PD, per molti ma non per tutti

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La nottata del 4 Marzo difficilmente verrà dimenticata. Almeno da quanti si trovavano in Via Nazionale, per l’ultima riunione ufficiale al Botteghino. In ballo c’era la definizione dei candidati nelle liste bloccatissime del PD. Presenti tutti i maggiorenti del nuovo partito di centrosinistra – pardon – riformatore. Lotta fratricida tra ex margheritini ed ex diessini per la spartizione dei posti di comando. Si sono fatte le cinque…
Le rotative dei giornali non hanno fatto così in tempo a passare in stampa le liste definitive del PD, che il web ci ha svelato fin da stamattina.
E’ stato uno sporco lavoro, ma qualcuno doveva pur farlo.
Il lavoro si è rivelato sporchissimo, non sporco. Sono successe cose inenarrabili. Esclusioni eccellenti ed inclusioni preoccupanti. E non ce ne vogliano la ministra Bonino e la buona call centerista siciliana – scivolata in una notte dal primo al nono posto in lista – ma stiamo parlando di cose serie. Il piddì sembra infatti aver applicato il criterio dell’invalicabilità delle tre legislature in modo molto discutibile.
Si direbbe che hanno depenalizzato il falso in lista, rigorosamente bloccata.

Veltroni? Supercalifragilistichespiralidoso!

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Veltroni uguale Barack, lo si è già detto, lo si è mille volte ripetuto. Deliziosa la parodia del Pullmann di Veltroni di Viva Radio 2. Iessuiken, Iessuiken. Anche se, insomma, l’omino con la voce del Silvio ceh chiama in radio – il Fioraio delle Libertà, Lo Strozzino della Libertà, L’Immobiliare delle Libertà – è forse impareggiabile. Ma Fiorello è Fiorello.
Walter uguale Barack.

Vi chiedo di aver fiducia. Non solo nella mia capacità di cambiare la politica americana. Vi chiedo di aver fiducia in voi stessi

Dice Barack Obama, nella speranza di diventare il primo afroamericano alla Casa Bianca.

Medioriente: L’obiettivo segreto di Bush

George W.Bush è sempre stato un personaggio emblematico. E’uno di quei personaggi che quando meno te lo aspetti ti viene fuori con una delle sue magiche trovate. Non sto parlando solo di idee, di progetti, di interventi o chissachè. Anche il solo classico atteggiamento. Sarà che l’avrò visto minimo 800 volte in televisione, ma quello sguardo di terrore e poi subito normale dopo essere stato informato dell’attacco alle torri gemelle rimarrà nella mia memoria per sempre.

Che il buon texano abbia quindi un atteggiamento emblematico direi che sia fuori discussione, il problema è che spesso e volentieri, soprattutto per il fatto che si trova a capo della potenza militare numero uno al mondo, pensa di essere una specie di divinità. Non posso che comprenderlo. Se io fossi sulla poltrona più importante degli Stati Uniti d’America penso mi comporterei in maniera un po da smorfioso.

E credo che, nei prossimi giorni, in medioriente sentiranno arrivare questa potenza degli Stati Uniti che si trasmette nell’aria e che vuole andare ad insinuarsi tra israeliani e palestinesi, cercando di trovare una situazione di mediazione tra le parti, rilasciando anche una dichiarazione che dimostra ancora di più la sua sicurezza:

Berlusconi: Malpensa, mi consenta, ci penso io

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Ci pensa lui. Malpensa soffre? Malpensa in pericolo? Hub da salvare? Non c’è problema. Lo si salva.

L’Italia non deve e non può privarsi di una compagnia di volo nazionale quale l’Alitalia; gli imprenditori dovrebbero organizzarsi

Il fu imprenditore, tuttora tale nell’anima, non ha dubbi. Malpensa va salvata. E lancia l’appello.

Penso che non sia assolutamente possibile che un hub come Malpensa venga privato del 72% dei voli; sarebbe il tracollo per l’industria del Nord, che da sempre è il motore del Paese che trascina l’Italia. I guadagni per la risoluzione dei problemi dell’Alitalia potrebbero portare fino a 200-300 milioni di risparmio, ma ne perderemmo oltre 1000 dalla rinuncia a Malpensa

Viva Zapatero!

