Nel nome della rosa… Bianca

Ormai è deciso. Il 13 aprile sarà il giorno in cui gli italiani verranno chiamati alle urne per scegliere, per l’ennesima volta, di che morte morire…ehm…scusate…chi dovrà governare il paese nei prossimi cinque anni.

A differenza di tutte le altre volte, quest’anno, sembra però esserci un clamoroso effetto sorpresa, chiamato Rosa Bianca. A prima vista non è che la Rosa Bianca mi abbia colpito in maniera particolare, però, anche grazie alle discussione che ho avuto modo di intrattenere con pierfrancesco99 qui sul nostro blog, devo ammettere che sto incominciando a ricredermi.

Per la Rosa Bianca, va detto, ci sono sia punti a favore sia punti contro; l’importante per Baccini, Tabacci e compagni cercare di serrare le fila quando conterà e portare il proprio partito verso la fatidica soglia del 4%, la soglia per iniziare a vivere.

Il referendum può aspettare

L’Italia è proprio un paese strano. Ogni volta che sembra, e ripeto sembra, esserci qualcosa di buono, improvvisamente riusciamo a rovinarlo in maniera definitiva. Oppure si cade nelle situazioni più assurde, che con il senno di poi ci fanno pronunciare l’epiteto ormai più famoso tra gli italiani per esternare il loro disappunto: “Solo in Italia poteva succedere…”

E’ormai cosa nota a molti che in aprile ci ritroveremmo per votare il nuovo governo che dovrà comandare, sempre che ce la faccia vedendo il precedente, per i prossimi cinque anni. Quindi il 18 maggio ritorneremo nuovamente alle urne per segnare la nostra opinione sulla riforma elettorale. Sembra assurdo, ma è proprio così. Prima veniamo invitati a votare e a “creare” il nuovo governo, poi nemmeno un mese dopo, verremo nuovamente richiamati per portare un’innovazione ad un sistema elettorale che non è mai piaciuto più di tanto, se non ai politici dei partiti dello 0 virgola qualcosa.

Super Martedì, Super pareggio tra Obama e la Clinton

Clinton Obama
L’hanno chiamato tsunami, terremoto, onda anomala. Barack Obama, secondo alcuni – ma è sempre suonato strano, per i meno frettolosi e i più morigerati – doveva, secondo alcuni soldaggi, travolgere e stravolgere.
I sondaggi sono la vera anima nera di queste presidenziali infinite targate USA. Per quanto, spezzando una lancia a favore, l’utilizzo mediatico degli stessi sia plausibilmente un’insana ricerca dello scoop. Fatto sta – e l’avevano detto, anche questo – che il tanto atteso Super Martedì non ha ribaltato una beata fava. Lo stesso Barack aveva pronosticato il sostanziale pareggio poi verificatosi. Mentre Hillary, ora, ancora per un attimo, allontana i suoi incubi peggiori.
Nelle più grandi (e più esposte all’overdose mediatica) primarie della storia presidenziale Usa, con tanto di 24 Stati con in palio più di 3000 delegati, il singolar tenzone ha portato a casa un sostanziale pareggio.

Pakistan: Ricominciamo!

C’è un tempo per piangere. Uno per ridere. Uno per sorridere. Uno per perdonare. E naturalmente uno per ricominiciare. Un periodo dove bisogna avere il coraggio di chiudere gli occhi sul passato per quanto questo possa essere triste. E avere il coraggio di continuare.

La morte di un leader, anzi di una leader, quale fu Benazir Bhutto, è un duro colpo da mandare giù, ma come anche lei avrebbe voluto è giunto il tempo di ripartire per donare al proprio paese, il Pakistan, quella democrazia che tanto lei desiderava. E che molti in Pakistan ancora desiderano.

Per loro, per lei, per tutti. Insomma per il Partito Popolare del Pakistan è giunta l’ora di rimboccarsi le maniche dopo 40 giorni di lutto, giustissimo sia chiaro, e ripartire nel viaggio che porterà il PPP verso le elezioni del 18 febbraio.

