Break the Mafia!

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L’eco delle proteste da parte dei cittadini per l’assenza della parola mafia in questa campagna elettorale è stata – come ampiamente previsto – colmata con la discesa del pullman del piddì in Sicilia e Calabria, poi seguita a ruota da alcune fiacche dichiarazioni del Cavaliere in visita a Catanzaro.
Elezioni e mafia.
Un accostamento delicato di questi tempi, se è vero come è vero – ed è vero – che, come ricordava lo scrittore Roberto Saviano domenica sera in tv da Fazio, ci sono zone d’Italia dove un voto costa 50 euro. Snocciolando alcune fredde statistiche, il coraggioso scrittore napoletano ha poi quantificato il “fatturato” annuo della criminalità organizzata. Di gran lunga “l’azienda” con il maggior fatturato in Italia e tra i primi posti in Europa.
Uolter dice che se vincerà le elezioni “distruggerà la mafia”.

Sarabaaaanda! Nel Pdl sul voto per le amministrative agli immigrati, chiosa Veltroni

Valentina Sarabanda
Sarabandaaaaaa. Musichetta, canzoncina, jingle in testa e via. Uno dei capitoli più tristi e trash della storia recente della televisione italiana – non ne voglia Enrico Papi, lui ci provava, a modo suo.
Torna, questa parola e questa musichetta in testa oggi, data la giornata politica. Che soffre di strascichi da weekend – lo dovrebbero abolire, in campagna elettorale, fa più danni che altro perchè la gente ha due minuti in più a disposizionem giusto due, per pensare.
Comunque, in sintesi: il Cavaliere aveva aperto alla possibilità di far votare gli stranieri regolari alle elezioni amministrative. E lì ci si chiede: con la Lega in giro, come gli è venuto in mente di non osservare il silenzio fino a data sicura. Segue: altolà di Maroni – eh beh. Segue: Uolter che coglie la palla al balzo. Segue: Antonio Di Pietro idem come Uolter. Segue: Uolter, giacchè, definisce sarabanda la danza sulla faccenda scatenatasi in ambito Pdl.

La fiaccola olimpica a Piazza Tiananmen

Piazza Tiananmen
Location di assoluto simbolismo. E’ quella piazza, proprio quella. Il luogo simbolo della rivolta. Quella piazza ferma nell’immaginario comune internazionale da ormai quasi 20 anni. Quel ragazzo sconosciuto e inerme, camicia bianca, pantaloni neri, completamente disarmato che da solo si staglia davanti ad una colonna di carri armati.
Oggi, in quella stessa piazza, il presidente cinese, Hu Jintao, ha acceso, in mattinata, la controversa fiaccola olimpica. La fiaccola giunta dalla Grecia.
Via alle danze, via alla corsa che porterà il simbolo delle Olimpiadi in tutti e cinque i continenti.

Primarie USA: La storia infinita

Alla fine sono dell’idea che ci mancheranno. Quando finalmente le primarie negli Stati Uniti saranno definitivamente un ricordo e lasceranno spazio, finalmente, alle presidenziali, ci mancherà questa sfida infinita tra i due candidati democratici.

Hillary e Barack (meglio conosciuto come Obama) sono alle strette finali. Mancano solamente 10 stati prima di arrivare alla soglia di 50, il numero di stati che costituiscono gli Stati Uniti d’America. A questo punto della battaglia il candidato coloured è in vantaggio sulla ex first lady di 150 delegati. Un vantaggio cospicuo, vista soprattutto il numero di primarie mancanti, che hanno spinto molti a suggerire ad Hillary di abbandonare definitivamente la corsa alla poltrona.