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E sono due. Josè Luis Zapatero ed il suo Psoe incassano la vittoria dell’audience televisivo, all’indomani dell’ultimo faccia a faccia pre-elettorale con il candidato premier del partito popolare, Mariano Rajoy. Il faccia a faccia tra i due candidati è stato senza esclusione di colpi, ed ha visto il premier uscente molto più sicuro rispetto all’appuntamento della settimana scorsa.
Apparso invece un pò appannato Rajoy, che perde il confronto televisivo ma darà comunque filo da torcere all’esito del voto di domenica. Ma era il clima generale respirato durante la serata ad essere diverso rispetto al primo faccia a faccia. Sette giorni fa la tensione che aveva caratterizzato la serata era paragonabile ai duelli Prodi – Berlusconi di due anni fa.
Molti gli argomenti trattati, con al centro del dibattito tutte le questioni che hanno caratterizzato questa campagna elettorale. Rajoy ha continuato la polemica iniziata sette giorni prima, accusando il Governo uscente di avere rallentato la crescita del paese negli ultimi due anni e ha ribadito le responsabilità nella lotta al terrorismo. Zapatero ha difeso con orgoglio le riforme laiche approntate e il ritiro dall’Iraq, ricordando il sorpasso operato sull’Italia, rispetto al reddito medio pro capite dei suoi cittadini.

Pizzo free, la spesa diversa

Negozio

Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità

Senza appello e senza pietà, la scritta comparsa per le vie e listata a lutto. Sono passati quattro anni da quando Palermo è stata animata da quella campagna antimafia certo molto forte.

E siccome i palermitani continuano ad essersi decisamente stancati, la lotta, difficile e delicata, impossibile forse ma esistente, continua.
E’ nato Punto pizzo-free, signori e signore. Ed è un negozio, un punto vendita, un esercizio con una caratteristica unica e ben sottolineata. Vende solo prodotti di commercianti che hanno deciso di ribellarsi pubblicamente alle estorsioni. Commercianti che si sono ribellati e che hanno aderito a Addiopizzo. E cioè il promotore degli manifesti listati a lutto di cui sopra.

Primarie USA: Oggi è il Judgment Day

Il testa a testa tra i due democratici più famosi al mondo va avanti da mesi. Una rivalità prima partita in sordina con una stima silenziosa ma reciproca evolutasi poi in una lotta a 360 gradi, con affermazioni, critiche, denunce nei confronti dell’avversario. Hillary Clinton e Barack Obama si sono veramente attaccati su tutto, ma per fortuna (o sfortuna) loro oggi è finalmente arrivato il loro Judgment Day, il loro giorno del giudizio.

Oggi, 4 marzo 2008, si svolgeranno in Texas e Ohio le sessioni forse più attese delle primarie USA, con una lotta che nonostante tutto rimane molto serrata. Sono pochi i punti di scarto che dividono i due contendenti, seppur in entrambi gli stati sembra essere in vantaggio Obama con un 47 a 44 in Texas e un 47 a 45 in Ohio. Scarti minimi ovviamente che potrebbero essere benissimo invertiti a favore di Hillary.

Rimane il fatto che queste elezioni siano effettivamente il giorno del giudizio. Perchè molto probabilmente da questa giornata di primarie uscirà il nome del prossimo candidato alla Casa Bianca di parte democratica. Per i repubblicani, giusto per tenere fresca la memoria, John McCain rimane in super vantaggio rispetto ad Huckabee e al “nuovo” candidato Ron Paul. Anche in Texas e in Ohio John McCain gode di un vantaggio non indifferente che lo porterà certamente a conquistare la poltrona repubblicana alle prossime elezioni.