Concorso per Roma: vinci un Bordon e un blog

Bordon
….con ogni probabilità domenica 13 e lunedì 14 aprile. Si aprono le grandi manovre di palazzo, si definiscono accordi e alleanze per il prima e il dopo le elezioni. I boatos si sprecano. Attendiamo con serenità le decisioni del Capo dello Stato, ne parleremo nei prossimi giorni. Si voterà anche nella capitale, le dimissioni di Veltroni si attendono per l’inizio della prossima settimana. Da tempo, come forse è noto, avevo in progetto di candidarmi a Sindaco di Roma: pensavo ad un lungo percorso – dopo essermi dimesso da senatore – di ascolto e costruzione di una squadra e di un programma che durasse una quindicina di mesi (poco meno di un mese per Municipio), convinto che si sarebbe andati a votare con ogni probabilità nel 2009. Pensavo di costruire un metodo nuovo, rivolto a 360° a tutti i cittadini di Roma, fuori dai soliti schemi e dai soliti noti, convinto che anche a Roma ci fosse bisogno di dare parecchi segnali di novità. Oggi che tutto è precipitato, mi chiedo, è ancora valida questa idea? Entro venerdì devo prendere una decisione, che ne dite?
Così si candidò, o pensò di candidarsi alla poltrona della Capitale, il senatore di Unione Democratica Willer Bordon.

E ascesero al Colle

Quirinale
Il Quirinale è un bel posto. Una convergenza strana di atmosfere lo sovrasta, tra spazio e istituzionalità. E ora, è arrivato il momento. Odierna nota ufficiale del Quirinale stesso: Ai sensi dell’articolo 88 della Costituzione, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, riceverà questa sera, al Palazzo del Quirinale, il Presidente del Senato della Repubblica senatore Franco Marini, alle ore 18,00 e il Presidente della Camera dei Deputati, onorevole Fausto Bertinotti, alle ore 19,00.
E siccome la Costituzione, in questo anno appena cominciato e già martoriato, fa anche 60 anni, fa solo bene andare a vedere per esteso cosa dice la Carta al suo articolo 88 . Il Presidente della Repubblica può, sentiti i loro Presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola di esse. Non può esercitare tale facoltà negli ultimi sei mesi del suo mandato, salvo che essi coincidano in tutto o in parte con gli ultimi sei mesi della legislatura.
Marini è già passato, ora è la volta di Bertinotti. Per un unico, troppo probabile risultato. L’annuncio ufficiale dello scioglimento è atteso per domani. Ci dormiranno tutti su.

Super Martedì: la prima donna contro il primo afroamericano. Agli elettori l’ardua sentenza

Obama vs Clinton
Il leggendario Super Martedì è arrivato. Così come la resa dei conti, finalmente. La sfida Hillary-Barack alla svolta. Forse.
Hanno ultimamente fatto i fidanzatini sulla Cnn. Deliziosi e delicati uno nei confronti dell’altra, con alcune tematiche ancora lì a dividerli ma con un approccio assai differente dalla rissa, che pure li aveva visti protagonisti. Uno stil novo che ha fatto parlare della possibilità di dream ticket.
Alla vigilia della resa di oggi, il Washington Post ha pubblicato i contributi di due famosi scrittori made in USA sui due contendenti del partito democratico. Michael Chabon ha detto la sua su Barack Obama, mentre Erica Jong ha appoggiato Hillary Clinton.

Irlanda, i preservativi costano meno

Preservativi
Sarà che sono irlandesi. Popolo simpatico e goliardico, cui evidentemente piace la vita. E cui la vita piace in tutti i sensi. Quindi si fa di tutto per preservare la vita. Vita, concetto chiaro? Cos’è che di questi tempi Ambra Angiolini sostiene essere fondamentale qui in Italia per salvarsi la vita? Lo stesso oggettino che quel popolo superiore, quello irlandese, ha testè detassato.
Insomma, l’Irlanda ama la vita e che fa? Preservativi meno cari. La decisione è singolare: il Governo dell’Isola di smeraldo ha preso la decisione di diminuire l’aliquota Iva dell’8% sugli oggettini in questione. Dall’attuale 21% si passerà, quindi, a un più contenuto 13,5%.
In Italia la faccenda ha, naturalmente, colpito, e la notizia è stata riportata ieri da Fisconelmondo, periodico telematico dell’Agenzia delle Entrate. La testata ha dedicato un simpatico articoletto all’iniziativa.

