Guantanamo? Presto chiusa. Il dietrofront di Obama

Guantanamo? Chiusa. Anzi no. Anzi sì. Barak Obama intende ordinare la chiusura del carcere di Guantanamo nel primo giorno del suo mandato, con un ordine esecutivo che sospende il sistema di commissione militari istituito dall’amministrazione Bush per processare i detenuti.. A riportarlo è prima l’Associated Press, poi rilanciata dal New York Times, che cita fonti vicine ad alcuni collaboratori del presidente-eletto statunitense.
Ieri, il presidente eletto aveva invece rallentato sulla chiusura della prigione. Il NYT chiarisce che, però, ci potrebbero comunque volere diversi mesi per chiudere la struttura: sarà, infatti, necessario trasferire alcuni dei restanti 248 detenuti in altri Paesi e poi decidere come processare il resto dei sospetti terroristi.
Comunque Obama è un genio: annuncia di chiudere Guantanamo, così i fessi ci cascano e sono contenti, però non lo chiude
Un atteggiamento che ha più lo stile di un Silvio, caro Christian…

Guantanamo non chiuderà. Per ora, dice Obama

Guantanamo non chiuderà. Non per ora, almeno. Il presidente eletto americano Barack Obama ha dichiarato di non ritenere possibile la chiusura del carcere di massima sicurezza di Guantanamo, a Cuba, entro i primi cento giorni del mandato della sua amministrazione.

La chiusura della prigione era uno degli atti più simbolici e attesi dal neoeletto Presidente. Si tratta di un provvedimento – dice Obama – che non può essere attuato da un momento all’altro: le squadre legali sarebbero, però, già al lavoro in consultazione con le strutture di sicurezza nazionale per cercare di definire esattamente come procedere.

Consola il fatto che Barack abbia assicurato che, comunque, si farà. Non si tratta solo della cosa giusta da fare ma di qualcosa che deve essere parte della nostra più ampia strategia di sicurezza nazionale perché invieremo un messaggio al mondo dicendo che sui nostri valori siamo seri.

Dice di volersi giusto assicurarsi il non rilasciare gente che poi metta a ferro e fuoco gli Usa. Sperem…

Porno in crisi? Rilanciamo la voglia di fare sesso

Porno, PoPorno. L’industria del porno è in crisi. Persino loro. E serve un piano per rilanciare la voglia di fare sesso.

Ecco perché i signori del porno americano hanno scritto una lettera al 111˚ Congresso Usa che si è appena insediato. Il messaggio? Un piano di salvataggio federale per rilanciare la voglia di sesso dei cittadini statunitensi, please. La crisi sta facendo passare la voglia di fare sesso? Di sicuro, sta mettendo a dura prova la voglia di farlo “strano”. E i protagonisti arrivano a chiedere un vero e proprio aiuto di Stato agli Usa. Tipo il bail-out accordato all’industria dell’auto e a Wall Street.

Larry Flynt, fondatore del periodico Hustler, e Joe Francis, produttore della serie di dvd “Girls Gone Wild”, hanno chiesto al Congresso un vero e proprio aiuto, per rilanciare il mercato del porno con un pacchetto di aiuti statali da 5 miliardi di dollari. Flint, lo si ricorda, è stato al centro di una campagna legale per i diritti civili che nel 1996 ispirò il film Larry Flynt – Oltre lo scandalo di Milos Forman.

Anatre scomparse: parte la ricerca Nasa

Novanta anatroccoli scomparsi al freddo e al gelo. Novanta anatre – ma non si tratta di anatre qualunque – disperse in Groenlandia, proprio in mezzo ai ghiacci in cui si getta il colossale ghiacciaio di Jakobshaven: lo stesso da cui si staccò l’iceberg che segnò l’affondamento del Titanic.
Perché la Nasa cerca 90 anatre sparite? E che fine hanno fatto i simpatici pennuti? C’è chi pensa che possano averli rapiti i russi… Perché sarebbero interessati a questi esserini gialli, tondi, con il becco arancione, gli occhioni teneri e… fatti di gomma?

