Roma. Qualcosa è cambiato

Gianni Alemanno ha vinto, viva Gianni Alemanno. L’accento è ancora quello del sud. Mentre Francesco Rutelli è romano senza scampo anche nel modo di parlare. Gianni Alemanno è il nuovo sindaco di Roma, e se ci pensate, fino a due mesi fa sembrava impossibile. Gianni Alemanno c’è.
E’ la sinistra a non esserci. Sinistra, centrosinistra. Scomparsa e/o sconfitta. L’Italia è cambiata. Quanto il cmbiamento dureerà non è dato sapere. Si sa, siamo un popolo volubile e dalla memoria assai breevee. Ma.
Per Fini è

la vittoria più bella

E lo si crede bene. E per Veltroni?

Roma nun fà la stupida stasera…

Calo – spaventoso – di affluenza alle urne per il ballottaggio di provinciali e comunali. Sarà che c’era il sol. Molto sole, splendente. Sarà che c’era il ponte. Un invito a nozze, insomma. All’altrove. Sarà che non ce la si fa davvero più a sentir parlare di campagna elettorale, di promesse vacue, di momenti storici.
Lontano dai seggi, lontano dal cuore. Alle 22 aveva votato per le comunali il 46,2% contro il 58,7% del primo turno; per le provinciali, il 39,8% contro il 56,5% del primo turno. Un segnale? Forse.
Dalle 15 in avanti comincerà la danza dei risultati. 6 milioni di italiani chiamati all’attacco. Guest starssss a profusione al seggio, nella Capitale. Tra i primi, l’immancabile Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, (Paisani… e paisane….), nonchè il candidato Sindaco Piddì, Francesco Rutelli.

Squadra di governo

milan
Benedetta squadra di Governo. Ce la facciamo sì, ce la facciamo no? Mentre si celebra la sagra del ballottaggio – per votare ci vuole (anzi, ce vole, come dicono al Ruggito del Coniglio su Radio 2) coraggio – la squadra di governo prende forma, ma non solo. Prende direzione, dopo averne percorse svariate.
Umberto Bossi aveva minacciato: votare

uno di sinistra per il presidente della Camera o del Senato

massima minaccia se Berlusconi avesse, insomma,

tirato un brutto scherzo

alla Lega e a quanto il Senatur ha deciso che alla Lega spetti.

Ieri c’è stato il seguente, affannato, rapido incontro: Silvio Berlusconi, Aldo Brancher e Valentino Valentini contro Umberto Bossi, Roberto Maroni, Roberto Calderoli e Roberto Cota. L’incontro è avvenuto non a Palazzo Grazioli – di questi tempi assai più importante di Palazzo Chigi, che impallidisce al confronto – BENSI’ a via Bellerio, headquarter della Lega.

La fiaccola in Giappone

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Per favore, fate girare il più possibile questa foto, per far in modo che arrivi anche a giornalisti di TV pubbliche e private, giornali ecc affinchè possano pubblicarla

La mail, giunta da fonti “azioniste”, oltre alla foto, conteneva un articolo.

Pechino orchestrava la rivolta nel Tibet era il titolo, pubblicato da Canada Free Press [Venerdi, 21 Marzo, 2008 10:20] . Spie britanniche confermano la denuncia del Dalai Lama sulle violenze inscenate il sottotitolo. L’articolo porta la firma di Gordon Thomas.
Londra, 20 Marzo – Britain’s GCHQ, l’agenzia governativa delle comunicazioni che controlla elettronicamente mezzo mondo dallo spazio, ha confermato la rivendicazione del Dalai Lama che agenti dell’Esercito Popolare di Liberazione, l’EPL, travestiti da monaci, hanno innescato le rivolte che hanno lasciato dietro di sé centinaia di morti e feriti tibetani.

25 aprile. Il giorno dopo. C’era una volta

Napolitano
C’era una volta Giorgio Napolitano, a difesa del 25 aprile. Vero è che è il Presidente della Repubblica. Vero è che Napolitano ha la storia che ha – il primo Capo dello Stato che abbia fatto parte del Partito Comunista Italiano. Durante l’università Durante gli anni dell’Università, fa parte del GUF, il gruppo universitario fascista: collabora infatti con il settimanale IX maggio tenendo una rubrica di critica teatrale. In questo periodo si forma tuttavia il gruppo di amici storico di Napolitano che seppur militando ufficialmente nel fascismo guardava alle prospettive dell’antifascismo.
Napolitano auspica che il 25 aprile divenga

una festa di tutti e un simbolo di pacificazione

Dopo tanti anni, Napolitano ricorda che è necessaria un’analisi

ponderata che però non significhi in alcun modo confondere le due parti in lotta, appiattirle sotto un comune giudizio di condanna e di assoluzione

