Medio Oriente, Abu Mazen – Netanyahu: prove di pace a casa di Obama

Lo scetticismo di molti – non sono certo campate per aria le parole di Aaron David Miller, ex negoziatore Usa, che indica nella eccessiva distanza tra le parti uno dei motivi per cui l’accordo di pace pare difficilissimo – ha motivo – soprattutto storico – di esistere ma gli sviluppi degli ultimi giorni, con i negoziati svolti negli Stati Uniti alla presenza di Abu Mazen, primo  ministro palestinese, Benjamin Netanyahu, primo ministro isareliano e Barack Obama, presidente Usa in cerca del miracolo (dopo l’annuncio della conclusione del conflitto in Iraq, dove le truppe americane presenti presteranno solo opera di formazione e addestramento).

Siete le persone giuste per porre fine al conflitto“: con tali parole, Obama ha accolto i due leader, incitandoli a compiere un percorso da concludersi nel tempo di un anno. Lo stato delle cose è che Abu Mazen e Netanyahu sono già riusciti, nel loro faccia a faccia isolato, senza la presenza di nessun altro, a individuare un modus operandi al fine di portare a compimento l’intero progetto: l’ottimismo alla Casa Bianca circola senza ombra di dubbio, si è trasformato in qualcosa di più non appena i due leader hanno stretto le reciproche mani in pubblico, sotto lo sguardo di Benjamin Franklin.

Marea nera: Louisiana, esplode piattaforma. Torna l’incubo Bp, la Guardia Costiera tranquillizza

La paura di poter rivivere nell’incubo della DeepWater Horizon (falla tappata lo scorso 4 agosto)è arrivata in un istante: il tempo che si diffondesse la notizia che lungo Vermilion Bay, in Louisiana, è esplosa un’altra piattaforma petrolifera. Stessa area – il Golfo del Messico – ma, in realtà, esito differente: a tranquillizzare opinione pubblica, società civile e Istituzioni ci pensa la Guardia Costiera che afferma: “Le fiamme sono spente e non ci sono perdite di petrolio“.

Ancora fresche le parole di commemorazione del Presidente Barack Obama in richiamo all’uragano Katrina che si abbattè nello Stato un lustro fa, 80 miglia a sud di Vermilion Bay, ore 9 americane, piattaforma Vermilion Oil 380, il dejavù: dopo il botto, ci si attende la conta dei morti, invece si attestano solo feriti (tredici, nulla a che vedere con gli undici morti di quasi cinque mesi fa) che gli elicotteri hanno tratto in salvo dopo la caduta in acqua. Un solo ricovero, stando alle fonti ufficiose non smentite ma neppure confermate, presso il Terrebonne General Medical Center di Houma.

Obama agli Usa: “Iraq, war is over” VIDEO. Ma in Afghanistan è terrore

La guerra è finita: le truppe americane lasciano l’Iraq e il Presidente a stelle e strisce, Barack Obama, annuncia alla Nazione di aver mantenuto la promessa. La guerra è finita: non una coda ad libitum di qualche canzone (da John Lennon ai Baustelle, scorrono generazioni di artisti che hanno musicato una frase di tale contenuto) ma il proclama dell’uomo della speranza nel momento in cui le case degli americani hanno ospitato l’intervento di Obama dallo Studio Ovale della Casa Bianca.

L’incipit: “L’Operazione Iraqi Freedom è chiusa. Da questo momento sono gli iracheni ad avere la responsabilità della sicurezza del loro paese. Questo fu il mio impegno da candidato. Dissi che avrei ritirato tutte le truppe da combattimento e l’ho fatto. Quasi centomila dei nostri soldati hanno lasciato l’Iraq“. Senza dimenticare le vittime di sette anni di conflitto inaugurato dall’amministrazione George Bush jr.: i morti statunitensi sono 4.427, tra feriti e mutilati restano coinvolti altri 34.000 soldati.

