World Press – Rassegna Stampa Internazionale del 18 giugno 2008
Rassegna Critica – Vengo dopo il Tiggì. Scontro politico
Caro Presidente, come Le è noto stamane i relatori senatori Berselli e Vizzini, hanno presentato al cosiddetto ‘decreto sicurezzà un emendamento volto a stabilire criteri di priorità per la trattazione dei processi più urgenti e che destano particolare allarme sociale. In tale emendamento si statuisce la assoluta necessità di offrire priorità di trattazione da parte dell’Autorità Giudiziaria ai reati più recenti, anche in relazione alle modifiche operate in tema di giudizio direttissimo e di giudizio immediato. Questa sospensione di un anno consentirà alla magistratura di occuparsi dei reati più urgenti e nel frattempo al governo e al Parlamento di porre in essere le riforme strutturali necessarie per imprimere una effettiva accelerazione dei processi penali, pur nel pieno rispetto delle garanzie costituzionali. I miei legali mi hanno informato che tale previsione normativa sarebbe applicabile ad uno fra i molti fantasiosi processi che magistrati di estrema sinistra hanno intentato contro di me per fini di lotta politica. Ho quindi preso visione della situazione processuale ed ho potuto constatare che si tratta dell’ennesimo stupefacente tentativo di un sostituto procuratore milanese di utilizzare la giustizia a fini mediatici e politici, in ciò supportato da un Tribunale anch’esso politicizzato e supinamente adagiato sulla tesi accusatoria. Proprio oggi, infatti, mi è stato reso noto, e ciò sarà oggetto di una mia immediata dichiarazione di ricusazione, che la presidente di tale collegio ha ripetutamente e pubblicamente assunto posizioni di netto e violento contrasto con il governo che ho avuto l’onore di guidare dal 2001 al 2006, accusandomi espressamente e per iscritto di aver determinato atti legislativi a me favorevoli, che fra l’altro oggi si troverebbe a poter disapplicare. Quindi, ancora una volta, secondo l’opposizione l’emendamento presentato dai due relatori, che è un provvedimento di legge a favore di tutta la collettività e che consentirà di offrire ai cittadini una risposta forte per i reati più gravi e più recenti, non dovrebbe essere approvato solo perchè si applicherebbe anche ad un processo nel quale sono ingiustamente e incredibilmente coinvolto. Questa è davvero una situazione che non ha eguali nel mondo occidentale. Sono quindi assolutamente convinto, dopo essere stato aggredito con infiniti processi e migliaia di udienze che mi hanno gravato di enormi costi umani ed economici, che sia indispensabile introdurre anche nel nostro Paese quella norma di civiltà giuridica e di equilibrato assetto dei poteri che tutela le alte cariche dello Stato e degli organi costituzionali, sospendendo i processi e la relativa prescrizione, per la loro durata in carica. Questa norma è già stata riconosciuta come condivisibile in termini di principio anche dalla nostra Corte Costituzionale. La informo quindi che proporrò al Consiglio dei ministri di esprimere parere favorevole sull’emendamento in oggetto e di presentare un disegno di legge per evitare che si possa continuare ad utilizzare la giustizia contro chi è impegnato ai più alti livelli istituzionali nel servizio dello Stato. Cordialmente, Silvio Berlusconi
Napolitano non ci sta
Se quelle norme fossero state contenute nel decreto fin dall’inizio, non l’avrei firmato
Il Presidente della Repubblica Italiana, riporta correttamente Wikipedia, è il capo dello Stato e rappresenta l’unità nazionale, come stabilito dalla Costituzione italiana. Viene eletto dal Parlamento e dura in carica sette anni.