USA: La scandalo pervade il Team Obama

Sotto le oniriche insegne inneggianti “Please Obama, Save US” con le quali i cittadini statunitensi chiedono al neo-presidente, seppur non ancora in carica, di portarli fuori dalla crisi, sempre gli americani richiedono ed esigono che venga fatta luce su questo scandalo che vede Obama molto vicino, fortunatamente solo geograficamente parlando.

L’affare Blagojevich, che si sta scatenando contro i democratici, fortunatamente almeno per ora non pare avere ripercussioni nei confronti di Obama, mentre invece pare potrebbe colpire alcuni membri del suo team: uno tra tutti, quello che sembrerebbe più invischiato nella faccenda (seppur non si sappia in che posizione), è il capo di gabinetto Rahm Emanuel.

Uno scandalo, quello sollevato dal caso Blagojevich, che deve fare riflettere e che, molto probabilmente, mostra un mondo, quello politico, che tanto rassomiglia a quelle opinioni di politica pessimistica alla quale, purtroppo, noi in Italia siamo abituati da tanto tempo. Il fatto è che qui, ormai, ci siamo abituati: per ora ci manca il presidente nero. Potremmo anche accontentarci di uno abbronzato.

Obama? Non deluderà l’America



[Foto | Flickr]


Non deluderà l’America. Possiamo aggiungerci anche il Mondo? (Vorremmo).


Ne parla, il Presidente eletto, in una lunga intervista a un mese dal suo insediamento alla Casa Bianca che Repubblica pubblica oggi.


Ho deciso che il 2009 sarà l’anno del cambiamento. In positivo, spero. E nel piccolo, e nel grande. Una sensazione che spero tanto si riveli corretta, e non perché abbia velleità da sensitiva. Anzi.


Una frase mi ha colpita.

Con l’Islam serve un gesto di riconciliazione, ma con i terroristi saremo inflessibili


Con l’Islam serve un gesto di riconciliazione. Con l’Islam, e non solo. Riconciliazione potrebbe essere la parola chiave, in un mondo completamente impazzito. Chissà, forse sono solo sdolcinati pensieri pre-natalizi (aborro!!!)…


Scandalo USA: Opposizione, no grazie

La situazione che va creandosi negli Stati Uniti dopo che è emerso lo scandalo sulla successione di Barack Obama sulla seggiola da senatore in rappresentanza dell’Illinois, è decisamente nello stile americano. Sicuramente non si può dire che sia uno stile italiano, perchè nel nostro paese in una situazione simile si sarebbe immediatamente gridato allo scandalo, al fatto che il premier non avrebbe potuto governare per questo o per quell’altro motivo e chi più ne ha più ne metta. Lo stile dell’opposizione a più basso profilo, specie su argomenti “out of politics”, è una delle situazioni che preferisco e che sono felice i repubblicani abbiano deciso di prendere.

Obama’s Team: La compagnia multicolore

Maligni voi che leggete! So che qualcuno di voi, alla lettura del titolo e all’accostamento del nome Obama e il termine multicolore avrà sicuramente pensato ad una sua nuova abbronzatura. Non preoccupatevi, tranquillizzatevi, fortunatamente questa volta non parleremo di queste doti “naturali” date al neo-presidente degli Stati Uniti d’America quanto invece alle tinte che ha preso la nuova squadra di governo creata da Barack Obama e che è stata presentata ufficialmente al popolo americano. Una squadra che dimostra, una volta di più, l’idea di cambiamento tanto annunciata dal coloured candidate, quanto effettivamente messa poi in pratica.

Caro Walter, puoi fare meglio di Obama

Tempi difficili sono questi, oltre che per la povera “Ministra Gelmini”, per il neo-eletto presidente degli States, Barack Obama. Oggi (Lunedì) infatti dovrà ufficializzare il suo team per la  politica estera e per la difesa. Le indiscrezioni sui possibili nomi portano tutte allo stesso punto: la politica di Obama non sembra proprio quella che la sinistra progressista italiana si auspicava. Infatti, tra i vari nominativi che circolano, a capo del Pentagono rimarrà tale Bob Gates, scelto da Bush due anni fa.