Il lavoro fa male

Cantiere
Si rimane senza parole. Sarà colpa della rete. Lo deve essere per forza. Forse alle notizie del telegiornale uno in qualche modo ci si era abituato. Ma così. Aprire la mattina la pagina di un quotidiano on line. O dell’Ansa. O della Reuters. O di chi vi pare. E ogni volta. Ogni giorno, praticamente, fare refresh o dare un occhio ai feed RSS. E, così poeticamente preparati, rimanere sconvolti.
Ne sono morti altri cinque. L’ultimo, dopo un’agonia terribile. A Molfetta. Morti per le esalazioni di acido solforico sprigionate da un’autocisterna che trasportava zolfo. La dinamica? Il primo si era calato nell’autocisterna per lavare le pareti del serbatoio. Si è sentito male. Gli altri sono accorsi ad aiutarlo. E sono morti a loro volta. Dinamica nuda e cruda.
Uno dei cinque è il titolare della ditta, Vincenzo Altomare, che, insieme all’autista dell’autocisterna si è calato nel serbatoio letale per aiutare il collega. Non ce l’hanno fatta, e sono rimasti a loro volta vittime.

Vieni avanti Cremlino

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Missione compiuta. Il delfino ha raggiunto l’obiettivo. E il giorno dopo la vittoria alle presidenziali russe, già ci si domanda se Medvedev sarà il replicante del suo mentore Putin, o piuttosto riuscirà a ritagliarsi uno spazio tutto suo nel cuore della Grande Madre Russia. Vedremo.
A dire il vero sembrano in pochi, quelli pronti a scommettere sull’autonomia di un Presidente – diciamolo pure – imposto dall’alto, forse troppo. Eppure – è stato notato – si tratta pur sempre del primo presidente russo non proveniente dagli ambienti militari o dei servizi dai tempi di Ivan il Terribile, e questo è certamente un fatto rilevante. Ma se è stato scelto dal presidente uscente – nonchè premier entrante (!) – Vladimir Putin, che a detta di molti, avrebbe potuto più significativamente designare come erede il fido Ivanov, certamente più simile a lui e, dato non trascurabile, proveniente dagli stessi ambienti, forse qualcosa vorrà pur dire. Forse.
Di certo, l’attenzione dimostrata dal Cremlino, già prima dell’apertura delle urne – con la decisione di Putin di diventare primo ministro – può tradursi politicamente in una fiducia non illimitata nei confronti del giovane Dima. Il suo piglio, già dalle prime interviste in queste settimane ha fatto trasparire infatti un carattere molto diverso rispetto al suo predecessore. D’altro canto la sua giovane età, nonchè il suo percorso formativo molto occidentale, contribuiscono ad alimentare la convinzione che difficilmente lo vedremo rivolgersi ai partner europei e mondiali con la grinta, diciamo così, di Putin.

Medioriente: Palestinese, sei su Scherzi a parte!

Evviva le bufale! Evviva gli scherzi! Evviva le bugie grandi come una casa! Non sono impazzito tranquillizzatevi voi che leggete. Ma la situazione in medioriente, in quella fascia tanto bistrattata quale è la Striscia di Gaza, sta veramente sfiorando una situazione tragicomica. Le vittime sono salite a un centinaio, ma sono le conseguenze che fanno decisamente sorridere, e in un certo senso ricordano delle scene già viste, che vi suggerirò in seguito.

Come abbiamo anticipato nella giornata di ieri (se volete leggere l’articolo lo potete trovare qui: Medioriente: Israele non si fermerà) l’offensiva di Israele via terra, anticipata già dal ministro della difesa, ha avuto luogo. Da come si legge poco sopra le vittime sono risultate un centinaio. Ma allo stesso tempo, da parte di Israele, è giunta la necessità e la voglia di porgere la mano all’ONU e di ritirare le proprie truppe di terra da questa offensiva.

Non si fraintenda il gesto di Israele. Questa continuerà ad attaccare chiunque lanci razzi o missili verso lo stato ebraico. Perchè, nonostante l’offensiva, Israele continuerà a reprimere qualsiasi organizzazione terroristica che minaccerà l’integrità dello stato. Il ritiro di oggi è dovuto solo ed esclusivamente al fatto che l’operazione contro la cellula terroristica è andata a buon fine, portando in questo modo al ritiro delle truppe di terra dalla Striscia di Gaza.