Non usa toni autocelebrativi nè evidenzia tutta la voglia di pace che aveva mostrato nel corso della campagna elettorale: un Obama pacato e serio, nessun trionfalismo ma la constatazione oggettiva dei dati di fatto: “Non si celebrano vittorie. Gli Stati Uniti hanno pagato, in vite umane e in risorse economiche, un prezzo altissimo per mettere il futuro dell’Iraq nelle mani del suo popolo, dare un nuovo inizio a questa culla della civiltà umana. Dopo un capitolo eccezionale nella storia, abbiamo assolto la nostra responsabilità, adesso è tempo di voltare pagina“.

Obama – Moschea Ground Zero: “La causa di Al Qaeda non è l’Islam”. Cos’è Cordoba House

Casa Cordoba, casa dell’Islam, casa con cuore pulsante – sulla carta – da edificare nel cuore – sibolico, economico – dell’America. Dentro l’America, New York, dentro New York Ground Zero, dentro Ground Zero l’11 settembre. Nell’11 settembre 2001, le ceneri di un disastro terroristico epocale rivendicato da Al Qaeda: attentati capaci di fornire chiavi di lettura ambivalente, di spaccare opinione pubblica e frange politiche.

Da lì, la guerra al fanatismo ha interessato non solo il governo degli Stati Uniti ma anche quelli del mondo Occidentale, impegnati in una strenua azione di contenimento ed estrapolazione del “male”. Che, tuttavia, non è la religione: lo ha ribadito in queste ore il Presidente Usa, Barack Obama, intervenuto davanti ad alcuni rappresentanti della comunità musulmana, appena prima di una cena alla Casa Bianca per celebrare l’inizio del Ramadam, aprendo ufficialmente alla realizzazione di una moschea nel cuore pulsante di New York:

In quanto cittadino, in quanto presidente, credo che i musulmani abbiano lo stesso diritto di chiunque altro in questo Paese di praticare la loro religione. Questo include il diritto di costruire un luogo di culto e un centro di una comunità in una proprietà privata di South Manhattan“.

Poco importa, ribadisce Obama, se a leggere i dati che riportano all’11 settembre, uno ci trovi che l’attentato sia da ricondursi a un’organizzazione fondamentalista islamica:

Siamo negli Stati Uniti e il nostro impegno a favore della libertà di culto deve essere inalterabile. Il principio secondo il quale i popoli di tutte le fedi siano i benvenuti in questo Paese e quello secondo il quale  non saranno trattati in modo diverso dal loro governo è essenziale per essere quello che siamo“.

Che a esporsi sia il Presidente degli Stati Uniti, pare legittimo ma alcuni più strenui oppositori di Obama – in primis, la destra conservatrice – colgono l’occasione per ribadire che “Barach Hussein Obama” non sia nato in America, che sia musulmano egli stesso. Sospetti che resteranno in essere fintanto che lui – Barack Obama – farà parte della vita politica americana: poco importa se il ragionamento che sta alla base sia figlio dei dettami sfornati dalla Costituzione a stelle e strisce (il primo emendamento garantisce la libertà di culto).

Cuba, Fidel Castro in Parlamento: “Obama, dì no alla guerra nucleare”

Il ritorno in Parlamento di Fidel Castro è coinciso con un discorso di soli 16 minuti: un’inezia, per una Cuba abituata ad ascoltare gli interventi fiume (oltre le cinque ore di prassi) del Lider Maximo. Solito abbigliamento tinto di verde militare, barba bianca e volto visibilmente tirato, Castro si è avvalso dell’assistenza di alcuni aiutanti e si è presentato ai 610 deputati in compagnia del fratello Raul (a cui, dal 2006, Fidel ha trasmesso ciascuno degli incarici Istituzionali meno quello di segretario del Partito comunista: dallo stesso anno, Fidel non teneva un discorso in Parlamento).

Nello specifico, L’Avana è stato proscenio richiesto dallo stesso Fidel per discutere straordinariamente dell’eventualità di una guerra nucleare a seguito delle divergenze tra America del Nord, Iran e Corea del Nord. Dopo il boato di acclamazione al grido di “Viva Fidel“, il Lider ha preso la parola e immediatamente avvallato l’ipotesi che il conflitto medio orientale possa stimolare l’amministrazione americana a provocare un conflitto di entità e distruzione inimmaginabile.

