Inciucio. Ovvero, la matematica non è un’opinione

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Il termine inciucio, applicato alla politica italiana, ha radici lontane. Fu l’ex Direttore de l’Unità Mino Fuccillo ad usarla la prima volta nel 1995 durante un’intervista a Massimo D’Alema per il quotidiano La Repubblica. In quell’occasione il giornalista romano coniò la parola per definire in maniera impietosa ciò che altri avevano definito più letterariamente “il patto della crostata”. La crostata era quella preparata dalla signora Letta, inappuntabile padrona di casa in una cena tra il Cavaliere e lo stesso D’Alema, su cui si ipotizzò una sorta di patto di non belligeranza tra i due partiti.
Secondo alcuni, fu l’inizio della fine della neonata Seconda Repubblica, scomparsa prematuramente dopo soli due anni di vita. Ma si sa, il tubo catodico appiattisce la realtà, ed oggi la parola non provoca più alcun sussulto, benchè, carte alla mano, sia più che prevedibile ipotizzarne un ritorno alla ribalta. La continua e naturale trasformazione del linguaggio ha poi portato alla definitiva mutazione dell’inciucio in “Governo delle larghe intese”.
Tratteniamoci e andiamo per gradi.

La prima pietra di “Pietro” in Qatar

“Tu sei Pietro, e su questa pietra costruirò la mia Chiesa”. Quanti di voi, almeno dalle rimembranze delle scuole elementari o medie, nelle odiate-amate ore di religione, ricordano questo versetto così famoso e importante della letteratura evangelica. Poche righe che vogliono significare tutto. Completa fiducia, abbandono, continuazione di un ideale. L’idea di religione cristiana cattolica che è giunta fino a noi.

Oggi per noi è una consuetudine, per non dire un fatto obbligato, vedere una chiesa cristiana all’interno di ogni città. Eppure l’Italia non è uno stato fondato sulla religione cristiana cattolica, benchè sia la religione più diffusa. La nostra penisola vive sull’idea di libertà di religione, forse addirittura lasciando fin troppa libertà alla stessa, portando troppo spesso i cittadini italiani a pensare che magari, se facessero parte di una minoranza religiosa, potrebbero avere molti più diritti.

Nonostante questo, non tutti i paesi al mondo vivono la situazione del bel paese. Tra questi paesi, che risiedono in quegli stati “anti-cattolici”, troviamo molti se non tutti gli stati del medioriente. Qui la tolleranza religiosa è decisamente minima, se non nulla, soprattutto per il fatto dell’integralismo e di tutto ciò che ne comporta.

Di numeri, sondaggi e altre amenità

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Sempre più imbarazzati, signori. Ci vorrebbe un blog a parte. Per seguire questa altalena imbarazzante di numeri che, in verità, non fanno altro che confondere. Pensare che dovrebbero aiutare a capire. Supportare nella comprensione. Rischiarare le idee. Dare un polso minimamente scientifico della situazione.
Premesso ciò – un imbarazzo, si immagina, diffuso – notizia odierna, analoga però a altalenanti dati dei giorni precedenti, è che nelle ultime settimane il rapporto tra i due maggiori partiti – Partito Democratico e Popolo della Libertà – con gli altri movimenti politici si è ridotto. Come dire: l’appello di Berlusconi a votare solo Pdl o – se proprio lo si ritenga necessario, ma naturalmente sconsiglia fortemente per la salute – al massimo Pd è stato assolutamente disatteso. Che sia una reazione orticaria da parte della popolazione italiana?
Fatto sta che, con buona pace di Silvio – ma anche, in silenzio, di Walter – Pd e Pdl stanno risentendo di un certo calo. A fronte di una crescita – significativa in termini esistenziali – degli altri, gli alleati (o dichiarati tali) e i partiti esterni ai due grandi blocchi.

Serbia: Europa aspettami!

Povera Ex-Jugoslavia. Passano gli anni, gli stati si separano e conquistano l’indipendenza. Eppure i problemi restano. Ultimo di questi, solo in termini di tempo e non di importanza, è sicuramente quello che vede protagonista la Serbia. Questione del problema la situazione combinata Unione Europea e Kosovo.

