Obama, No Grazie

Povero Barack. Ancora non è presidente e già si ritrova a dover affrontare i malumori dei primi americani. C’è da dire che questi mugugni arrivano, quasi in maniera clamorosa, da chi gli sta più vicino ovvero dai suoi più calorosi sostenitori e dai cittadini della sua Chicago.

Siamo più o meno al livello di “quello ha vinto al superenalotto e speriamo che si ricordi di me…”. In effetti è questo che rode alla maggior parte di obamiani, non essere ricompensati per aver creduto nel neo-presidente abbronzato.

E’proprio vero che la corsa alle “cadreghe” (sedie per i non avvezzi ai film di Aldo, Giovanni e Giacomo) non smetterà mai, e che risulta essere più importante dei propri stessi ideali. Ma d’altronde non devo certo insegnarlo io, noi italiani siamo già abbastanza bravi nella stessa professione.

Obama e McCain come Tom e Jerry

Sarà che Obama è un uomo che si commuove facilmente, è un emotivo e come tale si lascia andare a far cadere qualche lacrima nei momenti che lo necessitano, vedi morte di sua nonna pochi giorni prima della sua elezione a presidente degli Stati Uniti d’America. Probabilmente un sorriso, e una leggera soddisfazione, deve averla avuta quando, in diretta tv e di fronte al suo elettorato John McCain ha fatto i complimenti al suo rivale dopo le presidenziali, erigendolo ancor di più come il “nuovo” presidente.

Bush-Obama: I segreti di un incontro

La politica, ai giorni nostri, è diventata un’affare che va molto più in là della classica discussione all’interno degli organi governativi. E’ divenuta dialogo tramite i mezzi di comunicazione e non solo più attraverso, è divenuta partecipazione attiva che, al di là dell’utilizzo corretto che se ne faccia, rende ognuno di noi protagonista della vita politica del proprio paese. Una situazione, questa, che oltre a spingere a volerne sapere sempre di più porta anche ad una situazione di voyeurismo estremo, spesso alimentata proprio da chi questo lavoro lo fa.

Dalla White House alla Black House

Alcuni quotidiani nazionali americani, quel ormai noto 5 novembre, titolarono in onore della vittoria del candidato democratico che la White House, la casa Bianca, sarebbe divenuta la Black House, la casa Nera, quasi a voler dimostrare ancora di più come anche il simbolo americano per eccellenza era pronto a cambiare.

Ieri c’è stata la prima “tinteggiatura” con il benvenuto da parte del former-president al neo-eletto Obama che però entrerà ufficialmente in carica solo da gennaio. Un incontro che, ai miei occhi, fa molto alla “diavolo e acqua santa”. Rivedendoli camminare e salutare insieme tra i vialetti dell’edificio più famoso di Pennsylvania Avenue mi veniva quasi da sorridere.

Un’ilarità non dovuta tanto al fatto della vittoria di Obama, quanto invece alle dichiarazioni della campagna elettorale in cui Barack, più di una volta, additava George W. Bush come il motivo della crisi a stelle e strisce. E credo che, al termine dell’incontro, un po’di orgoglio nel sangue di Obama ci sia stato al termine dell’incontro svoltosi ieri, quando probabilmente avrà pensato: “George, liberami l’immobile per l’anno prossimo, grazie”.

Siamo tutti Pro-Obama. Anzi no!

Pochi giorni fa si assisteva ad una corsa Pro-Obama senza precedenti. I leader mondiali sembravano fare a gara, specie in casa nostra, che Barack Obama lo avevano scoperto loro, in questa o in quella occasione, quasi a volersi prendere le vittorie di un partito, democratico, che nel suo paese invece non riuscì a portare a casa molto.

Addirittura lo stesso sfidante, dopo la sconfitta, si è messo a lodarne le qualità, quasi ad appoggiarlo, aumentando ancor di più, se mai ce ne fosse stato bisogno, il partito Pro-Obama. Fortunatamente, dopo meno di una settimana, arrivano le prime avvisaglie che qualche bastian-contrario esiste ancora. Naturalmente direzione estremo oriente.

Nasce così, ovviamente non ufficialmente, il comitato Anti-Obama, leader al momento attuale, Ali Larijani, ovvero il neo-presidente iraniano che si è schierato contro Barack a causa della diversa veduta riguardo il nucleare in Iran. “Stessa politica erronea del passato” il commento di Larijani, non che loro, invece, abbiano dato il buon esempio.

Questo è Obama Style

L’elezione è arrivata come molti, se non tutti, si aspettavano. Il fatto è che addirittura i repubblicani si aspettavano questa vittoria democratica nonostante alla fine si sono messi a rosicare quanto il loro cane sciolto ha fatto i suoi personali complimenti al coloured candidate.

Così in meno di 72 ore ecco che Obama si presenta di fronti ai giornalisti per dimostrare al mondo intero che lui, l’uomo dell’incrocio afro-hawaiano, è veramente il simbolo del rinnovamento, del nuovo mondo che arriva, e dimostra a tutti che le sue parole saranno fatti, presto, prestissimo, anche se comunque ci sarà da attendere la sua effettiva salita al potere.

Dimostrazione di forza, ironia sulla propria immagine, voglia di dimostrare che la scelta americana si è rivelata azzeccata, bisogno di dimostrare al mondo che non è un pivellino: tutto questo è e sarà l’Obama Style.