Sussurri e grida nei corridoi del Viminale

Cece
Fa un caldo irreale a Roma. Il sole è alto nel cielo, il Circeo sarebbe anche a due passi, insomma, tutto viene in mente tranne che il fatto nei corridi e tra quattro mura, quelle del Palazzo del Viminale, si stia decidendo il destino dell’Italia. In 187 simpatici disegnini.
Assolata domenica romana. Sembra già primavera. In fondo siamo quasi arrivati. Il Ministero dell’Interno, silenzioso e discreto, vive di vita propria in una stradina non trafficata, traversa che collega l’affollata via Nazionale all’Esquilino. Poca gente entra ed esce dal Palazzo. L’aria è un po’ strana.
La deadline era fino alle 16 di ieri: fino a quell’ora sono stati presentati la bellezza di 187 contrassegni. Da partiti o gruppi politici organizzati e ammessi dal Ministeso stesso.

Salvate il soldato Bassolino

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Si fa un gran dire da qualche mese a questa parte di quanto l’immagine del paese sia danneggiata dall’emergenza rifiuti della Campania. E non si può certo dare torto a coloro i quali indicano la giunta regionale Bassolino, quando interpellati sulle responsabilità del disastro. Sembrano infatti fuori discussione – quand’anche emergesse nella fase dibattimentale l’estraneità del Governatore della Campania ai fatti a lui contestati nello svolgimento del suo incarico istituzionale – le responsabilità di natura politica del suo gruppo dirigente.
Gruppo dirigente che da quindici anni a questa parte ha saputo consolidare una vera e propria egemonia in Campania. Ma anche in grado di allargare la base del consenso costruendo un sistema di clientele, da un lato devastante per il dinamismo economico e sociale della regione, dall’altro capace di consegnare a Veltroni il 60% di preferenze, blindando progressivamente una regione divenuta stabilmente di sinistra – pardon – riformista.
Chapeau.

Medioriente: Isreale non si fermerà

Oggi, leggendo un po le notizie qua e là sul web prima di iniziare a scrivere il mio post, mi sono reso conto di una cosa; la situazione nella striscia di Gaza non ci fa sentire più come degli uomini. Non so perchè ma la naturalezza con cui mi sono ritrovato a leggere degli ennesimi morti in Israele, 60 di parte palestinese e 2 da parte israeliana, mi ha fatto sentire meno umano. 62 persone, 62 uomini prima di tutto, prima ancora che israeliani e palestinesi. Che lottano per conquistare la terra che, a loro modo di vedere, gli spetta, ma che lottano soprattutto per non perdere la vita e la libertà.

Nella Striscia di Gaza la situazione è attaccata ad un sottile filo. Basta la minima brezza che potrebbe portare all’offensiva israeliana definitiva. Certo, pensare che 60 morti di parte palestinese non siano un offensiva definitiva fa un po rabbrividire, ma è così. La lotta di Israele al terrorismo è iniziata secondo Olmert, primo ministro israeliano:

Israele non ha nessuna intenzione di fermare la guerra al terrore neanche per un secondo. Rivendichiamo il diritto di difendere i nostri concittadini nel sud del Paese.

Sanremo e il potere d’acquisto. Meno male che esiste Elio

Elio e le storie tese
Due parole, forse, le vogliamo spendere anche per Sanremo. Non sarà politica, ma insomma, non c’è da esserne sicuri. Certo, è specchio del tempo. Due parole estemporanee.
Non ci ha capito niente nessuno, probabilmente. A parte che viene ancora da chiedersi, tu tutto e tutti, per prima improrogabile cosa, semplicemente perchè. Un giovine italiano – va bene che le new generations sono quello che sono – ma insomma, uno che si affaccia alla vita, probabilmente, fa fatica a chiedersi la ragione della persistenza e dell’esistenza della manifestazione in oggetto. C’è Gino Castaldo che, su Repubblica.it, recita:

I vincitori Voto: 0. 1) Giò di Tonno/Lola Ponce; 2) Tatangelo; 3) Moro. Non è che a questo festival ci fosse tanto da premiare. Ma la vittoria dei due zuccherini e il secondo posto della Tatangelo riportano il festival ai suoi anni peggiori. Va detto che era prevedibile. L’andazzo si era capito da un pezzo. Ciò non toglie che siamo alle solite. Questi meccanismi di voto, compresa la giuria di qualità che di qualità non era, sono sconcertanti. Come diciamo da anni. In fondo l’anno scorso è vero che ha vinto Cristicchi ma secondo e terzo furono Albano e Mazzocchetti, quindi c’è mancato un pelo. In questo davvero il festival non cambia. Peccato.