Proviamo a fare un piccolo riassunto riguardo ciò che è accaduto e proviamo a capire quale situazione si sta alimentando nel paese. Come tutti ben ricorderete, e come già scrissi in passato qui su politicalive, la Serbia poco meno di un mese fa, si ritrovò a dover affrontare le elezioni politiche, per eleggere appunto il proprio presidente. Poteva scegliere fra una politica “europeista” e una politica “nazionalista”. I voti parlarono chiaro, e la scelta di voler divenire parte dell’Europa vinse.

Boris Tadic, sostenitore dell’idea che voleva la Serbia entrare nell’Unione Europea, divenne il simbolo della rinascita di questo piccolo stato, che sembrava avviato a percorrere la strada che porta verso il paradiso. Sembrava infatti, in realtà senza saperlo stava correndo verso l’inferno.

Pechino val bene una messa

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Mai come nel caso delle Olimpiadi di Pechino della prossima estate, possiamo scorgere con chiarezza la sconfitta della politica e del dialogo.E la vittoria del mercato. E’ di questi giorni la diffusione, ormai annuale, del documento del Dipartimento di Stato americano in cui sono elencati i cosiddetti Paesi canaglia.
E a sorpresa, si direbbe in questi casi, non troviamo il nome della Repubblica Popolare Cinese. Corea del Nord, Birmania, Iran, Siria, Zimbabwe, Cuba, Bielorussia, Uzbekistan, Eritrea e Sudan. Stop. Cina non pervenuta. E tutto questo nonostante nel documento sia ribadito il concetto che

la Cina continua a negare alla sua popolazione diritti umani e libertà di base e continua a interferire nella attività dei media e a torturare i prigionieri. Malgrado la rapida crescita economica che ha trasformato gran parte della società cinese il governo di Pechino continua a negare ai suoi cittadini riforme politiche e il rispetto dei diritti umani di base

Decisione apparentemente inspiegabile. Risulta difficile immaginare motivi non economici per arrivare a questo silenzio sulla violazione dei diritti umani del governo comunista cinese da parte di chi, ancora oggi, lo considera una minaccia a tutti i livelli.
Meno uno, evidentemente.

Primarie Usa: Mississipi? Yes we did, disse Obama

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Ormai parlare dell’ascesa di quest’uomo sta diventando quasi banale. Vince di nuovo, tanto, per cambiare, Barack Obama. Il senatore afroamericano delle meraviglie.
From the deepest south. Si chiama Mississippi lo stato dal nome evocativo ed immaginifico dove Barack Obama vince di nuovo. Perchè qui il voto degli afroamericani fa la differenza tra i democratici. Anche la tappa precedente delle primarie era stata un successo per Barack: in Wyoming, nel weekend. Ancora delegati per lui, dunque.
Siamo ai numeri: Obama ha raccolto il 61 per cento dei voti, mentre la sua rivale, alla faccia delle lacrime e della rimonta promessa, si porta a casa solo il 37 per cento di Hillary. In termini di delegati, bene tanto prezioso in Iu Es di questi tempi, in palio ce ne erano 33. Il che significa che Obama ha ulteriormente aumentato il suo distacco dalla povera Hillary. Nulla di incolmabile, sia chiaro.

[Candidati Politiche 2008]: Valter “Walter” Veltroni

Apre ufficialmente da oggi la sezione “Approfondimenti” di PoliticaLive. All’interno di questa sezione troverete una serie di articoli di approfondimento, con lo scopo di avvicinarci maggiormente a quel mondo chiamato politica. Per riconoscere gli approfondimenti basterà semplicemente guardare il titolo; l’argomento di approfondimento sarà contenuto tra le parentesi quadre e l’argomento posto dopo i 2 punti.

