Dio è morto. Marx pure. E Fidel… al momento manda i suoi saluti

Fidel Che
Se si prova ad andare sul sito del quotidiano Granma, la rete oggi impazzisce un po’. Fenomeno poeticamente noto come impallamento. República de Cuba. La Habana Año 12 Nro. 3045. Martes 19 de Febrero de 2008. Actualizado: 8:30 a.m. @ 605 “Año 50 de la Revolución”. Il sito è poco agibile. Chissà quanti click avrà totalizzato. Noto ora che anche, ad esempio, RaiNews24 linka al sito. Da tutto i, mondo, in tutto il mondo, staranno leggendo. O provando ad effettuare l’accesso.
E’ già storia, anche se pubblicato appena questa mattina. La lettera con cui Fidel Castro rinuncia alla presidenza di Cuba chiude un’era. Dopo 49 anni al potere, Fidel Castro annuncia sull’edizione online del quotidiano Granma, ufficialmente e senza smentita che, insomma, rinuncia alla carica di presidente. Potere che Fidel non esercitava, causa malattia, da ormai 19 mesi. Sulla malattia, il più stretto segreto di Stato.

Comunico ai miei compatrioti, che in questi giorni mi hanno fatto un grande onore eleggendomi a membro del Parlamento, che io non aspirerò né accetterò – ripeto – non aspirerò né accetterò la carica di presidente del Consiglio di Stato e di comandante in capo

Ed ecco che, ufficialmente, si apre la transizione.

Proposta shock. Di Pietro perde la testa: una sola rete a Mediaset

Di Pietro
Magari, viene da rispondere. Ci potrebbe essere da guadagnare, viene da azzardare. Comunque, quell’indisciplinato di ex magistrato datosi alla politica l’ha sparata grossa. Ha proposto nientepopodimenoche un intervento radicale sull’informazione.
Dall’alto del suo blog, Antonio Di Pietro lanciare la proposta di programma di governo dell’Italia dei Valori.
Il post porta il titolo: Grande Biagi, piccola televisione pubblica, e ha, attualmente, 918 commenti tra i più disparati.
La proposta? Una sola televisione pubblica senza pubblicità, pagata dal canone e sottratta all’influenza dei partiti: l’esecuzione della sentenza europea su Europa 7 e lo spostamento di Rete 4 sul satellite; limite di una sola rete per i concessionari privati (un esempio per meglio comprendere? Non è difficile. Si chiama Mediaset); abolizione dei finanziamenti pubblici all’editoria.

Primarie USA: Nel nome del padre (di Bush)

Il bello delle primarie americane, o meglio statunitensi, è che sostanzialmente quando non ci sono voti in prossimità, ma si sta solo cercando di preparare la prossima votazione e quindi la campagna elettorale abbinata alla stessa, si vedono i volti più noti e maggiormente disparati andare ad appoggiare questa o quella fazione.

Supponiamo, ad esempio, che Robert De Niro domani si svegli e decida improvvisamente di pronunciare al pubblico la propria posizione politica e di affermare che cosa si prepara a votare sia alle primarie sia alle successive elezioni. Tutti i fan di “Rob” a quel punto saranno come stregati dalla sua posizione politica e inizieranno a pensare che forse De Niro non ha tutti i torti a votare l’una o l’altra fazione.

E’questo il bello della presidenziale “Made in USA”. Che la gente, la popolazione ci tiene. Vuole votare e per farlo è disposta a mettere il proprio faccione in primo piano. Ma con simpatia. Con la voglia di mostrare a tutti che si vota una determinata fazione o persona perchè lo si crede veramente, non perchè lo si è costretti a fare o perchè è così da una vita. E vi assicuro che in Italia, almeno ai miei occhi, ogni giorno che passa è sempre più così.

D’Alema for Kosovo

Nonostante il governo sia caduto da tempo, il ministro degli esteri è ancora all’opera e vive in mezzo a noi. Nessuna polemica a riguardo anzi, è da elogiare la serietà con cui il ministro “col baffetto” Massimo D’Alema, affidato alla politica estera dal precedente governo, stia cercando di affrontare da parte sua il problema “Kosovo”.

Un problema che non è assolutamente da poco. L’indipendenza di uno stato martoriato come quello kosovaro non è cosa facile, né da dibattere né da risolvere. Gli interessi serbi su questa nazione sono tanti, tantissimi, nonostante a detta di molti degli addetti ai lavori “il Kosovo degli ultimi 10 anni faceva parte della Serbia solo a carattere geografico, la realtà è che era una vera e propria colonia dell’ONU”.

In effetti l’indipendenza del Kosovo si stava già trattando da molti anni sui banchi delle Nazioni Unite, ma l’argomento non è mai riuscito a spiccare il volo, soprattutto a causa dei veti della Russia.