USA: Il Terrore è la causa della crisi

Sono intervenuti centinaia di trader esperti o meno, capaci o meno con un unico obiettivo: determinare definitivamente quale fosse l’elemento che ha scatenato la crisi dei mercati, debellarlo e cercare di ripartire. Nessuno ce la fece allora, costringendo il governo e successivamente i paesi del vecchio continente a vivere una delle crisi economiche più forti mai vissute.

Parlando di questo argomento è intervenuto anche Ayman Al Zawahiri, di cui sinceramente non conoscevo queste doti finanziarie, il quale ha pensato bene di ricordare come la crisi in realtà sia nata a causa dell’attacco americano nei confronti dei musulmani dopo l’11 settembre.

Ma se anche così fosse, caro Al Zawahiri, non credere che ora gli Stati Uniti ti daranno pace. In fondo loro si vendicano di ciò che avete fatto in quell’11 settembre del ormai triste 2001 e per cui, se mai si dovesse trovare un colpevole, il dito indicherebbe ancora voi. Per cui da italiano in crisi mi sento di dirti: Grazie Mille, Al Zawahiri.

Obama’s Team: Il problema delle statue di marmo

Giunge lento ed inesorabile il giorno in cui, storia vorrà, che Barack Obama entri ufficialmente all’interno della Casa Bianca rendendolo il proprio insediamento. La sua città, Chicago, sta letteralmente modificando le proprie abitudini per far fronte alle esigenze del neo-presidente, mentre nel frattempo gli uomini di Obama stanno costruendo la struttura organizzativa che dovrà condurre il paese al traguardo dei 4 anni. Magari 8.

Obama’s Team: Il significato del Thanksgiving Day

I giorni di purgatorio per Barack Obama stanno scorrendo incessanti, un purgatorio che iniziato il 4 novembre lo accompagnerà fino a gennaio quando, in via ufficiale e definitiva, entrerà di fatto nella Casa Bianca e potrà finalmente operare quale nuovo presidente degli Stati Uniti d’America. Fino ad allora le sue funzioni rimarranno limitate, se così si possono definire, alla sola costruzione del suo team di governo, l’Obama’s Team.

Palin alle prese con i tacchini

Vi pregherei di osservare attentamente il video.
Di lei si è detto di tutto di più, ma certo, ad oggi, i tacchini le mancavano.
Colei che non è diventata Vice Presidente degli Stati Uniti d’America, e che alle prossime pare voglia puntare ancora più in alto, risponde alle domande di una tv locale di Wasilla, mentre alle sue spalle (naturale, no?) si macellano dei tacchini.

Presidenza Obama: Spazio ai Clintoniani

Passano i giorni e lentamente, anche i più accesi sostenitori di Obama, iniziano a lasciarsi alle spalle i bagordi della vittoria delle presidenziali del 4 novembre per concentrarsi sul momento in cui, il neo-presidente, andrà da loro per informarli sul loro nuovo ruolo nella presidenza democratica.

Molti sono stati gli storcimenti di naso, specie di alcuni obamiani seccati di aver visto nomine assegnate a personaggi che non ne avrebbero avuto bisogno e diritto: vedasi Mrs. Hillary Rodham Clinton. Per la rivale alle primarie democratiche, con la quale Obama ha probabilmente combattuto una sfida ancor più dura rispetto a quella con McCain, parrebbe sia pronta la sedia di Segretario di Stato.

Una scelta ambigua per l’elevato coinvolgimento della Clinton in molte faccende extra-governative, ma che la stessa Hillary avrebbe confermato di essere disposta a mollare pur di ottenere la carica. “Se mi vuole io ci sono, Mr. President. Ad ogni prezzo!”. Con grande gioia del sottoscritto!