Recentemente insediatosi, il governo Letta sembra essere destinato a vivere un inizio di mandato particolarmente vibrante: alle porte vi sono infatti i decreti per la sospensione dell’Imu di giugno, la necessità di trovare 1,5 miliardi di euro per il ritocco alla riforma del lavoro, e l’esigenza di allentare i vincoli sui contratti a tempo, magari accompagnati da un nuovo pacchetto di agevolazioni per chi assume.
Letta incontra leader europei
Il presidente del Consiglio Enrico Letta è reduce da una serie di primi contatti diretti con i principali leader europei. All’interno dei dialoghi avuti con la cancelleria Angela Merkel, il premier francese Francois Hollande, quello belga Elio Di Rupo, il presidente UE Herman Van Rompuy e il numero 1 della Commissione Josè Barroso, è emersa la piena conferma degli impegni che l’Italia ha assunto sul deficit pubblico, e la richiesta di maggiori spazi per la crescita.
Governo Letta tra contrari e favorevoli
Il presidente del Consiglio incaricato, Enrico Letta, sta avviando le consultazioni che potrebbero (o dovrebbero) condurlo a formare il nuovo esecutivo a larghissima maggioranza. Nonostante i buoni propositi, non mancano tuttavia i primi ostacoli che il futuro premier dovrà cercare di aggirare nel brevissimo termine, come i primi distinguo all’interno del Pdl.
Napolitano ancora presidente, chi sarà il futuro premier?
Giorgio Napolitano è il nuovo / vecchio presidente della Repubblica. Per la prima volta nella storia repubblicana, un presidente riesce a ottenere un secondo mandato, “figlio” della confusione dei partiti politici e della loro incapacità a organizzare un’alternativa seria e condivisa, piuttosto che dell’imprescindibilità della presenza di “Re Giorgio” all’interno delle sale del Quirinale.
Bagnasco critica stallo politico italiano
Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, ha attaccato duramente lo scenario politico italiano, esortando a risolvere le principali criticità maturate nel corso delle ultime settimane. “La politica si decida a finirla con ogni indugio, spesso immotivato, e ad affrontare seriamente e decisamente i problemi della gente che non ne può più” – avrebbe affermato il cardinale, che ha poi celebrato una messa nello stabilimento di Fincantieri di Sestri Ponente a Genova.
Posizione Renzi su Presidente della Repubblica
Il sindaco di Firenze Matteo Renzi, sempre più al centro delle cronache politiche delle ultime settimane, ha bocciato due colleghi Pd candidati (potenziali) al Quirinale: Franco Marini e Anna Finocchiaro. Una bocciatura piuttosto sonora, che rappresenta una ulteriore spaccatura all’interno del Partito Democratico, e che apre numerose nuove aree di interpretazione su quanto potrebbe ora accadere nel movimento guidato da Pier Luigi Bersani.
Renzi contro tutti
Il sindaco di Firenze Matteo Renzi è uscito definitivamente allo scoperto, aprendo una grave spaccatura all’interno del Partito Democratico. L’impressione è tuttavia che quella di Renzi sia stata la tradizionale goccia in grado di far traboccare il vaso, visto e considerato che le tensioni all’interno dei democratici erano già esplose nel corso delle ultime settimane, con possibilità di scissione che sembrano essere sempre meno improbabili.
Governissimo, governo di minoranza o elezioni anticipate?
Nelle ultime ore si stanno profilando tre diverse ipotesi di risoluzione dello stallo politico in cui è caduta l’Italia da oltre un mese: l’idea di un governissimo Pd – Pdl, l’alternativo governo di minoranza che sarebbe sponsorizzato principalmente dalla sua parte in causa fondamentale (il segretario Pd, Pier Luigi Bersani), le elezioni anticipate. Ma quale sarà l’evoluzione politica che prenderà piede nei prossimi giorni, terminato il lavoro del “comitato dei saggi”?
Grasso e Boldini smentiscono presunte tensioni
I presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso, hanno voluto smentire le voci che volevano le due presidenze in forte contrasto. Le “indiscrezioni” erano figlie di alcuni commenti giornalistici che – sostengono i due in una nota congiunta – non hanno alcun fondo di verità. Vediamo dunque quali sono state le dichiarazioni dei due presidenti, e in che modo sono state azzerate le potenziali polemiche sui contrasti tra i ruoli.
Comitato dei saggi al lavoro in un clima teso
Il Comitato dei saggi, il gruppo di “esperti” organizzato in due commissioni fortemente volute dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, si è posto al lavoro in un clima particolarmente teso. La riunione in programma per le 11 (per le questioni economiche) e per le 12 (per le questioni istituzionali), è il primo passo di una serie di iniziative che, tuttavia, non sembrano trovare adeguato gradimento nelle case dei partiti.
Accordi segreti tra Netanyahu ed Abu Mazen. Il premier palestinese dichiara. “PRONTI A RICONOSCERE ISRAELE”.
La notizia incredibile. Abu Mazen a sorpresa durante le prime ore del mattino in un’intervista apparentemente senza nessuna importanza fa una rivelazione che lascia attoniti un pugno di persone presenti nel suo ufficio alla Muqata, la sede dell’ANP. Rivela di aver incontrato segretamente il premier israeliano Netanyahu durante la visita recente di Obama in Israele. “Sono pronto a fare la pace con Israele” dichiara ad Al-Aqsa TV. I giornalisti palestinesi della TV (che è la tv “di stato” di Hamas) sono attoniti, spengono la telecamera e chiedono se si tratti di uno scherzo. Alcuni di loro cominciano a parlare nervosamente al telefono. Ma Abu Mazen fa cenno di continuare e di registrare, in modo che non vada persa neppure una parola: «I palestinesi si meritano un proprio Stato». «In Israele e negli Stati Uniti – ha aggiunto – siamo tutti convinti già da tempo della visione dei `due Stati´ ». Lo Stato palestinese deve essere «indipendente, in grado di sostenersi, dotato di contiguità territoriale, accanto allo Stato di Israele».
