Forza Italia sconfitta e immersa in polemiche interne

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I ballottaggi hanno confermato che Forza Italia è in fase cadente. Un risultato negativo sia alle elezioni europee sia alle elezioni amministrative che sta fomentando il dibattito interno sul futuro del partito. I leader di Forza Italia si attaccano alla vittoria a Perugia, di certo importante in quanto feudo storicamente della sinistra, ma non basta se confrontato con la sconfitta di Pavia e di molte città del nord.

Lo scenario politico dopo il voto delle europee

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Le elezioni europee sono state vinte senza discussioni dal Partito Democratico e da Matteo Renzi. Il Presidente del Consiglio trova così un ampio consenso elettorale che ne rafforza il ruolo, soprattutto per il fatto che egli non è arrivato a Palazzo Chigi a seguito di elezioni. Il risultato eccezionale del Pd avrà un’influenza sulle riforme.

 

 

Per prima cosa, il 40,8% del Pd spaventa gli altri partiti alleati di governo con riferimento all’Italicum, la legge elettorale proposta da Renzi. I parlamentari di Forza Italia hanno affermato che l’Italicum così com’è non sarà appoggiato e per l’Italia c’è il rischio di un’ulteriore difficoltà a fare la legge elettorale. Il Pd ha spaventato Berlusconi visto che la bozza della nuova legge elettorale prevede il premio di maggioranza se si supera il 37% dei voti. Se si votasse ora Renzi avrebbe in mano una maggioranza molto solida e il lavoro di Forza Italia sarà quello di modificare la legge che si sta cercando di fare approvare.

Le elezioni europee non hanno niente in comune con quelle politiche a parte un aspetto. Cioè, il Parlamento rimane quello eletto lo scorso anno con le sue maggioranze e i suoi equilibri, mentre queste elezioni sono servite a stabilire il parlamento europeo. Esse offrono però un quadro della situazione che se anche alle prossime elezioni politiche può cambiare, al momento mostra la forza di Renzi e del governo. Il paradosso è che Renzi può proporsi agli alleati con più sicurezza, come nel caso della riforma del Senato, ma questi mantengono la capacità decisiva di porre veti e chiedere modifiche perché gli equilibri numerici sono sempre gli stessi.

La prima delusione di Grillo frutto dei suoi errori

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I sondaggi per le elezioni europee davano una forchetta al Movimento 5 Stelle che arrivava a un massimo in cui era sopra al Partito Democratico. I risultati hanno invece mostrato una vittoria netta del Pd che ha avuto quasi il 20% in più del M5S. Quella di Grillo è una debacle se si pensa alle attese e anche considerando la diminuzione di voti rispetto a un anno fa, quando si è votato per le elezioni politiche. La strategia del M5S ha fallito, ha impaurito gli italiani e non ha raggiunto l’obiettivo. Come mai? L’aspetto su cui ragionare è che proprio i “campioni” della comunicazione hanno sbagliato alcune strategie.

Il nome sul simbolo alle elezioni europee tra Renzi e Berlusconi

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La questione del nome del leader sul simbolo del partito alle prossime elezioni europee riguarda i due principali partiti italiani e ha risvolti bizzarri. Forza Italia vorrevve mettere il nome di Silvio Berlusconi sul simbolo, ma non può, il Partido democratico potrebbe mettere il nome di Matteo Renzi sul simbolo, ma non vuole. La situazione nei due partiti è molto diversa e questo giustifica una scelta che potrebbe avere senso in termini di voti conquistati.

2009, un anno in Politica Live – Sesto tempo

2009 giugno Jackson

Giugno 2009 è il mese in cui il mondo si ferma, bloccato e sospeso per la morte del re del pop, Michael Jackson. Tanti già lo amavano, tanti hanno cominciato ad amarlo solo dopo la sua morte. Il decesso ha fatto improvvisamente (come sempre accade), a torto o a ragione, dimenticare il controverso passato del cantante, tacciato di pedofilia e certo dalle vicende non sempre nitide.

