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finanziaria
Roma, Il Manifesto contro i tagli all’editoria: redazione a Montecitorio
Anticipata dalla prima pagina del quotidiano in edicola – un uomo a una donna in maniera quasi allusiva: “Lo facciamo in piazza?” – la riunione di redazione de Il Manifesto si è tenuta all’aria aperta, a due passi dal Parlamento, sole a palla a Montecitorio. Alla base, l’evidente voglia di manifestare ancora contro i tagli per l’editoria previsti dalla manovra Finanziaria in discussione nell’emiciclo. La voce di Norma Rangeri – in veste di Direttore – deve salire di un’ottava per annunciare l’apertura dell’anomala riunione di redazione del manifesto: ad ascoltarla, nomi noti e meno noti del giornalismo italiano, esponenti politici (facile pensare al rimando politico, essendo Il Manifesto un quotidiano di chiara ispirazione a valori e ideali di sinistra). Tra i presenti si segnalano: Roberto Natale, presidente della Federazione nazionale della stampa; Fulvio Fammoni, della segreteria nazionale della Cgil; Claudio Fava e Alfonso Gianni, di Sinisitra ecologia e libertà; Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione Comunista; Fausto Bertinotti; Ignazio Marino, Giovanna Melandri e Vincenzo Vita (Pd); Giuseppe Giulietti (Aticolo21); Luigi De Magistris (Idv); i vertici di Mediacoop, Mario Salani e Lelio Grassucci; Corradino Mineo; Valentino Parlato, Giuliana Sgrena e Vauro. Il messaggio lanciato dalla Rangeri è lampante: “Berlusconi con questi tagli vuole togliersi dai piedi una serie di giornali di destra e di sinistra. La stampa è l’ultima spina nel fianco del regime mediatico berlusconiano e il premier inizia a eliminarla cominciando dai piccoli, ma noi venderemo cara la pelle. Se si andrà avanti con il voto alla Finanziaria siamo pronti a salire su un tetto, questa è solo la prima tappa“.
Fini, per la Craxi “una mente inchiodata a rappresentare l’opposizione”
Gianfranco Fini alla riscossa? No, assolutamente. Anzi: dice che non romperà il suo rapporto con Silvio Berlusconi. Lo ha ribadito ancora oggi, come riportano le agenzie parlando dell’incontro odierno di Gianfranco con gli ex An.
Ma quanto accaduto ieri (la fiducia sulla finanziaria), non ha trovato il presidente della Camera affatto d’accordo: lo ha sottolineato con toni che possono essere definiti “chiari”. Ancora oggi, il suddetto si domandava: come è possibile parlare di “ottimismo”, di fronte alle previsioni negative in materia di disoccupazione diffuse ad esempio dall’Unione europea? Già, perché lo strappo tra Fini e Giulio Tremonti sembra non ricucirsi: alla terza carica dello Stato non “entusiasma”, si direbbe, l’approccio economico del Governo. Soprattutto non piace questo lasciare in secondo piano la “questione sociale”, ora in esplosione con la coda della crisi.
Finanziaria, posta la fiducia
Il governo ha posto la questione di fiducia sulla Finanziaria. Che così sarebbe stato era già chiaro da giorni.
Pongo la questione di fiducia sull’approvazione dell’articolo due della legge finanziaria nel testo licenziato dalla commissione Bilancio
dice oggi il ministro per i Rapporti con il Parlamento Elio Vito. E Gianfranco Fini non ci sta:
La decisione di porre la fiducia sulla legge Finanziaria è legittima, ma deprecabile perché di fatto impedisce all’Aula di esaminare gli emendamenti. Non è una decisione in alcun modo giustificabile da ostacoli di tipo procedurale, ma è una decisione attinente esclusivamente a ragioni di carattere politico, non nei rapporti tra governo e opposizione ma unicamente nei rapporti tra maggioranza e governo
E’ deluso, il presidente della Camera. E si direbbe così lanciare a sua volta chiari messaggi politici.
Finanziaria: si va verso la fiducia, il Pd chiede l’intervento di Fini
Continua oggi alla Camera la discussione sulla Finanziaria. L’Esecutivo dovrebbe chiedere la fiducia, presubilmente martedì prossimo. Il Pd, che ieri aveva promesso battaglia, si rivolge direttamente a Gianfranco Fini. “Siamo in una condizione deprimente per il Parlamento – afferma Pier Luigi Bersani – ci aspettiamo che il presidente della Camera ne faccia valere il ruolo”. L’Udc chiede al governo di “sottoscrivere un patto: ridurremo al massimo gli emendamenti – dice Pier Ferdinando Casini – se la maggioranza non metterà la fiducia”. “Polemica infondata”, risponde il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ai sindacati che hanno criticato l’uso del Tfr per coprire la manovra.
La Finanziaria verso la fiducia alla Camera, per il PD sarà battaglia
La Finanziaria verso la fiducia: inizia questo pomeriggio l’esame alla Camera e l’eventualità di modifiche è da considerarsi quasi impossibile. Il governo è sempre più intenzionato a chiedere la fiducia. Il viceministro del Tesoro, Giuseppe Vegas, afferma che il testo “è equilibrato” ed è da escludere ogni possibilità di cambiamento. L’opposizione chiede all’Esecutivo un “confronto”. Nell’eventualità di una risposta negativa, il Partito Democratico garantisce che “sarà battaglia”.
