Brexit: prove tecniche di rinvio. May e Corbyn verso il sì

brexitQualche giorno fa, Jeremy Corbyn aveva acceso le speranze dei sostenitori di un nuovo referendum sulla Brexit. Ieri è stato affiancato dalla May, alle prese con la rivolta dei suoi ministri, tre dei quali avevano minacciato di dimettersi in caso la Premier non fosse riuscita ad ottenere il famoso deal.

La proposta della May

Arriva così la proposta della May, che vorrebbe lasciar decidere al Parlamento se affrontare un no deal o chiedere un rinvio della Brexit, sfruttando la sentenza della Corte di Giustizia europea. Ora la palla passa alla Camera, che dovrà decidere il 12, 13 e 14 marzo, votando una serie di emendamenti che (forse) faranno luce sul futuro.

Un “pasticciaccio brutto”, questo della Brexit, con la Gran Bretagna che sembra essere arrivata impreparata su tutti i fronti, alla fatidica data del 29 marzo. Da una rigidità incomprensibile (visto la strettissima vittoria dell’exit) ad una paura strisciante anche da parte degli “stay”.

Il paese si trova di fronte ad un caos politico in cui finora è stato detto di tutto, mentre la parte economica del paese ha già deciso da che parte stare. Uscire sarebbe un disastro, secondo le aziende, soprattutto senza un no-deal.

La rigidità e lìottusità di molte componenti politiche hanno fatto perdere di vista la real politik della situazione britannica, a cui bastava un ripensamento delle frontiere per limitare la forte immigrazione. Invece si è voluto portare lo scontro a livello ideologico.

Fincantieri non si tocca: i sindacati sono con Giuseppe Bono

Fincantieri sindacati Giuseppe Bono

“Fincantieri non si tocca” lo dicono in coro i sindacati del Gruppo Fincantieri dopo aver appreso la notizia della possibile sostituzione dell’attuale amministratore delegato Giuseppe Bono.

Il Fatto Quotidiano nei giorni scorsi avanzava l’ipotesi che Bono venisse sostituito da Paolo Simioni, amministratore delegato di Atac, l’azienda romana per i trasporti autoferrotranviari che al momento versa in brutte acque.

Secondo quanto si legge nell’articolo, a decidere per l’arrivo di Simioni a Fincantieri è stato il sottosegretario agli Affari regionali Stefano Buffagni, che gode della fiducia del vicepremier Luigi Di Maio, che ha girato la richiesta all’amministratore delegato di Cassa Depositi e Prestiti Fabrizio Palermo.

Di fronte a questa eventuale anticipazione, i sindacati di uno dei più importanti complessi cantieristici navali d’Europa e del mondo, senza esitazione si sono schierati dalla parte dell’ad Giuseppe Bono.

Per la RSA dirigenti Fincantieri di Trieste c’è “il rischio che il nuovo amministratore delegato di Fincantieri possa essere nominato prescindendo sia dalla conoscenza del business della nostra azienda che dall’esperienza nel nostro settore industriale”.

Pertanto i dirigenti Fincantieri, come scrivono in una nota, esprimono la “loro contrarietà a sostituire i vertici Fincantieri, che hanno portato a casa in questi anni i grandi risultati sotto gli occhi di tutti, in una logica di una “spartizione di poltrone”, condizionata esclusivamente dalla politica, che riteniamo ormai appartenere al passato”.

“La continuità di azione dell’attuale management – concludono – , che ha dimostrato la capacità di ottenere risultati straordinari, è l’unica via per proseguire nello sviluppo della nostra azienda, creando un valore di cui beneficia tutto il nostro Paese”.

La UILM di Palazzo della Marineria di Trieste precisa che è “utile, necessario e doveroso mantenere l’attuale assetto di Fincantieri per riuscire a portare a termine quanto di buono cantierato in questi ultimi anni. Diversamente c’è il rischio che si perdano opportunità che poi porterebbero direttamente ad un possibile indebolimento del gruppo, con una conseguente possibile difficoltà occupazionale”.

R.S.U. Fim-Uilm Fincantieri Monfalcone si sofferma sui successi raggiunti dall’azienda grazie alla “politica lungimirante” dell’ad Giuseppe Bono, condivisa con le organizzazioni sindacali ed i lavoratori anche attraverso confronti e scontri.

Per il sindacato proprio l’attività di Bono ha garantito “la crescita dell’occupazione con carichi di lavoro mai registrati nella storia della navalmeccanica”.

