Cuba, Fidel Castro in Parlamento: “Obama, dì no alla guerra nucleare”

Il ritorno in Parlamento di Fidel Castro è coinciso con un discorso di soli 16 minuti: un’inezia, per una Cuba abituata ad ascoltare gli interventi fiume (oltre le cinque ore di prassi) del Lider Maximo. Solito abbigliamento tinto di verde militare, barba bianca e volto visibilmente tirato, Castro si è avvalso dell’assistenza di alcuni aiutanti e si è presentato ai 610 deputati in compagnia del fratello Raul (a cui, dal 2006, Fidel ha trasmesso ciascuno degli incarici Istituzionali meno quello di segretario del Partito comunista: dallo stesso anno, Fidel non teneva un discorso in Parlamento).

Nello specifico, L’Avana è stato proscenio richiesto dallo stesso Fidel per discutere straordinariamente dell’eventualità di una guerra nucleare a seguito delle divergenze tra America del Nord, Iran e Corea del Nord. Dopo il boato di acclamazione al grido di “Viva Fidel“, il Lider ha preso la parola e immediatamente avvallato l’ipotesi che il conflitto medio orientale possa stimolare l’amministrazione americana a provocare un conflitto di entità e distruzione inimmaginabile.

Il nucleare è una minaccia ma, in tal senso, la figura di Barack Obama una sicurezza su cui investire perchè, rispeto ai predecessori, l’attuale Presidente Usa non annovera, tra i vizi, il cinismo:

Cuba: Castro, fratelli contro

Fidel, il lider maximo, avrebbe anche potuto pensare – in una certa fase della sua vita – che essere in grado di portare a compimento la rivoluzione cubana contro il regime di Fulgencio Batista avrebbe anche potuto garantirgli l’immortalità. Allo scoccare del 1960, beninteso. Quando le candeline da spegnere erano ancora 34. Ma poi: vincitori e vinti, idolatrati e odiati, Presidenti e mediocri il tempo passa per chiunque. La salute si fa precaria. L’età incide e a ogni ruga che compare, sembra si sgonfi un muscolo. Così, quasi fosse legge della Natura. Che poi, fai presto a dire che son passati più di quarant’anni.

Marchi un quadreno con due date: per magia. Di fianco al 1960 compare il 2006. La massima autorità cubana non è più solo un combattente da pellicola ma è pure diventato un ottantenne che, il primo agosto si vede costretto a cedere temporaneamente il governo al Vice-presidente e fratello. Altro Castro, stavolta Raúl. Mentre Fidel, smesse le armi e abbandonata la boscaglia, cominciava a combattere contro un intestino malconcio tra le mura di una sala medica.

Da lì, voci e supposizioni lo hanno visto prima a un passo dalla fossa (“ha il cancro”, si diceva da più parti) poi rinato per magia. Una, due, tre volte. Altro tempo, altra data. 2008, Raul succede ufficalmente al maggiore dei Castro alla Presidenza di Cuba. L’ombra di Fidel è un macigno, a tal punto evidente che sfugge sempre quel confine sottile, labile in cui assegnare il parto di decisioni e dichiarazioni all’uno piuttosto che all’altro. Diversi nel modo di intendere il futuro dell’isola.

Obama, Cuba e il governo ombra

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Obama chiama, Cuba risponde. Ma la risposta alle dichiarazioni del quasi primo candidato democratico afroamericano alla Casa Bianca non è del comandante en jefe Raul Castro. Ma della sua ombra. Ancora una volta torna a parlare Fidel, con nuove “Riflessioni del compagno Fidel”. All’apparenza un prezioso apporto di esperienza alla dialettica Cuba-Usa, in realtà un monito al prossimo inquilino della Casa Bianca. Un avviso ai naviganti, diciamo così, per informarli che Cuba non ha abiurato, Cuba non è in vendita.
Pochi giorni fa, il 23 maggio, Barack Obama faceva visita alla comunità cubana di Miami e si pronunciava sui futuri rapporti con i cosiddetti nemici. L’argomento era saltato fuori solo tre giorni prima, quando a far visita a Miami era stato il senatore John McCain, candidato repubblicano per il dopo Bush. Parlando a una folla di cubani-americani, in occasione del Cuban Independence Day, McCain ha ribadito accuse che ha lanciato negli ultimi giorni piu’ volte contro Obama e che la scorsa settimana sono state amplificate anche dal presidente George W.Bush in un discorso in Israele. Il senatore Obama si sarebbe mostrato troppo tenero nelle dichiarazioni fatte in questi mesi su Cuba in particolare.