Passato ma anche presente. Jackson non ha smesso di far palare di sè, ma ha portato con sè, nella sua bara d’oro, polemiche sull‘eredità, sulla custodia dei figli, major alla riscossa sui diritti, debiti. Qui si tirano le somme della sua vita e, soprattutto, della sua morte.

Manifesti elettorali: lo scempio bipartisan

Roberto Carlino

L’assuefazione del popolo italiano al malcostume dei propri politici diventa evidente durante le campagne elettorali. Fra i molti atti che contribuiscono a disegnare un quadro di generale indifferenza e di complessiva maleducazione, c’è n’è uno in particolare che si ripete immutato in occasione di ogni chiamata alle urne. Parliamo dello scempio dei manifesti elettorali, i posteroni zeppi di facce che ti sorridono da ogni dove, malamente incollate a muri e arredi urbani che dovrebbero essere salvaguardati da categorici divieti d’affissione. Ormai ci abbiamo fatto l’abitudine, non li notiamo nemmeno più. Ma che risultano essere un esempio di come l’arroganza dei nostri governanti – cioè di quelli che dovrebbero rappresentarci – abbia raggiunto livelli insopportabili.

Per legge i manifesti elettorali bisognerebbe attaccarli negli appositi spazi previsti da ogni comune durante il periodo di campagna elettorale.  Già in un articolo del Corriere della sera dell’11 aprile 2008 un boss dell’organizzazione di attacchinaggio elettorale a Roma aveva spiegato come funziona tale pratica: gli attacchini sono squadre che lavorano al nero, durante la notte. Quando arrivano le multe, nessuno le paga perchè subito dopo le elezioni scattano condoni e sanatorie [Come nella finanziaria del ’96, in cui tutti i politici si sono sanati i loro miliardi di multe con un milione a persona o a partito o in quella del 2005, che aveva previsto il pagamento di una-tantum di 100 euro all’anno e per Provincia per tutte le violazioni commesse in precedenza. O in quella del 2007 che ha aggiunto l’obbligo di pagare le spese di disaffissione a carico degli autori delle violazioni, ma che sono state pagate in minima parte].

Da destra a sinistra non c’è uno schieramento o una regione d’Italia che si salvi da questa pratica indecente: l’unica vera par condicio che viene rispettata è quella che vede tutti impegnati nella violazione delle leggi per strappare un centimetro di più all’avversario. In barba alle leggi, alle concessioni comunali, ai divieti d’affissione, al decoro stradale, alla più elementare decenza e al buon senso che invece ogni “normale” cittadino invece è tenuto regolarmente a rispettare.

I manifesti della “casta” non risparmiano nessuno: staccionate dei cantieri, scuole, negozi, cabine telefoniche, secchi della spazzatura, abitazioni, affissioni regolari. Noi di PoliticaLive, accantonato il consiglio di Virgilio (“non ragioniam di lor ma guarda e passa”) vi proponiamo una galleria degli orrori delle peggiori affissioni abusive cui ci troviamo a dover assistere ancora una volta in occasione di questa tornata elettorale. Cominciando da Roma, la “capitale” di queste indecenze.

Per rendere la cosa almeno più goliardica – se non fosse che si sarebbe da piangere – stileremo una classifica dei manifesti piazzati con maggiore inciviltà in queste elezioni europee: vincerà il centro-destra? trionferà il centro-sinistra? o si affermerà qualche outsider? Ai poster(i) l’ardua sentenza.

[ Vi invitiamo caldamente ad inviarci le vostre testimonianze fotografiche dalla vostrà città, inviandoci un link alla vostra immagine tramite la pagina “Segnala” oppure lasciandolo in un commento (potete caricare la foto su hosting gratuiti come imageshack.us ). In alternativa mandare la vostra immagine all’indirizzo mail: [email protected] ]