Il nucleare è una minaccia ma, in tal senso, la figura di Barack Obama una sicurezza su cui investire perchè, rispeto ai predecessori, l’attuale Presidente Usa non annovera, tra i vizi, il cinismo:

Web giornale politicalive: 2 agosto 2010

WEB GIORNALE DI POLITICALIVE. Flash news dei principali avvenimenti di politica e cronaca del 2 agosto 2010.

BOLOGNA: trentesimo anniversario della strage alla stazione del capoluogo emiliano (attentato con bomba esplosa alle 10.25) che il 2 agosto 1980 provocò 85 morti e oltre 200 feriti. Polemiche per la mancata presenza di un esponente del Governo (il sottosegretario Carlo Giovanardi: “Una piazza che invece di ricordo e dolore ha espresso odio e livore per coloro che ritiene avversari politici. Bene ha fatto il governo a non partecipare”). Il Presidente dell’associazione vittime, Paolo Bolognesi, ha detto: “C’è stato da parte di molti politici un triste tentativo di immiserire la manifestazione ma i cittadini non sono disposti a farsi zittire”. Numerosa la presenza della società civile.

GAZA: ancora alta tensione in Medio Oriente dove razzi palestinesi sono stati lanciati su Eilat e Aqaba, provocando l’immediata reazione dello Stato Ebraico contro le postazioni di Hamas nella Striscia di Gaza. Due morti e decine di feriti. Le vittime: Issa al-Batran, capo dell’ala militare di Hamas, deceduto in un’esplosione nel campo profughi di Nuseirat, e un civile colpito da un razzo ad Aqaba. Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha puntato il dito contro Hamas, promettendo di adottare tutte le misure necessarie per difendere il suo Paese.

CASO CALIENDO: stabilita per mercoledì la discussione in Parlamento in merito alla mozione di sfiducia al sottosegretario Giacomo Caliendo, indagato nell’inchiesta P3. La sensazione è che il voto favorevole dei finiani che hanno aderito a Futuro e Libertà possa essere decisivo per mettere in minoranza la maggioranza. In tal senso, è in corso il tentativo di individuare un percorso congiunto con  l’Udc di Pier Ferdinando Casini. Mentre Cicchitto e La Russa invocano lealtà, Bersani prevede la debacle del PdL e della Lega Nord. Intanto Caliendo fa sapere: “Io ho la coscienza a posto e continuo a lavorare”.

USA-IRAQ: il Presidente americano Barack Obama annuncia il graduale ritiro delle truppe americane dall’Iraq. Una “Nuova Alba” per la Nazione a stelle e strisce: le forze militari americane, da settembre 2010 al dicembre 2011 saranno 50mila unità, e il loro compito sarà solo quello di addestrare l’esercito iracheno a badare alla sicurezza del proprio Paese. E’ il primo passo verso una costante diminuzione della presenza americana in Iraq. Le parole di Obama alla Nazione: “Stiamo facendo esattamente quello che era in programma, così come avevo promesso”.

GRILLO: “Loro non si arrenderanno mai, ma gli conviene? Noi neppure”. Con questo motto, Beppe Grillo annuncia che il “MoVimento 5 Stelle” si presenterà alle eventuali elezioni politiche e alle provinciali del 2011. Intanto, si sa che la scelta dei candidati verrà eseguita online attraverso il portale in preparazione: tra i criteri di selezione, la garanzia che il candidato non abbia la fedina penale sporca.

ALTRE NEWS:

Finanziaria 2010, il Senato approva; in Usa passa la riforma voluta da Obama

tremonti marrazzo

Appuntamento congiunto, lo detta la tempistica, rispetto a tematiche tra loro affini: in Italia il Senato ha approvato la manovra Finanziaria 2010; negli Stati Uniti ci si è pronunciati a favore di una delle riforme più caldeggiate dall’amministrazione democratica, quella della Finanza. Per Silvio Berlusconi e Barack Obama, quindi, il primo step è archiviato e si attende la conseguenziale prosecuzione dell’iter (che in Italia significa passaggio alla Camera, in Usa marchio finale del Presidente) per arrivare alla definitiva accettazione in un caso del prospetto economico e finanziario, nell’altro dei regolamenti innovativi che incidono sul funzionamento di Wall Street.