I Mastella a Dynasty. Ovvero, la soap che viene dalla Germania ma è tutta italiana

Dynasty
Mauro Montanari, vice-presidente della Commissione Informazione Comunicazione del CGIE è direttore del Corriere d’Italia a Francoforte sul Meno. L’ho incontrato – dubito che, giustamente, se ne ricorderà – in occasione della Assemblea Plenaria del Consiglio Generale degli Italiani all’estero (Cgie), qui a Roma, dal 6 al 9 Novembre scorso alla Farnesina.
In quella stessa occasione, vagando e gironzolando col mio collega allo stato brado per il Ministero degli Affari Esteri, sotto l’egida gentile di quella santa donna della direttrice dell’agenzia di stampa per cui stavo collaborando, per la prima volta in vita mia – probabilmente anche per l’ultima – ho incrociato di persona BAFFETTO!!! Ora, vogliate permettermi una digressione puramente infantile. Quell’uomo, e in molti/e rimarranno perplessi/e, ha la capacità di suscitare nell’immagine il mio grido al fascino. Aveva quell’immutato sorrisetto assolutamente sicuro di sè e imperturbabile, secondo me è come il make up permanente. Salve! Salve! Sono soddisfazioni – è colpa delle scuole superiori, avevo un professore di matematica e fisica che lo ricordava e assai piaceva alla mia adolescenza.
Divagazioni a parte, torniamo al buon Consigliere Montanari. Oltre ad essermi rimasto impresso per il cognome – che nella mia vita quotidiana dice assai – l’uomo in questione ha un aspetto discreto, signorile, intelligente, forte e decisamente schivo. Certo, ha tutta l’aria di decidere se e con chi avere a che fare.

Sveglia Libano!

Sono quasi 3 mesi che il Libano sta dormendo, vivendo una situazione di stallo che sembra non volersi sbloccare dallo scorso 23 novembre quando è scaduto il mandato di Emile Lahoud. Da allora il paese si trova senza un presidente e quindi senza un governo stabile.

Uno scenario, questo in Libano, tipico dei paesi musulmani, dove al termine di un mandato molto spesso si sussegue un periodo di instabilità non dovuto ad eventuali cambi di governo o ad elezioni non gradite (come invece è capitato in Kenya ad esempio), ma a una situazione di disorganizzazione che permette poi al più forte in quel momento di prendere in mano il potere.

Così però non sembra in Libano, dove il candidato teorico alla presidenza il comandante dell’esercito Michel Suleiman non riesce a salire definitivamente al potere. A suo sostegno sta accorrerà mercoledì Amr Moussa, il segretario generale della Lega Araba.

Il terzo polo di Pezzotta

Il nostro pianeta, come tutti ben sanno, è dotato di due poli. Il nord e il sud. Entrambi molto simili nelle loro caratteristiche eppure così diversi nelle loro vite. Forme di vita differenti vivono uno stesso ambiente per poter realizzare il più bel dono che poteva essere loro dato, la vita.

Stesso numero di poli lo troviamo nello scenario politico italiano, con il polo di destra e il polo di sinistra. Anche questi due hanno caratteristiche di fondo simile eppure contengono al loro interno forme di vita differenti. Con diversi interessi, differenti ideali, differenti motivazioni (soprattutto nel polo di sinistra).