Finanziaria: Camera dà l’ok, vota solo la maggioranza
La commisione bilancio della Camera ha dato via libera alla finanziaria e al bilancio, dopo aver approvato il maxi emendamento del relatore. Al voto hanno erano presenti solo i rappresentati della maggioranza che in poco meno di un quarto d’ora hanno bocciato circa 150 emendamenti dell’opposizione.
Ballarò, giustizia e finanziaria
Nuova puntata di Ballarò stasera, martedì 1 dicembre alle 21.10.
Tra i temi caldi il lodo Mondadori, la deposizione del pentito Spatuzza, udienza del processo Mills. Settimana intensa insomma, per i difficili rapporti tra politica e giustizia, mentre il parlamento è impegnato sulla finanziaria.
Questi i temi che affronta Giovanni Floris con gli ospiti di stasera a Ballarò. Eccoli: il ministro dei beni culturali Sandro Bondi, il leader dell’IdV Antonio Di Pietro, il presidente della commissione finanze del Senato Mario Baldassarri, Bruno Tabacci di Alleanza per l’Italia, l’economista Giacomo Vaciago, la direttrice dell’Unità Concita De Gregorio.
La puntata del settimanale d’informazione di Raitre, è stata aperta dalla copertina di Maurizio Crozza. Copertina che non è decisamente piaciuta, stasera, al ministro Bondi.
Expo 2015. Quando la politica immobilizza un’Esposizione Universale
Era il 31 marzo 2008. Milano si aggiudicò gloriosamente l’Expo 2015. E giù tutti a fare festa.Un evento storico, che si terrà dal 1 maggio al 31 ottobre di quell’anno ancora lontano. Dalla festa dell’anno scorso, però, si passa alle beghe di un anno dopo. Perché si è trattato di un anno difficile, per Milano.
Il punto, però, come segnala un articolo odierno di Repubblica, è che tra risse più o meno esplicite e nomine saltate, per l’Expo, ad oggi – dopo, cioè, ben 12 mesi – nulla si è fatto.
Il problema è che non si organizza un’Esposizione Universale così, come una qualsiasi fiera.
Annozero, Tremonti e la crisi
Centrali nucleari in Italia. Tornano tra noi, e Greenpeace e Legambiente insorgono. Centrali nucleari che l’Italia metterà su (siamo tutti d’accordo?), a detta di Marco Travaglio ieri ad Annozero, per far contenti i francesi, mentre in America Obama sceglie l’economia verde (nonché più tasse ai ricchi per pagare la sanità a tutti). Travaglio ha ricordato anche come il Ponte di Messina abbia già avuto un costo di 250 milioni di euro – mentre ancora non ne esistono neppure le briciole. Ma su questo Silvio non c’entra, aggiungerei io. O meglio, non c’entra solo lui.Sempre Travaglio non ha perso occasione per commentare il processo Mills.
L’Italia è leader nel mondo per evasione fiscale e corruzione. Come lei nessuno mai, insomma. Crisi Crisi Crisi. E’ il tema della puntata di ieri sera del programma di Santoro. Crisi, ovvero: parliamone con Giulio Tremonti. Crisi. Non c’è una parola che sia stata pronunciata più spesso, e a livello globale, nell’ultimo anno.
Stupri, dall’emergenza alla castrazione chimica
[Photo| Casa di Marta]
Stupri. Di nuovo stupri. A Roma, a Bologna, a Milano. Fanno un po’ specie, e certo impressione, qui nella Capitale, queste notizie. L’ultimo abominio ha del terrificante. Erano le sei del pomeriggio. Era un parco. E ce ne sono tanti di parchi in questa città, che è bella anche per questo. Le sei del pomeriggio. E il parco è relativamente in centro. La zona è residenziale. Due ragazzini – lei non era neppure da sola. 14 anni. Ma che vita vivi dopo che ti hanno usato una violenza del genere?
La vicenda di cronaca ha tanti di quegli elementi preoccuppanti per qualsiasi vita ordinaria. Per qualsiasi donna che cammini per le strade di Roma. Per qualsiasi persona forse. Scrivendo questo mi inserisco mio malgrado nel filone dell’allarmismo, forse anche della psicosi, che tanto fa anche in termini di razzismo. Commetteremo errori gravissimi e utilizzeremo la cronaca in maniera aberrante. E’ il destino dell’Italia.
Viva Zapatero, processo in tv
Zapatero sotto torchio in tv. Una cosa è certa: Silvio Berlusconi non lo avrebbe mai fatto. Un’altra cosa è certa: non lo avrebbe probabilmente fatto neppure un qualsiasi altro politico italiano, a dirla tutta.
Il presidente del governo, José Luis Rodríguez Zapatero, l’altra sera in televisione ha subito un vero e proprio interrogatorio davanti a sei milioni e mezzo di telespettatori. Pensate a Silvio (e ripeto non solo lui, ma TUTTI gli italici appartenenti alla categoria): rispondere a delle domande senza che siano concordate, senza una scaletta pre-approvata… Sarebbe disdicevole.
Zapatero si è messo lì. Nessuno nega la possibilità che fosse, anche qui, tutto preparato. Ma il premier spagnolo non ne è uscito benissimo, quindi magari qualcosa deve essere sfuggito… Ma vediamo cos’è successo al nostro.