Il diritto non cade in prescrizione

Desaparecidos
Daniela Binello, nel 2002, ha scritto un libro. Il diritto non cade in prescrizione. Domenica 24 febbraio, alle 20.00, sarà a Roma, al Fusolab, a parlarne, ancora. I desaparecidos costituiscono un capitolo talmente tanto grande della nostra storia contemporanea, da essere infinito. E solo da poco l’Italia sta cominciando a parlarne. Lentamente. Dalle nicchie, ma non solo.
Il diritto non cade in prescrizione parla del primo processo, in Italia, che ha riguardato sindacalisti e persone di origine italiana che sono scomparse in Argentina sotto la dittatura, tra il 1976 al 1983. La dittatura, in nome della sicurezza nazionale, predispose le sparizioni di 30.000 persone. Tutti quelli che non la pensavano secondo regime: comunisti, persone di sinistra, ma anche preti, suore, insegnanti.

Il destino dell’Articolo 21

Rsf
Di appelli pullula la rete. In qualche modo, sarà nata anche per questo. Internet ospita e dà asilo ad ogni istanza. Bella, brutta, vera o falsa. Chi fa giornalismo con la rete deve stare molto attento. Anche se, se ancora esiste e resiste un po’ di romanticismo, il giornalismo fatto solo con la Rete non è, esattamente, più giornalismo. Bando ai romanticismi. Gli appelli, si diceva.
Riportarlo non fa mai male. Dovesse entrare in testa a qualcuno. Testo integrale, perchè poi, insomma, è anche stilisticamente bello. E poi. La Costituzione fa anche 60 anni. Ecco l’ Articolo 21 della Costituzione della Repubblica Italiana.

Aridaje, ariecco Rutelli

Rutelli
Francesco Rutelli ha sciolto la riserva. E nessuno lo metteva in dubbio. E ha annunciato la sua disponibilità a candidarsi a sindaco di Roma. Si ripete. Nessuno metteva in dubbio.
Ho ascoltato le speranze e le critiche. Era una mia esigenza perchè volevo verificare la capacità di avviare un dialogo con le persone. L’esito è stato un giudizio positivo e per questo dichiaro la disponibilità alla mia candidatura. Nobiltà di intenti, approccio che sta accomunando tutto il Partito Democratico.
Rutelli è già stato sindaco dal 1993 al 2001. E ora annuncia la sua candidatura dal palco del Teatro Vittoria, nel rione Testaccio. Volti nuovi, inediti protagonisti, come dire. Change, prima di tutto. Sì, ma fino a un certo punto. E in effetti. Quanto mancava, ai romani, la First Lady Palombelli.

Nasce il PD Giovani

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Quattro punti per dare voce ai giovani. Quattro punti per essere veramente giovani. Il movimento giovanile del Pd non è ancora ufficialmente nato, ma le idee sono già chiare. Del resto gli «juniores» diesse e dielle stanno pensando da tempo a una fusione. Si stanno organizzando. Quattro piccoli diellini, due diessini e altri due giovani della società civile si sono riuniti per chiedere, in una lettera a Veltroni, di dar vita al Pd Giovani. E dopo la benedizione di Walter il progetto è partito.
Sono in 30 ora a lavorare alla nascita della nuova formazione. Veltroni ha posto solo una condizione:

Ragazzi niente scherzi. Dovete fare anche voi le primarie, proprio come abbiamo fatto noi

Affare fatto. La macchina è partita. Nel comitato promotore ci sono gli ex leader dei giovani Ds e Margherita, ma anche esponenti del Movimento ecologista, dell’Ugei, i Giovani musulmani, del GayLeft.

Veltroni in bus

Veltroni
Rutelli, bontà sua, per provare a riconquistarsi i Romani e il loro favore, è stato avvistato in metropolitana e in tram. Tra la gente, sempre bontà sua, vivendo (?) i disagi di chi, ogni dì, al mezzo pubblico è condannato. Mezzo pubblico che, soprattutto a Roma, è un capitolo assai difficile e molto (giustamente) urlato ad ogni viaggio.
Treno, aereo, autobus, carovana della speranza. Muoversi per l’Italia – Prodi era partito dalla mia terra, da Tricase, luogo simbolo dell’ulivismo, con un comizio euforico – è ormai un must. Ora è partito anche Walter Veltroni.
Tour elettorale in pullman, prima tappa con comizio a Pescara. E’ euforico, entusiasta e improbabilmente ottimista anche lui. Cominciamo questo viaggio unico ed incredibile. Voglio andare, e lo farò, in tutte e 110 le province italiane. Ho voluto cominciare da qui per ragioni scaramantiche. Ogni volta che sono venuto a Pescara poi abbiamo vinto le elezioni. Perfetto. Qui si comincia a contare. Quota 1 su 110. E poi. La faccenda scaramantica di Pescara. Perchè non ci hanno pensato prima, andando con Romano in pellegrinaggio un mesetto fa?