La risposta di Hillary, fiera e spavalda, non si è lasciata attendere:

Generazione Youtube

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Web 2.0, prove tecniche di trasmissione.
Si è aperto da qualche tempo nella cosiddetta blogosfera il dibattito sull’uso di sè su internet. No, non è uno scioglilingua. Intendo l’uso più o meno consapevole che la generazione che sta crescendo nel villaggio globale fa della propria immagine in rete.
Il la è stato dato proprio da alcuni blogger, poi ripresi da Alessandro Gilioli de l’Espresso sul suo piovonorane, che sostengono la sofisticazione operata dai media chiamiamoli tradizionali del filmato che ritrae il giovane investitore delle due turiste irlandesi di qualche giorno fa a Roma, circolante su Youtube.
Di folli acrobazie a ben vedere non ce n’è traccia, anche se di certo proprio sobrio non sembrava neanche lì.

Newsweek lancia Veltrusconi, il prossimo Premier italiano. Tra una mozzarella di bufala e l’altra

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Bella, bellissima. Photo Illustration: Newsweek; Photos: Alex Majoli / Magnum for Newsweek. I miei più sentiti complimenti. L’idea non è originale, nè particolarmente sorprendente. Sono mesi che lo stiamo dicendo. Tutti. Sono mesi che ce ne siamo accorti e mesi che è stato esplicitato.
Two-Man Race: For the first time in modern Italian history, the election presents the semblance of a real two-party contest. Le elezioni, lo dice a chiare lettere Newsweek, assomigliano, per la prima volta nella storia dell’Italia moderna, o nella moderna storia d’Italia (come vi suona meglio) ad una reale competizione a due. Due partiti, un solo Stato.
E’ il prossimo numero, quello del prossimo 7 aprile, dell’edizione europea di Newsweek a dedicarsi a noantri. Italia, elezioni e crisi della mozzarella e della bufala.

Così sintomatica delle cose che vanno male in Italia che è diventata un tema della campagna politica

[Candidati Politiche 2008]: Flavia D’Angeli

Penultimo appuntamento con i candidati alle politiche 2008. Manca ormai pochissimo al grande appuntamento che ci vedrà impegnati nella scelta che segnerà, forse, i prossimi 5 anni di politica italiana.

Cosi mentre in tv vediamo passare i vari candidati e molto spesso andarsene per non aver avuto lo spazio che meritano, qui su politicalive ognuno di loro avrà la stessa possibilità di dire la sua, come voi tutti lettori potrete farlo, commentando ogni articolo.

E per concludere, in queste ultime due puntate, vedremo chi più di tutti sta agli opposti, agli estremi. Come penultimo candidato, Flavia D’Angeli di Sinistra Critica.

Utopia. Ovvero: Veltroni, l’Italia vorrebbe a volte poterti credere

Utopia
Walter Veltroni. Vorremmo, a volte, sia ben chiaro, potergli credere. Vorremmo che le utopie di cui parla si avverassero.
Ora la novità, che tutto è tranne che una novità, Serve un

grande, nuovo patto sociale

Un qualcosa, un progetto, un’innovazione strutturale, un cambiamento, per far crescere quest’Italia fristrata e maltrattata. Finalmente, economicamente e socialmente.

Dal Sud al Grande Nord, Uolter si è spostato a Brescia.

Internet, per molti ma non per tutti

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Si diceva ieri della censura imposta da Cuba sull’accesso a siti internet – diciamo così – sgraditi, come nel caso di Generazione Y, blog di Yoani Sanchez, cubana 32 anni, dissidente. Più o meno da quando Raul Castro ha aperto ai Pc, non è di fatto più possibile connettersi a Generazione Y.
Che strano.

Anonimi censori del nostro famelico cyberspazio hanno voluto chiudermi nella stanza, spegnermi la luce e non lasciar entrare gli amici. Questo, convertito nel linguaggio della rete, vuole dire bloccarmi il sito, filtrare la mia pagina, in sostanza, limitare il blog affinchè i miei amici non possano accedervi…Comunque il tentativo di repressione è così inutile che fa pena ed è così facile da schivare che possiamo quasi considerarlo un incentivo a sviluppare l’attività

Così recita uno degli ultimi post di Yoani, il cui blog è stato inondato di mail di solidarietà nelle ultime settimane e che “regge” grazie ad un server tedesco.

