Florida 11/9, pastore Jones: “Corano in fiamme”

L’undici settembre è alle porte. Il nono dall’attentato che – Torri Gemelle distrutte, migliaia tra morti e feriti, America colpita al cuore – ha cambiato le sorti del mondo. Oltre ai 19 dirottatori dei 4 aerei di linea, vi furono 2974 vittime (la maggior parte delle quali, civili) e 24 dispersi. Lo si ricorderà – questo passaggio indelebile della storia – in maniera differente, con richiami appositamente studiati, in ogni angolo del pianeta.

Eppure stavoilta, tra le miriadi di lezioni di civiltà che ne scaturiranno, si rischia di incappare in un inconveniente spiacevole e – già pervenute le minacce del caso – in grado di minare i precari equilibri tra occidente e oriente. Tutto nasce da un dato – ovvero, la probabile costruzione di un centro islamico in Ground Zero a New York (quindi, sui luoghi dell’attentato); ogni cosa è riconducibile a una persona: il pastore della Florida, Terry Jones.

Volto asciutto, baffi e barba che richiamano quelle degli sceriffi anni ’50, determinazione da vendere: ci provassero, ha detto in sintesi, a costruire una Moschea proprio lì: “Il punto è che dobbiamo smettere di piegarci alla volontà altrui. In certe aree del nostro paese abbiamo perso la spina dorsale. Abbiamo fatto troppe concessioni“. Quindi, l’idea: in occasione dell’anniversario dell’attentato di nove anni fa, Jones utilizzerà il simbolismo per mettere in chiaro il proprio pensiero e quello di molti americani: gli basteranno un Corano e un accendino per bruciare il libro Sacro.

11 settembre, l’America ricorda

Wtc-memorial

11 settembre 2001 – 11 settembre 2009. E’ la prima volta di Obama. Il presidente affronta per la prima volta nella sua carica quanto accaduto otto anni fa: gli attentati che hanno cambiato la storia degli Stati Uniti e del mondo. Quattro attacchi suicidi da parte di terroristi di al-Qa’ida contro obiettivi civili e militari nel territorio degli Stati Uniti d’America. 19 terroristi dirottarono quattro voli civili commerciali sulle torri 1 e 2 del World Trade Center di New York, contro il Pentagono, mentre il quarto aereo, diretto contro il Campidoglio o la Casa Bianca a Washington, si schiantò in un campo vicino Shanksville, nella Contea di Somerset (Pennsylvania)

2974 vittime come conseguenza immediata degli attacchi, mentre i dispersi furono 24. La gran parte delle vittime erano civili, appartenenti a 90 diverse nazionalità.

E per un presidente 2.0, anche i ricordi si fanno 2.0. In un’America che oggi dice di non aver paura.

Ground Zero, sette anni e un Papa dopo

Il giorno che ha cambiato la vita del mondo contemporaneo. Il giorno in cui il mondo ha capito di non potere più tornare indietro.

Spero non ci sia nessuno al lavoro

Dice una delle voci femminili in questo video. Contro ogni logica, solo sulla base dell’umana speranza.

Benedetto XVI, viaggio negli Stati Uniti. E’ arrivato l’ultimo giorno della visita, simbolicamente il più pregnante. Il Papa e la preghiera per la pace a Ground Zero, a New York. In quel cratere. Monito di questi tempi. Il luogo – brutalmente, un enorme luogo di anime perdute a cielo aperto. Là dove sorgevano le Twin Towers. Buttate giù, accartocciate insieme alla vita l’11 settembre 2001.

La gente sta saltando giù

dice incredula la donna del video. La gente si buttava, invano, dalle torri morenti.

Vaticano: Il diavolo e l’acqua santa

Dal titolo sembra di imbattersi in una di quelle puntate in bianco e nero di Don Camillo e Peppone. Una saga che ci mostrava quanto fossero cosi vicine, seppur cosi lontane a livello ideologico, due mentalità contrapposte come quella cristiana e quella comunista nella piccola realtà di Brescello.

E quasi in un metaforico paragone quello che accadeva nelle storie romanzate dal Guareschi, ecco giungere a circa metà aprile il viaggio del Papa negli Stati Uniti, la patria del diavolo come la definirebbero in molti oggi. Ma chi meglio del buon presidente degli Stati Uniti potrebbe prendere la funzione di Belzebu? Certo vedere George W.Bush con il vestito da diavolo con la coda e forcone forse ne da un’immagine più esilarante che inquietante, ma forse su certi paragoni è sempre meglio ridere che piangere.

Così dal 15 al 21 aprile il papa Joseph Ratzinger, meglio noto come Benedetto XVI, si recherà nel nuovo mondo, sia per portare la sua parola, sia per discutere nella sala ovale con Bush Jr. riguardo le varie problematiche mondiali, che volente o nolente vedono gli Stati Uniti molto spesso, se non sempre, in primo piano.