Kosovo, independence day

kosovo
E’ giunta l’ora. Un’ora difficile. Un’ora che avrà delle conseguenze, e che potrebbe essere l’inizio di qualcosa.
La procedura per la dichiarazione d’indipendenza unilaterale del Kosovo dalla Serbia è cominciata. Seduta straordinaria del Parlamento prevista tra pochissimo, per le 15, e convocata dal dal primo ministro Hashim Thaci.
Una decisione difficile e significativa, quella della maggioranza kosovaro-albanese. Un cambiamento cruciale, sostenuto, sul piano internazionale, dagli Stati Uniti e, con cautela, dall’Unione Europea. E contemporaneamente osteggiata da Belgrado. E da Mosca.

Veltroni’s American Way

Veltroni Berlusconi
La platea è quella che dovrebbe essere depressa e delusa, in qualche modo. E’ la platea reduce dalla caduta di Governo. Ma è una platea che sembrerebbe anche avere una gran voglia, finalmente, di farsi trascinare.
Walter Veltroni parla alla sua folla. Preceduto dal presidente Romano Prodi: colui che ha strappato un lungo applauso e tanto di standing ovation con le parole continuerò a fare politica col Pd e con voi. Preceduto anche da Anna Finocchiaro, che si candida in Sicilia, terra disastrata e piena di ferite, tocca a una donna prendersene cura, io ci provo, sono convinta che si può fare. Girls power, che dire. Una rassettata in effetti male non ci starebbe.
Walter cita le lettere di chi gli scrive. Ha questo stille. E’ riuscito, oggi, a trascinare. Sarà perchè l’elettorato di sinistra (?) è così esasperato che non vedrebbe l’ora di crederci.

Kosovo: Work in Progress

Domenica prossima potrebbe essere il grande giorno. Il giorno in cui finalmente il Kosovo potrà avere una sua identità e divenire finalmente indipendente da Belgrado. Un giorno che i suoi cittadini hanno sperato da tempo. Cittadini che hanno dovuto subire e vivere, in questi anni, con una situazione di sottomissione, sfociata troppo spesso in violenza.

Eppure ora c’è la luce, là in fondo al tunnel. E si inizia a correre. Perchè non si respira più in questa situazione. Perchè non ce la si fa più e si ha voglia di essere liberi. In fondo una cosa, come può essere la libertà, la si desidera maggiormente più questa si sta avvicinando.

Ma cosa aspetta i cittadini kosovari fuori dal tunnel? Di certo non saluti abbracci e applausi. Perchè l’indipendenza è una situazione che si conquista con il sudore e con il sangue. E anche una volta raggiunta nessuno si verrà a complimentare. Tutti ti chiederanno solamente di continuare a fare quello che hai fatto fino ad ora.

Berlusconi – Casini: Una telefonata che accorcia l’alleanza

L’alleanza tra Berlusconi e Casini sembra definitivamente terminata, anche se per l’ufficialità bisognerebbe attendere ancora le prossime 24 ore. In compenso quello che ai miei occhi è sempre sembrato un amore impossibile, dovrebbe finalmente finire. Un amore quello tra i leader di UDC e PDL che alla fine ha avuto i suoi alti e i suoi bassi. Ma mai così in basso come l’ultimo periodo.

Casini è sempre stato la pecora nera dell’alleanza di Berlusconi. A mio parere l’idea di Casini è, e sempre rimarrà, quella di ricostruire il grande centro, riportare in auge quell’idea di Democrazia Cristiana, che tanti or sono si divise in mille piccoli partitelli a causa delle divisioni interne.

Voglia di indipendenza e di prendersi la possibilità di governare. Queste sono le esigenze che hanno spinto l’UDC a rifiutare l’invito di Berlusconi ad unirsi nell’alleanza di centro destra. La necessità per Casini e per i suoi elettori, di non volere essere un comprimario nella prossima legislatura ma essere un protagonista, come si evince anche dalle sue parole:

Desaparecidos. Per non dimenticare

Desaparecidos
140 militari latinoamericani ricercati dall’Interpol sono gli imputati di quello che potrebbe essere il più grande processo al mondo contro il Piano Condor, l’organizzazione terroristica internazionale creola (e si sospetta gestita da Washington – come emergerebbe dalle carte) che negli anni ’70 ha realizzato migliaia di sequestri e sparizioni di persone nel Cono Sud dell’America latina.
Questo processo viene portato avanti dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, che indaga da tempo sui crimini delle dittature latinoamericane negli anni ’70-’80. E’ quello il periodo in cui i governi dittatoriali latinoamericani avevano concluso un accordo, il cosiddetto Piano Condor, per reprimere gli oppositori dei rispettivi regimi. Tra le vittime molti italiani: per far luce sulla loro morte e perseguirne gli autori è stata avviata l’inchiesta romana.
E’ una delle ragioni per cui abbiamo organizzato questa occasione, rivela Gianni Tarquini, portavoce di Terremadri onlus. Memoria Prohibida.