Viene definita “pura miopia istituzionale “dalla Segreteria FIM – CISL e UILM – UIL provinciale di Venezia, la sostituzione dell’attuale amministratore delegato di Fincantieri.

FIM – CISL e UILM – UIL inviano al Governo un messaggio chiaro: “i lavoratori e le lavoratrici di Fincantieri non consentiranno, in silenzio, la mercificazione della più grande azienda cantieristica del mondo. Questo non è un gioco. Giù le mani da Fincantieri. Una eccellenza italiana come quella dell’azienda guidata dall’attuale ad Bono va tutelata e difesa senza alcun indugio”.

A fianco di Giuseppe Bono anche il segretario generale della Uilm di Genova, Antonio Apa; il vicepresidente nazionale di Unioncamere, Antonio Paoletti; il Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, e il Governatore della Liguria, Giovanni Toti.

Cdp punta sull’ad di Atac Simioni per il vertice di Fincantieri

Cdp Simioni Fincantieri

Tempo di nomine per la Cassa depositi e prestiti che nelle prossime settimane deve decidere chi mettere alla guida delle società che controlla.

Per Fincantieri, il nome più quotato è quello di Paolo Simioni, sostenuto dal sottosegretario agli Affari regionali Stefano Buffagni, a cui il vicepremier Luigi Di Maio ha dato ampia delega per le nomine. A favore di Simioni sono accorsi anche i 5Stelle vicini a Virginia Raggi.

Secondo quanto riporta Il Fatto Quotidiano in un articolo dal titolo “Chi vince al gioco delle poltrone con la politica sempre più debole”, il sottosegretario ha chiesto all’amministratore delegato della Cdp Fabrizio Palermo di piazzare Simioni al posto dell’attuale amministratore delegato Giuseppe Bono.

Simioni è amministratore delegato dell’Atac, “disastrata azienda tranviaria” di Roma. Se Fabrizio Palermo dovesse mettere in atto la richiesta ricevuta da Buffagni, Simioni si ritroverà amministratore delegato di uno dei più importanti complessi cantieristici navali d’Europa e del mondo. Il nome del nuovo ad di Fincantieri, Palermo deve portarlo nel consiglio d’amministrazione il 6 marzo.

Anche la nomina di Palermo a capo della Cdp è stata una scelta del sottosegretario di area Movimento 5Stelle, che a suo tempo l’ha imposta al ministro dell’Economia Tria che invece preferiva Dario Scannapieco, che ricopre la carica di vicepresidente della Bei, la Banca europea per gli investimenti.

Tra gli altri incarichi relativi alle società controllate, che la Cassa depositi e prestiti deve distribuire c’è Eni, Poste, Terna, Snam, Italgas, Saipem, Sace e altre decine di società.

A ricoprire la carica di presidente di Sace, società per azioni specializzata nel settore assicurativo-finanziario, vorrebbe andare Andrea Pellegrini, che attualmente in Cassa depositi e prestiti è senior advisor per le partecipate. É stato voluto nel ruolo di consulente da Fabrizio Palermo.

Pellegrini però ha concentrato nelle sue mani così tanti incarichi che gli stanno creando non pochi conflitti d’interesse.

È consigliere d’amministrazione della Maire Tecnimont, principale concorrente nell’impiantistica petrolifera della Saipem controllata da Cdp, dove appunto Pellegrini è advisor. Vicepresidente della catena alberghiera Ihc, sulle due catene di hotel di cui è azionista, consiglia Cdp. È consigliere della Sias, una holding che opera nel settore delle concessioni autostradali, ed è nel consiglio d’amministrazione della IDeA Capital Funds Sgr, fondo di private equity di De Agostini, concorrente diretto dei fondi di private equity di Cdp.

M5stelle e Salvini: inversione di marcia su autorizzazione a procedere

salviniSalvini e il M5stelle ci ripensano, per quel che riguarda l’autorizzazione a procedere sul caso Diciotti. Nei giorni scorsi il Movimento aveva deciso di votare a favore dell’autorizzazione a procedere, e lo stesso Salvini ostentava sicurezza nel voler farsi processare. C’erano state comunque tensioni tra i due fronti della maggioranza, che ora invece sembrano convergere verso una linea comune.

La nuova strategia

Dopo l’iniziale reazione di rigidità nei confronti dell’ideologia che aveva sempre contraddistinto il M5stelle, ora i pentastellati si sono resi conto che processare Salvini sarebbe come processare il governo. Anche lo stesso premier leghista ha fatto dietrofront, accorgendosi della stessa caratteristica che questo procedimento porta con sé.

