La difficile riforma del Senato

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Senato da trasformare in rappresentanza degli enti locali come comuni e regioni; Senato da abolire; Senato da mantenere così com’è. Quale riforma? I primi affermano che si velocizzerebbe la realizzazione delle leggi senza un inutile doppio passaggio e si risparmierebbe. I secondi dicono che non si risparmierebbe sui costi e quindi è meglio abolirlo del tutto; i terzi dicono che non solo non si risparmierebbe, ma verrebbe anche meno un organo di controllo strategico per la democrazia.

La questione della riforma del Senato è spinosa e le posizioni politiche sono conflittuali. Ieri Forza Italia ha affermato che non parteciperà alla riforma se prima non passerà l’Italicum, parlando di patto trasgredito da Renzi. Il Presidente del Consiglio Renzi ha risposto che la riforma del Senato si farà anche senza Forza Italia.

E ora si apre anche un fronte interno al Pd. La proposta di riforma costituzionale del Senato ha portato Vannino Chiti, senatore del Pd, a presentare un disegno di legge in cui si prevede un Senatoelettivo. la maggioranza del partito è intervenuta perché potrebbe crearsi un asse tra la minoranza del Pd e il Movimento 5 stelle. Il senatore Andrea Marcucci, vicino a Renzi, ha affermato: “Condivido totalmente l’appello lanciato in assemblea dal senatore del Pd Nicola Latorre di invitare Chiti e gli altri firmatari a ritirare la loro proposta di riforma costituzionale. Li invitiamo ufficialmente a fare emendamenti al testo del governo”.

I motivi di chi è contrario alla riforma del Senato sono tanti. Di sicuro ci sono quei senatori che non sono molto contenti di perdere la possibilità di essere rieletti. Poi ci sono le questioni di principio e quelle politiche. Una riforma che Renzi vede imprescindibile e vuole realizzare velocemente, ma che potrebbe essere difficile.