Tibet, inferno in terra

Se il Tibet è un inferno in terra. Se il Tibet è un olocausto senza fine. Una fiamma che brucia e consuma ancora le esistenza di centinaia di migliaia d’innocenti. Non lo manda a dire, il Dalai Lama.

Questo è il Tibet soggiogato dalla Cina. Questo è il Tibet occupato da Pechino. Violentato ogni giorno. Sono passati 50 anni dalla prima, grande rivolta di Lhasa. Sono passati cinquant’anni di esilio per il Dalai Lama. Che nel 1959, a 23 anni, fuggì.Oggi, anziano, stanco ma amato, il Dalai Lama racconta al mondo il vero volto dell’invasore. Mentre l’invasore nega, nasconde, sopprime, in Patria e fuori.Lo racconta ai duemila fedeli commossi che lo hanno raggiunto a Dharamsala, la città indiana dove vive da anni.

Il Dalai Lama e la strage che non c’è

Sui giornali campeggiano oggi le foto del Dalai Lama e di Carla Bruni. Immagini dai colori e dall’estetica particolare. Il Dalai Lama è in Francia per inaugurare un tempio buddista. E Madame Francia lo ha accolto. Il tutto, mentre imperversa l’impossibile.
Sì, perchè Pechino ha reagito alle parole del Dalai Lama. Il leader spirituale ha accusato esplicitamemente, in un’intervista al quotidiano francese Le Monde, la polizia cinese di aver aperto il fuoco contro i dimostranti il 18 agosto scorso nella regione di Kham, nell’est del Tibet.
Ma la risposta di Pechino è consueta. Monotona. Attesa. Univoca.

Alcuna protesta repressa nel sangue

Il silenzio a Piazza Tiananmen, 19 anni dopo

Il NYT dice. It’s over. Now, it begins. Questo è il sunto di quanto accade negli USA in queste ore. E’ la svolta? Ci sono molte cose che non vengono dette, plausibilmente. Se ci arriva, a novembre… Ci dicevamo ieri a cena. E tutto si vuole tranne che portargli sfiga. La vittoria, la fine e l’inizio di Barack Obama si collega – e il volo non è pindarico – all’altra faccia del mondo.
Penso a piazza Tian’anmen. Dimostrazioni guidate da studenti, intellettuali, operai nella Repubblica Popolare Cinese tra il 15 aprile ed il 4 giugno 1989. Diciannove anni fa si chiudeva una storia che ha riaperto la storia. Quel simbolo. Qui una cronaca di 19 anni dopo.

L’irraggiungibile Pechino

Capita che in momenti di crisi che la popolazione di uno certo stato emigri verso lidi migliori al fine di poter vivere meglio la propria esistenza magari lontano da tutti quegli aspetti negativi che una guerra civile, ad esempio, può causare.
Altri invece sono i casi in cui, dopo una situazione anomala, il paese venga indicizzato quasi fosse colpito da chissà quale piaga, da chissà quale malattia.
La situazione Tibet, al momento attuale, è divenuta come una pesante piaga che sta colpendo il paese giallo e che probabilmente comporterà delle perdite, inizialmente non previste.

Se questo significa sopprimere…

Al termine di questo articolo so già che qualcuno di voi inizierà a storcere il naso. E’normale specie quando si va a trattare un argomento che i media hanno voluto mettere in primo piano, magari senza spiegare per bene a tutti di cosa si trattava.
In tutto il mondo centinaia di personaggi famosi non hanno esitato, per stare al favore del Tibet, di schierarsi contro quella Cina che voleva far valere i propri poteri.
Non mi sono mai voluto schierare apertamente a favore della Cina perchè non lo ero e non lo sono tutt’ora ma di certo non mi sarei mai schierato nemmeno a favore del Tibet, perchè le manifestazioni che ne sono nate non erano pro-Tibet ma anti-Cina.

Il Tibet rimane senza “luce”

E chi se la scorda questa edizione dei giochi olimpici? Sicuramente in pochi visto che per la prima volta da quando avviene questa competizione, abbiamo voglia che i giochi olimpici finiscano prima ancora di iniziare.