Non bisogna essere schierati, per capire che la magistratura sta intervendo su una decisione politica legittima, e non su un reato.

Lo stesso Salvini, oggi, in una lettera aperta sul Corriere della Sera, chiede che “il processo non sia fatto”. Perché sarebbe un processo ad un governo, con un precedente decisamente inusuale per una democrazia, dove la libertà di decisione politica, nel rispetto della Costituzione, è uno dei fondamenti.

A chiarire le posizioni di entrambi i gruppi di maggioranza, arriva Emilio Carelli, ad Agorà: “Dopo le ultime posizioni di Salvini, le condizioni sono cambiate: nel Movimento 5 Stelle esiste una prassi, si vota sì all’autorizzazione a procedere. Ma quella della Diciotti è stata una decisione collegiale che ha investito tutto il Governo. Credo che Conte e Di Maio dovrebbero autodenunciarsi. Dobbiamo riflettere bene se votare sì o no all’autorizzazione per Salvini”.

Il governo può rispondere di reati, e non certo di decisioni politiche.

Piani di rilancio per la Popolare di Bari

Banca popolare di Bari politicalive

Il Gruppo Banca Popolare di Bari, il più grande gruppo bancario autonomo del Centro e Sud Italia, con impegno e determinazione sta affrontando adeguatamente i rapporti con i propri soci e i clienti.

Popolare di Bari sta preparando un nuovo piano industriale per rilanciare l’Istituto e un contestuale aumento di capitale, nonostante le turbolenze che si sono addensate sul settore bancario.

Negli ultimi anni, il quadro normativo incerto non ha aiutato il settore delle banche popolari, creando un periodo non sereno.

In merito alla complessa interpretazione della riforma, dopo il pronunciamento della Corte Costituzionale, il Consiglio di Stato ha deciso di adire la Corte di Giustizia dell’UE per ottenere i necessari chiarimenti sui due temi maggiormente controversi: la soglia degli attivi e il diritto al rimborso per i soci in caso di trasformazione.

Oltre due anni per decidere sulla riforma e ciò ha avuto delle ripercussioni sul settore delle popolari che sono, da sempre, maggiormente vicine ai tessuti produttivi in cui operano.

In questo contesto turbolento gli istituti di credito cercano di affrontare le leggi attualmente vigenti.

Popolare di Bari si sta adeguando al panorama attuale e oltre al nuovo piano industriale, a breve la Banca si attiverà per deliberare un irrobustimento del patrimonio.

Fincantieri: la Commissione EU esamina l’acquisizione dei cantieri Chantiers de l’Atlantique

Fincantieri la Commissione EU esamina l'acquisizione dei cantieri Chantiers de l'Atlantique

La Commissione europea ha accolto la domanda presentata da Francia e Germania che la invitavano a esaminare, alla luce del regolamento sulle concentrazioni, la proposta di acquisizione di Chantiers de l’Atlantique (nuovo nome di Stx) da parte di Fincantieri.

In realtà la Commissione UE non deve esaminare l’operazione di acquisizione in quanto come la stessa Commissione scrive: “il progetto non raggiunge le soglie di fatturato previste dal regolamento UE relativamente alle concentrazioni per le operazioni che devono essere notificate alla Commissione a causa della loro dimensione europea”.

Nonostante questa osservazione, la domanda di rinvio – a norma dell’articolo 22, paragrafo 1, del regolamento UE sulle concentrazioni – trasmessa dalla Francia, e a cui si è associata la Germania, è stata accolta. “Tale disposizione – scrive la Commissione – permette a uno o più Stati membri di chiedere alla Commissione di esaminare una concentrazione che pur non rivestendo una dimensione europea incide sugli scambi all’interno del mercato unico e rischia di incidere in misura significativa sulla concorrenza nei territori degli Stati membri che presentano la richiesta”.

Sulla base degli elementi forniti dalla Francia e dalla Germania, e fatti salvi i risultati della sua indagine esaustiva, la Commissione ritiene che l’operazione potrebbe nuocere in misura significativa alla concorrenza nel settore della costruzione navale, in particolare per quanto riguarda il mercato mondiale delle navi da crociera. La Commissione quindi si assume una funzione che va oltre la sua competenza, quella di valutare quali operazioni possono incidere a livello mondiale.