Da oggi troverete, nella sezione approfondimenti appunto, delle schede di approfondimento sui candidati alle prossime elezioni politiche. Ogni 2 giorni verrà pubblicata una nuova scheda che vi permetterà di conoscere al meglio i candidati, permettendovi di fare “la scelta giusta” il giorno delle elezioni. Al termine della scheda troverete il calendario di pubblicazione delle schede dei candidati. Naturalmente sono ben voluti tutti i vostri commenti per rendere voi stessi più ricca la scheda di ogni candidato.

Non mi resta che augurarvi buona lettura e naturalmente buon commento!

Savoia alla riscossa. Il Principe punta al Parlamento

Emanuele Filiberto Savoia
Il principe alla conquista del Parlamento. E’ ufficiale, anche se la notizia è in giro da tempo. Ci aveva provato, il Principe stesso, a smentire la faccenda un mesetto fa. Creare tensione e attesa fa parte dei giochi, no? Domani, presso il Circolo della Stampa di Milano, Palazzo Serbelloni verrà presentata la lista Valori e Futuro. Vera novità di queste elezioni 2008, in Europa, per la Camera. Il Capolista? Esattamente il Principe Emanuele Filiberto di Savoia.
Discesa in campo reale a tutti gli effetti. Con una lista, per la Camera dei Deputati della Repubblica Italiana, arricchita di cognomi che hanno il sapore della regalità e della nobiltà. Anche a non conoscere i soggetti in questione. Nel frattempo, Il Giornale ha già detto la sua, in modo, in verità, poco clemente. Povero Principe.
Faccino pulito, sorridente, innocuo. Classe 1972. Non ci si era rivoltati per l’assenza insostenibile dei giovani nella politica italiana? Certo, volto nuovo non è esattamente.

Fascisti su Marte

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Non sprecherò una sola parola di questo post per esprimere un qualsivoglia giudizio o semplice opinione sull’orrore del fascismo che – davvero – la storia ha già abbondantemente condannato, e la memoria timbrato indelebilmente come un’infamia. Ciò nonostante – è inutile nascondersi – ancora resistono nella nostra società, seppur in posizione marginale, grumi di nostalgia mischiata al mito dell’uomo forte, in grado di alimentare rigurgiti reazionari preoccupanti.
Proprio il tesoro della memoria ha consentito abbondantemente – a chi lo ha ritenuto necessario – di approfondire e conoscere con chiarezza e senza possibilità di letture alternative, cosa sia successo in Italia negli anni del regime fascista.
Dato per acquisito questo, confesso che non ho saputo resistere. Avevo quasi sperato che la notizia si accartocciasse su se stessa in poche ore. Solo così mi sarebbe passata la voglia di parlarne. Ma le precisazioni di oggi sono state così illuminanti…
I fatti: il Popolo delle Libertà arruola tra i suoi candidati l’editore romano Giuseppe Ciarrapico, con il chiaro intento di sottrarre voti alla Destra di Francesco Storace. Fin qui nulla di strano.

Vota libero. Vota Wi-Fi

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E’ tempo di proposte e campagne elettorali. Tempo di programmi, di carta straccia, di carta meno straccia – e lo si crede molto meno a quest’ultima possibilità. Molte proposte, nonchè le candidature di alcuni – salvo poi vaglio del partito per l’ufficializzazione e l’effettivo inserimento in lista – sono arrivate dal basso. Grillo, su tutti, è il fenomeno mediatico dal basso ma manipolato che può essere tenuto a mente come emblema.
Si fa poi un gran parlare, di questi tempi, di tecnologia, broadband e WiMAX, WiFi, insomma, chi più ne ha più ne metta. Foneros all’attacco, quartieri senza fili. Digital Divide da combattere. Sì. Ma.

Primarie USA: Mississipi? Yes, We Can

Le primarie Usa proseguono nel loro percorso che sta giungendo inesorabilmente al termine. E se da una parte, i repubblicani, abbiamo già un candidato ufficiale, quel John McCain che ha completamente distrutto tutti gli avversari attorno a lui, sul lato democratico la situazione di incertezza che già da mesi sta dominando, continua a sussistere.