Di edizioni travagliate ve ne sono state parecchie, la storia ce le ricorda con le immagini in bianco e nero, in quella Germania che fu scenario di uno degli eventi più tristi dei “cinque cerchi”.

Di certo quello che sta attorno a Pechino 2008 non è paragonabile a quell’evento anche se la politicizzazione data ad un evento che dovrebbe essere solo sportivo forse dovrebbe far riflettere; specie per non giungere ad un epilogo come quello di Monaco.

Olimpiadi 2008… ma quali?

Pechino sta vedendo avvicinarsi la data che segnerà ufficialmente l’inizio dell’evento mondiale più importante dell’anno sia a livello sportivo sia a livello politico-diplomatico.

Un’attesa che lentamente sta diventando sempre meno tesa, anche grazie al fatto che le proteste manifestate dal Tibet nei confronti della Cina, sono state via via ignorate dalla maggior parte degli atleti.

Un comportamento più che comprensibile quello degli atleti, eppure sembra che per i tibetani le proteste non siano scemate, anzi si stanno manifestando in maniera veramente molto originale.

L’Italia non intralcia l’amico cinese

2008, l’anno della Cina. Purtroppo per il paese che conta più di 1 miliardo di persone sembra che, nel bene e nel male, questo sia il suo anno. Prima le olimpiadi che da possibile “lato positivo”, si sono rivelate come un’arma a doppio taglio, ma soprattutto con lo strascico di polemiche che ancora oggi si portano rischiano di mettere in cattiva luce il paese.

Dall’altra anche i fenomeni naturali, e il terremoto che ha sconvolto la regione di Sichuan, portando 20000 morti e naturalmente a innumerevoli dispersi.

Le truppe militari adibite al recupero sono all’opera e ancora in queste ore stanno cercando di recuperare i corpi che si trovano sotto le macerie. Con incredibile stupore sembra che si riesca ancora a trovare persone vive sotto le macerie.

La fiaccola in Giappone

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Per favore, fate girare il più possibile questa foto, per far in modo che arrivi anche a giornalisti di TV pubbliche e private, giornali ecc affinchè possano pubblicarla

La mail, giunta da fonti “azioniste”, oltre alla foto, conteneva un articolo.

Pechino orchestrava la rivolta nel Tibet era il titolo, pubblicato da Canada Free Press [Venerdi, 21 Marzo, 2008 10:20] . Spie britanniche confermano la denuncia del Dalai Lama sulle violenze inscenate il sottotitolo. L’articolo porta la firma di Gordon Thomas.
Londra, 20 Marzo – Britain’s GCHQ, l’agenzia governativa delle comunicazioni che controlla elettronicamente mezzo mondo dallo spazio, ha confermato la rivendicazione del Dalai Lama che agenti dell’Esercito Popolare di Liberazione, l’EPL, travestiti da monaci, hanno innescato le rivolte che hanno lasciato dietro di sé centinaia di morti e feriti tibetani.

La Cina, il Tibet e la punta dell’iceberg

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I Giochi della XXIX Olimpiade verosimilmente si svolgeranno. Come da programma, dal 8 al 24 agosto 2008. Nonostante gli attacchi alla torcia olimpica siano diventati la regola. Si parla di interrompere in cammino dei tedofori, cambiarne il percorso, fare qualcosa. Cioè, non si parla di fare qualcosa per fermare quello che è stato definito il genocidio culturale di un popolo, ma delle sorti della fiaccola olimpica.
Poliziotti di tutto il mondo sono pronti a difendere quella fiamma, che lega idealmente le Olimpiadi moderne a quelle dell’antichità. Ma noi non siamo gli antichi greci e – certo di essere tutt’altro che solo in questa mia convinzione – siamo più interessati ad altre faccende.
Che si spenga pure, la fiamma.