La Commissione infatti ritiene di “rappresentare l’autorità più idonea a valutare i potenziali effetti transfrontalieri dell’operazione. Di conseguenza, l’acquisizione di Chantiers de l’Atlantique da parte di Fincantieri sarà esaminata nella sua integralità”.

Chantiers de l’Atlantique è un’impresa di costruzione navale francese con sede a Saint-Nazaire, il cui capitale di maggioranza è detenuto dallo Stato francese, attraverso l’Agenzia delle partecipazioni statali.

L’intesa tra Fincantieri e Chantiers de l’Atlantique era stata siglata il 27 settembre 2017 e suggellata con la firma del 2 febbraio scorso tra il gruppo navale italiano e lo Stato francese, rappresentato in quella occasione dall’Agence des Participations de l’Etat. L’accordo consente a Fincantieri il controllo dei cantieri francesi con l’acquisizione del 50%, più in prestito per 12 anni l’1%.

Fincantieri, eccellenza italiana a livello mondiale, conta oggi 20 stabilimenti in 4 continenti, oltre 19.000 dipendenti ed annovera tra i propri clienti i maggiori operatori crocieristici al mondo, oltre a numerose Marine estere. É apprezzata per la capacità di esportare ed applicare il know-how e la cultura italiana in tutto il mondo, in tutti i cantieri, su tutti i prodotti e a tutti i fornitori.

La presa di posizione della Commissione europea non solo blocca il lavoro del gruppo navale italiano ma soprattutto il futuro dell’Italia.

Polemiche sulla manovra approvata. FI con i gillet blu, PD in piazza

montecitorioLa Manovra è sempre accompagnata dalle polemiche, anche quando viene approvata, come in questo caso, con 327 sì e 70 no. La reazione del 5stelle è scomposta, affidata al blog e poi cancellata, mentre interviene anche il presidente della Camera Fico.

Le polemiche

Roberto Fico prende le distanze dal post pentastellato, usando l’aggettivo “improprie” per la frase pubblicata: “Siamo sotto attacco. Il Governo, la Manovra del Popolo. La Democrazia è sotto attacco. È in corso una delle più violente offensive nei confronti della volontà popolare perpetrata in 70 anni di storia repubblicana. A sferrarla sono grandi lobby, poteri forti e comitati d’affari. Lottano per sopravvivere, per mantenere i propri privilegi, benefit, prebende, che si sono arbitrariamente assegnati in questi anni sulla pelle degli italiani. Con l’indegna complicità del Pd e di FI, eterni zerbini dei potenti. E con la longa manus della stragrande maggioranza dei media, ipocrita cassa di risonanza di questi interessi corporativi. I vertici delle banche, assicurazioni, i grandi gruppi editoriali in perenne conflitto di interesse stanno inquinando il dibattito democratico con un vero e proprio terrorismo mediatico e psicologico”.

Un attacco durissimo, che poi ha visto una marcia indietro da parte anche di Di Maio, che sembra aver discusso con la Casaleggio, ritenuta responsabile del post.

L’opposizione

Intanto protesta l’opposizione, e nel periodo dei gillet gialli francesi, Forza Italia sceglie i gillet blu in aula, con la scritta Giù le mani dalle pensioni» o «Basta tasse», oppure «Giù le mani dal non profit». La protesta ha portato alla sospensione della seduta per qualche minuto. Fuori invece la protesta del PD, che parla di “democrazia calpestata”.

Castellammare di Stabia: il nuovo piano di Fincantieri ha ottenuto il via libera dai sindacati

“Il nuovo piano a nostro avviso sembrerebbe una soluzione da poter perseguire, fatto salvo che il progetto si sviluppi così come presentato”. Sono le parole dei sei delegati della rappresentanza sindacale unitaria (FIM-FIOM-FAILMS) del sito navale di Castellammare di Stabia che fa capo a Fincantieri.

Nei giorni scorsi i sindacati erano in allarme dopo aver saputo che la società ha annunciato il riammodernamento della struttura, eliminando il varo tradizionale a scivolo e aumentando così la capacità produttiva di circa il 40% rispetto a quanto avviene fino ad oggi.

La rappresentanza sindacale unitaria del cantiere di Castellammare di Stabia, il 7 dicembre ha incontrato il responsabile risorse umane e relazioni sindacali di Fincantieri e ha ascoltato i dettagli degli investimenti che l’azienda metterà in atto nel 2019, per concludersi nell’arco di un quinquennio.