La svolta. Mahmūd Abbās – che è accompagnato da Salam Fayyad e dal capo negoziatore Saeeb Erekat, insieme ad un ristrettissimo numero di dignitari – è vestito di scuro e cravatta azzurra e misura le parole con molta lentezza, come fosse a conoscenza di trovarsi in un punto decisivo della storia del conflitto mediorientale o forse per paura di non essere frainteso. “Il mio piano in 5 punti, per l’ottenimento di uno Stato Palestinese riconosciuto da Israele e dagli Stati Uniti con capitale Ramallah :
- Pieno riconoscimento dello Stato di Israele come stato sovrano con capitale Gerusalemme (territori del 1967 ed ampi scambi per garantire la sopravvivenza di aree densamente popolate come Ma’le Adumim)
- Rinuncia alla legge del ritorno in cambio di un indennizzo in denaro per l’assorbimento dei profughi palestinese, e smantellamento dell’UNRWA.
- Internazionalizzazione della spianata delle moschee per permettere a tutte le religioni di accedervi senza problemi
- Elezioni libere il prossimo autunno sia a Gaza che in Cisgiordania (da chiarire come possano convincere Hamas)
- A partire dal prossimo anno tutte le armi e materiale bellico trovati in possesso dei civili verranno confiscate e dichiarate fuorilegge (per estensione anche i “militanti” di Hamas saranno quindi da considerarsi fuorilegge a meno che non siano inseriti in reparti regolari della polizia palestinese)
«Il mio messaggio, oggi, – ha detto ancora Abu Mazen rivolgendosi ai suoi – è “non possiamo rinunciare alla pace, non importa quello che dolorosamente dovremmo lasciare sul tavolo”. Il leader palestinese ha sottolineato l’impegno degli Stati Uniti e di Israele per queste trattative segrete nelle quali si è convinto che “il nemico non va demonizzato, e che l’unico modo di arrivare ad una svolta è quello semplicemente di mettersi seduti al tavolo e trattare. Un arte che sia i palestinesi che gli ebrei conoscono bene” ha detto con un sorriso un po’ tirato.
«Il 2013 sarà un anno cruciale per la realizzazione della pace e per dare il via a quelle opere fondamentali per fare in modo che il popolo palestinese possa liberarsi da ogni eredità del passato: per i primi mesi del 2014 la prima pietra dell’autostrada sopraelevata di 45 km che collegherà Gaza alla Cisgiordania senza passare per Israele. “Ma la vera vittoria sarà quando ebrei ed arabi potranno circolare insieme senza più bisogno di autostrade riservate e di forze di polizia speciali”: ha detto un dirigente dell’Anp, Nabil Shaath, citato subito dalla stampa palestinese odierna. Secondo Shaath, sull’agenda palestinese tre sono i punti principali: l’impulso agli sforzi di realizzare la formula dei `Due Stati´; elezioni libere a Ottobre, nuove leggi previste per la fine dell’anno (in particolare quella sulla detenzione illegale di armi), e la creazione di una forza di polizia israelo-palestinese per il controllo degli accessi e delle frontiere.
Problemi. Si attendono per oggi primo aprile molte manifestazioni di protesta contro questa decisione coraggiosa dei vertici palestinesi, soprattutto a Gaza. A Ramallah oggi già dalle prime ore del mattino si nota peraltro un imponente servizio di sicurezza. La presenza degli agenti è massiccia e sui tetti degli edifici più elevati si vedono altri agenti di sicurezza.
Fonte | مجلة نكتة من 1 أبريل
Fonte | http://yenisafak.com.tr/Dunya/?i=246974
Confindustria vuole subito un governo stabile
È un governo stabile quel che desidera Confindustria, considerando che l’ossigeno per le imprese è oramai agli sgoccioli. “Non c’è rimasto tempo, siamo vicinissimi alla fine” – ha fatto appello Giorgio Squinzi, numero 1 della confederazione degli industriali, domandando pertanto alle forze politiche in campo una pronta azione di risollevamento della sorte, in buona parte segnata, del tessuto imprenditoriale della Penisola. Un messaggio diretto soprattutto a Bersani, ma non solo.
Italiani sempre più poveri
Gli italiani sono sempre più poveri, nonostante lavorino di più dei colleghi tedeschi. Ad affermarlo è un rapporto stilato dalla Confcommercio, che traccia un quadro davvero allarmante sulla dinamica del Pil e dei consumi. Secondo le stime della confederazione, ogni giorno verrebbero “creati” 615 nuovi poveri, andando così a raddoppiare il disagio sociale tra i cittadini. Alla crescita del numero di ore lavorate, non fa seguito tuttavia l’incremento della produttività.
Guerra per la corsa al Quirinale
La corsa al Quirinale, con l’elezione del nuovo presidente della Repubblica, si fa sempre più ardua. “Se la sinistra occuperà anche il Quirinale sarà battaglia” – afferma Silvio Berlusconi, minacciando di agitare la piazza se il prossimo capo dello Stato sarà un esponente indicato dalla sinistra. “Dopo che in campagna elettorale Bersani ha sempre detto che, anche col 51% si sarebbe comportato come se avesse il 49%, si è smentito e si è già preso tutto” – prosegue ancora il Cavaliere.