Liberi dalla mafia on air

Noi abbiamo fatto l’antimafia mandando un messaggio chiaro ai lavoratori. Il sindacato non deve perdere mai di vista il rapporto con la gente

Cercate Mafia su Current TV. Hanno già non poco materiale. La mafia è la Mafia.

L’eredità di pizzamafiamandolino? Con il tag Mafia ci sono 31 pezzi, tra video, articoli, e post. 3, attualmente, ricostruiscono a vario titolo il caso Travaglio-Schifani.

I guai giudiziari di Olmert inguaiano Israele

In effetti iniziava a sembrare tutto un po’troppo semplice. Pareva quasi strano che tra israeliani e palestinesi, se si escludono i contrasti “italiani” avuti alla Festa del Libro di Torino, ci fosse un attimo di tregua.

Il fatto è che la tregua tra i due continua, il problema questa volta è in seno agli isrealiani che si ritrovano in una situazione molto difficile, che potrebbe portarli, nel caso in cui la faccenda dovesse degenerare, a rimanere senza il loro premier Ehud Olmert.

I problemi “israeliani” sono di tipo giudiziario e vedono coinvolto Olmert non come presidente quanto invece quando ancora era sindaco di Gerusalemme. Cerchiamo di comprendere meglio la situazione quale è.

Primarie USA: La statistica parla, Obama presidente

Se nella realtà il buon Barack Obama è ancora impegnato in una lotta, a questo punto impari, contro la bionda Hillary in attesa di scontrarsi contro il repubblicano McCain, il toto-presidente è già in atto.

Sempre con la speranza che chi fa i sondaggi negli Stati Uniti non sia la stessa persona, o gruppo di persone, che li fa in Italia sembra che il prossimo presidente potrebbe essere Barack Obama.

Un’affermazione questa che deriva da alcune considerazioni che ci fanno rileggere in chiave decisamente differente anche l’importanza della vittoria nelle primarie democratiche.

Marco Travaglio Parte II

Dei suoi procedimenti penali, e dei risultati degli stessi, potrete leggere qui. Sito non ufficiale.

I fascistelli di destra, di sinistra e di centro che mi attaccano, ancora non hanno detto che cosa c’era di falso in quello che ho detto

Si difende – o meglio, risponde – Marco Travaglio.

Indro Montanelli, alla vigilia di Pasqua del 1988, lo chiamò a collaborare al Giornale. Dicendogli:

Gratis, naturalmente. Anzi dovrai versarmi qualcosa tu per l’onore che ti faccio

E lui narra:

Ho fatto l’abusivo al Giornale come vice-corrispondente da Torino dall’87 al ’92. Il corrispondente era Beppe Fossati, bravo e simpatico, ma con poca voglia di lavorare. A volte scrivevo pure i suoi articoli e lui mi dava cinquantamila lire al pezzo.

Le parole con cui il buon Indro Montanelli descriveva Marco Travaglio sono il sunto perfetto di questa recente, torbida faccenda del nuovo lodo Schifani:

No, Travaglio non uccide nessuno. Col coltello. Usa un’arma molto più raffinata e non perseguibile penalmente: l’archivio

I trombati. Michela Vittoria Brambilla?

brambilla
Michela Vittoria Brambilla nacque quasi 41 anni fa – se li porta bene, su – in quel di Calolziocorte, nella provincia di Lecco. Wikipedia la definisce, a beneficio dei più:

una imprenditrice e politica italiana, ex-presidente dei giovani imprenditori di Confcommercio

Ma anche

Erede di una famiglia di industriali dell’acciaio da quattro generazioni, laureata in filosofia all’Università Cattolica

Una filosofa, dunque.

Michela Vittoria Brambilla si è candidata alle elezioni politiche del 2006 con Forza Italia nella VII circoscrizione Veneto 1, senza però risultare eletta. Successivamente nel 2007 si è autonominata presidente dell’Associazione Nazionale Circolo della Libertà

L’autonomina ha un sapore tutto suo. Non dimentichiamo un altro particolare della sua biografia:

Ha precedentemente lavorato come giornalista televisivo per il gruppo Mediaset

Il Fantasma di Milosevic dietro la nuova Serbia

Tempo di elezioni in Serbia, che poco meno di due mesi fa, si è ritrovata a scegliere il suo presidente.

Allora fu Boris Tadic a vincere. Una vittoria che significo una fondamentale sterzata della Serbia in direzione Bruxelles e quindi Unione Europea.