Una fiaccola (olimpica) val bene Parigi

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Dopo Londra, Parigi. Ieri scontri nella capitale britannica. Oggi in quella francese. Perchè? Per lo sbarco della fiaccola olimpica. La fiaccola aveva un itinerario. E’ sempre così. E’ così che ne funziona il simbolismo.
La solenne marcia ha dovuto rivedere la sua solennità. Dall’alto delle solenni proteste scoppiate, la Storia si è compiuta. Solennemente, la marcia si è fermata prima del tempo. Ad agire, di nuovo, come ad Atene in occasione dell’inizio del viaggio della torcia suddetta, sono gli irriducibili di Reporters sans Frontieres. Che, a Parigi, con buona pace di Pechino, sono di casa.
Gli attivisti dell’associazione, da anni impegnata nella lotta in difesa della libertà di stampa, e i sostenitori del Tibet hanno più volte reso impossibile la vita del corteo olimpico: gli organizzatori sono arrivati a portare la torcia su un bus, “rivedendo” percorso e programmi.

La torcia della discordia

Fiamma olimpica
Recita Wikipedia: La fiamma olimpica, o fuoco olimpico è portato dalla torcia olimpica o fiaccola olimpica e brucia durante lo svolgimento dell’Olimpiade nel braciere olimpico o tripode. Recita ancora:

La fiamma è uno dei simboli dei Giochi Olimpici. Le sue origini risalgono all’Antica Grecia, quando un fuoco veniva tenuto acceso per tutto il periodo di celebrazione delle Olimpiadi antiche. Il fuoco venne reintrodotto nelle olimpiadi del 1928, e da allora fa parte del cerimoniale delle Olimpiadi moderne. Vanno distinti e tenuti separati il fuoco (fiamma) dalla torcia (fiaccola), che attraverso una staffetta viene portata in giro per il mondo, dal braciere (tripode) che mantiene la fiamma viva durante lo svolgimento delle gare. Colui che porta la fiamma olimpica viene detto tedoforo (portatore della “teda”, fiaccola cerimoniale)

Quel simbolo, antico come il mondo. Proteste, proteste e ancora proteste. Mentre in India, il muro della vergogna mostra le immagini della tragedia: la repressione cinese in Tibet.

Proteste, tante. Oggi anche a Londra. Eppure, mentre mezzo mondo, pochissimi paesi hanno insistito per sapere la verità.

La fiaccola olimpica a Piazza Tiananmen

Piazza Tiananmen
Location di assoluto simbolismo. E’ quella piazza, proprio quella. Il luogo simbolo della rivolta. Quella piazza ferma nell’immaginario comune internazionale da ormai quasi 20 anni. Quel ragazzo sconosciuto e inerme, camicia bianca, pantaloni neri, completamente disarmato che da solo si staglia davanti ad una colonna di carri armati.
Oggi, in quella stessa piazza, il presidente cinese, Hu Jintao, ha acceso, in mattinata, la controversa fiaccola olimpica. La fiaccola giunta dalla Grecia.
Via alle danze, via alla corsa che porterà il simbolo delle Olimpiadi in tutti e cinque i continenti.

Aiutateci, disse il Dalai Lama

dalai lama
Più che una richiesta, è una vera e propria implorazione, a questo punto. Una Per favore, aiutate il mio popolo a risolvere la crisi del Tibet.

Per favore, abbiamo bisogno dell’aiuto di tutto il mondo

Il Dalai Lama è in ginocchio. Teso, sembra disperato. E in ginocchio. Le mani giunte sopra la testa. L’appello, implorante, è rivolto a tutta la comunità internazionale. Toccante, drammatico, un culmine. Le mani giunte.

Spesso, il leader spirituale del Tibet compare con le mani giunte. E’ un leader spirituale. Spesso appare con un cipiglio particolare e caratteristico. Che è assolutamente suo, e che nell’immaginario rimane indelebile. Un sorriso, un guizzo. Oggi, a New Dehlik, c’è solo disperazione.
Tragedia, disperazione di fronte a migliaia di persone. persone della provenienza più disparata. Di vari credi.