Le ombre della Resistenza non vanno occultate, ma guai a indulgere a false equiparazioni e banali generalizzazioni; anche se a nessun caduto, e ai familiari che ne hanno subito la perdita, si può negare sul piano umano un rispetto maturato col tempo

Berlusconi contro tutti. Anche contro l’Unione Europea

Prestito di Stato. Roba seria, roba grossa. La cordata. Ma c’è o non c’è? Farebbe saltare alle stelle il titolo di Alitalia. Ma c’è? Chi mette i soldi? Quanta discrezione.

Le cose si fanno in silenzio. Ma penso che si faranno

Il prestito-ponte si colloca nel limbo di attesa della benedetta cordata. E l’Unione Europea alza le antenne. Nessun problema, comunque: anche all’Ue, che ha preannunciato una richiesta di chiarimento
sul prestito ponte di 300 milioni concesso dal governo all’Alitalia, ci pensa sempre e comunque Silvio Berlusconi.

25 aprile: V-Day e/o Festa della Liberazione?

Silvio Berlusconi ha vinto. Viva Silvio Berlusconi. C’è chi nota che, tanto tempo fa, all’epoca del primo successo elettorale del Silvio, un pochino di stranezza nell’aria c’era, e proprio in occasione del 25 aprile, festa della Liberazione. Era il 1994. La faccenda bizzarra, all’epoca, corrispondeva col fatto che, insomma, per la prima volta, al governo, stavano per entrare i postfascisti. Come chi? Ah, vero, attualmente si è un po’ estinti. Alleanza Nazionale.
Oggi, nel 2008, Silvio c’è, ri-c’è insomma. Le celebrazioni di domani saranno strane, allo stesso modo. Il motivo, questa volta, è un altro. Non è il Pdl. A quello, ci si è forse arresi. E’ Beppe Grillo e il suo Vaffa Day parte seconda. Proprio in concomitanza con l’anniversario della Liberazione dal nazifascismo.

Alitalia, un prestito per la vita

prestito
300 milioni di euro. 300 signorissimi milioni di euro. Prestito? Sì, e che prestito. Alla fine eccolo qui il prestito ponte, per tentare di mantenere in vita la comatosa ed agonizzante Alitalia, fino alla sperata vendita della compagnia. Lo ha varato ieri in serata, con tanto di apposito decreto, il Consiglio dei Ministri, ultimo atto decisivo di un esecutivo, all’ombra e sulla spinta del succssivo, all’indomani del fallimento definitivo della trattativa con Air France-KLM.
Il presidente del Consiglio, Romano Prodi, e il ministro dell’Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, hanno definito la faccenda inevitabile. Ma hanno anche precisato che, nella faccenda, il principale ispiratore è Silviuccio. E’ sotto gli occhi di tutti.

E’ stato Berlusconi a volerlo così sostanzioso

Ci ha tenuto a precisarlo, il declinante Romano. Loro avevano previsto 100, Silvio ne ha chiesti 300. E 300 sia. Ha vinto-stravinto le eleziopni, no?

Alitalia. Air France, adieu

Zizou, Adieu. Ne è passato di tempo… In questo momento storico, l’Italia si trova di nuovo a dire addio a parti e rappresentanze dei cigini d’Oltralpe. Ai Mondiali si gioiva. Oggi, no.

Dispiace che Air France si sia ritirata… Non hanno mai voluto trattare alla luce del sole, e poi, viste le reiterate prese di posizioni contrarie del nuovo governo, si sono sfilati

ROTTURA UFFICIALE. Basta, Adieu, ça suffit! Non ne possono più.

Rottura ufficiale della trattativa con i francesi per l’acquisto di Alitalia. Il segretario generale della Cisl non è pessimista. In fondo. Hanno fatto loro la mossa finale.

Con il prestito-ponte si sistema tutto

dice Raffaele Bonanni. Soldi dalle tasche degli italiani? Bonanni, naturalmente, è estremamente fiducioso nella

cordata alternativa

Quella che, a meno che non ci si metta Silvio e patrimonio, ancora non esiste.

Bastano quattro settimane

Noialtri si attende trepidanti.