G8: De Gennaro, rinvio a giudizio. Uè uè

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Gianni De Gennaro, che pure attualmente di problemi da risolvere ne ha, e non pochi, apprende della richiesta di rinvio a giudizio nei suoi confronti. Per? Torniamo indietro nel tempo, al di là dei luoghi. A quella che è una delle ferite più recenti della troppo recente storia italiana. Una ferita che non può chiudersi e che si chiama G8 di Genova.
I Pubblici Ministeri che hanno l’ingrato compito – delicato, quantomeno – di indagare su quelli che sono già passati alla storia come i fatti del G8, hanno chiesto il rinvio a giudizio dell’ex capo della polizia. Motivo: avrebbe istigato l’ex questore di Genova, Francesco Colucci, a rendere falsa testimonianza. Falsa testimonianza resa durante il processo per la drammatica, controversa, violenta irruzione nella scuola Diaz.

Aiutateci, disse il Dalai Lama

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Più che una richiesta, è una vera e propria implorazione, a questo punto. Una Per favore, aiutate il mio popolo a risolvere la crisi del Tibet.

Per favore, abbiamo bisogno dell’aiuto di tutto il mondo

Il Dalai Lama è in ginocchio. Teso, sembra disperato. E in ginocchio. Le mani giunte sopra la testa. L’appello, implorante, è rivolto a tutta la comunità internazionale. Toccante, drammatico, un culmine. Le mani giunte.

Spesso, il leader spirituale del Tibet compare con le mani giunte. E’ un leader spirituale. Spesso appare con un cipiglio particolare e caratteristico. Che è assolutamente suo, e che nell’immaginario rimane indelebile. Un sorriso, un guizzo. Oggi, a New Dehlik, c’è solo disperazione.
Tragedia, disperazione di fronte a migliaia di persone. persone della provenienza più disparata. Di vari credi.

Che la mafia non voti. Per il Pd

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Yes, we can. Stavolta con una certa enfasi. E spezzando una lancia a favore del Uolter. Sarà retorica. Ma è una retorica questa volta diversa. Cita e parla di cose che normalmente non rientrano – non così – nella campagna elettorale.
Silvio parla di voto utile. E, per carità, anche Veltroni gli fa eco. Arrivati a questo punto, e causa Porcellum, non hanno scelta, in fondo. Ma oggi, da Vibo Valentia, è arrivato anche un altro messaggio. Qualcosa che è andato al di là del voto utile, degli indecisi, degli scontenti, degli scoramenti, dei distacchi.
In Calabria – e non è l’unico luogo, certo – il voto è anche, e soprattutto, altro.

Olanda: Questo “Fitna” non s’ha da fare

Se siete dei cine-amatori e avete prodotto delle pellicole di denuncia su questo o quell’argomento, vi sconsiglio altamente di buttarvi nella politica. Sappiate che verrete solamente criticati per aver esposto quanto molti pensano, ma che in realtà nessuno ha il coraggio di dire.

Così dopo la vicenda “Persepolis” in Libano, ecco a voi l’ennesimo caso di film criticato. Lavorando nel campo cinematografico (non pensate che sia un regista o un attore, sono il semplice macchinista che proietta i film sul telo che voi tutti poi in sala vedete), mi sono sempre fatto l’idea che un film, per quanto sia brutto tecnicamente, avrà sempre un significato di fondo. Questo significato per quanto nascosto possa essere, comunque sarà presente. E come tale va rispettato.

Ed ecco quindi come in Libano un film che va fuori dai canoni islamici, Persepolis appunto, viene bandito completamente dalle sale. Se dal Libano passiamo all’Olanda ecco che il punto di vista cambia radicalmente. In questo caso non si parla di un film diffuso nelle sale, quanto su internet (che potremmo definire, con tutto il rispetto, una grande meretrice alla quale tutti possono attingere). E il regista, Geert Wilders, è un politico di estrema destra appunto olandese.