Non sarò in alcun momento il Presidente solo della maggioranza che mi ha eletto; avrò attenzione e rispetto per tutti voi, per tutte le posizioni ideali e politiche che esprimete; dedicherò senza risparmio le mie energie all’interesse generale per poter contare sulla fiducia dei rappresentanti del popolo e dei cittadini italiani senza distinzione di parte
Il blocco delle strade: la moda del momento
Intervista a Francesco Cossiga
primissimo piano:
La storia è la storia. Non saremo mai la Francia, né la Germania, né la Gran Bretagna e rischiamo di non essere nemmeno la Spagna
Vedo dalle reazioni al voto negativo dell’Irlanda al Trattato che molti in questa valutazione non sanno separare le ragioni giuridiche da quelle politiche e sentimentali. Voglio chiarire una cosa, prima di tutto: quanto è stato detto dal primo ministro britannico Gordon Brown, cioè che il Trattato è morto, è assolutamente vero. Perché il trattato, per entrare in vigore, avrebbe bisogno del voto di tutti i Paesi. Quindi coloro i quali annunciano che bisognerebbe andare avanti con la ratifica, commettono un errore giuridico: non si può ratificare qualcosa che è morto
Se questa deve essere la strada si può pensare di impegnare i governi europei, quelli che ci stanno, a sottoscrivere subito lo stesso Trattato. Potremmo pensare a un atto di adesione al testo. Ma, ripeto, l’idea generosa di qualcuno che vuole andare avanti con le ratifiche non ha senso. Io rispetto molto il presidente della Repubblica e il presidente del Senato, ma i buoni sentimenti sono una cosa e il diritto costituzionale internazionale un’altra. Ho parlato con il ministro degli Esteri poco fa e ho detto che bisognerebbe organizzare un grande dibattito politico e votare anche una mozione in cui si danno delle indicazioni precise su cosa si deve fare. Ma soprattutto bisogna che gli italiani, e tutti gli altri popoli, abbiano un’idea dell’Europa che vogliono
Teniamo presente che l’Irlanda ha ottenuto soltanto nel 1922, dopo la pasqua di sangue, l’indipendenza e il riconoscimento della sua identità celtico. Non può rinunciare alla sua identità senza sapere a cosa va incontro
Perché i cittadini vedono l’Europa sempre più come l’Europa dei burocrati. Guardiamo, e badi bene che io non sono leghista, a quello che ha detto Tommaso Padoa Schioppa (“non sono testi che si sottopongono al veto degli elettori”). Se si trattasse di accordi tecnici lo capirei, ma sono accordi coi quali rinunziamo a parti molto importanti della nostra sovranità
8 anni per scrivere le motivazioni di una sentenza. Troppo lento
World Press – Rassegna Stampa Internazionale del 17 giugno 2008
Rassegna Critica – Vengo dopo il Tiggì. Lodo Schifani e dintorni
Omicidi bianchi sul lavoro. Altro che emergenza sicurezza
Brown e Bush si cercano sull’Iraq
“Provo dolore personale per le vittime in Iraq sia che si tratti di alleati o civili innocenti. Bisogna sottolineare che la popolazione irachena ha sofferto in un contesto più ampio. Le truppe americane non hanno “intenzionalmente ucciso persone innocenti”, ma soprattutto che un gran numero è stato ucciso da Saddam Hussein.”
Salva-Premier, a volte ritornano. Il Lodo Schifani Redux
non destino grave allarme sociale
per i reati commessi fino al 2001. Esattamente il lasso di tempo necessario per i fatti del Processo Mills.
L’inchiesta che ha portato al processo Mills, condotta dai pm Fabio De Pasquale e Alfredo Robledo, sostiene che Berlusconi nel 1997 fece inviare 600.000 dollari all’avvocato Mills come ricompensa per non aver rivelato in due processi, in qualità di testimone, le informazioni in suo possesso sulle società estere, che la procura ritiene la «tesoreria occulta» del gruppo
World Press – Rassegna Stampa Internazionale del 16 giugno 2008
Rassegna Critica – Vengo dopo il Tiggì. Calcestruzzi per tutti
(Il Sole 24 Ore Radiocor) – Milano, 13 giu – La Direzione distrettuale antimafia di Caltanisetta ha notificato un avviso di garanzia all’ad di Italcementi, Carlo Pesenti nell’ambito dell’inchiesta su Calcestruzzi, sequestrata nei mesi scorsi perche’ accusata di mafia e di avere fornito calcestruzzo di qualita’ inferiore a quello previsto nei capitolati di appalto. Stupore e sconcerto dei legali di Italcementi