Ruanda: Finalmente Colpevoli!

Una delle cose che maggiormente mi irrita quando osservo l’andamento delle “faccende” internazionali, è che il più delle volte, specie quando ci si ritrova in mezzo non solo a un conflitto a due, ma con delle parti in causa esterne quali ad esempio possono essere l’ONU o chi per loro, la velocità con cui si fanno le cose diviene incredibilmente burocratica e lenta; macchinosa verrebbe da dire. Fortunatamente però la giustizia terrena ancora funziona e anche se con quasi 14 anni di ritardo arrivano delle condanne pesanti come macigni.

Il Congo e il mese del genocidio

Parlare di certi argomenti, specie alla mattina di un week end che sta per giungere e quindi iniziare, non è certo una di quelle attività che si fanno volentieri. Va però detto che risulta assolutamente inutile lasciare il silenzio riguardo un argomento che, per quanto possa risultare ripetitivo, dimostra quanto la democrazia e il buon senso spesso non siano una caratteristica di tutti. Soprattutto non lo sono per i grandi capi che governano in Congo.

Arrestato Karadzic: La fine di un incubo

Era dal luglio del 1995 che era ricercato. Da allora era divenuto latitante e il suo ultimo contatto datato con il mondo esterno risale a più di 10 anni fa, al 1996, quando dopo la firma della fine della guerra in Bosnia-Erzegovina si era completamente dato alla macchia.

Tutto questo fino alla notte tra ieri e oggi quando, da quanto riferito dall’Ufficio della Presidenza serba Radovan Karadzic, fino ad allora latitante, era stato catturato dalla polizia e portato davanti ai giudici della Corte per i Crimini di Guerra, come anche indicato dalla TPI, ovvero il Tribunale Penale per la ex Iugoslavia.

Un giorno diverso, per non dimenticare

surviving-auschwitz-children.jpg

In un giorno come questo, la normalità del nostro lavoro, passa in secondo piano.
È il 27 Gennaio 1945, una data che segnerà la salvezza per milioni di persone.
Siamo in pieno regime nazista, sotto l’assedio delle armi per la guerra incombente, quando le truppe sovietiche dell’Armata Rossa, durante un attacco alla città di Berlino, s’imbattono nel centro abitato polacco di Oświęcim, nota a tutti col nome che suscita rabbia, disprezzo e disperazione: Auschwitz.
Costretta a viaggiare nel tempo suscitando ricordi spaventosi, questa città ha ospitato orribili tragedie, indicibili ingiustizie e carneficine rimaste impunite.
La brama di conquista della “razza ariana” e il desiderio concreto di sterminare e cancellare completamente il popolo ebraico e non solo (considerate che ad Auschwitz furono uccisi oltre il 1500000 di ebrei, zingari, omosessuali, testimoni di Geova e prigionieri politici) hanno dato vita al Genocidio Nazista.
I pochi sopravvissuti al campo di concentramento hanno raccontato quello che accadeva nel loro soggiorno forzato ad Auschwitz, intrappolati in quell’orrore senza identità dove la sopravvivenza era l’unica prospettiva.
Lo sterminio non è solo frutto della scelleratezza della Germania nazista ma anche figlio del SILENZIO, di chi, da una posizione autorevole non ha impedito questa tragedia. Solo alcuni si distinsero, lo dimostra l’esempio del Re di Danimarca, che mettendosi simbolicamente una stella gialla (che contrassegnava gli ebrei) fermò con successo la deportazione degli ebrei danesi. Questo purtroppo non accadde in Francia, dove addirittura dopo l’armistizio furono consegnati gli ebrei francesi all’autorità nazista o in Italia dove l’impegno verso gli ebrei si evidenzia, più che altro, nell’intraprendenza di alcuni.

La Repubblica Italiana nel giorno 20 Luglio 2000 decise di riconoscere il 27 Gennaio come la “Giornata Della Memoria”, per non dimenticare le terribili tragedie del regime nazista.

Molti eventi si svolgeranno nel nostro paese, affinche gli orrori vissuti non vadano perduti nel tempo. La Fondazione Memoria della Deportazione pubblica un volume di “Otto lezioni sulla deportazione” mentre uscirà Il film “Hotel Meina”, di Carlo Lizzani.
Noi non dimentichiamo, con l’auspicio che questa ricorrenza non esaurisca in questa giornata il suo spirito.