Cuba, è tutto intorno a te

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Continua la politica di “distensione” di Raul Castro, erede designato ed oggi comandante in jefe di Cuba. Al posto di Fidel. Non deve essere una posizione comoda. I giornali di mezzo mondo ciclostilano in queste settimane il termine “transizione”, mostrando un vero e proprio accanimento terapeutico nei confronti della questione.
Riassunto delle puntate precedenti: il 18 febbraio 2008 Fidel Castro, lidèr maximo della rivoluzione cubana e capo del partito unico per 49 anni, annuncia, a pochi giorni dalla probabile ennesima rielezione, l’inappellabile decisione di lasciare. Dopo 49 anni. Nel bene o nel male, un record di longevità.
Al suo posto, il fratello Raul – anche lui artefice della rivoluzione del 49 e non proprio un giovanotto – che non sembra però volere seguire esattamente la linea di Fidel.

La Francia spera in Raul

La notizia del passaggio di testimone a Cuba tra i fratelli Castro, mi ha colpito particolarmente. Non per altro, ma pensavo che il buon “lider maximo” fosse una specie di highlander, un immortale, che nonostante tutto non avrebbe mai abbandonato il potere fino al giorno della sua morte, momento in cui la sua figura e la sua immagine sarebbe rimasta impressa per sempre nel cuore e per le strade di Cuba.

Sono ancora convinto che all’epilogo della sua vita sarà comunque così, con un intero paese a piangere il suo “lider”, nonostante tecnicamente non lo sia più, nonostante ora il presidente cubano sia il fratello di Fidel, Raul Castro.

Certo che la posizione di Raul è sicuramente delle meno invidiabili al mondo in questo momento. Ti ritrovi di botto ad essere da fratello della personalità politica forse più seguita al mondo a suo sostituto sulla poltrona del paese che tanti grattacapi ha fatto e fa venire agli Stati Uniti.

Dio è morto. Marx pure. E Fidel… al momento manda i suoi saluti

Fidel Che
Se si prova ad andare sul sito del quotidiano Granma, la rete oggi impazzisce un po’. Fenomeno poeticamente noto come impallamento. República de Cuba. La Habana Año 12 Nro. 3045. Martes 19 de Febrero de 2008. Actualizado: 8:30 a.m. @ 605 “Año 50 de la Revolución”. Il sito è poco agibile. Chissà quanti click avrà totalizzato. Noto ora che anche, ad esempio, RaiNews24 linka al sito. Da tutto i, mondo, in tutto il mondo, staranno leggendo. O provando ad effettuare l’accesso.
E’ già storia, anche se pubblicato appena questa mattina. La lettera con cui Fidel Castro rinuncia alla presidenza di Cuba chiude un’era. Dopo 49 anni al potere, Fidel Castro annuncia sull’edizione online del quotidiano Granma, ufficialmente e senza smentita che, insomma, rinuncia alla carica di presidente. Potere che Fidel non esercitava, causa malattia, da ormai 19 mesi. Sulla malattia, il più stretto segreto di Stato.

Comunico ai miei compatrioti, che in questi giorni mi hanno fatto un grande onore eleggendomi a membro del Parlamento, che io non aspirerò né accetterò – ripeto – non aspirerò né accetterò la carica di presidente del Consiglio di Stato e di comandante in capo

Ed ecco che, ufficialmente, si apre la transizione.