Presidenziali USA 08: Obama Presidente. Un’analisi

Barack Obama è il prossimo presidente degli Stati Uniti d’America. Una vittoria la sua che forse tutti si aspettavano e che molto probabilmente, proprio per questo, è risultata ancora più incredibile quando è avvenuta. Un controsenso che però dimostra bene come, a volte, essere i favoriti per la conquista di un ruolo così importante nel palcoscenico mondiale, porti a fare pensieri e a credere in cose che, in una realtà diversa, avremmo vissuto diversamente.

Presidenziali USA: 77 a 34 per Obama

Alle 2.10 della notte o del mattino che dir si voglia il risultato rispetta tutte le aspettative di voto che si prevedevano prima dell’inizio dello spoglio: Obama ha conquistato tutto ciò che ci si aspettava e lo stesso si può dire per McCain, anche se per quest’ultimo purtroppo la notizia è molto più pesante di quello che potrebbe sembrare.

Fondamentale per il candidato repubblicano, per continuare a sperare nelle ore a seguire, era la conquista di due stati chiave della costa est: Florida e Pennsylvania. Attualmente la situazione per McCain è tragica con i maggiori network che danno già a Obama la Pennsylvania, storicamente repubblicana.

Inoltre dopo lo scrutinio del 24% dei voti per Obama in Florida si prospetta un vantaggio di 54-46 che unito alla conquista della Pennsylvania potrebbe significare il passo decisivo per la vittoria finale e quindi per la presidenza degli Stati Uniti d’America.

Presidenziali USA: Florida e North Carolina verso Obama

Il dato ancora non è certo, ma al momento attuale con questo 8 a 3 per McCain, sembrerebbe che in Florida e in North Carolina, due delle terre contese dai due candidati e che potrebbero dare il distacco decisivo a McCain, il vantaggio dovrebbe andare ad Obama il che significherebbe una sola cosa: Partita Chiusa.

Per McCain infatti perdere uno degli stati contesi sarebbe una delle sconfitte più pesanti nelle piccole partite da giocare su ogni stato visto che gli electoral vote persi in quei due stati il leader repubblicano dovrebbe andare a recuperarli in altri stati già democratici. Una situazione decisamente complicata che potrebbe decretare la sconfitta repubblicana prima ancora di iniziare.

Se per ora con questo 8 a 3 per McCain si può ancora sorridere, potrebbe essere solo questione di poche decine di minuti per divenire subito più serio. Tutto questo mentre il South Carolina sembra andrà nelle mani dei repubblicani portando il vantaggio ad un 16 a 3. Un vantaggio che potrebbe essere inutile per John McCain.

Chi ben comincia è a metà dell’opera

I sondaggi hanno sempre parlato chiaro: da molte settimane a questa parte è sempre stato Barack Obama a stare davanti con diversi punti di vantaggio dai 2 ai 12 punti. Ai dati attuali, basandosi sulle possibili promesse di voto e su come la gente si è registrata per la votazione, Obama è intorno ai 280 electoral votes.

Il punto cardine di questa sfida sarà sugli stati “contesi”, ovvero quelli dove i sondaggi non permettono di dire, con una sicurezza quasi assoluta, chi sarà il vincitore. Il fatto è che se McCain dovesse riuscire a vincere in tutti questi stati, comunque, dovrà conquistare uno degli stati che, secondo le previsioni, è in mano ad Obama.

Una sfida insomma che si preannuncia più che impossibile e che potrebbe definirsi chiusa già alle 2, se il North Carolina e la Florida dovessero finire nelle mani dei democratici. Ovviamente rimanete collegati con noi per saperne di più sui risultati di queste presidenziali live on PoliticaLive.com.

La morte perfetta. Ciak, si gira. In Florida

La morte perfetta. L’esecuzione perfetta. E’ tornata, in Florida. L’ultima volta, nel 2006, Angel Diaz ci aveva messo più di 30 minuti, a morire. Contro i 12 previsti dall’iniezione fatta a regola d’arte. I medici avevano dichiarato che Diaz non solo ci aveva messo più del dovuto, ma aveva patito

patimenti estremi

Patimenti estremi. Tanto che due prigionieri avevano un attimo fatto appeello alla Corte Suprema, invitandola a pronunciarsi, a capire se la pena capitale fosse contro la Costituzione. 30 minuti tra atroci dolori, infatti, potevano essere visti come un mezzo crudele e inusuale.
La Corte Suprema ha sancit la costituzionalità dell’iniezione letale. Nessun problema con l’ottavo emendamento. Si proceda pure.

Primarie USA: Lo scacco matto di Obama

Le primarie democratiche sono fatte così. Piene di proclami, piene di cambi di direzione. Deviazioni che portano spesso, anche solo per alcuni commenti un po’ al di fuori dalle righe ad avere un giorno un favorito un giorno un altro.

Quando ormai mancano poche tappe alla fine delle primarie, con 5 date ancora da “scrutinare”, la situazione pro-Obama si va sempre più delineando.

Così se Hillary impegnata sul duplice fronte Florida-Michigan e prossime sessioni di primarie per Obama ormai l’obiettivo è uno solo, probabilmente molto più difficile di quello della bionda candidata.