Si tratta di un piano di rilancio di tutti i siti di cui dispone Fincantieri, in particolare per quello stabiese sarà garantito lo sviluppo e non il depotenziamento come temevano in un primo momento sindacati e lavoratori.

A conclusione dell’incontro, i sindacati hanno diramato una nota con la quale affermano di approvare il nuovo progetto di Fincantieri, restando però sempre vigili su quanto accadrà nella fase delle modifiche previste.

“Per rendere tutto ciò attuativo – scrivono FIM-FIOM-FAILMS -, c’è bisogno di un forte intervento delle istituzioni a partire dalla quota parte per gli investimenti previsti sulle aree demaniali, mentre l’azienda già si è resa disponibile a supportare economicamente la parte di adeguamento infrastrutturale non ancora quantificata”.

“La RSU di fabbrica, come sempre, vigilerà attentamente – concludono – affinché il tutto venga realizzato per garantire il futuro al nostro stabilimento”.

Il piano rende il cantiere più funzionale, competitivo, e soprattutto assicurerebbe lavoro per i prossimi 10 anni.

Il pilastro centrale del progetto è l’eliminazione dello scalo di varo, che verrà sostituito da una piattaforma semisommergibile e un sistema di carrelli mobili. In pratica lo scalo a mare verrà reso piatto, le navi saranno costruite nelle officine e poi tramite carrelli specializzati spostatati su una chiatta galleggiante che una volta a largo aprirà le porte stagne, lasciando galleggiare la nave.

“È un piano mirato al recupero di spazi – spiega Fincantieri – e all’efficientamento dell’area scafo, rendendo così possibile la costruzione a costi competitivi di più navi, oltre a tronconi per unità da crociera. Il piano d’investimenti renderebbe ancor più strategico lo stabilimento di Castellammare”.

“Nel caso di Castellammare – fanno sapere da Fincantieri – la società ha onorato l’impegno di tenere aperto il cantiere negli anni più duri della crisi e ora che si assiste a un notevole incremento della domanda è allo studio la progettualità indispensabile per rispondere alla forte richiesta del mercato. Gli investimenti pensati per il cantiere stabiese non vanno nella direzione della riduzione, ma dell’incremento della capacità produttiva”.

“Il tradizionale sistema di varo attuale – afferma l’azienda – risulta ormai anacronistico e antieconomico, tanto da essere stato eliminato in tutti i cantieri del mondo modernamente organizzati. Nello specifico, l’abbattimento dello scalo, sostituito con la costruzione di un’ampia platea, comporterebbe una serie di vantaggi: in primo luogo libererebbe aree indispensabili per assicurare maggiore capacità al cantiere, con un incremento della produzione del 40%, con le evidenti ricadute occupazionali dirette e indirette”.

“In secondo luogo – prosegue – questo permetterebbe di varare costruzioni di stazza maggiore attraverso un mezzo semisommergibile e un sistema di carrelli mobili, assicurando maggiore efficienza al ciclo produttivo e un livello di sicurezza più alto per il personale addetto alle operazioni di varo, senza considerare gli innegabili vantaggi derivanti dal lavorare in piano”.

Il confronto tra Fincantieri e i sindacati è stato proficuo e la società ha incassato il via libera all’adeguamento infrastrutturale che aumenterebbe di circa il 40% la capacità produttiva, con chiari risvolti anche dal punto di vista occupazionale. L’impianto di Castellammare ha infatti performance altissime grazie al lavoro degli operai che sono altamente specializzati.

Sul Tap interviene Di Maio: detta la verità, costerebbe 20 miliardi

Di_MaioDi Maio dice la sua sulla vicenda Tap, su cui la base del 5stelle sta polemizzando, dopo le promesse di annullamento del progetto in campagna elettorale.

“La cosa migliore è dire la verità ai cittadini” – dice Luigi Di Maio a Marcianise per il primo treno merci ad Alta Velocità.

La base non accetta il via libera dato al Tap, e le tensioni sono alte anche tra i parlamentari. Il via libera al gasdotto Tap ha anche alimentato le tensioni sul decreto fiscale, sul dl sicurezza e il condono edilizio a Ischia.

