Un grave incidente stradale può cambiare la vita: nei casi più gravi, le infermità permanenti possono cambiare radicalmente la vita del singolo individuo, costringendolo ad abbandonare il lavoro e le proprie abitudini. Ma la cosa che rende il problema ancor più triste è l’ingiusto comportamento delle compagnie di assicurazione, che spesso contrattano il risarcimento in maniera ingiusta e senza scrupoli, costringendo i danneggiati a dover ritardare tutte le attività necessarie per ottenere un giusto risarcimento, visite mediche comprese.
Il danneggiato riceve così, dopo l’insorgenza dei gravi problemi fisici, un brutto contraccolpo psicologico. Il comportamento delle compagnie di assicurazione si rivela ancor più grave poi, nel caso siano online o telefoniche: parlare con un responsabile e ricevere assistenza nel caso di procedure straordinarie diventa pressoché impossibile.
Lo studio «Professional&Partners» di Raffaele Gerbi da diversi anni si propone di prestare assistenza alle vittime di gravi incidenti stradali, curandone gli interessi contro le assicurazioni. Lo studio Gerbi è già riuscito in passato ad ottenere ottimi risultati in favore dei propri clienti: con il loro intervento, la giornalista Alda D’Eusanio ha ottenuto un milione e 650.000 euro di risarcimento contro la proposta iniziale di 60mila euro dell’assicurazione.
Se non sono tutelati a sufficienza, chi subisce incidenti stradali diventa vittima della compagnia assicurativa, che evitare di fissare incontri e confronti con i danneggiati, fissa le visite mediche con tempi molto lunghi e propone risarcimenti non congrui con il danno subito, nella speranza che i loro clienti, sfiancati, accettino senza protestare.
Sono tanti i casi eloquenti di come il rapporto con le compagnie assicurative diventi presto deleterio: la «Gerbi Group SpA» sta seguendo in questo periodo sta seguendo diversi casi particolarmente significativi.
Rosa Tiberi, cinquantenne romana, viene urtata mentre era in sella del suo motorino da una Golf assicurata da «CONTE.IT» della britannica Admiral Insurance Company Ltd, subendo l’amputazione del piede sinistro. Dalla prima richiesta dello studio Gerbi, avvenuta il 3 settembre, l’assicurazione ha temporeggiato senza consentire alcun confronto diretto con un responsabile, ma comunicando di voler sottoporre la donna a visita collegiale. Nel contempo, ha proposto un risarcimento di appena 30 mila euro, puntualmente rifiutato. Dopo un reclamo dello studio Gerbi all’Ivass (Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni), il risarcimento è arrivato a 840mila euro.
Nell’occasione, Gerbi ha inteso sottolineare che “il risarcimento non è congruo perché non tiene conto di tutto il danno biologico, di quello patrimoniale e del costo dell’assistenza personale di 12 ore al giorno. Inoltre, riuscire ad avere un contatto con la CONTE.IT è decisamente impossibile: l’unico contatto email valido è stato ottenuto dopo tempi interminabili di registrazioni telefoniche. Segnalo poi l’uso di tecniche dilatorie con visite fissate a notevole distanza di tempo l’una dall’altra, così da scoraggiare la mia assistita che, nel contempo, è stata anche sottoposta tantissimi esami medici invasivi e, a mio avviso, non necessari, come due scintigrafie».
Altro analogo, quello di Arcangelo Barone, romano classe 1955: nel settembre del 2015 ha subito l’amputazione della gamba destra, e altre gravissime infermità, dopo un incidente nel quartiere Quadraro di Roma con una Mercedes Classe A assicurata con «DIRECT-LINE». Il grave incidente ha costretto l’uomo sulla sedia a rotelle e ad un periodo di grande dolore fisico, di oltre nove mesi. Nell’ottobre 2016 la «Gerbi Group SpA» ha preso contatti con l’assicurazione, senza riuscire a reperire un responsabile. Nel febbraio 2017 la DIRECT-LINE ha richiesto a Barone di essere sottoposto a visita medico-legale presso un fiduciario della compagnia, mentre Gerbi ha puntato all’effettuazione di una visita collegiale, eseguita poi nel marzo 2017, a distanza di un anno e mezzo dall’incidente.
La visita ha stabilito un’inabilità permanente nella misura dell’80% come danno biologico, più quelli relativi all’attività lavorativa e all’assistenza di cui ha bisogno la vittima. Ad oggi, mentre la «Gerbi Group SpA» quantifica il risarcimento nella cifra di 2,5 milioni di euro, a distanza di 19 mesi dall’incidente continua a prendere tempo e non ha ancora formulato alcuna proposta. «Inoltre», precisa Gerbi, «continua a non fornire alcuna risposta alle richieste formulate via email, e non risponde al telefono». E il dolore per l’abbandono delle vittime degli incidenti continua ad essere, purtroppo, una prassi difficile da debellare.