Primarie USA: E’ arrivato il momento di giocare sul serio

Morta spacciata? Dead Woman Walking? Perdente? Sconfitta? Ritirata per palesi difficoltà di rimonta? Dimenticatevi tutte queste domande. Come l’araba fenice, che risorge dalle sue ceneri, ecco che Hillary è tornata all’attacco dopo la sconfitta nell’ultimo turno in Indiana e North Carolina.

Era già accaduto in passato. Allora, dopo la pesante sconfitta subita, ritorno più forte e vigorosa di prima. Oggi, dopo il “pareggio-sconfitta” conquistato lo scorso martedì ha voglia di giocare sul serio e alle sue regole.

I numeri parlano chiaro, ma la realtà è differente. Infatti esiste una piccola discordanza di voti dovuta alle primarie in due stati che, al momento attuale, non vengono considerati.

Obama, shame on you. Hillary all’attacco

Clinton
Quando l’insegnante di inglese (gran donna. Che fine triste che ha fatto, nella miseria delle miserie che è la vita umana) ci diceva Whet a shame, noialtri, adolescenti senza memoria e senza barba, potevamo solo intuire la forza del messaggio. Hillary Clinton che saetta

Shame on you

a Barack Obama, decisamente, ha una certa forza.

Di rosso vestita, è anche decisamente alterata, diretta, avvelenata, agguerrita. Lei smentisce ed esclude, ci mancherebbe altro, sono Hillary Clinton, non certo il primo anonimo che ha deciso di mettersi in testa di arrivare alla poltrona della Casa Bianca, è da escludersi che io pensi di ritirarmi – anche se sono così stanca…
Non l’ha detto, sia ben chiaro, non ha parlato di stanchezza. Certo, a livello di nervi, una donna stenta ad invidiarla. Arriverai forse ad essere la donna più potente del mondo? Ma nel frattempo avrai perso 20 anni di vita e qualsiasi residuo di forma umana.

Quello che i “democrats” non dicono… ve lo dice Nader

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Sulla scena della corsa alla Casa Bianca irrompe il Paladino dei consumatori. Il suo nome è Ralph Nader, e certamente in Italia famosissimo non è. Ecco no, diciamo che non è mai stato ospite della De Filippi, non ci risulta. Ma la sua storia merita di essere raccontata comunque. Nader è un avvocato americano con il pallino della difesa della società dall’Imperialismo capitalista. Detta così fa anche un po’ paura lo ammetto, ma tant’è. Approfondiremo.
I più attenti alle faccende USA lo ricorderanno in una piccola particina come comparsa nelle presidenziali americane 2004, quando si presentò come indipendente raccogliendo un misero 0,7% di consensi. Quelli bravi, ma davvero bravi però, lo ricorderanno anche nella tornata del 2000, quella del dopo Clinton per intenderci, in cui raccolse il 2,7% con 3 milioni di voti.
Fantascienza, ma non è questo il punto.

Usa: Anche il Nobel sta con Obama

I consensi nei confronti di Barak Obama, sembrano crescere sempre più con il passare del tempo tanto che ormai è praticamente impossibile che passi un giorno senza un commento favorevole verso il candidato “coloured” per le presidenziali.

Prima furono i Kennedy a decidere di appoggiare con la loro nomea la candidatura di Obama e quindi oggi è Toni Morrison, premio Nobel per la letteratura nel 1998. La presa di posizione da parte della Morrison è molto più importante di quanto in realtà potrebbe pensare se consideriamo che nel suo recente passato arrivò a definire Bill Clinton:

Il Primo presidente nero nella storia d’America

Primarie USA 2008, Hillary è “tornata”

Hillary Clinton

Trionfante, sorridente, distesa. Sono anche sparite di nuovo quelle rughe imbarazzanti che un fotografo dell’Associated Press aveva impietosamente ritratto nei giorni scorsi. Hillary Clinton è tornata. E i media Usa già chiosano con acidità: è grazie all’effetto lacrime. Emotività e gioventù sfiorita a parte, la senatrice, che soltanto ieri era data ormai per politicamente spacciata, e che aveva più volte dovuto precisare ai suoi elettori che non si sarebbe ritirata, vive da stanotte una nuova primavera. Contro tutte le previsioni della vigilia, ribaltate, e contro l’assalto mediatico dei giorni scorsi, l’ex first lady ha battuto il favorito Barack Obama nelle primarie democratiche del New Hampshire. Dopo una nottata di testa a testa, ecco il risultato finale: Hillary batte Barack 39 a 37.

Enorme e sorprendente affluenza di elettori, in New Hampshire, che hanno votato secondo logiche differenti rispetto ai loro predecessori dell’Iowa. Moltissime nuove registrazioni: giovani al primo voto ma anche persone che sono tornate alle urne dopo anni di disaffezione verso la politica. Totale: mezzo milione di persone, e cioè esattamente il doppio rispetto al passato nonchè praticamente il 40% della popolazione. Questa dinamica spiegherebbe anche la disattesa dei pronostici e gli errori dei sondaggi. Insieme ad una chicca degli osservatori: le lacrime e la commozione di due giorni fa di Hillary Clinton le avrebbero sponsorizzato una non indifferente aggiunta di voti, rendendola più umana e allontanandola da quell’aura di freddezza e rigore che la circondava.