Le parole del vicepremier

“Quando abbiamo potuto studiare bene tutte le carte del gasdotto Tap e ci siamo concentrati sulla proiezione dei rischi, quando abbiamo capito che avremmo dovuto sborsare oltre 20 miliardi e rinunciare così al reddito di cittadinanza, alle pensioni e a tutto quello che stiamo facendo, e allora è chiaro che abbiamo dovuto dire la verità ai cittadini. E per questo ringrazio il presidente Conte che ci ha messo la faccia”. Questa è stata la spiegazione di Di Maio, a cui ha fatto seguito il premier Conte: “Ci sarebbero da pagare miliardi”.
“Noi non siamo contro l’Alta Velocità , non siamo contro le grandi opere se portano lavoro, siamo invece contro se queste servono solo a spendere soldi”, ha continuato Di Maio, che ha anche aggiunto, sulla Tav: “Nel contratto di governo è prevista la rinegoziazione, questo c’era e di questo discuteremo”.

Maltempo: info sulla mobilità ferroviaria da Ferrovie dello Stato

La grave situazione metereologica italiana che ha provocato, negli ultimi giorni, forti disagi in tutto il territorio ha coinvolto anche la circolazione ferroviaria.

A tal proposito Ferrovie dello Stato è scesa in campo per garantire l’assistenza – online, in treno e nelle stazioni – a tutti i viaggiatori. Oltre a una serie di provvedimenti che hanno coinvolto, fin da ieri 29 ottobre, oltre 2.000 ferrovieri, il Gruppo ha reso disponibile un nuovo numero verde gratuito (800.89.20.21) attivo su tutto il territorio nazionale.

In più, sul sito web ufficiale di Trenitalia, è stata messa al servizio dei cittadini una pagina dedicata al maltempo, fino a cessata emergenza, con tutte le informazioni utili per la mobilità ferroviaria.

Banca Popolare di Bari: sospesa da Corte d’Appello multa Consob

Banca Popolare di Bari: sospesa da Corte d'Appello multa Consob

Sospesa la multa comminata alla Banca Popolare di Bari dalla Consob. La decisione arriva dalla Corte d’Appello di Bari che ieri ha comunicato che le sanzioni sono sospese.

La vicenda è iniziata con l’approvazione di due delibere da parte della Consob in merito a presunte violazioni riscontrate presso la Banca Popolare di Bari nei periodi tra il 2014-16. La Consob dopo aver riscontrato le violazioni ha multato i vertici della Banca.

L’approvazione delle delibere è avvenuta il 13 settembre e i dettagli sono stati resi noti nelle settimane scorse dai giornali.

Di fronte alle contestazioni e sanzioni, la Banca Popolare di Bari ha risposto con un dettagliato elenco in cui illustra la sua posizione e smonta punto per punto le contestazioni della Consob.

Tra le tante precisazioni, la Popolare di Bari sottolinea come la Consob non abbia “bloccato la vendita di azioni”, oltre ad evidenziare che il fenomeno dei “finanziamenti baciati non esiste e questo è confermato anche dalle risultanze delle approfondite verifiche effettuate nell’ispezione della Banca d’Italia”.

Inoltre la Banca Popolare di Bari, oltre a ritenere di non aver commesso alcuna violazione della normativa di vigilanza, ritiene di aver subito un provvedimento sanzionatorio da parte della Consob a fronte di aspetti tecnico/operativi già esaminati in passate ispezioni e, comunque noti alla Consob da molti anni e mai oggetto di rilievo.

Ieri la Corte d’appello di Bari ha disposto la sospensiva del provvedimento con il quale Consob ha multato i vertici della Popolare di Bari e l’istituto stesso, in qualità di responsabile amministrativo, per un totale di 1,95 milioni di euro.

La Corte d’appello ha così accolto, inaudita altra parte, l’impugnazione dell’istituto. Nelle prossime settimane il procedimento andrà avanti con la comparizione delle parti.

Banca Popolare di Bari alla Consob: operazioni corrette

Banca Popolare di Bari alla Consob: operazioni corrette

“La Consob non ha bloccato la vendita di azioni e le sanzioni sono state comminate solo a circa 20 esponenti ed ex esponenti e alla Banca stessa e si riferiscono a due distinti procedimenti”. Risponde così la Banca Popolare di Bari dopo le notizie apparse sui giornali relative a procedimenti sanzionatori deliberati da Consob nei confronti dell’istituto creditizio.

La Banca barese precisa inoltre che le sanzioni ammontano a 1,8 milioni e non a 2,6 milioni come riportato dai giornali.

