Fascist legacy (repetita iuvant)

Il seguente documentario, firmato BBC, è invero un pò datato (1989). Eppure noi, gli italiani, non lo abbiamo mai potuto vedere. D’altro canto nel nostro bel paese – come dimostrano le recenti dichiarazioni di eminenti politici prima e di illustri sconosciuti poi – a quanto pare non è mai troppo importato di capire che cosa abbia provocato il regime fascista. E il perchè, anche chi non ha combattuto sull’appennino tosco emiliano per evidenti ragioni anagrafiche in quei tragici anni, desidera dichiararsi fermamente antifascista.
Mica come Marcello Dell’Utri che alla storia della Resistenza vorrebbe dare una mano di vernice nera. Nè tantomeno come il nostro caro premier, che dice addirittura di non avere il tempo di rispondere alla domanda se anche lui si ispiri ai valori dell’antifascismo che, per inciso, sono quelli della Costituzione. E a forza di non avere tempo per pensarci, alle cose, ecco che ti ritrovi con la xenofobia assassina fuori dall’uscio di casa.
Tutti ci hanno messo bocca dicevamo, sulla polemica che da settimane coinvolge nostalgici, vecchi fasci ed illuminati reggenti delle nomenklature di centro destra. La spaccatura ci sembra tanto evidente quanto ingombrante. Non crediamo che il lavoro della BBC sia da solo in grado di chiarire le idee a chi evidentemente ha mostrato di averne poche e confuse, ma ugualmente ci auguriamo che possa trovare una sempre più larga diffusione allo scopo di veicolare quella che a noi, modestamente, appare una verità incontrovertibile: gli orrori del fascismo. Si aggiunga che il programma era stato comprato all’epoca da mamma Rai, che aveva deciso però di non trasmetterlo pubblicamente. La 7, nel 2004 mandò in onda alcuni stralci, poi stop, chiuso, buio. Dopo la visione delle cinque parti capirete quanto forse tutta questa prolusione sia stata addirittura inutile.
Buona visione, si fa per dire.

Sapienza, la verità non si arresta!

Si riceve e si pubblica comunicazione inoltrata via mail alle maggiori testate da Rete per l’’autoformazione Sapienza, Roma.

Sono ore convulse, dove poco è il tempo per scrivere, ma molto è il tempo che serve per raccontare.
Per raccontare in primo luogo la verità sui fatti accaduti la mattina di ieri (meercoledì 27, ndr), la verità sulla violenza
subita, la verità sociale e politica che continua a tenere lontani neofascisti e squadristi
dall’università la Sapienza

28 maggio 1974, la strage di piazza della Loggia

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Il problema dei tempi lunghi della giustizia italiana è un argomento delicato che merita un attento approfondimento, sulla scorta di dati, cifre e opinioni degli esperti del settore ma esistono certamente alcuni casi al limite dell’inverosimile, che si trascinano da decenni alla disperata ricerca di una sentenza che non arriva mai e che spesso risultano quantomeno oscuri.
Dopo i primi anni di tritacarne mediatico questi avvenimenti vedono esaurire rapidamente il crisma del fatto di cronaca e, per via delle zone d’ombra sopra citate, assurgono a ruolo di misteri d’Italia. Ventiquattro anni fa, oggi, la strage di piazza delle Loggia. Una bomba nascosta in un cestino porta rifiuti fu fatta esplodere mentre era in corso una manifestazione contro il terrorismo indetta dai sindacati e dal Comitato antifascista.
Novanta persone restano ferite a causa dell’esplosione. Giulietta Banzi Bazoli, Clementina Calzari Trebeschi, Livia Bottardi Milani, Euplo Natali, Luigi Pinto, Bartolomeo Talenti, Alberto Trebeschi e Vittorio Zambarda non ce la fanno e perdono la vita investiti dalla deflagrazione della bomba. E’ dunque di otto vittime il bilancio al termine della giornata organizzata in città per manifestare in modo pacifico e unitario contro il terrorismo.
Erano gli anni della strategia della tensione e la matrice politica di estrema destra appare tuttora impressa a fuoco su quel 28 maggio 1974. I responsabili dell’eccidio di piazza della Loggia non sono stati ad oggi identificati. E dire che di processi ce ne sono stati già ben due.