La lotta democratica è veramente una battaglia all’ultimo voto. A una sessione di primarie sembra che Obama possa prendere il largo e costruirsi il distacco necessario per avere una minima certezza su Hillary, la quale da parte sua, alla sessione successiva, riesce a recuperare l’intero distacco accumulato, alimentando questo effetto “fisarmonica” che sta tenendo gli occhi di tutto il mondo incollati allo schermo.

Oltre agli screzi che sono nati tra i due candidati democratici, che hanno pubblicamente affermato l’impossibilità, a primarie concluse, di collaborare per un eventuale presidenza democratica, è la capacità di agire sulle folle che impressiona. Non posso capacitarmi del fatto che a una sessione uno dei due passi in vantaggio e alla successiva l’altro recuperi. E così sembra che i due inizino a ricorrere a dei “mezzucci” per poter portarsi a casa anche un singolo voto.

Francia o Spagna, purchè se magna

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Sotto agli italiani! Dopo le politiche spagnole e le municipali francesi l’attenzione dell’Europa si sposta sull’Italia dove tra un mese o giù di lì, saremo chiamati ad esprimerci sul Governo che verrà. E già la politica italiana prova a specchiarsi nei due protagonisti della tornata elettorale a cavallo dei Pirenei. Zapatero sì, Sarkozy no. Sembrerebbe.
E nonostante la vittoria socialista spagnola non abbia assunto i connotati di un trionfo, nè tantomeno la sconfitta di Sarkozy pare in grado di pregiudicare seriamente il suo mandato all’Eliseo, e nonostante la politica italiana sia un’altra cosa, i risultati delle elezioni degli altri hanno fatto pensare al gioco dei paragoni.
Ora sappiamo tutti che l’esercizio è pura accademia, peraltro inutile, ma nel mese di impazzimento che precede il voto può succedere di tutto, ed è successo anche questo. In Spagna Zapatero ha rivinto, superando l’ondata di pessimismo che gravitava intorno al suo partito. Si era pensato, in maniera assai affrettata, che il partito socialista spagnolo fosse rimasto chiuso nell’isolamento provocato dalla sovraesposizione mediatica – più provocata che volontaria a dire il vero – di questi primi 4 anni. E’ andata diversamente, con la scomparsa o quasi dei partiti minori e la crescita di un solido bipartitismo.
Anche su questo argomento, dalle nostre parti siamo in leggera controtendenza.

Più salute per tutti. Che il Senato crucci anche Silvio Berlusconi?

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Il Senato, cruccio della modernità. Ne hanno tutti una paura infinita. E a ragione, senza stupore. Prodi non aveva una maggioranza netta. Aveva fatto scorte inimmaginabili di medicinali di ogni sorta, per assicurare più salute per tutti. E longevità. E ora. Aprile 2008 potrebbe rivelare strane sorprese. Inattesi risvolti.
Si vocifera, ma a bassa voce e con discrezione estrema, che Berlusconi potrebbe trovarsi ad affrontare non già la stessa impossibilità gestionale del suo preddecessore, ma quasi. E il punto è sempre lo stesso. Si chiama Porcellum. La fantastica legge elettorale che l’Italia si ritrova – consapevolmente.
La legge elettorale, questo capolavoro legislativo, attribuisce premi di maggioranza su base regionale. E, a peggiorare la percezione della situazione, ci si mette ora anche la faccenda sondaggi. Con buona pace di Silvio, cui tanto piacciono.

W Zapatero. Di nuovo

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Siamo destinati ad andare a votare nel lutto

Titolava così, il giorno dopo l’assassinio di Isaias Carrasco, un quotidiano spagnolo. Con rara efficacia e pesante consapevolezza.

Il Psoe di Josè Luis Zapateroha vinto le elezioni. E in grande stile: ha allargato ulteriormente la maggioranza in Parlamento. Conferma assoluta del premier, dunque. A due giorni dal sangue terribile che ha fatto sprofondare, ancora una volta, il paese nel lutto e nello stupore.
I socialisti hanno portato a casa il 43,74% dei voti, con 169 seggi all’attivo. Il Partito popolare di Mariano Rajoy si è accaparrato il 40,13% dei consensi, pari a 153 seggi.