La posizione della Popolare di Bari è chiara, non ci sta ad essere attaccata e respinge i riferimenti erronei riportati dalla stampa. “La Banca esprime anzitutto sorpresa e rammarico – afferma Banca Popolare di Bari – per la diffusione, con dovizia di particolari tuttavia estrapolati rispetto a un contesto generale ben più ampio, di informazioni riservate riferite a rapporti diretti tra l’Autorità e l’intermediario vigilato”.

L’elenco delle precisazioni da parte della banca barese è piuttosto lungo e mostra come la Banca abbia sempre portato avanti “operazioni corrette”. A sostenere questa tesi anche i contenuti delle verifiche curate dalla Banca d’Italia, concluse a settembre del 2016 e notificate nei primi mesi del 2017, che hanno avuto tutte un esito positivo.

“In merito ai procedimenti sanzionatori deliberati da Consob – scrive in un comunicato Banca Popolare di Bari -, già il bilancio 2017 della Banca (relazione e nota integrativa) informava dell’avvio, da parte di Consob, di tre distinti procedimenti, a seguito degli esiti dell’ispezione sui servizi di investimento condotta da Banca d’Italia, su mandato della stessa Consob, tra giugno e novembre 2016. Peraltro la Banca aveva subito una ispezione sui servizi di investimento a inizio 2016, con esiti che possono essere ritenuti positivi e che avevano pertanto rassicurato la Banca sulla sostanziale correttezza delle proprie prassi operative”.

Un altro aspetto che la Banca chiarisce sono i cosiddetti “finanziamenti baciati”. “Il fenomeno dei “finanziamenti baciati” – dice la Popolare di Bari – non esiste e questo è confermato anche dalle risultanze delle approfondite verifiche effettuate nell’ispezione della Banca d’Italia. Le indagine interne hanno autonomamente rilevato un numero molto contenuto di fenomeni che la Banca stessa ha ritenuto di evidenziare, come peraltro riportato anche nel fascicolo di bilancio 2017. I 10 fenomeni, come detto rilevati dalla Banca, si rapportano ad oltre 16.000 operazioni perfezionate nell’ambito dei due aumenti di capitale. Non è inoltre vero che tali operazioni riguardavano soggetti con profili di rischio non adeguato”.

Anche sugli aumenti di capitale 2014 e 2015, finalizzati all’operazione di acquisizione del Gruppo Banca Tercas, la Banca afferma che: “sono stati messi a punto a seguito di un costante confronto e interlocuzione con le Autorità di Vigilanza e condotti assumendo tutti i presidi previsti dalla normativa di riferimento, nella necessaria salvaguardia dei diritti di opzione riconosciuti dal codice civile”.

Questi ed altri chiarimenti mostrano come la Popolare di Bari abbia lavorato con correttezza e respinge le irregolarità di cui parla la Consob.

Due delibere sono state infatti approvate dalla Consob il 13 settembre, giorno delle dimissioni dell’ex presidente Mario Nava, in merito a presunte violazioni riscontrate presso la Banca Popolare di Bari nei periodi tra il 2014-16.

“La Banca – si legge infine nel comunicato -, ritenendo tali sanzioni non rispondenti ai comportamenti mantenuti nel tempo e pertanto ingiuste, intende continuare a far valere le proprie ragioni nelle sedi competenti”.

Intervista a Enrico Cerreto consulente patrimoniale

Intervista a Enrico Cerreto consulente patrimoniale
Enrico Cerreto consulente patrimoniale

Enrico Cerreto, Private Banker presso la sede di Napoli della Banca Fideuram, ci illustra la figura del consulente patrimoniale.

Dott. Enrico Cerreto quanto è richiesta oggi questa figura?

Oggi il consulente patrimoniale è una figura sempre più richiesta per conservare e trasmettere in modo ottimale le ricchezze di una famiglia e della sua storia. È una professione in continua evoluzione, ma rimane invariata la nostra mission che è quella di essere gli interlocutori di fiducia del cliente, prendendoci cura e proteggendo i suoi progetti di vita.

Che tipo di rapporto si instaura tra il professionista e il cliente?

Il consulente patrimoniale deve conoscere a fondo la storia e le dinamiche interne al nucleo familiare del cliente, in quanto non si può decidere di patrimonio, denaro e beni se non si parla prima di famiglia e rapporti. Tutti gli aspetti collegati ad una gestione patrimoniale e finanziaria ricadono o possono ricadere sulle generazioni future di quel cliente. Pertanto il consulente patrimoniale prende in considerazione il cliente all’interno del suo contesto familiare e professionale, proponendo soluzioni specifiche al fine di tutelarne il patrimonio, realizzare gli obiettivi prefissati e proteggerlo da eventi imprevedibili.