Da quel giorno accadde un tira e molla continuo, sostenuto anche da una tensione particolarmente elevata, dovuta al fatto che il Kosovo, una regione della Serbia, si era dichiarato indipendente, sostenuto anche dalla comunità europea.

Primarie USA: Lo scacco matto di Obama

Le primarie democratiche sono fatte così. Piene di proclami, piene di cambi di direzione. Deviazioni che portano spesso, anche solo per alcuni commenti un po’ al di fuori dalle righe ad avere un giorno un favorito un giorno un altro.

Quando ormai mancano poche tappe alla fine delle primarie, con 5 date ancora da “scrutinare”, la situazione pro-Obama si va sempre più delineando.

Così se Hillary impegnata sul duplice fronte Florida-Michigan e prossime sessioni di primarie per Obama ormai l’obiettivo è uno solo, probabilmente molto più difficile di quello della bionda candidata.

Io sto con Marco Travaglio. E voi?

Gli strali della casta si sono abbattuti con violenza per tutto il fine settimana su Marco Travaglio e le sue scomode verità. L’odore che si respira nella stanza dei bottoni del Governo più “mediatico” del mondo, mi consentano, è di editto bulgaro. Il sapore è quello di una purga stalinista. Le accuse rivolte al giornalista sono numericamente inferiori soltanto alle scuse che si sono susseguite a ripetizione nei confronti della seconda carica dello stato. Sapete che c’è? Lo faccio anch’io: Scusi presidente Schifani. Magari porta fortuna.
Ma cerchiamo di andare con ordine e partiamo dall’inizio. Nel corso della sua partecipazione a Che tempo che fa di sabato scorso, Marco Travaglio è ricaduto nel suo antico vizietto, ha detto la verità. Ma se errare humanum est, perseverare… E poi, in prime time. Almeno nel 2001, ospite da Luttazzi, l’ora era tarda ed il bacino di utenza di coloro che ascoltarono alcuni stralci del libro “L’odore dei soldi” – scritto da Travaglio a quattro mani con il giornalista Elio Veltri, sulla vita e le opere del Berlusconi imprenditore – era di certo minore. Ma la regola d’oro della TV è che una volta che ci finisci dentro, in un paese come il nostro lo ribadisco, qualunque tuo gesto, comportamento, parola, espressione facciale potranno essere usati contro di te.
Ed ecco che per il presentatore ci fu cancellazione delle restanti registrazioni di Satirycon ed epurazione, e per entrambi la richiesta di risarcimento milionario con la strumento della querela. Berlusconi e i suoi chiedono complessivamente 150 miliardi del vecchio conio di risarcimento. Risultato? Berlusconi deve a Travaglio centomila euro.

Aldo Moro e Vittorio Zucconi. Storia di un vissuto

Io c’ero, a via Fani. Anni dopo, i brigatisti mi dissero: Noi cercavamo di colpire al cuore lo Stato Italiano, ma scoprimmo… che non ha un cuore

30 anni fa le Brigate Rosse uccidevano Aldo Moro. L’Italia lo ha ricordato ieri. Più o meno.

Oltre 100 faldoni di documenti, corrispondenti a circa 62 mila pagine, della Commissione stragi – filone Moro sono consultabili in Rete grazie al progetto Commissioni d’inchiesta on-line curato dall’Archivio storico di Palazzo Madama.
Cinque volte Presidente del Consiglio dei ministri e presidente del partito della Democrazia Cristiana, Aldo Moro. Non l’avessero ucciso, era in forte odor di Presidenza della Repubblica. Un’altra storia, per l’Italia. Chissà come sarebbe l’Italia.

Primarie USA: E’ arrivato il momento di giocare sul serio

Morta spacciata? Dead Woman Walking? Perdente? Sconfitta? Ritirata per palesi difficoltà di rimonta? Dimenticatevi tutte queste domande. Come l’araba fenice, che risorge dalle sue ceneri, ecco che Hillary è tornata all’attacco dopo la sconfitta nell’ultimo turno in Indiana e North Carolina.

Era già accaduto in passato. Allora, dopo la pesante sconfitta subita, ritorno più forte e vigorosa di prima. Oggi, dopo il “pareggio-sconfitta” conquistato lo scorso martedì ha voglia di giocare sul serio e alle sue regole.

I numeri parlano chiaro, ma la realtà è differente. Infatti esiste una piccola discordanza di voti dovuta alle primarie in due stati che, al momento attuale, non vengono considerati.