Obama, un anno in foto – Gallery

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Ecco una gallery con le foto del fotografo ufficiale della Casa Bianca, Pete Souza, per un anno di Barack Obama. Foto molto intense, messe a disposizione degli occhi del mondo attraverso il famoso sito di Flickr, già ampiamente utilizzato da Obama nel corso della sua campagna elettorale e durante questo primo anno di presidenza degli Stati Uniti d’America.

Dopo il salto una selezione. Buona visione.

Obama nomina un trans al ministero del Commercio

OBAMA

Un transessuale alla Casa Bianca. Barack Obama nomina un trans alla carica di consulente tecnico del ministero del Commercio, rompendo un altro tabù. Amanda Simpson, che all’inizio degli anni ’90 è andata sotto i ferri per diventare una donna, è entrata così a far parte dell’amministrazione Obama. La Simpson, 49 anni, quando era un uomo lavorava come pilota per la Ratheon, cercando di convincere la compagnia che si occupa della difesa, ad adottare norme che proteggessero i suoi dipendenti da abusi e discriminazioni basati sull’identità sessuale.

Yemen, possibile rappresaglia Usa per lo sventato attentato di Detroit

yemen rappresaglia usa

Prossima destinazione: Yemen.

Lo Yemen, architettonicamente, è il paese più bello del mondo. Sana’a, la capitale, è una Venezia selvaggia sulla polvere senza S.Marco e senza la Giudecca, una città-forma, la cui bellezza non risiede nei deperibili monumenti, ma nell’incompatibile disegno… è uno dei miei sogni

Secondo la Cnn,  l’intelligence americana e le forze speciali, con l’ausilio delle forze yemenite, sarebbero impegnate nella ricerca degli obiettivi, in modo da portare a temine un’azione di rappresaglia contro chi ha organizzato l’attentato fallito di Detroit. Specificano altresì che gli sforzi sono tutti tesi nel tentativo di colpire esclusivamente obiettivi correlati al nigeriano, Umar Faruk Abdulmutallab. In Yemen, infatti, avrebbe acquisito le informazioni necessarie e l’esplosivo per tentare l’attentato sul volo Delta Airlines il giorno di Natale, sventato grazie ai passeggeri.

Foto|Wikipedia

2009, un anno in Politica Live – Primo tempo

obama discorso

Come già per il 2008, con primo e secondo tempo, anche quest’anno è ormai giunto il tempo dei consuntivi. Sta terminando, questo 2009 nero. L’anno della crisi, di Alitalia, di Eluana, dell’aggressione a Silvio Berlusconi e della caduta del pontefice Benedetto XVI. Con molto altro in mezzo.

Ma vediamo questo 2009 per date salienti, in una serie di post che vi accompagneranno nel salutare e nel ricordare il 2009, e nell’accogliere al meglio il 2010 ormai alle porte.

Terremoto Abruzzo, notizia più importante del 2009

terremoto l'aquila

Fine dell’anno, tempo di bilanci. E i bilanci, in epoca di Google News e di informazione dalle più svariate forme, prevedono naturalmente anche la notizia più importante.

Ci sarà tempo per un anno il PoliticaLive. Ma nel frattempo apprendiamo dall’Apcom che per gli italiani la notizia più importante del 2009 è quella del terremoto in Abruzzo. Certo, il 2009 è l’anno di Obama. Ma è anche l’anno della terribile tragedia di Viareggio. E sempre nel 2009 è morto Mike Bongiorno.

Usa: prigionieri da Guantanamo in Illinois

8847330Guantanamo, la prigione Usa a Cuba, sta per perdere alcuni dei suoi inquilini. L’amministrazione Obama, infatti, renderà noto oggi il progetto per l’acquisizione del carcere Thomson Correctional Center a Thomson, in Illinois, con l’intento di spostarvi un certo numero di detenuti da Guantanamo. Lo rivelano fonti ufficiali, le quali precisano che nella prigione andranno “detenuti federali e un numero limitato di detenuti”.