Il siero della morte colpisce ancora

Ci spostiamo, come spesso accade quando mi metto a scrivere a voi lettori di Politicalive, negli Stati Uniti, ma questa volta anziché parlare delle naturali evoluzioni che le presidenziali stanno prendendo con un Obama sempre più vincente e pronto a sedersi alla White House, parleremo di una delle usanze che, nonostante le Nazioni Unite stiano cercando di fare passi avanti verso i diritti della vita umana, non ha intenzione di sospendere: La Pena di Morte.

Tutti insieme per mamma America

Se pensate che l’Italia, con il suo problema della compagnia di bandiera in piena crisi e sull’orlo del fallimento, sia un paese dove vi siano tutti i problemi, dove non è possibile vivere in maniera dignitosa, dove non si può stare tranquilli un solo secondo per il terrore che possa sempre accadere qualcosa di negativo a livello finanziario, vi suggerisco di non prenotare viaggi oltreoceano per dirigervi verso il nuovo continente; perchè sappiate che potreste incorrere in gravi problemi.

Il futuro degli Usa nelle mani della Hilton

I giorni che separano l’America dalla decisione più importante degli ultimi anni diminuiscono sempre più, ed insieme a loro sembra anche che le stesse certezze degli americani stiano lentamente scadendo, con una situazione di assoluta indecisione generale, probabilmente causata dalla pochezza di “storia politica” dei due candidati, almeno a livello mondiale.

La morte perfetta. Ciak, si gira. In Florida

La morte perfetta. L’esecuzione perfetta. E’ tornata, in Florida. L’ultima volta, nel 2006, Angel Diaz ci aveva messo più di 30 minuti, a morire. Contro i 12 previsti dall’iniezione fatta a regola d’arte. I medici avevano dichiarato che Diaz non solo ci aveva messo più del dovuto, ma aveva patito

patimenti estremi

Patimenti estremi. Tanto che due prigionieri avevano un attimo fatto appeello alla Corte Suprema, invitandola a pronunciarsi, a capire se la pena capitale fosse contro la Costituzione. 30 minuti tra atroci dolori, infatti, potevano essere visti come un mezzo crudele e inusuale.
La Corte Suprema ha sancit la costituzionalità dell’iniezione letale. Nessun problema con l’ottavo emendamento. Si proceda pure.

Confine USA – Messico: Il nuovo muro

Si impiegarono molti anni in Europa, precisamente in Germania, per riuscire ad abbattere il muro delle divisioni fisiche, ma soprattutto culturali, che venne divideva in due la Germania.

Allora come oggi è un muro che diventa argomento di discussione. Ma non è più di cemento come allora, quanto invece più simile a una cancellata come quelle che ognuno di noi magari ha a casa o ha visto vicino al proprio alloggio.

La “cancellata”, che nella sua interezza dovrebbe essere lunga circa 700 miglia, è stata criticata aspramente dagli ambientalisti e da alcuni proprietari terrieri che vedrebbero limitati i propri profitti.

Il motivo della costruzione è l’ingresso di clandestini dal Messico. A vostro parere: La costruzione della cancellata è una cosa giusta?

Dal Molin? No grazie (sentenza inside)

Il Tar emette la sospensiva sul progetto Dal Molin, accogliendo il ricorso di Codacons e Coordinamento Comitati e decretando di fatto lo stop ai lavori e mettendo fine all’arroganza di chi avrebbe voluto imporre la nuova base Usa a Vicenza senza democrazia e senza una valutazione dell’impatto ambientale.
Ecco chi ha commesso le illegalità: gli statunitensi, il cui bando di gara per l’assegnazione dell’appalto è irregolare; Governo italiano, il cui consenso è definito dal tribunale amministrativo “extra ordinem”; Regione Veneto, sulla cui Vinca (Valutazione d’impatto ambientale) i giudici hanno quantomeno delle perplessità.

Nozze Gay: Un sogno divenuto realtà

Dalla giornata di ieri in quel della California sarà possibile convolare a nozze tra persone appartenenti allo stesso sesso. Un grande segno di apertura, dovuto anche ad una sentenza della Corte Superma, che ha permesso di definire il matrimonio come “unione di due persone” e non di “un uomo e una donna”.

I dati raccolti da alcuni sondaggisti a stelle e strisce dicono che almeno la metà delle coppie omosessuali residenti in California, sarebbe pronto a sposarsi immediatamente. Sicuramente non supereranno Del Martin e Phyllips Lyon, rispettivamente 87 e 83 anni, attiviste storiche del movimento gay-lesbo.

Nozze che per il momento si possono svolgere legalmente (quindi con unione riconosciuta dallo stato) solo in California e Massachussets.

Un grande segno di apertura da parte dello stato della California, ma secondo voi E’giusto aprire la possibilità alle coppie gay di sposarsi? Non sarebbe meglio un altro tipo di unione?

Brown e Bush si cercano sull’Iraq

Sia Washington che Londra hanno cercato di depistare la cosa, asserendo che non esista un accordo predeterminato tra i due paesi su una possibile strategia futura. Il fatto però che questa cosa sia uscita, di per sé, già fa pensare il contrario.

Tutto questo mentre un’affermazione sibillina di George W.Bush fa pensare e riflettere sulle morti sul campo di battaglia. Per molti maggiormente onorevoli di altre, perchè dovuto all’orgoglio nazionale.

La situazione irachena e la giustificazione delle morti amiche si ritrovano in una frase di Bush:

“Provo dolore personale per le vittime in Iraq sia che si tratti di alleati o civili innocenti. Bisogna sottolineare che la popolazione irachena ha sofferto in un contesto più ampio. Le truppe americane non hanno “intenzionalmente ucciso persone innocenti”, ma soprattutto che un gran numero è stato ucciso da Saddam Hussein.”

Secondo voi: E’ possibile giustificare in questo modo una guerra?