visitare i soldati di istanza a Kabul e ad Herat, i due avamposti italiani del paese.

Un viaggio, quello di Prodi, non solo di visita ma anche di augurio “ufficiale” da parte della Nazione ai valorosi militari che combattono per una nobile causa, quella di garantire e permettere al popolo afghano di “crearsi” una nuova vita, dimenticandosi il passato di dominio talebano.