Ma se improvvisamente, a causa di un cataclisma, i poli da due dovessero diventare tre? Beh sicuramente lo scenario politico potrebbe subire una forte ristrutturazione. Ed è un po ciò che si auspica Savino Pezzotta, ex segretario della Cisl. Nei suoi pensieri vi è l’istituzione di uno nuovo terzo polo che proponga idee più moderate che possano riunire i politici di entrambi i poli con un solo obiettivo, dare una sterzata brusca alla situazione italiana con la speranza di prendere la via giusta.

Out of order

lavoro
Tempi magri per l’immagine dell’Italia nel mondo e nei confronti di se stessa. Tra le tante, quella più drammatica è l’immagine tutta italiana delle morti sul lavoro.
Beninteso, e banalmente, in questa faccenda il problema non è certo la figuraccia all’esterno e all’interno. Ma comparare le cifre italiane a quelle estere dà, ulteriormente, la cifra di uno sfacelo. Il numero degli infortunati, è in calo, ma resta improponibile. elevato. Tra il 1995 e il 2004 gli incidenti si sono ridotti del 25,49%. Ma siamo ancora lontani dal trend europeo, che invece si assesta a quasi il 30%. Quindi, a conti fatti, l’Italia, in Europa, è tristemente prima per il numero di morti bianche che si verificano.
A riportare l’attenzione su una tematica che così tragicamente ha chiuso il 2007 – vedi Thyssenkrupp – ci pensa il Secondo Rapporto dell’Anmil sulla tutela delle vittime del lavoro. Documento che definisce il fenomeno, senza mezzi termini, Effetto perverso profondamente innervato nel modo di produzione. Un effetto cui vengono opposti ancora scarsi e inefficaci interventi di controllo e prevenzione.

Marini rinuncia. Anche agli spiragli

spiraglio
Più che spiragli, alla fine si sono rivelati veri e propri spifferi. Signori spifferi di sinistro aspetto. Marini non ha perso altro inutile tempo. Si è presentato da chi di dovere – il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano – e a occhio e croce gli ha riportato che insomma, si capiva, era chiaro, non ci sta proprio niente da fare.
Tradotto in linguaggio istituzionale e politicamente divulgabile, ecco il report del Presidente del Senato: E’ diffusa tra le forze politiche la consapevolezza della necessità di modificare la legge elettorale vigente. Non ho però riscontrato l’esistenza di una maggioranza su una precisa ipotesi di riforma. Per questo ho rimesso nelle mani del presidente della Repubblica il mandato che mi era stato affidato. Ufficiale, chiara, affatto ambigua, forse un po’ amara chiusura del mandato esplorativo.
Nulla di fatto, insomma. Oggi si è concluso, ingloriosamente, l’ultimo giro di consultazioni, quello decisivo.

L’uomo di Arcore ha detto no

Silvio Berlusconi
Non che sia un gran colpo di scena, a dirla tutta. Le consultazioni sono andate come da programma. Attendiamo solo tutti che il buon Marini salga al Quirinale a dire Ah Napolità, te l’avevo detto io….
L’uomo di Arcore non ha mai avuto le idde così chiare, probabilmente. Dialogo sì, ma dopo le elezioni. Una pacca sulla spalla a questi avversari politici ormai disperati, si direbbe. Dopo la caduta del governo Prodi, per Silvio continuano ad esserci solo le elezioni. In realtà c’erano anche prima. Il leader di Forza Italia, si sa, è un ottimista di natura: Non è una tragedia, né un salto nel buio. Questo il suo efficace sunto dopo l’incontro odierno con Franco Marini, in cui ha ribadito la sua posizione immutata.
A non essere d’accordo, ma anche questo è l’esatto contrario del concetto di colpo di scena, è il Partito Democratico. L’Italia che produce non vuole precipitare verso le elezioni, visto il rischio di ingovernabilità e instabilità, ma preferisce una nuova legge elettorale per avere governi capaci di governare. Parola di Walter Veltroni, che giura di avere anche la ricetta vincente. Quale? Un esecutivo a scadenza, col timer, tanto per capirsi, che in tre mesi riscriva le regole del gioco. In caso contrario sarebbe un’altra occasione mancata.