Peppino Impastato, un eroe moderno

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Trent’anni e un giorno fa, il 9 maggio 1978, veniva ritrovato il cadavere del presidente Moro nella ormai celebre Renault 4 rossa, in via Caetani. Dopo due mesi di “processo del popolo”, l’allora presidente della Democrazia Cristiana veniva condannato a morte dalle Brigate Rosse. Come allora, ancora oggi non sono poche le ombre che avvolgono quel rapimento e la sua uccisione. Le lettere scritte da Moro nel carcere del popolo, le ricerche dei covi brigatisti, prima e dopo il ritrovamento del cadavere, il ruolo dei servizi americani durante la crisi, il silenzio della politica. Sono solo alcuni degli aspetti di una faccenda che è entrata a pieno titolo, e da subito, nell’alveo dei grandi misteri italiani. E sì che ce ne sono parecchi. Ma questa è un’altra storia.
Su molte prime pagine dei giornali del 9 maggio 1978 – ma non tutte – faceva poi capolino la notizia di un altro fatto di cronaca nera. A Cinisi, in provincia di Agrigento, veniva trovato ucciso, dilaniato da una carica di tritolo sui binari della ferrovia, Giuseppe Impastato. Per gli amici Peppino. Esempio insuperato di impegno civile nella lotta alla mafia, Peppino aveva esagerato. E lo misero a tacere. Per chi ha visto il film, I cento passi di Marco Tullio Giordana, il nome e la storia del personaggio non risulteranno nuovi ma c’è qualcosa, della storia di Peppino, che nè il film nè i media che ne hanno nei mesi seguenti cavalcato l’audience, sono riusciti a descrivere efficacemente.
E che forse ci consente di aggiungere un ulteriore tassello nel tentativo di ricostruzione della memoria su come eravamo trent’anni fa. E com’era l’Italia. Il tassello mancante è rappresentato del silenzio, lo stesso che ha soffocato la voglia di verità di due famiglie, quella del presidente Moro e quella di Peppino.

Primarie USA: McCain, un re senza corona

In questi giorni democratici e repubblicani si trovano ad avere molti aspetti in comune. Ancora meglio potremmo dire che i loro “premier” candidate Barack Obama, Hillary Clinton e John McCain si ritrovano ad avere molto in comune.

Certo per il povero McCain forse sarebbe stato meglio ritrovarsi ad avere cose in comune solo con Obama, ma putroppo per lui e per il suo partito non è così. Ad ogni primaria, ormai da almeno 3 turni, per McCain è sempre la stessa storia.

75%. Questo è il massimo che il candidato repubblicano riesce a recuperare ad ogni turno di primaria. Niente di più. Certo, direte voi, dalla parte democratica farebbero la fila per riuscire ad ottenere, almeno una volta, un risultato del genere. Assolutamente vero, ma bisogna considerare una condizione fondamentale della primaria repubblicana.

9 maggio 1978: L’Italia si ferma, muore Aldo Moro

Sono passati 30 anni da quel clamoroso 9 maggio 1978. Una giornata che divenne tristemente importante per la storia dell’Italia. Infatti è proprio oggi che, esattamente 30 anni fa, a Roma viene ritrovato in via Caetani il corpo senza vita di Aldo Moro.

Sarà capitato a tutti vedere quelle immagini in cui si vede la ormai famosa renault 4 rossa, parcheggiata appunto in via Caetani, con all’interno il presidente della DC senza vita. Un agonia, quella con epilogo il 9 maggio, iniziata 55 giorni prima con il rapimento da parte delle BR in via Fani, sempre a Roma.

Una storia quella di Moro in questi 55 giorni, travagliata di sofferenza ma soprattutto di misteri. Tanti e troppe cose ancora non sono state definite chiaramente e hanno gettato ombre su quello che, molto probabilmente, era un rapimento risolvibile con il rilascio e non con l’assassinio.

Primarie USA: Il realismo di Hillary

Realismo. Questa è la prima caratteristica che devono avere i candidati presidenziali in una campagna elettorale ed è questo che gli elettori chiedono, prima di tutto, ai loro rappresentanti.

Le promesse hanno fatto il loro tempo e con quest’ultimo anche il periodo del “dico che farò ma poi non faccio”. La gente vuole fatti, vuole opere, vuole elementi materiali sui quali appoggiarsi. Vuole che le promesse vengano mantenute e non rimangano solo parole nel vento.

Ed è proprio il realismo quello che sta avvolgendo Hillary nelle ultime ore. Un sentimento che non colpisce delle possibili promesse non mantenibili, quanto invece quello che le riserverà il futuro, al termine di questa lunga ed estenuante primaria democratica.