Vi sono qualità che bisogna possedere per svolgere la professione di consulente patrimoniale?

Le qualità sono professionalità, capacità di ascolto ed empatia. Sono tre elementi necessari per aiutare i clienti a trovare le migliori soluzioni in merito alle loro esigenze affinché siano raggiunti gli obiettivi finanziari che sono stati prefissati. Non bisogna trascurare il passaggio generazionale, a mio avviso di fondamentale importanza in questa attività.

C’è un’operazione finanziaria che ricorda?

Ricordo con orgoglio un’operazione finanziaria che si è verificata nel 2013. Muore un mio cliente non sposato e senza figli, il quale possedeva un patrimonio mobiliare da me gestito di circa 10 milioni di euro. Gli eredi erano 12 ed si trovavano sparsi in tutta Italia. Nonostante le difficoltà del caso, gli eredi sono diventati tutti miei clienti e il loro patrimonio, con grande soddisfazione, è aumentato.

Dott. Enrico Cerreto chi sono i suoi clienti?

Mi occupo di tutela, gestione e trasmissione di patrimoni. Ad oggi gestisco circa 110 clienti per un un patrimonio complessivo di circa 50 milioni di euro. La ricchezza finanziaria dei miei clienti ha una soglia minima di 500mila euro.

È pentito della strada che ha intrapreso?

Per niente. Questo lavoro ha cambiato in meglio la mia vita e la mia professionalità. Sin da bambino mi ha sempre affascinato il mondo della finanza ed inoltre a casa mia la parola ricorrente era “Banca”. Dopo la maturità classica, ho conseguito una laurea in giurisprudenza presso l’Università Federico II di Napoli e a seguire ho studiato all’Imperial College Business School di Londra. Nel 1989 ho iniziato la mia attività bancaria presso la Citibank Italia di Napoli, divenuta Banco Ambrosiano Veneto fino al 2001. Oggi lavoro in Fideuram e mi occupo di tutela, gestione e trasmissione di patrimoni. Nel tempo ho ricoperto il ruolo di back office, addetto clientela retail, addetto clientela executive, estero merci, settorista aziende, direttore di filiale.

Data Stampa leader per i servizi di media monitoring

Data Stampa leader per i servizi di media monitoring

Data Stampa raccoglie sempre più adesioni in merito al servizio di media monitoring e relativo hosting avviato in Toscana grazie ad una convenzione stipulata con la Regione.

La media agency Data Stampa si è aggiudicata, in raggruppamento d’impresa con TIM, il servizio tramite gara alcuni mesi fa. Questa innovativa procedura consente alla Regione Toscana – unica tra le Regioni italiane – di essere un soggetto aggregatore per un unico sistema di fornitura di media monitoring.

Per i soggetti che decidono di avvalersi dell’accordo quadro regionale, come riporta Agipress, sarà possibile fruire dei servizi di monitoraggio dei mezzi di comunicazione di massa in rete: rassegna stampa, web, video e social monitoring, unitamente al servizio di gestione dell’archivio dell’ente ed eventuale attività di analisi, progettazione, sviluppo, integrazione o modifica dei vari servizi.

La Convenzione tra Regione Toscana e Data Stampa, attiva già da alcuni mesi, consente di poter scegliere tra una serie di profili/livelli di servizio differenti, personalizzabili e modulabili in base alle diverse esigenze. L’accordo garantisce una semplificazione delle procedure amministrative e burocratiche, il contenimento dei costi e l’ottimizzazione delle tempistiche di attivazione dei servizi.

I soggetti che possono aderire alla Convenzione sono le Agenzie Regionali, come Artea, Arpat, Irpet ed altre; Enti dipendenti e Società in house della Regione Toscana, Enti del Servizio Sanitario Regionale, altre Pubbliche Amministrazioni che insistono sul territorio regionale.

Tanti gli Enti che hanno già aderito tra cui: Giunta Regionale e Consiglio Regionale della Toscana, Arpat, Comune di Prato, Azienda Ospedaliera Universitaria Senese, Università degli Studi di Pisa (Soggetto Aggregatore per tutte le Università della Toscana), Comune di Pisa, Comune di Arezzo, Comune di Firenze, Città Metropolitana di Firenze, Comune di Pistoia.