L’uovo di Pasqua di Berlusconi (in ritardo, e per la Lega)

picche
Umberto, ieri, in verità, era tutto contento. Aveva fatto il suo annuncio al popolo, aveva parlato chiaramente, fatti i nomi e i dicasteri per quanto riguardava lui e la Lega.
Già. Peccato che ci sia la solita, consueta, annosa questione dei punti di vista.

Non c’è ancora nulla di deciso

Ha risposto Silvio Berlusconi.

E veramente sembra di vedere un copione già visto milioni di volte. Bossi aveva detto cuori, Berlusconi risponde picche (almeno per il momento).

A volte ritornano: Bossi Ministro delle Riforme

Bossi

E’ andata come doveva andare. Io alle Riforme, Maroni all’Interno e Calderoli vicepremier

Ieri, il Nostro era trionfante. Un pomposo e signorile incontro in quel di Arcore (chissà com’è, l’interno della Villa) con il Nostro, l’altro, il Premier in pectore, Silvio Berlusconi.

Non mancavano: Giulio Tremonti e Sandro Bondi, Roberto Maroni e Roberto Calderoli. Il parto delle nuvole pesanti ha dato il seguente prodotto (ma il risultato non cambia, no): Bossi alle Riforme, Calderoli Vice Presidente del Consiglio. Luca Zaia, già vicepresidente leghista del Veneto, Politiche agricole.

E’ una squadra di governo che nasce sulla base di un programma, non sulla spartizione di poltrone. Le persone giuste al posto giusto indipendentemente dalla provenienza

Parola di Calderoli. Quasi commoventi.

Roma e la questione sicurezza – Parte II: tragico déjà vu

deja vu
Tempi duri per la Capitale, dunque. Strumentalizzazione sì, strumentalizzazione no. Gianni Alemanno che si precipita alla stazione de La Storta, alla periferia di Roma, direzione Bracciano e Viterbo, rimembra prepotentemente la visita che Gianfranco Fini fece a Tor di Quinto, all’indomani dell’uccisione di Giovanna Reggiani.
A La Storta una ragazza, una studentessa universitaria da poco a Roma, originaria del Lesotho e figlia di un ambasciatore, è stata aggredita, accoltellata all’addome e violentata ripetutamente da un immigrato romeno. La ragazza è stata soccorsa e salvata da una pattuglia in servizio, dopo la segnalazione di due ragazzi.
All’epoca dell’omicidio Reggiani, Fini giunse e di lui ancora si pensava che potesse essere il candidato made in Casa delle Libertà per Roma Capoccia. Le parole di Alemanno, oggi, non si lasciano sfuggire il collegamento.

Purtroppo è in parte la ripetizione del caso Reggiani

Requiem per la Sinistra Arcobaleno

arcobaleno
La Sinistra L’Arcobaleno (ignota, ai più, la ragione di quegli assurdi articoli nel nome di battaglia) è morta. Viva Rifondazione. La Sinistra L’Arcobaleno è durata, sì e no, un mese e mezzo, prima di passare a miglior vita. Un’esistenza breve, ma in qualche modo storica: passerà alle cronache future come la lista, il simbolo, l’idea, il progetto politico che ha catapultato fuori dal Parlamento Italiano la sinistra.
Il grande assente è Faustino. Fausto Bertinotti. Un uomo, una storia, e ben controversa, per alcuni. Alle elezioni primarie del 16 ottobre 2005 per la scelta del candidato premier della coalizione dell’Ulivo alle elezioni politiche del 2006, vinse Prodi, ma Bertinotti arrivò secondo, con la bellezza di ben 631.592 voti, cioè il 14,7% dei consensi. Una campagna elettorale diversa, tra le prime, in Italia, interattive. Era basata sullo slogan Voglio…. Attraverso internet o post-it i cittadini potevano completare lo slogan. Mettendo il complemento oggetto. Cosa volevano dal centrosinistra.
Bertinotti ha abbandonato così.

La mia vicenda di direzione politica termina qui, purtroppo con una sconfitta […] Lascio ruoli di direzione, farò il militante. Un atto di onestà intellettuale impone di riconoscere questa sconfitta come netta, dalle proporzioni impreviste che la rendono anche più ampia

Veltroni e la sconfitta

A Sinistra non parlano di sconfitta. Boselli ha parlato di

cedimento strutturale della sinistra italiana

Dando poi la colpa dei risultato socialista a Veltroni.

E’ che negli ambienti, la parola sconfitta è un tantinello dura da pronunciare. Massimo Giannini, su la Repubblica, il 18-04-2008 ha intervistato Uolter.

Segretario, in questo amaro day-after elettorale c´è una parola chiave che lei non ha ancora pronunciato